Luca 23, 33-49: 33 Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34 Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. 35 Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. 36 Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: 37 “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38 Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”. 39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. 40 L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41 Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. 42 E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43 Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. 44 Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. 45Il velo del tempio si squarciò a metà. 46 Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre,nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò. 47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: “Veramente quest’uomo era giusto”. 48 Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49 Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
(Bibbia Cei: versione 1971)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 23, 33-49
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l`altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell`aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C`era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l`altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest`uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Gesù in croce (33-43)
L’intelaiatura generale del racconto di Luca circa la crocifissione si può trovare nella tradizione di Matteo e di Marco. Ma il terzo evangelista ha operato anche modifiche e ha inserito elementi nuovi in modo che la figura del morente assume i tratti tipici del martire che, con la sua fedeltà e la forza della sua preghiera, ottiene la salvezza per i suoi persecutori. Luca rilegge tutti i particolari della crocifissione e morte di Gesù attraverso la griglia dei passi biblici, in particolare dei salmi.
CROCIFISSERO LUI E DUE MALATTORI (33)
Il luogo della crocifissione è citato solo nella traduzione greca: luogo del cranio e non nella dizione semitica “golgota”. La crocifissione tra due malfattori ricorda Isaia 53, 12: “ E fu annoverato tra i malfattori”.
PADRE PERDONALI (34)
E’ la prima delle sette parole di Gesù in croce (di cui una si trova solo in Marco e Matteo, tre solo in Luca e tre solo in Giovanni). Dall’alto della croce Gesù non si preoccupata tanto di sé (è tralasciato il grido “ Dio mio, Dio mio” ed è sostituito con l’esclamazione di fiducia: “Padre nelle tue mani”), quanto degli altri e offre l’esempio del perdono delle offese. Alcuni manoscritti hanno censurato questa prima preghiera, che sembrava troppo indulgente nei confronti dei Giudei, ma il perdono è lo stile di Gesù e questa è l’ultima proposta di conversione ai Giudei prima della sua morte, del resto negli Atti ritorna il tema dell’ignoranza da parte degli ebrei (Atti 3, 17; 13, 27).
DIVISE LE VESTI (34)
Il particolare Luca lo riferisce sulla scorta di Marco e in esso riconosce l’adempimento del Salmo 21, 19: “ Si dividono le mie vesti e sul mio vestito gettano la sorte”.
IL POPOLO (35)
I presenti si possono suddividere in tre categorie. Il popolo che sta a guardare in silenzio e che, secondo Luca, non ha un ruolo attivo nella crocifissione, ma è andato al Golgota come ad un spettacolo, come si usava fare allora, è impotente davanti all’esecuzione, sarà il primo a cogliere il senso di quella morte e a dare segni di conversione: “Se ne tornavano percuotendosi il petto”.(48)
I CAPI (35)
I capi che sfidano Gesù per l’ultima volta e lo deridono per la sua pretesa messianica; attraverso loro si risente la tentazione del deserto: “Salva te stesso”, se è il Figlio di Dio”(37).
I SOLDATI (36)
I soldati che fanno eco alla provocazione dei capi e lo scherniscono “ Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso”. Anche l’aceto può essere: interpretato come uno scherno, così pure la scritta: “Questi è il re dei Giudei”.
UNO DEI MALFATTORI (39)
Lo scherno è completato anche da quello di uno dei compagni di supplizio. Ma tutto questo clima ostile prepara l’annunzio paradossale della salvezza che si trova al centro del racconto.
MA L’ALTRO (40)
In croce Gesù non salva se stesso ma il malfattore pentito. Egli è il salvatore che salva i peccatori che si convertono e confidano in lui. Il crocifisso pentito si rivolge a Gesù, chiamandolo per nome in segno di semplicità e fiducia, da lui attende non una salvezza momentanea ma eterna e intravede che Gesù con la sua morte sta per entrare nel suo regno messianico.
GLI RISPOSE (42)
La risposta di Gesù non solo sostiene, ma realizza le attese dell’orante, Ogni parola di Gesù ha forte significato: “oggi” è una parola tipica di Luca, la troviamo per esempio usata dall’Angelo a Betlemme (2, 11) nella Sinagoga di Nazaret (4, 21), in casa di Zaccheo (19, 9); l’”oggi” è il tempo della morte e risurrezione e conclude la missione di salvezza intrapresa da Gesù, e, rivolta al buon ladrone, dice che l’”oggi” della salvezza è giunta per lui; “sarai con me” indica l’esaltazione dei giusti con Dio per l’eternità; anche Paolo dice che la gioia dei beati consiste soprattutto nell’essere con il Signore (1 Ts 4, 17); dicendo “con me” Gesù rivela la sua realtà divina; “paradiso” è parola di origine persiana, è usata solo qui nel NT e significa “giardino”; e nei libri ebraici dell’epoca indica la felicità dei giusti nell’aldilà, inoltre secondo uno scritto del tardo giudaismo (Testamento di Levi 18, 10) il Messia avrebbe aperto le porte del Paradiso: è quanto Gesù promette al buon ladrone.
