Luca 9, 11-17: 11 In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13 Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14 Cerano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa».15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.16 Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17 Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 9, 11-17
In quel tempo, Gesù prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C`erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste. (Bibbia Cei: versione1971)
Esegesi
E’ la descrizione della celebre moltiplicazione dei pani che tutti quattro gli Evangelisti ci raccontano (Mc 6, 30-44; Mt14, 13-21). In Luca è il momento in cui raggiunge il vertice l’attività di Gesù in Galilea ed è il perno attorno a cui essa ruota. Dopo questo miracolo infatti Gesù rivela il suo progetto definitivo: la morte e l’esaltazione del Figlio dell’uomo (9, 18-22). Di qui prenderà avvio il lungo cammino che condurrà Gesù a Gerusalemme (9, 51), l’ultima meta, quella della piena manifestazione. Luca, come Marco e più ancora Giovanni, ci hanno visto una rivelazione dell’Eucaristia, che fu forse compresa in seguito, alla luce dell’istituzione e della risurrezione. Basta leggere attentamente il brano per accorgersi che Luca descrive l’episodio in tono eucaristico-liturgico in tutti i particolari: disposizione della gente, servizio degli apostoli, parole e gesti di Gesù: “prese i pani…li benedisse, li spezzo, li diede ai discepoli “, che è il linguaggio della liturgia eucaristica. L’Eucaristia ci appare qui come il grande banchetto in cui tutti siamo uniti tra noi e con Cristo, che dona a noi se stesso, perché lo portiamo al mondo.
GLI APOSTOLI RACCONTARONO A GESU’ (10)
Gli Apostoli tornano dalla missione e ne raccontano a Gesù l’esito. Hanno bisogno di riposo e riflessione, perciò si ritirano in una città “chiamata Betsaida”. “Ma le folle lo seppero e lo seguirono”.
PRESE A PARLARE ALLE FOLLE (11)
Gesù rinunzia al progettato ritiro e si rende disponibile al popolo.
IL GIORNO COMINCIAVA A DECLINARE (12)
Anche Marco (“essendo l’ora già molto avanzata”) e Matteo (“venuta la sera”) fanno la stessa asserzione. E il fatto chiarisce perché gli Apostoli chiedano a Gesù di congedare la folla. Qualche osservazione si può fare sulla constatazione che si trovano in una “zona deserta”, mentre nel v 10 è detto che Gesù e gli Apostoli si trovano a Betania. Nell’intento di inserire questo racconto, che la tradizione situa in una zona deserta, Luca non si preoccupa della successione dei fatti.
Alcuni commentatori hanno voluto accostare questo fatto a quello di Emmaus. Per loro qui risuonerebbe l’eco di quel racconto: “ Il giorno è ormai al declino” e con esso risalterebbe il motivo del banchetto eucaristico. Inoltre gli apostoli sgomenti e perplessi assomiglierebbero in questo a quelli di Emmaus. Altri vedono nella denominazioni “ i dodici” un Luca che vuole prefigurare la struttura della Chiesa che serve. Ma forse è un voler vedere troppo.
DATEGLI VOI STESSI (13)
Gesù non vuole rimandare la folla e nemmeno vuole che i discepoli vadano loro a comprare qualcosa (del resto l’ipotesi del versetto 13: “a meno che non andiamo noi a
comprare viveri per tutta questa gente” è piuttosto inverosimile), ma vuole mettere alla prova la fede degli Apostoli e lascia trasparire il suo progetto che i discepoli non comprendono.
FATELI SEDERE A GRUPPI (14)
Dando l’ordine, Gesù comincia a far capire che vuole fare un miracolo. Il numero cinquanta o corrisponde alla reale disposizione della folla o alla media dei partecipanti alle celebrazioni eucaristiche nelle case delle comunità cristiane (H Shurmann). Si può anche pensare a Esodo 18, 21, che contiene il consiglio del suocero a Mosè di affidare ad uomini integri giurisdizione su centinaia, migliaia e cinquantine.
