Venerdì notte, durante il suo periodo di vacanza, è tornato alla casa del Padre Don Samuele Orfeo, da vari anni nella nostra comunità e, nonostante l’età, sempre attivo con i ragazzi, in particolar modo della residenza universitaria.
Il rito delle esequie sarà lunedì 4 agosto alle 10.30 in Basilica.
La comunità salesiana invita tutta la comunità parrocchiale a stringersi nell’ultimo saluto a uno dei suoi pastori.
OMELIA DELL’ISPETTORE D. LEONARDO MANCINI
Carissimi,
desidero esprimere le mie condoglianze ai parenti di Don Orfeo qui presenti e in particolare al fratello Pietro e alla sorella Rita. Saluto tutti i confratelli salesiani: soprattutto don Giancarlo Manieri, direttore della comunità del Don Bosco di Cinecittà, dove don Orfeo ha vissuto nell’ultimo periodo della sua vita; e poi Don Silvano e Don Mirko, che hanno condiviso con lui più da vicino la missione con gli universitari. Saluto tutti i presenti, in particolare i tanti exallievi, giovani e meno giovani, che hanno potuto sperimentare lo spessore spirituale, culturale e umano di Don Samuele, e che hanno coltivato con lui un rapporto di amicizia profondo e duraturo.
Chi era Don Orfeo? Presento qui qualche notizia biografica che aiuta a conoscere e leggere meglio la sua vita.
Don Samuele nasce a Crognaleto, in provincia di Teramo, il 2/04/1934, da papà Luigi e mamma Giulia D’Angelo. Il 15/08/1951 entra in Noviziato a Varazze, e qui emette la sua Prima Professione religiosa il 16/08/1952. Viene inviato a RM-San Callisto per gli studi di filosofia fino all’agosto del 1955. Il 30/07/1955 emette la Professione triennale a Vicovaro. Dal settembre del 1955 al settembre del 1957 si sposta a Frascati-Villa Sora per il tirocinio pratico, che continua fino al settembre del 1958 proprio qui al Don Bosco di Cinecittà. Nel frattempo, il 16/08/1958, emette la Professione Perpetua a Lanuvio. Iniziano a questo punto gli studi teologici, che Don Samuele svolge prima a Messina per un anno, e poi a Castellammare di Stabia per altri 3 anni, fino all’agosto del 1962. A Castellammare viene ordinato diacono il 31/12/1961. A Napoli invece viene celebrata l’ordinazione sacerdotale il 25/03/1962.
Terminato il periodo della prima formazione Don Orfeo arriva a RM-Gerini dove rimane per 5 anni come assistente e insegnante. In questo periodo – il 28/11/1966 – consegue la laurea in lettere classiche, e successivamente l’abilitazione all’insegnamento. Seguono due anni a Frascati – Villa Sora e poi un lungo periodo a RM-Sacro Cuore, dal 1969 al 1990, sempre come docente di lettere. Nel 1990 comincia un altro lungo periodo di permanenza presso l’opera di RM-Pio XI, fino al 2008. A questo punto l’obbedienza invia Don Orfeo alla Residenza Universitaria del Don Bosco; qui Don Samuele rimane fino alla morte.
Un altro modo per arricchire la conoscenza di Don Orfeo, e per cogliere come lo Spirito ha operato nel suo cuore – fragile fisicamente, ma robusto spiritualmente – fino a renderlo la persona di consacrato salesiano e sacerdote che abbiamo conosciuto, è quello di leggere quali doti e caratteristiche gli venivano attribuite dai formatori nei giudizi di ammissione durante il cammino della formazione iniziale; faccio una sintesi degli aspetti che venivano segnalati in modo ricorrente: salute buona, ma talvolta cagionevole; capacità intellettuali ottime; capacità pratiche buone e offerte con generosità; spirito religioso e di preghiera volenteroso, impegnato e puntuale, con osservanza della Regola e affetto alla vocazione; spirito apostolico lodevole; temperamento felice, sereno, calmo, serio, remissivo e malleabile, docile nell’accettare consigli e osservazioni, leggermente flemmatico, sensibile, responsabile; osservazioni speciali del 16/06/1958: “tendenza” all’apostolato; ama tenersi al corrente di cose sportive; tutto lascia prevedere che sarà un buon salesiano e un sacerdote zelante .
