
CUORE DELLA CHIESA
“La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli”. Se il Battesimo è la porta d’ingresso nella comunità cristiana, l’Eucaristia ne è il centro e l’attuazione suprema. Ma la fede nell’Eucaristia non è facile, come non è facile accogliere il mistero della croce di cui è la ripresentazione sacramentale. Per questo la Chiesa l’ha circondata di tanti mirabili segni di adorazione, di amore e di bellezza: monito sempre attuale per prevenire le tentazioni della superficialità, dell’abitudine e dell’incredulità.
“L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre, una volta per tutte, sulla croce. Mediante questo sacrificio Egli effonde le grazie della salvezza sul suo Corpo che è la Chiesa. L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, cioè dell’opera della salvezza compiuta per mezzo della vita, della morte, della risurrezione di Cristo, opera che viene resa presente nell’azione liturgica. E’ Cristo stesso, sommo ed eterno sacerdote della nuova alleanza che, agendo attraverso il ministero dei sacerdoti, offre il sacrificio eucaristico. Ed è ancora lo stesso Cristo, realmente presente sotto le specie del pane e del vino, l’offerta del sacrificio eucaristico”. (CCC 1407-1410).
FONTE E APICE
“I fedeli, incorporati nella Chiesa col Battesimo, partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con Essa” (Lumen Gentium 11).
Affermando che il sacrificio eucaristico è il culmine e l’origine di tutta la vita cristiana, il Concilio ha detto una cosa straordinaria, che esige seria riflessione. Ha detto che la Messa è il centro, il cuore della religione, il tutto di essa, il centro propulsore della sua vitalità, la vetta e la sorgente del culto e di tutta la forza che muove la chiesa, l’inizio e la conclusione, il primo principio e l’ultimo fine, la meta, l’obiettivo, lo scopo, il mezzo.
Il sacrificio eucaristico è l’atto supremo di amore di Dio per l’uomo e l’atto supremo di amore che l’uomo può esprimere verso Dio. L’Eucaristia dona la vera vita, la vita eterna, senza la quale l’uomo fallisce l’esistenza. Gesù stesso lo ha dichiarato: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui…chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 56-58). Della Messa non si può fare a meno. Il cristiano autentico vive di Eucaristia. Essa è tutta la fede cristiana e il tutto della fede.
MEMORIALE
L’Eucaristia è il dono per eccellenza lasciatoci da Gesù Cristo, perché “dono della sua presenza, della sua persona, della sua umanità nonché della sua opera di salvezza”. La salvezza non rimane confinata nel passato, giacché tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per gli uomini partecipa dell’eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi . Gesù, che ci ha salvato col suo sacrificio, è tornato al Padre ma ci ha lasciato il mezzo per parteciparvi come se fossimo presenti. Questo mezzo è l’Eucaristia, “memoriale della morte e risurrezione del Signore”, evento centrale della salvezza, ossia Sacramento che lo rende presente. Partecipando all’Eucaristia ogni fedele può attingere i frutti della salvezza. La Chiesa vive del sacrificio redentore e ad esso accede non solo per un ricordo pieno di fede, ma con un contatto attuale, poiché con l’Eucaristia diventa sempre presente. E l’Eucaristia applica agli uomini di oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo per l’umanità di ogni tempo.
SACRIFICIO
L’Eucaristia è il sacramento della presenza reale di Gesù Cristo e anche della sua passione e risurrezione, del suo sacrificio. Gesù stesso presenta il dono del suo corpo e del suo sangue in riferimento alla sua morte, accettata per salvare gli uomini. L’ultima cena è una celebrazione rituale nella quale Cristo fa del suo sacrificio un sacramento donato alla Chiesa. Ogni celebrazione eucaristica, rinnovando ciò che Gesù ha compiuto nell’ultima cena, ricongiunge e rende presente il sacrificio della croce. Il sacrificio di Cristo ristabilisce l’ordine voluto da Dio. Ripara i danni del peccato, restaura l’alleanza, ripristina la comunione col Signore e la partecipazione alla santità. L’uomo è salvo e la sua vita ha senso solo per il sacrificio di Cristo, avvenuto una volta sola sulla croce ma sempre presente presso il Padre come inesauribile fonte di redenzione. La Messa è sacramento, memoriale di questo sacrificio unico. Non è un ricordo o un simbolo ma l’attualizzazione della morte gloriosa di Cristo. E’ la ripresentazione, nel contesto di una preghiera di lode e di ringraziamento, del sacrificio pasquale. Siamo salvi se vi partecipiamo e riceviamo l’Eucaristia con coerenza di vita.