ALLORA EGLI PRESE (16)
Ciò che fanno Gesù e gli apostoli sembra un fatto ordinario: Gesù fa la preghiera ebraica prima dei pasti e come un padre di famiglia distribuisce il vitto e gli Apostoli s’incaricano di portarlo alla gente. Ma ciò che portano esiste solo per un miracolo di Gesù e inoltre ci troviamo davanti ad un’inconfondibile terminologia biblica: “prese, levati gli occhi al cielo, li benedisse e li diede”.
DODICI CESTE (17)
E’ difficile dire se il numero dodici abbia un significato simbolico. E’ possibile che le ceste siano state dodici, perché dodici erano gli apostoli. Tuttavia si nota una sovrabbondanza che esprime la grandezza dei doni di Dio che gli apostoli distribuiscono nella chiesa. Nel miracolo l’apporto che danno gli uomini al piano di Dio è importante, ma è nulla di fronte al dono di Dio che è Gesù.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA RICERCA DI CRISTO NEL DESERTO
Nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina. Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell`invito. Se c`era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c`era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce. Dappertutto, pertanto, viene rispettato l`ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l`alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi piú sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede piú ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo. (Ambrogio, In Luc. 6, 69-71)
COMPASSIONE DI GESU’
Nelle parole evangeliche sempre la lettera è unita allo spirito, e se qualche particolare sulle prime ti sembra privo di calore, se lo tocchi vedrai che brucia. Il Signore stava nel deserto, e le folle lo seguivano, abbandonando le loro città, cioè le loro antiche abitudini e le varie loro credenze religiose. Il fatto che Gesú scende dalla barca, significa che le folle avevano certamente la volontà di andare da lui, ma non le forze necessarie per farlo; per questo il Salvatore scende dal luogo ove stava e va loro incontro, allo stesso modo che in un`altra parabola il padre corre incontro al figlio pentito (cf. Lc 15,20). Vista la folla, ne ha compassione e cura i malati per dare alla fede sincera e piena subito il suo premio. (Girolamo, In Matth. II, 14,14)
PER LA FEDE DEI DISCEPOLI
Certo, anche prima Gesú aveva curato molti malati; tuttavia neppure con ciò i discepoli possono prevedere il miracolo della moltiplicazione dei pani; sono ancora deboli nella loro fede. Ma voi considerate la sapienza del Maestro, ammirate come li invita e li conduce discretamente alla fede. Non afferma subito: Io darò da mangiare, perché ciò non sarebbe parso loro ammissibile, ma: “Non c`è bisogno che se ne vadano, date voi da mangiare loro” (Mt 14,16). E neppure dice: io do loro, ma «date voi». I discepoli tuttavia lo considerano ancora soltanto come uomo, e neppure a queste parole si elevano piú in alto, ma continuano a parlare con Gesú come se fosse soltanto tale, contestandogli: “Noi non abbiamo che cinque pani e due pesci” (Mt 14,17). Marco, a questo punto, riferisce che i discepoli non compresero quanto Gesú aveva loro detto, in quanto il loro cuore era indurito (cf. Mc 8,17). Poiché, dunque, si trascinano ancora per terra con i loro pensieri umani, allora Cristo interviene personalmente e ordina: “Portatemeli qua” (Mt 14,18): se quel luogo è deserto, colui che è qui presente alimenta tutta la terra; se l`ora è già passata, ora vi parla chi non è soggetto né all`ora né al tempo… “E dopo aver comandato alle turbe di adagiarsi sopra l`erba, presi i cinque pani e i due pesci, con gli occhi levati al cielo pronunziò la benedizione. E li spezzò e li diede ai discepoli, e i discepoli alle turbe” (Mt 14,19-20). Perché Gesú leva gli occhi al cielo e pronunzia la benedizione? Affinché essi credano che egli è inviato dal Padre e che è uguale al Padre. Tuttavia, le prove di queste due verità sembrano contraddirsi e combattersi a vicenda. Gesú dimostra di essere uguale al Padre operando tutto con la sua personale autorità. D`altra parte non possono credere che egli sia inviato dal Padre, se egli non agisce con tutta umiltà, riferendo al Padre ogni sua azione, e invocandolo quando deve compiere i suoi miracoli. Cristo, perciò, non