La morte di Gesù (44-49)
Il quadro finale della morte di Gesù riproduce ancora le tonalità di Luca. I segni che precedono la morte, (oscuramento del sole, rottura del velo) indicano che ora il vecchio mondo sta per passare, la vecchia istituzione religiosa, rappresentata dal tempio, è finita.
SI FECE BUIO (44)
Luca menziona due segni: il buio e la scissione del velo del tempio e li pone prima della morte di Gesù. Per Marco e Matteo la rottura del velo avviene dopo la morte. L’oscurità non può essersi verificata per un’eclisse, perché il periodo è quello della Pasqua, cioè della luna piena., perciò si deve prendere l’indicazione in senso largo e ricordare che l’oscurità fa parte delle immagini che nei profeti accompagnano il giorno del Signore (Amos 8, 9-10). L’orario è indicato con esattezza: da mezzogiorno alle tre del pomeriggio.
IL VELO DEL TEMPIO (45)
Lo squarcio significa l’apertura definitiva del cielo agli uomini; allora si scopre il Santo dei Santi, il mistero di Dio che nel Figlio suo si dona agli uomini e li perdona.
NELLE TUE MANI (48)
Gesù muore in pace, in un atteggiamento di abbandono a Dio, che invoca come Padre, attestando che la sua morte non è solo quella di un martire, ma quella del Figlio di Dio; al Padre riconsegna la vita e da Lui la riavrà: “ Non abbandonerai l’anima mia all’Ade” diceva il Salmo 16, 10.
IL CENTURIONE (47)
La morte di Gesù segna l’inizio del cambiamento o conversione degli uomini, che prelude alla comunità futura. Anche qui abbiamo tre gruppi diversi di persone. Il centurione che riconosce l’azione di Dio come testimone ufficiale proclama per l’ultima volta l’innocenza di Gesù. Il titolo di Giusto indica Gesù come colui che è la sorgente di ogni giustificane: “ Il giusto mio servo, giustificherà molti” (Isaia 53, 11). Si deve notare che per Marco 15, 39 il centurione riconosce in Gesù il “Figlio di Dio”.
TUTTE LE FOLLE (48)
La folla è triste, manifesta con un gesto di lutto l’attaccamento a Gesù e rievoca in anticipo le numerose conversioni descritte dagli Atti (2, 37-1; 6, 7..).
I SUOI CONOSCENTI. (48)
I conoscenti e le donne assistono da lontano. Il terzo evangelista non ci dice che i conoscenti sono fuggiti. Le donne, come il Cireneo, vengono presentate come discepole di Gesù fin dalla Galilea, e Luca presta nel suo vangelo molta attenzione ai personaggi femminili.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL MISTERO DELLA CROCE
Nell’impatto con la croce la fede vacilla: il peso del patibolo schiaccia il Giusto per eccellenza e sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza, della malvagità. Sale inquietante la domanda del “perché” di questo cumulo insopportabile di sofferenze e del dolore che investe Gesù, il Crocifisso e con lui tutti i crocifissi della storia. Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza della croce….. Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso si consegna con libertà suprema, per amore, Questo amore supremo che egli dona perdendo se stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento di Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte, non togliendola dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vince l’odio. (Messalino LDC)
DOLORE
La croce prima che dare la morte mira a spremere da un essere umano tutta la sofferenza di cui è capace. Sul piano morale poi è la suprema umiliazione: “ il più abietto supplizio degli schiavi”, dice Cicerone. “ Segno di maledizione” secondo la Bibbia. Eppure anche l’agonia e la croce sono solo il segno di un abisso di sofferenza che sconfina con l’infinito, perché è Dio stesso che soffre nella carne umana. E’ come quando in certi mari infidi si crea alla superficie delle acque un mulinello che nasconde catastrofi in profondità, nel cuore delle acque. “ Fermati e guarda se c’è un dolore come il mio”, ci esorta la liturgia.
PECCATO
Se ci si chiede il perché di tanto dolore c’è una sola risposta, quella data da Isaia: “ E’ stato trafitto a causa delle nostre colpe”. C’è dunque una perfetta equazione tra Croce e peccato. Il contenuto di questo mistero sconfinato di dolore sono le mie colpe: i tradimenti, le vigliaccheria, le quotidiane indolenze. La croce ha due sbarre, segno di contraddizione: è l’opposizione della mia volontà a quella di Dio che l’ha creata. Finché ci sarà al mondo una volontà umana che si oppone a quella divina, la croce sarà una realtà attuale. In questo senso Pascal dice che Gesù continua la sua agonia fino alla fine del mondo. La Croce è l’altare del mondo.
