Giovanni 14, 23-29: 23 In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v`insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l`ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La partenza di Gesù, con particolare riferimento al suo ritorno è il quadro della pericope 14, 14-31. Non c’è solo il ritorno di Gesù nella Parusia, ma anche il ritorno di “oggi”, nel dono dello Spirito (16-17), nella preghiera (13-14), nella pace (27). Nella seconda parte del capitolo 14 prevale il tema dell’amore di Dio, che si esprime nell’osservanza dei comandamenti. Tra fede e amore non c’è opposizione: il comandamento unico è “ credere nel nome del Figlio Gesù Cristo e amarci gli uni gli altri” (1 Gv 3, 23).
A NOI E NON AL MONDO (22)
Giuda Taddeo capisce che Gesù riserverà la sua manifestazione ai discepoli, e non sa spiegarsi perché invece egli non si manifesti in modo spettacolare a tutti, come gli Ebrei si aspettavano.
GLI RISPOSE GESU’ (23)
Gesù non risponde direttamente, ma precisa quanto ha detto precedentemente. Solo chi crede nella parola, nella rivelazione di Gesù e del Padre, che è una proposta completa e globale di vita da mettere in pratica, resta aperto alla venuta di Gesù e del Padre. E’ l’amore concreto che distingue i credenti dal mondo ed è il segno di appartenenza alla comunità.
VERREMO (23)
Gesù ha parlato della sua venuta e di quella dello Spirito, ora parla anche della venuta del Padre. La venuta della Trinità nel discepoli si compie nel Battesimo.
V’INSEGNERA’ (26)
Il Paraclito, qui identificato con lo Spirito Santo, è inviato dal Padre, nel “nome” di Gesù, cioè in stretta unione con lui. La funzione dello Spirito è di continuare l’insegnamento di Gesù, nel senso di farlo ricordare e comprendere.
VI LASCIO LA PACE (27)
I discorsi di addio terminavano abitualmente con il saluto della pace (1 Sam 1, 7). Qui Gesù ne fa dono. La pace biblica, ”salom” è la sintesi di tutti i beni, il complesso dei beni messianici, la salvezza escatologica (Is 52, 7). Questa pace non è una conquista sanguinosa, o frutto di compromesso e di complicità, ma un dono di Dio, concesso attraverso Gesù, che fa cessare il turbamento dovuto alla partenza del Signore.
IL PADRE E’ PIU’ GRANDE DI ME (28)
Questa frase ha dato origine a molte interpretazioni, Alcuni la spiegano nel senso che il Padre è all’origine eterna del Figlio, altri fanno riferimento all’incarnazione, altri alla sola umanità di Gesù. Dagli eretici ariani (IV-V secolo) la frase fu interpretata come una negazione della piena divinità di Gesù. L’espressione va compresa nel contesto della missione di Gesù, alla quale egli continuamente si appella. Il Padre è “Colui che lo ha mandato”, Gesù è l’inviato e, secondo la mentalità ebraica, l’inviato è inferiore a chi lo manda.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PROVA DELL’AMORE E L’AZIONE
Lo Spirito Santo stesso è amore. Perciò Giovanni dice: “Dio è amore” (1Gv 4,8). Chi con tutto il cuore cerca Dio, ha già colui che ama. E nessuno potrebbe amare Dio, se non possedesse colui che ama. Ma, ecco, se a uno di voi si domandasse se egli ami Dio, egli fiduciosamente e con sicurezza risponderebbe di sí. Però a principio della lettura avete sentito che la Verità dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23). La prova dell`amore è l`azione. Perciò Giovanni nella sua epistola dice anche: “Chi dice di amar Dio, ma non ne osserva i precetti, è bugiardo” (1Gv 4,20). Allora veramente amiamo Dio, quando restringiamo il nostro piacere a norma dei suoi comandamenti. Infatti chi corre ancora dietro a piaceri illeciti, non può dire d`amar Dio, alla cui volontà poi contraddice. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
AVERE IN CASA DIO