mette in atto esclusivamente questo o quel comportamento, affinché ambedue queste realtà possano essere ugualmente confermate. Cosí, ora compie i miracoli con piena autorità, ora invece prega prima il Padre. Per evitare che questo fatto non sembri una contraddizione, quando compie prodigi meno grandi leva gli occhi al cielo; mentre quando opera miracoli straordinari agisce totalmente di propria autorità. Insegna in tal modo che se nei miracoli meno sorprendenti egli alza lo sguardo al cielo non è per mutuare da altri la sua potenza, ma perché vuole glorificare il Padre. Cosí quando rimette i peccati, apre le porte del paradiso facendovi entrare il ladrone, abroga la legge, risuscita innumerevoli morti, placa la tempesta del mare, rivela gli intimi segreti degli uomini, guarisce il cieco nato, azioni che non possono essere che esclusiva opera di Dio, non lo si vede affatto pregare; quando invece si appresta a moltiplicare i pani, miracolo assai meno straordinario di tutti quelli menzionati, allora leva gli occhi al cielo. In pari tempo egli vuol dimostrare questo che vi ho detto e insegnarci che non dobbiamo mai prender cibo senza ringraziare prima Dio che ce lo procura. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 49, 1 s.)
NUTRIMENTO DEL POPOLO DI DIO
Una folla immensa segue Gesù nel deserto e lì Gesù li nutre con un cibo abbondante e miracoloso. Non c’è ebreo al quale un episodio come questo non faccia venire alla memoria l’esperienza di Israele nel deserto, quando, affamato, aveva ricevuto il “pane del cielo”, la manna, attraverso la mediazione di Mosè. Il cammino del deserto era stato il tempo di gestazione del popolo di Dio e il cibo del cielo lo aveva rafforzato e nutrito; la moltiplicazione dei pani e il primo momento di prefigurazione del popolo della nuova alleanza e il dono del Signore lo annunzia. Il nuovo popolo di Dio sarà nutrito col pane eucaristico e col dono dell’amore di Cristo che il pane eucaristico contiene. E’ per questo che l’episodio è narrato con espressioni che richiamano l’ultima cena: “prese i cinque pani…alzò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede…. Solo se si tengono presenti queste “armoniche” è possibile entrare nel mistero di questo racconto; la moltiplicazione dei pani si colloca tra il passato di Israele e il futuro della Chiesa; porta a compimento le promesse di Dio e anticipa il dono di Cristo. (S. Sibroni)
CONDIVISIONE
Di fronte alla folla affamata che si trova in un luogo deserto, i discepoli consigliano Gesù di mandarla a “comprarsi da mangiare”, cioè ad arrangiarsi e a darsi da fare secondo le legge economiche della società umana. Gesù, invece, al “comprare” sostituisce il “dare”, dicendo: “ Date loro voi stessi da mangiare”, le leggi economiche creano miseria, povertà, fame. Gesù vuole una comunità capace di dare tutto quello che ha. Per i discepoli sorge la difficoltà: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”; essi vorrebbero essere ricchi per poter dare. Ma Gesù propone invece un’altra strada: se i beni vengono condivisi, ci si libera dall’egoismo del possesso, se si distribuisce tutto quello che la creazione offre, allora l’umanità vive nell’abbondanza, si libera dall’ingiustizia della diseguale distribuzione della ricchezza, che crea la fame e la povertà. Con questo miracolo Gesù dà una lezione alla sua comunità: essa non deve dare soltanto il superfluo, le briciole, ma condividere tutto quello che possiede. Egli enuncia così, con il gesto prodigioso del miracolo, il principio della solidarietà amicale: condivisione. (A.Bonora)
RINGRAZIAMENTO
Il culmine del racconto della moltiplicazione dei pani è segnato dalle parole “rese grazie. “Render grazie” non è solo ringraziare. Proprio per questo si è evitato nel linguaggio sacro questo termine corrente, impoverito e logorato dall’uso. Vuole rendere l’originale greco “ eucharistein”, che ha dato giustamente il nome a tutto il mistero dell’Eucaristia. Esprime un atteggiamento religioso che abbraccia una ricca gamma di sentimenti. Alla base uno sguardo spalancato su tutte le meraviglie di Dio, che l’Eucaristia rievoca e la loro proclamazione nel giubilo e nella lode. E’ ”benedizione” rivolta a Dio, ma pronunziata sul pane e sul vino. Coinvolge gli elementi nell’azione di grazie e con ciò li consacra. (M. Magrassi)