Un terzo modo di conoscere don Orfeo è quello di ascoltare le persone che lo hanno conosciuto. Vi leggo dunque alcuni tra i tanti messaggi di condoglianze giunti in vario modo.
Comincio con quello di Don Pascual Chavez, Rettor Maggiore emerito, che scrive così: inizio la giornata ringraziando per la comunicazione della “Pasqua” del nostro caro confratello, don Orfeo Samuele. Mi fa piacere sapere che era tuttora impegnato tra gli universitari della Residenza della Comunità di Roma Don Bosco, perché vuol dire che sino all’ultimo respiro è stato per i giovani, come voleva il nostro amato Padre Don Bosco. Nel porgere le mie più sentite condoglianze ai confratelli, ai giovani con cui lavorava, e ai suoi cari, assicuro il mio ricordo nell’Eucaristia. Il Signore Risorto lo renda partecipe della Sua Risurrezione.
Anche il direttore di Nuoro, Don Leone, partecipa con un suo messaggio e scrive tra l’altro: Eravamo legati da grande amicizia, parlavamo spesso insieme della vita salesiana, delle attività pastorali, dei giovani universitari, presso i quali volentieri svolgeva il suo servizio e a favore dei quali mi affidava qualche impegno di animazione e di formazione. Nelle ore libere dagli impegni comunitari e parrocchiali, trascorrevo del tempo con lui, con i confratelli addetti alla Residenza, con gli universitari, e spesso mi diceva: “Caro don Manfredo, stammi vicino con la tua preghiera e con la tua amicizia: io morirò presto. Prega che possa fare una buona morte”. Certamente il caro don Orfeo ha fatto una buona morte ed ora si riposa per sempre in Paradiso.
Don Giancarlo De Nicolò ci comunica: Gli volevo bene, ero quasi il suo “consigliere” librario per nuovi libri di Scrittura e Teologia. Con quanta intensità mi diceva: voglio solo più leggere libri su Gesù che possa capire anche la gente semplice. Gli avevo fatto scoprire quello di Berger (Queriniana) e Pagola (Borla) e ne era entusiasta, e me lo diceva ogni volta che ci incontravamo. E come utilizzava questa nuova gioia della “comprensione” di Gesù per diffondere la stessa voglia di conoscenza e amore a chi incontrava! Ora lo incontra davvero Gesù, nel suo volto umano e divino, e ne avrà una visione felice per sempre. Un abbraccio forte, caro don Samuele.
Numerosi studenti della Residenza Universitaria hanno mandato messaggi di cordoglio. Cito qualche passaggio. Scrive Marino: Ci ha lasciato una persona che ha dato tanto alla Residenza Universitaria, le sue parole e l’affetto verranno ricordati da tutti noi per sempre.
Aggiunge Benedetto: Quante volte ho trovato don Samuele seduto sul divanetto all’ingresso che mi ha accolto con un sorriso al mio rientro dalle lezioni universitarie o in tarda sarata quando, alle 22.00, rientravo dal tirocinio. Il suo semplice saluto seguito sempre da un sorriso e le conversazioni che cominciavamo a tenere di sicuro mi mancheranno… Ciao don Samuele, di sicuro anche da lassù rivolgerai lo sguardo verso i tuoi giovani e ci aiuterai.
E Manuel: Era un uomo dolcissimo con ognuno di noi. Ci trattava come se fossimo tutti suoi nipoti.
Agostino incalza: Apprendo con dolore della morte di Don Samuele, ricorderò per sempre la simpatia e la cordialità, la sua voglia di parlare e di discutere di qualsiasi argomento, una persona che sempre si rendeva disponibile e che ha contribuito a rendere la residenza un ambiente familiare.
