“La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza (2Cor 12, 9)
-Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, 5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti. Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; 7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. 11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco. Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell’istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. 14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome. (At 22, 3)
-Io sono Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio. (Rm 1,1)
-Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. (1Cor 15,8-9)
-Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. 8A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. 9Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. (2Cor 12,7-10)
-Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio. (1Cor 1,27-29)
-Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli»,e se quello dall’interno gli risponde: «Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. (Lc 11,5-8)
-Vi è differenza tra la preghiera che si rivolge a Dio e quella che si rivolge a un uomo: Rivolta a un uomo la preghiera si presenta per esprimere il desiderio di colui che prega e la sua indigenza e in secondo luogo per piegare il cuore di colui che si prega fino a farlo cedere. Quando invece si prega Dio non intendiamo manifestare i nostri bisogni o i nostri desideri a lui , che conosce tutti. Ancor meno intendiamo piegare con parole umane la volontà divina a volere ciò che prima non voleva. Ma, per ottenere qualcosa da Dio, la preghiera è necessaria all’uomo in ragione di colui stesso che prega per mezzo di essa poiché solo per il fatto stesso di essere in preghiera si sta rendendo capace di ricevere.Dio è sempre pronto a donare ,noi non sempre siamo pronti ad accogliere: la preghiera ce ne rende capaci. Perciò non si deve temere di essere importuni. La sola cosa inoltre, che dobbiamo domandare nelle nostre preghiere è il pieno compimento della volontà divina: “Venga il tuo regno sia fatta la tua volontà”. Ma, proprio perché essa si compia, non è indifferente che noi preghiamo, perché ciò costituisce la parte di collaborazione della nostra libertà che Dio rispetta sempre in modo sovrano.
-Ripeto lo stesso concetto con linguaggio facile: non vi guadagnate niente con le buone opere, non vi dovete guadagnare il paradiso, non dovete farvi dei meriti, questo è un linguaggio vecchio e sbagliato. È davvero sbagliato perché il paradiso non ve lo dovete guadagnare, non ce la fareste mai; il paradiso vi è regalato dalla misericordia di Dio. È un atteggiamento eretico pensare di guadagnarsi il paradiso; è la pretesa di conquistare, di meritare, di guadagnare, di avere il diritto perché io, con le mie forze, ho fatto qualche cosa e poi devo essere pagato. (…)Qualcuno aveva dedotto che allora non serve fare qualcosa, non serve agire: se il paradiso ci è regalato, se la salvezza è gratis non facciamo niente. Ognuno faccia quello che vuole, è sufficiente credere e tutto viene di conseguenza. No! – dice l’apostolo – le opere non sono necessarie all’inizio per conquistare il paradiso, ma sono il frutto di una grazia che ti è data e che deve essere messa in pratica concretamente. Le opere non sono frutto della tua iniziativa privata e personale con cui ti fai dei meriti. Le opere non sono i bollini del supermercato, né le tessere della raccolta punti della benzina che danno diritto a qualche premio.(…) Dunque: io non faccio qualcosa per essere salvo, ma – essendo stato salvato – vivo di conseguenza. Faccio il bene, compio le opere di carità come un effetto, un risultato. Il Signore mi ha amato, il Signore mi ha dato la capacità di vivere come lui e io vivo come lui. Io credo che il Signore ha fatto tanto per me: bene; io credo che Signore mi ha dato la grazia: bene; ma questa grazia in te a che cosa serve? Perché tu possa vivere come il Signore, perché tu possa compiere le opere del Signore. Ed è proprio da come vivi – dagli effetti che questa grazia ha prodotto in te – che io riconosco se sei stato salvato, se c’è davvero una grazia nella tua vita, se c’è una potenza, un dono che viene dall’alto.
Una persona di fede non la si riconosce dalle teorie che espone, non la si riconosce nemmeno se fa le pratiche religiose; una persona di fede si riconosce da come vive, da come parla, da come si rapporta con le persone. Questo è un elemento fondamentale, non per conquistare, ma perché è il risultato del vivere veramente da cristiano. Quando uno è innamorato vive di conseguenza; quando è preso da un grande amore fa anche delle pazzie, fa delle cose inimmaginabili, ma le fa per amore ed è disposto anche a grandi sacrifici. Una madre con un bambino piccolo, quanti sacrifici fa? Perché fa quei sacrifici, per guadagnarsi il bambino? No! Fa quei sacrifici perché gli vuole bene e basta. L’amore c’è prima e, essendoci l’amore, di conseguenza vengono anche i sacrifici, le notti di veglia, tutto il lavoro che c’è in più. Ma quel lavoro viene dopo, è l’effetto dell’amore; proprio perché c’è l’amore… di conseguenza seguono certe opere anche faticose e pesanti; è questo il modo corretto di ragionare. La nostra vita cristiana deve essere operosa, ma come conseguenza di un amore. (dalle Lettere di Giacomo di Don C.Doglio- biblista)
Ho mai pensato che la mia debolezza sia la mia forza?
Mi sono mai trovato in un punto in cui non sapevo assolutamente quale fosse la mia strada completamente perso per poi ritrovarmi catapultato in qualcosa di nuovo e “mio”?