IL SACRIFICIO
C’è poi il “pane spezzato”. E’ stato questo, da parte di Gesù, un gesto profetico. Il pane è spezzato come lo è il corpo di Cristo sulla croce. Anche il vino è versato come lo è stato il suo sangue fino all’ultima goccia. Così negli stessi segni sensibili è adombrato l’aspetto sacrificale dell’Eucaristia. (M. Magrassi)
PRESENZA EUCARISTICA
“Cristo che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Rm 8, 34) è presente in molti modi nella sua Chiesa: nella sua parola, nella preghiera della Chiesa, là dove sono due o più riuniti nel suo nome (Mt 18, 20), nei poveri, nei malati, nei prigionieri, nei sacramenti, nel sacrificio della Messa e nella persona del ministro, ma “soprattutto nelle specie eucaristiche”. Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua anima e la sua divinità. (CCC 1413)
EUCARISTIA CUORE E CULMINE
L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte nella croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo Corpo che è la Chiesa. (CCC 1407)
MEMORIALE DELLA PASQUA
L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, cioè dell’opera della salvezza compiuta per mezzo della sua vita, della morte e Risurrezione di Cristo, opera che viene resa presente nell’azione liturgica. (CCC 1409)
L’EUCARISTIA FA LA CHIESA
Il Concilio Vaticano II ha detto con una formula semplice: “ La chiesa fa l’Eucaristia, e l’Eucaristia fa la Chiesa”. E’ nella Chiesa che si celebra l’Eucaristia ma è l’Eucaristia che congiunge tutti i cristiani a Cristo e li fonde in quella unità che è la Chiesa. E la Chiesa è unica su tutta la terra. Così “l’Eucaristia fa la Chiesa”. (E Bianco)
EUCARISTIA E VITA
Non sempre comprendiamo l’importanza dell’Eucaristia nella vita. Un parrocchiano del Curato d’Ars un giorno gli disse: non sono degno di fare la comunione. Rispose il santo: “ Non dire che non ne sei degno. E’ vero, non ne sei degno, ma ne hai bisogno”. Don Bosco diceva: “ Tutti hanno bisogno della comunione: i buoni per mantenersi buoni, e i cattivi per farsi buoni”. E aggiungeva riguardo ai figli, parole che dovrebbero far riflettere più di un genitore: “ La base della vita felice di un ragazzo è la comunione”. A volte in chiesa ci annoiamo. Ma la Messa è lunga solo quando la fede è corta. Santa Teresa di Lisieux è uscita in questo curioso paradosso: “ Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”. Non sarà che i santi sembrano paradossali solo perché noi non sappiamo essere abbastanza logici? (E. Bianco)
EFFETTI DELL’EUCARISTIA
La Santa Comunione al Corpo e Sangue di Cristo accresce in colui che si comunica l’unione col Signore, gli rimette i peccati veniali e lo preserva dai peccati gravi. Poiché vengono rafforzati i vincoli di carità tra colui che si comunica e Cristo, ricevere questo sacramento rafforza l’unità della Chiesa, Corpo mistico di Cristo. (CCC 1416) La partecipazione al Santo Sacrificio…. sostiene le nostre forze lungo il pellegrinaggio di questa vita, ci fa desiderare la vita eterna e già ci unisce alla Chiesa del Cielo, alla Santa Vergine Maria e a tutti i santi. (CCC 1419)
EUCARISTIA CIBO E BEVANDA
L’Eucaristia è il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo dato come cibo e bevanda di salvezza eterna. E’ un convito nel quale si mangia Gesù, che trasforma chi lo riceve. E’ un pane donato per la vita di tutti gli uomini che produce la vita eterna: “Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno”; ed è indispensabile per la vita: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita”. E’ germe di risurrezione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (G. Nervo)
Il Signore Gesù viene a vivere in noi e ci assimila a sé: “ La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”. Unendoci a sé, Gesù ci unisce anche tra di noi. I molti diventano un unico corpo in virtù dell’unico pane: “ Mistero di amore. Simbolo di unità. Vincolo di carità”. Come i chicchi di grano si fondono in un solo pane e gli acini di uva in un solo vino, così noi diventiamo uno in Cristo. L’Eucaristia presuppone, rafforza e manifesta l’unità della Chiesa. Esige l’unità della fede e impegna a superare le divisioni contrarie alla carità.