Francesco Damiano si esprime così: è venuto a mancare un amico, un ottimo sacerdote e soprattutto una guida e un esempio per noi ragazzi della Residenza Universitaria e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Personalmente non dimenticherò la sua accoglienza e presenza non appena si varchi la porta della residenza e le chiacchierate “culturali” che prendevano spunto dagli esami che avrei dovuto sostenere nel breve termine. La notizia è ancora più scioccante se considero che pochi giorni fa ci siamo salutati dandoci appuntamento a settembre, e lui era come sempre sorridente e arzillo. Lo ricorderemo per sempre.
Pierpaolo aggiunge: sono profondamente addolorato dalla notizia e ricorderò Don Samuele nelle mie preghiere.
Avevo avuto modo di conoscere la sua grande umanità ed il suo spessore culturale nei momenti di colloquio che abbiamo avuto e negli incontri sulla Bibbia da lui tenuti.
Salvatore scrive così: La notizia mi ha rattristato molto perchè da tre anni, ho avuto la fortuna di conoscerlo e esserne amico. In lui ho sempre visto la figura di un nonno buono, capace di ascoltarmi e dispensarmi di sani consigli. Mai mi ha negato l’ascolto, ma anzi era lui a stimolare sempre il dialogo e l’incontro. Il suo sorriso era il biglietto da visita migliore per la nostra residenza e accoglieva noi ragazzi, le nostre famiglie e chiunque fosse ospite da noi. Ho avuto l’onore di servirgli messa più volte ed anche in quello è stato mio maestro. La sua figura di educatore è stata riconosciuta da tutti ed ha lasciato buoni frutti. E’ stato interprete autentico del carisma salesiano, rimanendo sempre con noi giovani e sapendosi integrare con le nostre mode, tendenze e abitudini. Un nonno al passo con i tempi e con la saggezza degli anni trascorsi. La RU Don Bosco perde un sorriso fresco e sincero, misto a bontà e saggezza. Con l’augurio che la terra ti sia lieve Don, ti salutiamo nel tuo ultimo passaggio terreno. Ciao Don Samuele, ti abbiamo voluto tanto bene.
Scrive Francesco: La sua presenza discreta, il suo sorriso rassicurante e una parola sempre scherzosa e benevola mi hanno accompagnato in questi due anni nella Residenza Universitaria. Ciao Don Samuele, mi mancherai.
Gabriele aggiunge: E’ con grande tristezza e cordoglio che apprendo della morte del caro Don Samuele. Non ho parole adatte a far capire quanto sia addolorato, posso solo con commozione sincera inviare le mie più sentite condoglianze.
Bello infine il saluto di Shariar Hadji Hossein, che si rivolge direttamente a Don Orfeo: La notizia della tua morte mi ha profondamente colpito e rattristato. È stata improvvisa come un fulmine a ciel sereno. Eri sempre disponibile con noi ragazzi, eri sempre pronto a rispondere con un sorriso e a scambiare qualche parola. Spesso dimenticavo la chiavetta per rientrare in residenza ed immancabilmente c’eri tu ad aprirmi; io ti dicevo: “Don Samuele, lei mi ha salvato anche questa volta”, e tu rispondevi sorridendo: “eh, se non ci fossi io….”. Adesso non ci sei più, sei tornato al Padre, ma io ti ricorderò per il sorriso che ci hai sempre rivolto. Ti voglio bene Don Samuele, “che la terra ti sia lieve” (cfr Alda Merini).
Anche numerose famiglie di giovani (Fancello, Palladino, Piccinini, Tramontano) partecipano al cordoglio: Come genitori di Elio partecipiamo umanamente alla perdita del caro Don Samuele di cui serberemo sempre un vivo ricordo fatto di cordialità, bonarietà e dolce capacità di comprendere e di relazionarsi. Cristianamente partecipiamo alla Sua nascita al Cielo certi che Nostro Signore saprà degnamente premiare un servo buono e fedele come lui è stato.
