Salve, parroco,
Sono una ragazza all’apparenza normale… ma i miei non mi sono stati molto vicini: un padre lavoratore che passava il tempo libero a guardare la TV e una madre possessiva, invadente, ossessiva… Sento un senso di soffocamente come una pantera in gabbia. Nessuna possibilità di realizzare i miei sogni… Soffro di disturbi di ansia, di momenti di panico e di isterismo che cerco di combattere con farmaci. Dormo nela paura stretta al mio rosario Niente amicizie e tanto meno amore. Ho subito molestie che ho denunciato, ma i carabinieri non si sono mossi…. Vorrei trovare qualcuna che mi aiuti a uscire dalla gabbia buia in cui mi trovo. Dove posso scappare?
(Lettera firmata)
Gentile signorina,
C’è un proverbio nella nostra cultura che scandisce: “Aiutati che il ciel ti aiuta!”, cui fa da supporto un detto sapiente di sant’ Agostino: “Chi ti ha creato senza il tuo concorso, non ti salverà senza il tuo concorso“. E continuo con un’altra citazione: “Ognuno è artefice del proprio destino” (stavolta è di Cicerone). Insomma voglio dirle che alla sua età è davvero ora, passata da un pezzo, di emanciparsi. Oggi lei deve avere un’unica preoccupazione, quella di rendersi indipendente, liberandosi da inutili soggezioni. Prenda nelle sue mani la sua vita, faccia di tutto per trovarsi un lavoro, modesto che sia, non si chiuda dentro le quattro mura della sua casa, potrebbe compromettere il suo futuro. Non dimentichi, gentile signorina, che la vita è un viaggio, non una stasi, una ricerca non un riposo.
Credo che conosca quella deliziosa storiella africana che ha l’andamento di un proverbio: “Ogni mattina, quando sorge il sole, la gazzella sa che dovrà correre più del leone per sfuggire alla morte; ogni mattina, quando sorge il sole, il leone sa che dovrà correre più della gazzella, se non vuol morire di fame. Non importa che tu sia uomo o gazzella; importa che ogni mattina quando sorge il sole cominci a correre, ti dai da fare per dare un senso alla tua vita”. Questi sono gli snodi che marcano ogni vita, e la vita è bella proprio per questo. È un’avventura e una sfida che esige da tutti e ciascuno una buona dose di coraggio, anzi di temerità. Tutte le grandi culture hanno tra i loro archetipi fondamentali il viaggio verso una meta, la ricerca di qualcosa che renda la vita degna di essere vissuta. Le ricordo il viaggio di Gilgamesh, l’eroe mesopotamico alla ricerca dell’albero della vita; il viaggio di Ulisse verso gli affetti familiari; il viaggio degli Argonauti verso la conquista dell’immortalità; il viaggio degli ebrei verso la terra promessa. E, per noi credenti, il viaggio di Cristo dalla terra verso il cielo. Infine il viaggio dell’umanità verso il suo Creatore. Parafrasando Cartesio si può affermare: “Viaggio, dunque sono!”, cioè se accetto la sfida della vita, vuol dire che esisto, che sono vivo, che cammino verso una meta. Cerchi dunque di dare un senso a ciò che fa, sia sul versante materiale sia sul versante religioso. Non aspetti miracoli: il miracolo più grande che riguarda la sua vita è lei stessa.