VIVERE DELLA VITA DI DIO
Dio ci nutre con una pane che viene dal cielo; ma questo pane non è solo un nutrimento materiale o spirituale; è Dio stesso che si dona a noi nel suo Figlio: “ il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo”. Gesù presenta la sua vita come un dono, capace di procurare la salvezza del mondo; e offre questo dono sotto forma di pane, di nutrimento messo a disposizione del credente. Non è possibile all’uomo possedere la sua vita se non come dono. Certo l’uomo possiede per qualche anno la vita biologica e psichica; la può difendere e arricchire, curare e prolungare; ma prima o poi è costretto a perderla irrimediabilmente. Questo è un segno eloquente. Al di là dell’esistenza naturale vale la pena aprirsi a un altro tipo di esistenza, quella che viene da Dio, e di cui Gesù è il portatore e il donatore. Gesù possiede la vita eterna, e questa vita eterna la dona. E’ in comunione perfetta col Padre e di questa comunione ci rende partecipi. “ Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”. Per Gesù vivere significa vivere “per” il Padre. Lo stesso vale per il cristiano: egli riceve la sua vita autentica da Gesù: non può dunque altro che vivere “per” Gesù. S’illude chi pensa alla vita cristiana come a un progetto stupendo di vita che l’uomo dovrebbe realizzare con il suo impegno coraggioso. L’esistenza cristiana è prima di tutto un dono da ricevere in modo permanente e continuo. (S. Sibroni)
CONDIZIONI PER RICEVERE L’EUCARISTIA
Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi all’Eucaristia senza prima aver ricevuto l’assoluzione nel Sacramento della Penitenza. (CCC 1415)
EUCARISTIA
Cristo nel «mirabile Sacramento ci ha lasciato il memoriale della sua Pasqua» e la Chiesa, attraverso i secoli, celebrando l`Eucaristia «annuncia la morte del Signore, proclama la sua Risurrezione ed attende la sua venuta nella gloria». Cristo in modo mirabile rimane in mezzo a noi: ci fa partecipare al suo Sacrificio di Redenzione e si fa cibo per noi. Egli offre il suo Corpo per noi; il suo Sangue comporta la remissione dei peccati. Il Sacrificio di Gesú porta pace e salvezza a tutto il mondo. La Chiesa si nutre del Corpo e del Sangue del Signore: e allora tutti i suoi figli diventano «un solo corpo e un solo spirito in Cristo». La potenza dello Spirito Santo riveste tutti i credenti e fa sí che essi diventino in Cristo il sacrificio vivente a gloria di Dio Padre. L`Eucaristia diviene per chi crede il preannunzio della piena partecipazione alla vita di Dio nell`eternità, è il pegno della vita eterna. «Chi mangia il mio Corpo e beve il mio Sangue avrà la vita «eterna», disse il Signore. Cristo Signore è presente in mezzo a noi nel Santissimo Sacramento.