Belli infine alcuni sms di giovani exallievi che fotografano in istantanee la personalità di Don Samuele: un grande uomo, degno di stima e ricco di fede (Elisabetta). Un maestro di speranza, un amico e un papà (Oriana); Il ricordo di tanti insegnamenti come “ammaestrare dilettando, dilettare ammaestrando”… un uomo che si interessava a tutto e poi ti trasmetteva il suo sapere in ogni occasione. Anche in cortile o nel quartiere cercava di conoscere tutti i ragazzi. Un salesiano vero. Di certo la sua vita è stata un dono per tutti quelli che l’hanno conosciuto e si è chiusa in un posto bellissimo che amava. Un esempio (Margherita); racconta infine Irene: giovedì scorso sono andata a salutarlo agli Altipiani; mi ha detto: non ho paura della morte, ma quando arriverà dirò, con le parole della poesia di Pavese, “verrà la morte Signore e avrà i tuoi occhi”… come se se lo sentisse! Poi ha aggiunto: a chi muore non dico “eterno riposo” ma “eterna felicità”, perché avrà davanti il Signore!
È bello sperimentare quanto affetto e stima si siano concentrati negli anni attorno a Don Orfeo. Un uomo, un salesiano, un sacerdote che ha fatto della sua vita un dono completo a Dio per i giovani. Quel carattere tendente al flemmatico dei primi anni di vita salesiana è diventato via via il carattere di un combattente, che ha partecipato a suo modo all’inquietudine dei moti sessantottini fino a fargli proporre ai superiori – insieme ad altri tre confratelli, nel 1970 – la possibilità di sperimentare una forma alternativa di vita e missione salesiana. Da combattente Don Orfeo è diventato poi sempre più un appassionato educatore, come Don Bosco, studioso e ricercatore della verità e suo trasmettitore, cercando di rimanere in costante dialogo sia con i fenomeni sociali che con i diversi fermenti culturali delle diverse stagioni della storia, per offrire a sé stesso e ai giovani un’immagine di Dio fedele al Vangelo ma sempre fresca, nuova, adattata alle mutate condizioni storiche, capace di incontrare le sensibilità cangianti nel tempo. Non ha mai perso il contatto con la Chiesa, con il mondo, e con la stessa missione salesiana. Ed anche quando ha proposto di interrompere l’esperienza dell’insegnamento perché sentiva venire meno le forze, ha chiesto di non allontanarsi dai ragazzi, di mettersi a loro disposizione per poterli incontrare, ascoltare, consigliare; fino ad essere inviato alla Residenza Universitaria del Don Bosco dove ha cercato di svolgere ancora a tempo pieno questo ruolo di guida e accompagnamento. La delicatezza della sua situazione di salute, del suo cuore fragile, da una parte lo costringeva ad un tipo di vita molto regolare (condizione unica per allungare l’esistenza terrena), dall’altra lo rendeva un uomo libero, perché pienamente e profondamente consapevole del limite che lo abitava. Sapeva bene che la sua vita era precaria, appesa un filo. Si riteneva un miracolato perché già nell’operazione al cuore subita nell’83, quando gli inserirono 4 bypass, dissero che le sue coronarie sembravano quelle di un settantenne, pur avendo Don Orfeo allora solo 49 anni! Questa condizione paradossalmente favoriva in lui la capacità di essere schietto, diretto, e di parlare di tutto, morte compresa, da vero credente, senza troppi eufemismi e semplificazioni.
Personalmente in lui ho trovato un carissimo amico, un confidente, un consigliere, un vero con-fratello, un salesiano acuto, vigile, profondo. Tante volte – soprattutto durante la nostra permanenza al Pio XI – abbiamo passeggiato in cortile per chiacchierare fraternamente e per inquadrare meglio le varie situazioni problematiche al fine di trovare soluzioni adeguate. In lui ho trovato sempre oltre alla prospettiva del credente e del pastore, quella dell’educatore, della persona attenta a far sì che le azioni compiute avessero sempre una ricaduta educativa e formativa sui ragazzi.