ALLEANZA NUOVA
Ogni giorno nella Messa sentiamo le parole di Cristo: “Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Gesù, dandoci la Messa, parlò di alleanza nuova e di alleanza di sangue.
E’ un’alleanza nel sangue. Per un semita l’alleanza era una cosa solennissima, era un patto di sangue. Gesù dandoci la Messa ci introduce in un rito del mondo semita e usa il suo linguaggio. La Messa è un atto solenne, importante come un giuramento, anzi supera il giuramento perché significa un contratto di nuova parentela, una parentela con Dio.
E’ un’alleanza nuova. L’Eucaristia è l’alleanza nuova in quanto è la dedizione definitiva e irrevocabile di Dio in Gesù Cristo. Essa ci comunica, mediante il dono dello Spirito di Gesù, tale autodonazione che ci rende capaci di vivere e morire come è vissuto ed è morto lui. Nell’Eucaristia si “compie”, in modo sublime, tutta la storia delle alleanze di Dio con il suo popolo e dall’Eucaristia nasce un popolo nuovo, la Chiesa. La nuova alleanza, data in modo pieno e definitivo, destina l’uomo a divenire libero, figlio di Dio, coinvolge tutta la sua esistenza e la trasforma, la rende capace di adesione totale a Dio e ai fratelli. E’ un’alleanza per la remissione dei peccati. L’Eucaristia è la forza per vincere il peccato che è il grande ostacolo all’alleanza con Dio ed è anche incitamento ad impegnarsi contro ogni male.
COMUNIONE
La Messa è segno di comunione con Cristo e, attraverso Cristo, col Padre. E’ comunione a tre livelli: con la sua Parola (liturgia della Parola), con la sua Persona (liturgia eucaristica), con i fratelli. Se è comunione con la Parola di Cristo, non è sufficiente ascoltarla. E’ necessario accoglierla e assimilarla. Se è comunione con la persona di Cristo, devo calarmi nella mentalità di Cristo. “Non sono più io che vivo (dovrei dire dopo la Messa) è Cristo che vive in me“. Se è comunione con i fratelli, allora devo accorgermi dei diritti, dei bisogni, delle pene, delle gioie dei fratelli.
Ricevere l’Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale l’unione intima con Cristo Gesù. Il Signore dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 56). La vita in Cristo ha il suo fondamento nel banchetto eucaristico: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà di me” (Gv 6, 57). Ciò che l’alimento materiale produce nella nostra vita fisica, la comunione lo realizza in modo mirabile nella nostra vita spirituale. La Comunione alla carne del Cristo risorto, “vivificata dallo Spirito Santo e vivificante”, conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo. La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento della morte, quando ci sarà dato come viatico (CCC 1391-1392). La comunione unisce al Cristo Salvatore, ci fa partecipare al suo mistero di morte e di risurrezione; la comunione ci riempie dello Spirito di Cristo, ci mette in atteggiamento di lode, di azione di grazia e di eucaristia verso Dio nostro Padre; la comunione al sangue, “versato per la remissione dei peccati”, ci libera e ci purifica dalle nostre colpe quotidiane, da quelle che non ci escludono dall’Eucaristia; la comunione ci unisce ai nostri fratelli, costruisce e unisce la comunità dei credenti, il corpo ecclesiale di Cristo; la comunione ci fa partecipare da ora alla vita eterna e mette i germi della risurrezione.
TRASFORMAZIONE
Con la Messa la vita di Cristo si inserisce in noi e noi siamo inseriti in lui. “Io sono il pane della vita…chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui” (Gv 6,52). “Nella Messa partecipiamo realmente al corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui e tra noi”. (L.G.7) Ma dobbiamo partecipare “realmente”, altrimenti annulliamo, per quanto dipende da noi, l’efficacia del corpo e del sangue del Signore. La Messa non produce un effetto magico. La forza divina entra in azione a condizione che ci apriamo ad essa, che collaboriamo con essa.
TENSIONE ESCATOLOGICA
L’Eucaristia è tensione verso la meta: “nell’attesa della tua venuta”. Essa esprime l’attesa fiduciosa che “si compia la beata speranza”. Chi riceve l’Eucaristia ha già la “vita eterna” e la garanzia della risurrezione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Essa è “farmaco di immortalità, antidoto contro la morte” (S. Ignazio di Antiochia). Nella celebrazione eucaristica ci uniamo alla liturgia celeste ed essa esprime e consolida la comunione con la Chiesa celeste. L’Eucaristia è uno squarcio di cielo che si apre sulla terra.