“E il Padre mio amerà lui, e verremo e metteremo casa presso di lui” (Gv 14,23). Pensate che festa, fratelli carissimi; avere in casa Dio! Certo, se venisse a casa vostra un ricco o un amico molto importante, voi vi affrettereste a pulir tutto, perché nulla ne turbi lo sguardo. Purifichi, dunque, le macchie delle opere, chi prepara a Dio la casa nella sua anima. Ma guardate meglio le parole: “Verremo e metteremo casa presso di lui”. In alcuni, cioè, Dio vi entra, ma non vi si ferma, perché questi, attraverso la compunzione, fanno posto a Dio, ma, al momento della tentazione, si dimenticano della loro compunzione, e tornano al peccato, come se non l`avessero mai detestato. Invece colui che ama veramente Dio, ne osserva i comandamenti, e Dio entra nel suo cuore e vi rimane, perché l`amor di Dio riempie talmente il suo cuore, che al tempo della tentazione, non si muove. Questo, allora, ama davvero, poiché un piacere illecito non ne cambia la mente. Tanto piú uno si allontana dall`amore celeste, quanto piú s`ingolfa nei piaceri terrestri. Perciò è detto ancora: “Chi non mi ama, non osserva i miei comandamenti” (Gv 14,24). Rientrate in voi stessi, fratelli; esaminate se veramente amate Dio, ma non credete a voi stessi, se non avete la prova delle azioni. Guardate se con la lingua, col pensiero, con le azioni amate davvero il Creatore. L`amor di Dio non è mai ozioso. Se c`è, fa cose grandi; se non ci son le opere, non c`è amore.
(Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
LE PAROLE DEL PADRE
“E le parole che avete udito, non son mie, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14,24). Sapete, fratelli che chi parla è il Verbo del Padre, e perciò le parole che dice il Figlio, in realtà, son del Padre, perché il Figlio è Verbo del Padre. “Ho detto queste cose, mentre ero presso di voi”; come non starebbe presso di loro colui che, prima di salire al cielo, promette: “Sarò con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)? Il Verbo incarnato rimane e se ne va; se ne va col corpo, rimane con la divinità. Dice che sarebbe rimasto, perché sarebbe stato sempre presente col suo invisibile potere, ma se ne sarebbe andato con la sua visibilità corporale. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
SPINGE A PREGARE
“Lo Spirito Santo Paraclito, che il Padre manderà nel mio nome, v`insegnerà tutto e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Gv 14,26). Sapete quasi tutti che la parola greca Paraclito, in latino significa avvocato o consolatore. E lo chiama avvocato, perché interviene presso il Padre in favore dei nostri delitti. Questo Spirito, che è una sola sostanza col Padre e con il Figlio, intercede per i peccatori, ed è lui stesso che intercede perché coloro che lui stesso ha riempito di sé, li muove a chiedere perdono. Perciò Paolo dice: “Lo stesso Spirito supplica per noi con gemiti indescrivibili” (Rm 8,26). Ma chi prega è inferiore a colui che è pregato; e come può lo Spirito pregare, se non è inferiore? Ma lo Spirito prega, perché spinge a pregare coloro che ha ripieni. Il medesimo Spirito è chiamato consolatore, perché mentre dispone i peccatori alla speranza del perdono, ne solleva l`animo dalla tristezza. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
VI INSEGNERA OGNI COSA