SOLENNITA DEL CORPUS DOMINI
L`origine della festa del Corpus Christi va associata col sorgere di una nuova pietà eucaristica nel Medioevo che accentuava la presenza di Cristo nel Santissimo Sacramento. La causa prossima dell`introduzione della festa furono le rivelazioni della beata Giuliana (1193-1258), monaca agostiniana del convento di Mont-Cornillon, vicino a Liegi. La materia delle rivelazioni fu presentata ai teologi (tra i quali c`era il futuropapa Urbano IV), e dopo aver ricevuto il loro verdetto, nell`anno 1246, la festa fu introdotta nella diocesi di Liegi e celebrata il giovedí nell`ottava della SS. Trinità. Urbano IV estende la festa a tutta la Chiesa nel 1264; ma la sua morte non ha permesso la promulgazione del documento. Solo dopo aver pubblicato la bolla di papa Giovanni XXII, nell`anno 1317, la festa fu accolta in tutto il mondo. La prima menzione della processione in questo giorno proviene da Colonia (12771279); nel secolo XIV la conoscono già le altre diocesi di Germania, Inghilterra e Francia, e Roma stessa verso il 1350. Sul territorio di Germania, all`inizio del XV secolo, la processione del Corpus Christi fu legata alla supplica per il buon tempo ed il buon raccolto. Presso quattro altari si cantavano gli inizi dei quattro Vangeli: era comune la convinzione che il canto di questi brani avrebbe portato un particolare aiuto e protezione da tutti i pericoli. La processione supplicante diventa importante per i fedeli, che fanno tutto per renderla piú splendida. Sotto l`infusso della Riforma, la processione assume un altro carattere, diventa la professione di fede nella reale presenza di Cristo nel Santissimo Sacramento. Si continua a cantare l`inizio dei Vangeli, ma questa prassi viene interpretata in altro modo: sotto le specie del pane è presente Cristo in mezzo a noi, Cristo che una volta ha vissuto sulla terra e il cui Vangelo è adesso annunciato.
INTERROGATIVI
Apprezziamo nel giusto valore il dono dell’Eucaristia, che il Signore ci ha fatto alla vigilia della sua morte?
Ci facciamo un dovere, anzi una gioia, di partecipare regolarmente alla Santa Messa con le dovute disposizioni?
Nel ricevere la comunione abbiamo il sincero desiderio di unirci a Cristo, per trasformarci progressivamente in lui e vivere della sua vita?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Buon pastore, pane vero, o Gesù pietà di noi: nutrici, difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei beati. (S. Tommaso: Lauda Sion)
•Cibo e bevanda di vita, balsamo, veste, dimora, forza, rifugio, conforto, in te speriamo. Illumina col tuo Spirito l’oscura notte del male, orienta il nostro cammino incontro al Padre. (Da Inno Ufficio lettura Corpus Domini)
•O pane vivo, memoriale della passione del Signore, fa ch’io gusti quanto è soave di te vivere, in te sperare. (Da Inno lodi Corpus Domini)
•Frumento di Cristo noi siamo cresciuti nel sole di Dio, nell’acqua del fonte impastati, segnati dal crisma divino. In pane trasformaci o Padre, per il sacramento di pace; un pane, uno Spirito, un Corpo, la Chiesa una santa, o Signore. (Da Inno Vespri Corpus Domini)
•Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. (Orazione C. Domini)
•Dio Padre buono, che ci raduni in festosa assemblea per celebrare il sacramento pasquale del Corpo e Sangue del tuo Figlio, donaci il tuo Spirito, perché, nella partecipazione al sommo bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, espressione perfetta della lode che sale a te da tutto il creato. (Colletta Corpus Domini C)
•E’ il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge e l’antico è giunto al termine, cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l’ombra: luce non più tenebra. Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi la rinnoviamo. (S. Tommaso: Lauda Sion)
•E’ certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. E’ un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi. Mangi carne, bevi sangue, ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. (S. Tommaso: Lauda Sion)
•Vanno i buoni, vanno gli empi, ma diversa ne è la sorte, vita o morte provoca. Vita ai buoni, morte agli empi; nella stessa comunione ben diverso ne è l’esito. (S. Tommaso: Lauda Sion)
•O Dio, nostro Padre, tu che nutri i credenti con il corpo e Sangue del tuo Figlio, aiutaci a fare dell’eucaristia il centro della nostra vita, cosicché le nostre comunità crescano nell’amore per te e per i fratelli. (Messalino Ed. paoline)
•Guarda, Signore il pane della sofferenza, il pane impastato nelle nostre mani di miseria, il pane della morte, il pane della guerra: dacci oggi, Signore, il nostro pane quotidiano. Che diventi il pane della festa, che diventi il pane dell’amore! Che diventi il canto della gioia sulla terra, che diventi il tuo corpo, Signore. (L. Denis)
•O Padre, tu disseti il cuore dell’uomo che sa godere della tua fedeltà, ad imitazione di Cristo Gesù; guidaci nel deserto della solitudine, perché con il cuore purificato e rivestiti dell’abito nuziale, sappiamo vivere nei doni eucaristici la comunione con te e con lo Spirito, in Cristo Gesù nostro Signore.
