
“Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode” (At 12, 19)
“Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e farti entrare nel luogo che ho preparato” (Esodo 23,3).
“Gli angeli custodi non ci abbandonano neanche quando noi abbandoniamo Dio”(San Francesco di Sales).
“Gli angeli hanno cura della nostra salvezza e la procurano con diligenza, ma senza ansia, apprensione e fretta; la cura e la diligenza sono espressione della loro carità, mentre l’ansia, l’apprensione e la fretta sarebbero contrarie al loro stato di beatitudine; poichè la cura e la diligenza possono essere compagne della serenità e della pace dello spirito; non così l’ansia, la preoccupazione, e ancor di meno, l’angustia precipitosa”. (S. Francesco di Sales, “Filotea, III, X”)
Sant’Agostino dice a loro riguardo: « “Angelus” officii nomen est, [...] non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est: ex eo quod est, spiritus est, ex eo quod agit, angelus – La parola “angelo” designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo ». In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che « vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli » (Mt18,10), essi sono « potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola » (Sal103,20). (CCC 329)
Dinanzi all’ira della regina Gezabele, Elia dovette fuggire nel deserto. Stremato si sedette sotto un ginepro, augurandosi di morire. Mentre dormiva, un angelo lo toccò e disse “Alzati e mangia”. Egli si guardò attorno e trovò vicino alla sua testa, un pane abbrustolito e una brocca d’acqua. Mangiò e bevve. Quando si addormentò di nuovo, l’angelo ritornò e disse ” Su! Mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Allora Elia mangiò e bevve e, per la forza ottenuta da questo pasto, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio” (1Re 19, 4-8).
Nabucodònosor disse loro: «E’ vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dei e non adorate la statua d’oro che io ho fatto innalzare? Sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?». Ma essi risposero al re: «Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dei e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». Allora Nabucodònosor ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso. Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme, nel momento stesso che i tre giovani cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso. Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore. La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco e rese l’interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. (Dn 3)
“L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva (…). Il Signore darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi; sulle loro mani ti porteranno perchè non inciampi nella pietra il tuo piede” (Salmi .34, 91,11-12).
“… è il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!” (Papa Francesco, Omelia insediamento 19 marzo 2013)
Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava su quello strano animale che si era autonominato suo protettore e che tutte le volte che era apparso, don Bosco aveva visto, toccato, accarezzato, Don Bosco si scusava e rispondeva sbiascicando: “Dire che era un Angelo farebbe ridere. Ma non si può dire nondimeno che fosse un cane come gli altri”. (D. Bosco).
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Filippo disse a Natanaele: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». (Gv 1, 45-46)
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. (Mc 6, 2-5)
- Hai mai fatto esperienza di “angeli”, cioè persone messe sul tuo cammino e che solo dopo ti sei reso conto che Dio stesso le aveva mandate per “custodirti” (nel senso cristiano) in un determinato momento?
- Fai memoria, anche di coloro i quali secondo te non erano “degni”, eppure ti hanno ugualmente “custodito” per una parte del tragitto. Scrivi i loro nomi.