Di questo Spirito poi giustamente si dice: “V`insegnerà ogni cosa”, perché se lo Spirito non è vicino al cuore di chi ascolta, il discorso di chi insegna, non ha effetto. Non attribuite al maestro ciò che comprendete, perché se non sta dentro colui che insegna la lingua del maestro si agita a vuoto. Ecco voi sentite ugualmente la voce di uno che parla, ma non percepite tutti ugualmente il senso di ciò che è detto. Se dunque la parola è sempre la stessa, perché nei vostri cuori ve n`è una diversa intelligenza? Certo perché c`è un maestro interiore il quale istruisce alcuni in modo speciale. E di questa istruzione lo Spirito dice attraverso Giovanni: “Egli v`insegnerà tutto” (1Gv 2,27). La parola, quindi, non istruisce, se non interviene lo Spirito…… Bisogna ancora domandarsi perché del medesimo Spirito si dice: “Vi suggerirà tutto”, se il suggerire è cosa di un inferiore? Ma poiché per suggerire a volte intendiamo somministrare, l`azione del suggerire è attribuita allo Spirito, non in quanto venga dal basso, ma perché viene dal buio. “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace”. Qui lascio li do. La lascio a quelli che seguono, la do a quelli che arrivano. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
VI LASCIO LA MIA PACE
“La pace” – prosegue il Signore – “io vi lascio, io vi do la mia pace” (Gv 14,27). Questo è ciò che leggiamo nel Profeta: «Aggiungo pace a pace»; egli andandosene ci lascia la pace, e la pace ci darà tornando alla fine dei secoli. La pace ci lascia in questo mondo, e la pace sua ci darà nel futuro regno. Ci lascia la pace, affinché noi, che restiamo qui, possiamo vincere i nostri nemici; e la pace ci darà laddove potremo vivere senza temere gli assalti dei nemici. Ci lascia qui la pace, affinché ci amiamo a vicenda; ci darà la sua pace lassú, dove non ci sarà alcun motivo di lite fra noi. Ci lascia la pace, affinché non giudichiamo a vicenda le nostre anime, finché siamo in questo mondo; e la sua pace ci darà quando egli scoprirà i piú segreti pensieri di ciascuno, e ciascuno riceverà allora da Dio le lodi che gli spetteranno (cf. 1Cor 4,5). …… (Agostino, Comment. in Ioan., 77, 3 s.)
EGLI E LA NOSTRA PACE
Ma cos`è che ci ha lasciato andandosene da noi, se non se stesso, che mai si allontanerà da noi? Egli stesso è infatti la nostra pace, egli che di due popoli ne fece uno solo (cf. Ef 2,14). Egli è per noi la pace, sia quando crediamo che egli è, sia quando lo vedremo qual è (cf. 1Gv 3,2). Se infatti egli non abbandona noi che peregriniamo in questo mondo lontani da lui, che siamo prigionieri di questo corpo corruttibile che appesantisce l`anima (cf. Sap 9,15), e che camminiamo verso di lui per mezzo della fede e non perché di lui abbiamo la chiara visione (cf. 2Cor 5,6-7), quanto maggiormente ci ricolmerà di sé, quando alfine perverremo a vederlo quale è? (Agostino, Comment. in Ioan., 77, 3 s.)
QUANDO ABBIAMO LA PACE
Quanto alla pace che egli ci ha lasciata in questo mondo, essa è piú nostra che sua. Egli, in se stesso, non ha alcun motivo di contesa, poiché assolutamente non ha in sé alcun peccato, mentre noi avremo una tale pace solo ora, finché diremo: “Rimetti a noi i nostri debiti” (Mt 6,12). Noi abbiamo quindi una certa pace, quando, nel nostro intimo, troviamo gioia nell`obbedire alla legge di Dio: ma questa pace non è piena, in quanto ci rendiamo conto che nelle nostre membra c`è un`altra legge, che è opposta alla legge della nostra anima (cf. Rm 7,22-23). E questa pace regna tra noi e in noi, quando crediamo all`amore reciproco e di questo amore ci amiamo l`un l`altro; ma questa pace non è piena, perché non possiamo vedere l`uno nell`intimo dei pensieri dell`altro, e perché ci formiamo un`opinione buona o cattiva di ciò che non è realmente in noi. Orbene, questa pace, sebbene ci sia stata lasciata dal Signore, è veramente la nostra: se non fosse per lui, non avremmo neppure questa pace, ma non è quella che egli ha. Se però tale la conserveremo sino alla fine, quale l`abbiamo ricevuta, avremo quella pace che egli ha, e in cui non avremo, tra noi e in noi, alcun motivo di contesa, e niente ci sarà nascosto all`uno e all`altro di quanto sta ora celato nei nostri cuori. (Agostino, Comment. in Ioan., 77, 3 s.)