PRESENZA REALE
L’Eucaristia, ripresentazione sacramentale della morte e risurrezione di Cristo, implica una sua presenza reale specialissima (anche le altre presenze sono “reali”, ma questa lo è in forma eminente). La consacrazione comunica certamente una grazia particolare, ma rende anche presente Colui che di ogni grazia è l’origine. E’ Gesù stesso che ha dichiarato esplicitamente la sua presenza eucaristica. Egli ha detto: “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”. E’ normale che i cristiani che cercano di riflettere sulla loro fede si pongano degli interrogativi sulla presenza di Cristo nel Sacramento eucaristico. I teologi hanno cercato e cercano di esprimere questa presenza con parole. Il Concilio di Trento ha detto: “Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla Santa Chiesa cattolica transustanziazione”. (Sess. XIII)ù
CONVITO
La Messa è un banchetto di famiglia con Dio e con i fratelli. Siamo invitati dal Signore alla sua mensa e dobbiamo andare da lui:
vestiti a festa. Non si può andare vestiti di egoismo, di orgoglio, di sensualità. E’ necessario cambiare abito, prima di andare a Messa, togliere il peccato. San Paolo dice: “chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore” (1 Cor 11, 27).
con le mani piene, con la disposizione di adeguarsi durante e dopo la Messa alla volontà di Dio.
col cuore aperto a tutti. Non ha senso andare alla mensa comune col cuore indurito dal rancore o dall’odio verso qualcuno. “Se presenti la tua offerta sull’altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
CONVERSIONE
La Messa è chiamata, impegno e strumento di conversione. Chi nella Messa non entra in crisi e non si converte non ha capito la Messa. La Messa è un’alleanza, cioè un’amicizia, che esige una sintonia con Dio, quindi una conversione. “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue” (Lc 26,20).
RINGRAZIAMENTO
La Messa è il più grande grazie della storia umana, perché è il grazie del Figlio di Dio per l’uomo, che è costato una vita tutta spesa per Dio e per l’uomo. Il nostro ringraziamento attraverso l’Eucaristia è un grazie detto con Cristo, per Cristo e in Cristo e comporta l’impegno di affrontare la vita con la mente di Cristo e col suo cuore.
OFFERTA A DIO
Nella Messa il sacerdote impresta a Cristo i movimenti e la voce per fare e dire quanto Gesù fece nell’ultima cena. Ma è Cristo che si offre per noi. Il cristiano deve unirsi a lui e offrirsi a Dio. Offrirsi a Dio significa:
ascoltarlo, afferrare il messaggio di Dio su di noi, mettersi davanti a questo problema: “Signore che cosa vuoi da me?” e coglierne la risposta.
essere come lui ci vuole, o almeno voler essere, desiderare di essere come lui ci vuole.
crescere nell’unità coi fratelli, perché il nostro egoismo ci pone sempre in rottura, imparare a vivere con gli altri, ascoltarli, comprendere, condividere.
compiere un’opera difficile, perché bisogna sbaragliare l’egoismo umano. Perciò ci vuole un lavoro paziente e graduale. Non arriviamo mai ad offrirci bene, fino in fondo, con assoluta autenticità. Ma è necessario impegnarsi per essere coerenti con la fede.
A Dio dobbiamo offrire tutto, non riservarci nulla. Dobbiamo offrire:
la nostra intelligenza, il mondo del nostro pensiero, perché sia un giardino privilegiato per Dio, dove possa seminare e raccogliere, perché sia libero dall’orgoglio e da ogni cattiveria e aperto alla verità, perché a noi si possa riferire la beatitudine del Signore: “beati i puri di cuore”.
la nostra volontà. E’ il dono più duro, quindi il più bello. Significa offrire a Dio i nostri progetti, il nostro amore, la nostra amicizia, tutta la nostra vita, vivere non come piace a noi, ma come piace al Signore, sicuri che la volontà di Dio è il meglio che noi possiamo desiderare per la nostra esistenza, anche se talora esige lotte e sacrifici.
il nostro fisico, il corpo, gli occhi, la lingua, i sensi…, perché sia strumento dell’azione di Dio, perché agisca, si muova e operi secondo la volontà di Dio.
Proviamo a offrirci sul serio al Signore nell’Eucaristia e sarà impossibile che viviamo un’esistenza vuota, piatta, banale, senza vita.