•Signore Gesù tu ci chiami a vivere la solitudine del deserto per purificare il nostro cuore davanti al rivelarsi del tuo volto; prendici per mano, perché non ci scoraggiamo, ma riusciamo, nella luce dello Spirito, a vederti vicino per esultare della tua libertà che ci rende vittoriosi di ogni paura e preoccupazione.
•Signore Gesù, tu senti compassione per l’umanità che è alla ricerca della comunione col Padre, opera nel cuore dell’uomo che vaga nel buio delle umane sicurezze, ed illumina di eterno il suo spirito, perché tu sempre ti chini sul gemere degli uomini e immetti in essi in modo sempre più vivo la certezza della tua presenza.
•Signore Gesù, nell’Eucaristia tu ci chiami alla comunione con il Padre; allontanaci da ogni umana disperazione e immetti nella nostra vita la tua potenza di vita e di unione nella quale possiamo realizzare noi stessi. (preghiere di Antonio Donghi)
•O Dio, pazzo d’amore! Non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire! Vedo che la tua misericordia ti costrinse a dare anche di più all’uomo, lasciandogli te stesso in cibo. E così noi deboli abbiamo conforto, e noi ignoranti, smemorati non perdiamo il ricordo dei tuoi benefici. Ecco, tu dai il tuo cibo ogni giorno all’uomo, facendoti presente nell’Eucaristia e nel corpo misterioso della tua chiesa. Chi ha fatto questo la tua misericordia. (S. Caterina da Siena)
•Signore, io riconosco che partecipare all’Eucaristia mi libera da me stesso e mi sollecita a fare i conti con ciò che è fuori di me, o faccio finta che non esista. Aiutami ad aprirmi a tutta la realtà per non perdere niente della sua ricchezza. Voglio viverla vita di ogni giorno con l’atteggiamento di gratuità con cui incontro te nell’eucaristia domenicale. (da: “ La preghiera dei giovani”)
•Con soli cinque pani, Tu hai avuto il superfluo per cinquemila persone; e di nuovo con quattro (pani) tu li hai nutriti in pieno deserto. Io che sono affamato del tuo Pane, del tuo Pane divino, celeste, con questo degnati di saziarmi l`anima che è disceso dal cielo ed è immortale. (Nerses Snorhalí, Jesus, 486-487)
•O Maria, perfettissima Figlia di Sion, Madre dolcissima di Gesù. Aiutami a vivere ogni giorno il vangelo che scelgo come unica regola di vita. Fammi desiderare in ogni momento di contemplare il volto del Padre, affinché possa riflettere la sua luce su tutto e tutti. Dammi un cuore generoso e umile che sappia dire: “ Padre sia fatta la tua volontà e non la mia”. Spogliamo di tutto e di tutti affinché possa imitare Gesù e, con la sua grazia, seguirlo fino alla morte. Infiamma d’amore il mio cuore, affinché possa rispondere totalmente alla chiamata del Vangelo e riflettere dove passo la luce, la verità, l’amore. (Da una preghiera di Maddalena di Spello)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Dimostriamo con gesti concreti che la partecipazione all’Eucaristia ci rende sempre più impegnati nella carità e nella testimonianza.