LA PACE
Perciò, la pace del corpo è l`armonico concatenamento delle sue parti; la pace dell`anima irrazionale è la quiete ben regolata dei suoi appetiti; la pace dell`anima razionale è l`accordo ben ordinato di pensiero e azione; la pace dell`anima e del corpo è la vita e la sanità ben ordinate dell`essere animato; la pace dell`uomo mortale con Dio è l`obbedienza ben ordinata nella fede sotto la legge eterna; la pace degli uomini è la loro ordinata concordia; la pace della casa è la concordia unanime dei suoi abitanti nel comandamento e nell`obbedienza; la pace della città è la concordia ben ordinata dei cittadini nella legge e nell`obbedienza; la pace della città celeste è la comunità perfettamente ordinata e perfettamente armonica nel godimento di Dio e nella mutua gioia in Dio; la pace di tutte le cose è la tranquillità dell`ordine. L`ordine è la disposizione di esseri eguali e ineguali, che stabilisce a ciascuno il posto che gli conviene. (Agostino, De civit. Dei, 19, 13)
IL DONO DI DIO ALLA CHIESA
E` alla Chiesa come tale, in effetti, che è stato dato il “Dono di Dio” (Gv 4,10), così come lo era stato il soffio per l`opera modellata (cf. Gen 2,7), affinché tutte le membra possano avervi parte ed esserne vivificate; è in essa che è stata deposta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell`incorruttibilità (cf. Ef 1,14; 2Cor 1,22), conferma della nostra fede (cf.Col 2,7) e scala della nostra ascensione a Dio (cf. Gen 28,12): infatti, come è detto, “nella Chiesa Dio ha posto gli uni come apostoli gli altri come profeti, ed altri ancora come dottori” (1Cor 1,12) e tutto il resto dell`opera dello Spirito (cf. 1Cor 12,11). Da questo Spirito sono dunque esclusi quanti, rifiutando di accorrere alla Chiesa, si privano da se stessi della vita con le loro false dottrine e le loro azioni riprovevoli. Infatti, là dove è la Chiesa, lí è del pari lo Spirito di Dio; e là dove è lo Spirito di Dio, lí è anche la Chiesa e tutte le grazie. E lo Spirito è Verità (cf. Gv 5,6). (Ireneo di Lione, Adv. haer., 3, 24)
PRENDEREMO DIMORA
“Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. In greco il termine “dimora” è “monè”, che letteralmente indica l’atto di “rimanere”. Ora questo tema ha un certo rilievo nel quarto Vangelo, tanto da attribuire al vocabolo un significato specifico di ordine teologico e spirituale. L’immagine è quella di una residenza comune tra Dio e l’uomo, anzi, di un ingresso del Padre e del Figlio nel cuore dell’uomo per “rimanerci”. Il pensiero corre ad Apocalisse 3, 20: “ Ecco sto alla porta e busso, Se qualcuno ascolta la mia voce, io verrò a lui, cenerò con lui e egli con me”. (Ap 3, 20) Ma l’idea dell’originale greco “ monè” è ancora più forte; è una dichiarazione di intimità, di comunione vitale, di unità tra Dio e l’uomo. E’ questa l’opera della grazia che Gesù rappresenta, sempre nel quarto vangelo, con un altro simbolo “vivo”, quello della vite e dei tralci: “ Rimanete in me e io in voi; come il tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite voi siete i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 4-5).L’idea è trasparente: al “rimanere” di Cristo e del Padre, che prendono “dimora” nella nostra vita e nel nostro essere, deve corrispondere il “rimanere” dell’uomo nel cuore di Dio. Perciò sono vere entrambe la affermazioni della tradizione spirituale che descrivono il credente in comunione con il suo Signore: io sono nel cuore di Dio e Dio è nel mio cuore. E, “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. (Gv 15, 7) (G. Ravasi)
