Il romanzo in questione, si basa su alcuni versetti 19 e 20 della 53° Sura del Corano, successivamente cancellati nella versione ortodossa, in quanto ritenuti ispirati da Satana.
Lo scrittore è stato oggetto, a seguito della pubblicazione dell’opera, di una “Fatwa” (condanna a morte), per blasfemia, da parte dell’AytollahKhomeini, per cui ancora oggi vive nascosto in una località sconosciuta.
Prende spunto da questi versetti per impostare una storia fra due musulmani indiani scampati a un disastro aereo come allegoria della lotta fra il bene e il male.
La lettura del libro è interessante al di là della trama e dell’argomento specifico, per far riflettere sull’impossibilità di ragionare obbiettivamente sulla religione islamica che non ammette una visione che non sia integralista dei dettami del Corano, a differenza delle altre religioni, nelle quali si crede dopo un percorso ragionato e a volte critico, facendo comunque salvo il concetto di fede.
Il libro ha scatenato reazioni violente da parte di personaggi musulmani, come ad esempio l’attentato alla basilica di S. Petronio a Bologna (per la rappresentazione di Maometto all’Inferno) e vari tumulti, in diverse parti del mondo, conseguenti alla pubblicazione delle vignette su Maometto, in Svezia.
La lettura di questo libro, a mio avviso, può far riflettere sul dibattito sempre attuale di integrazione dei musulmani con i popoli di altre fedi, possibilità o non, sostenuta da diverse autorità politiche e religiose, in particolare del mondo cattolico.