Negli ultimi anni mi pare che avesse raggiunto una sintesi serena e matura tra fede, consacrazione salesiana e dialogo col mondo; questo gli permetteva di fungere un po’ da maestro di vita, con uno sguardo comunque sempre ottimistico, di speranza, sull’uomo e sul mondo. Mai profeta di sventura. Mi pare che abbia incarnato bene quanto dice l’articolo 17 delle Costituzini Salesiane: … (Il salesiano) Ispirandosi all’umanesimo di San Francesco di Sales, crede nelle risorse naturali e soprannaturali dell’uomo, pur non ignorandone la debolezza. Coglie i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo: ritiene tutto ciò che è buono, specie se è gradito ai giovani. Poiché annuncia la Buona Novella, è sempre lieto…
Non saprei dire quale brano di Parola di Dio Don Samuele avrebbe preferito per le sue esequie. Spero che gradisca la scelta che abbiamo operato per illuminare la sua vita e osservare come è potuta diventare un “fatto di Vangelo”, una Parola incarnata.
Nel brano della Lettera ai Romani che abbiamo ascoltato emerge con forza la potenza dell’amore di Cristo con tutto il suo valore redentivo: non bisogna avere più timore di nulla! Nessuna forza naturale o soprannaturale potrà condannarci o separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù. Forse potrebbero separarci da Cristo la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
No, in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Chi – pur con le sue fragilità (o proprio per le sue fragilità) – ha scelto di affidare la propria persona a Gesù di Nazaret, ha scelto di imitarlo, di seguirlo, di nutrirsi e rinnovarsi alla sorgente inesauribile della sua grazia, non può non essere inondato e protetto dalla forza irresistibile della Risurrezione. Don Orfeo mi pare abbia incarnato questo forte messaggio di speranza: l’articolo 63 delle Costituzioni recita così: L’offerta della propria libertà nell’obbedienza, lo spirito di povertà evangelica e l’amore fatto dono nella castità fanno del salesiano un segno della forza della risurrezione.Don Samuele è stato e rimane un segno della forza della risurrezione!
Il Vangelo di Luca ci ha presentato il racconto della guarigione del figlio della vedova di Nain. Gesù arriva nella città, si lascia commuovere dalla scena di morte e rimette letteralmente in piedi il ragazzo, che subito incomincia a parlare, restituendolo alla madre. Oltre alla grande sensibilità di Gesù verso i poveri (il morto era figlio unico di madre vedova: orfani e vedove erano le categorie più deboli e oppresse in Israele) e verso il dolore, è bello cogliere l’intenzione di Gesù di permettere al ragazzo di rialzarsi in piedi, di ricevere nuovamente vita, dignità, possibilità di camminare a testa alta. Permettetemi di leggere in questa intenzione di Gesù quanto un educatore salesiano è chiamato a sentire e operare, e quanto Don Orfeo ha cercato di realizzare per tutta la sua vita: far alzare in piedi ogni giovane a lui affidato, rendendolo consapevole delle proprie capacità, della propria dignità, della propria vocazione, della propria possibilità di contribuire al bene della società e della Chiesa. Oltre a consegnargli naturalmente la Buona Notizia del Vangelo e la speranza cristiana della risurrezione.
Caro Don Orfeo, non ti nego che ci mancherai. Sappiamo che abbiamo un amico in più che scruta l’Eterno e può darci dritte interessanti per la vita terrena, ma ci mancherà il tuo sorriso accogliente e la continua e totale disponibilità all’incontro. Grazie per quello che sei stato qui. Preghiamo per te, se avessi bisogno di ulteriore purificazione. E tu prega per noi, che siamo in cammino e cerchiamo di mettere sempre più a fuoco lo sguardo di Dio. Vogliamo anche noi fare l’esperienza che, nella fede, tu speravi di realizzare, parafrasando Pavese, e hai realizzato: Verrà la morte, Signore, e avrà i tuoi occhi… Hai chiuso gli occhi alla vita terrena per riaprirli nel Signore e scoprirti pupilla dei suoi occhi; non ci fa davvero più paura la morte, perché nessuno potrà separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù! Amen