PRESENZA DEL CONSOLATORE
La presenza del «Consolatorc» in questa dinamica della Parola da «fare» è fondamentale: «Egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (v. 26). Lo Spirito, animatore della verità, rimarrà al centro dell’ascolto e a fondamento dell’osservanza: un ascolto senza lo Spirito è una lettura fuori del mistero della Parola, soggetta quindi ad ogni tentazione di personalismo; un’osservanza senza lo Spirito è moralismo vuoto. L’osservanza non persegue una «perfezione» astratta, ma esige una risposta di amore: si tratta di seguire una persona molto concreta, Gesù di Nazaret. (E Menichelli)
L’ULTIMO DONO
Alla fine del brano c’è l’ultimo dono di Gesù: la pace messianica. Non è l’amore al quieto vivere, ma tutt’altra cosa: Cristo la dice diversa dalle apparenze solite (v. 27b) e la colloca in un contesto di partenza (v. 28), di timore (v. 27c) e di previsione di una realtà che ci contesterà (v. 29). Cos’è allora la pace di Cristo? È la coscienza di essere in Cristo nonostante ogni apparente circostanza storica contraria: la pace è costruita dalla luce dello Spirito e non dalla calma emotiva; per questo esistono nel mondo dei «pacifici» senza pace esterna e degli «afflitti» posseduti dalla pace di Cristo. La pace è quella luce dello Spirito che ci rende capaci di chiamare pace una realtà che si presenta con un volto tutt’altro che pacifico. (E. Menichelli)
INDICATORI
Questi messaggi del Signore sono entrati nella nostra vita? Possiamo veritìcarlo su quattro indicatori. 1° II nostro cuore è in pace? Siamo in pace con noi stessi, con gli altri, con Dio? C’è pace quando c’è ordine. L’ordine viene sconvolto e spezzato dal peccato e viene ristabilito dalla conversione interiore. Il sacramento della confessione è un dono dell’amore del Signore per la nostra conversione e ci ridona la pace. 2° Siamo attenti alla voce dello Spirito che ci consola e ci suggerisce, attualizzandole, tutte le cose che Gesù ci ha detto? Per sentire la voce dello Spirito bisogna mettere momenti di silenzio nella nostra giornata e nella nostra vita: all’inizio e al termine della giornata, alcune ore di silenzio ogni mese (ritiro spirituale), alcuni giorni di silenzio ogni anno (corso di esercizi spirituali). 3° È entrata nella nostra vita la certezza che Dio è il Padre che ci ama e che è presente nella nostra vita («Verremo e faremo dimora presso di Lui»)? 4° II Signore ci ha dato un termometro per misurare la nostra temperatura di cristiani: «Chi mi ama osserva la mia parola». E la parola del Signore è questa: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate fra di voi come io vi ho amato». Vuole che amiamo concretamente, nei fatti, tutti gli uomini come fratelli, in tutti i nostri rapporti: questo è il termometro che segna la nostra salute come cristiani. (Giovanni Gallo)
RIFLESSIONI
Gesù promette il “Consolatore” perché “insegni” e “ricordi” la verità entro l’arco di tempo che si snoda dalla salita di Gesù al Padre al suo ritorno nella Parusia.
La verità totale esiste solo in Dio. Il Padre la dona a noi nel Figlio suo e lo Spirito ci aiuta a comprenderla.
La guida dello Spirito Santo alla verità è costante nel popolo di Dio: negli scrittori sacri, nella chiesa primitiva, nei capi, in ognuno di noi. La Chiesa che ascolta lo Spirito non può sbagliare.
Chi non è disposto ad accettare la verità, è refrattario ad ogni dimostrazione, è cieco davanti ad ogni rivelazione. Cristo, che è la Verità, si trova sbarrata la strada e non passa, come non passa la luce attraverso una parete di piombo.
Una comunità che vive nella fede autentica, nella pace, nella certezza dell’amore di Dio dà testimonianza alla verità.
A chi ama e osserva la parola Gesù promette: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Promette l’inabitazione di Dio che è l’unica ragione, l’unica causa della nostra esistenza.
INTERROGATIVI
Nel nostro comportamento religioso attribuiamo più importanza alle cerimonie, agli atti di culto o alla vita autenticamente cristiana? La parola di Dio ci lascia indifferenti o scuote le nostre abitudini, tocca il nostro benessere, rimette in discussione la nostra stessa vita cristiana? Restiamo fermi nella “pace di Cristo” qualunque cosa succeda o ci lasciamo prendere dal dubbio e dal turbamento di fronte alle difficoltà che incontriamo? Amo Gesù? Osservo la sua parola? Se no che ne faccio del mio battesimo? Che significa ha dire che sono cristiano?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la sua via, fra tutte le genti la sua salvezza. (Dal Salmo 66)
•O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere. (Colletta 6 Domeinica di Pasqua: C)
•Donaci sempre, o Padre, il tuo Spirito di vita che ci accompagni e ci aiuti a interpretare rettamente, secondo le esigenze del nostro tempo, le parole immutabili del Vangelo di Cristo.
•Signore Gesù, tu hai promesso la pace, la vera pace. Non abbandonarci nella lotta e nella prova, Rendici docili alle esigenze dello Spirito dell’amore.
•Signore, ti ringraziamo per la luce che ci offri con le tue parole e per la consolazione che ci prometti nello Spirito Santo: fa che davvero il nostro cuore sia libero da ogni forma di turbamento e di timore.
•Signore, ti ringraziamo per la pace che hai voluto lasciarci come tuo dono: dà forza alle nostre mani perché la sappiamo custodire come eredità preziosa e ricordaci che la maniera migliore di custodire la tua pace e di condividerla. (D. Pezzini)
•O Santo Spirito, uno con il Padre e il Figlio, sii sollecito a entrare, riversandoti nei cuori. Fa che attraverso te conosciamo il Padre e assieme a lui vediamo il Figlio e che crediamo in ogni tempo che tu sei lo Spirito di entrambi. (Ambrogio di Milano)
•Vieni, Santo Spirito, dolce luce interiore, a dare la pace e illuminare il nostro cuore con il dono della fede … vieni, Spirito Santo facci conoscere e amare il Padre, rivelaci e facci seguire il Figlio: tu l’amore infinito che li unisci. (Michel Hubart)
•O Dio, Santissima Trinità, unico amore che abbraccia l’universo, pervadi con la tua presenza tutto il nostro essere, con la rugiada della tua benedizione, fa germogliare e fiorire in noi i semi della bontà, poiché nulla ci può rendere felici se non proviene da te, Sorgente di ogni bene. (Anna Maria Cànopi)
•Signore Gesù, divino risorto. Tu hai promesso la pace, la vera pace. Non abbandonarci nella lotta e nella prova. Rendici docili alle esigenze dello Spirito dell’amore. (C. Berthes)
•O Madre da tutti cantata, Madre del sole di somma giustizia, Madre del genere cristiano, glorificata dall’Oriente e dall’Occidente, donaci l’unione fraterna, a noi che abbiamo superato la discordia, donaci la tua protezione materna, perché tutti possiamo unirci al corpo mistico del tuo Figlio, Cristo, nostro Dio. E donaci di cantarti, nostra gioia universale, con una sola unica voce. (Orazione della Chiesa Orientale)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accogliamo e ascoltiamo sempre lo Spirito Santo, che ci guida.