AMORE
Ma l’ultima definitiva spiegazione della croce è l’amore. Un amore che si sacrifica e s’immola. Soffrire e morire toccava a noi, ma l’Agnello di Dio ha preso su di sé tutto questo carico. Si è fatto “peccatore” dei nostri peccati, e perciò è morto della nostra morte. “ Non c’è amore più grande”, ci ha avvertiti Gesù. Giovanni infatti introduce la passione con queste parole: “ Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine “: cioè fino all’estremo limite. Se l’amore a Dio non fosse costato nulla, forse non ce ne saremmo convinti, sapendo quanto costa a noi uomini amare. Ma davanti alla Croce ci sgorga dal cuore il grido di Paolo: “ Mi ha amato e ha dato se stesso per me”
TRIONFO
Dalla tragedia della Croce è nato il mistero ineffabile della nostra salvezza. Quella che sembrava una definitiva sconfitta si è risolta in trionfo. Nel corpo del Figlio unigenito dilaniato sulla croce, la maledizione è distrutta, siamo invasi dalla vita del Risorto, riconciliati tra noi e con il Padre, trasformati a immagine del Cristo glorioso. Ma tutto questo è estremamente esigente: bisogna accettare di soffrire con Lui “ compiendo quello che manca alla passione di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa”, bisogna imparare ad amare con lo stesso amore con cui Cristo ci ha amati e ci ama. (M. Magrassi)
LA PASSIONE DI UNO DELLA TRINITA’
Un antichissimo autore cristiano scriveva: “ Uno della Trinità ha patito”. Ma già il centurione e quelli che erano con lui sul calvario dissero di Gesù: “ Davvero costui era Figlio di Dio” (Mt 27,54). Se non si arriva a scoprire Dio nella passione e morte di Gesù, davvero è buio su tutta la terra. Invece in quella passione c’è Dio, c’è la Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La storia della passione di Gesù nasconde e rivela la storia di Dio-TrinitàAmore. Con S. Agostino potremmo dire che la croce è la storia dell’amore: “ Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato, l’Amore. In questa prospettiva trinitaria del Vangelo della passione J. Moltman ha scritto: “Nella croce eretta sul Golgota si è manifestato il cuore eterno della Trinità. La forma del Crocifisso è la Trinità”. (Ambrosanio)
CI SIAMO ANCHE NOI
La passione di Gesù ha una trama fittissima di fatti e persone nelle quelli ci troviamo coinvolti tutti, nessuno escluso. La passione di Gesù infatti ci interroga e ci propone alla riflessione temi assai interessanti e sconvolgenti come l’amicizia al convito pasquale, il dono totale di Gesù nell’ultima cena, il tradimento, la dispersione del gregge, il rinnegamento, la solitudine di Gesù nella veglia, l’arresto, la fuga dei discepoli, il duplice processo davanti al sinedrio e davanti a Pilato, l’urlo della folla che vuole Barabba vivo e Gesù crocifisso, il cireneo, la crocifissione di Gesù, il sepolcro sigillato, e ancora tante altre provocazioni a riflettere e prendere posizione. Non si può rimanere indifferenti ed estranei quando si fa memoria della passione di Gesù. Ognuno deve decidere di fronte a lui che è “segno di contraddizione”. Il processo di Gesù non è ancora chiuso ed è ineluttabile che in giudizio siano trascinati i suoi seguaci. Egli infatti disse” Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 26, 24). Il Vangelo della passione allora continua; dopo quello di Gesù si scrive il nostro, sarà il quinto vangelo, la storia della nostra passione. (Ambroanio)
GESU’ AFFRONTA LA PASSIONE
“Benedetto il regno che viene, del padre nostro David! Osanna nel piú alto dei cieli” (Mc 11,10). Leggiamo nel Vangelo di Giovanni (cf. Gv 6,15) che le folle, ristorate coi cinque pani e i due pesci, volevano rapire Gesú e proclamarlo re, ma che Gesú, per evitare che questo avvenisse, fuggì sul monte a pregare. Ora invece, mentre viene a Gerusalemme ove subirà la passione, non sfugge a coloro che lo proclamano re; che in schiera osannante e cantando canzoni degne del re e del Figlio di Dio lo conducono alla città regale, non impone il silenzio a quanti insieme cantano la restaurazione in lui del regno del patriarca David, e la riconquista dei doni dell`antica benedizione. Per qual motivo ciò che prima rifiutò fuggendo, ora l`accoglie volentieri, e il regno che non volle accettare quando ancora doveva riportare la sua vittoria nel mondo, ora che sta per abbandonare il mondo per la passione della croce, ora questo regno non lo rifiuta? Certo per insegnare apertamente che egli è il re di un impero non temporaneo e terreno ma eterno nei cieli, di un regno al quale perverrà con il disprezzo. (Beda il Vener., In Marc., 3, 11, 10)
VENUTO PER LIBERARE GLI UOMINI
Per liberare gli uomini venisti, testimone il profeta Zaccaria, che dolcissimo, giusto e salvatore, un tempo t`ha chiamato (cf. Zc 9,9). Esausti e vinti siamo, scacciati dappertutto. Nella Legge credemmo intravedere un liberatore, però in servaggio essa ormai ci ha ridotti; quindi appello ai profeti facemmo e sulla speranza ci han lasciati. Per questo coi bambini ci gettiamo ai tuoi piedi: pietà di noi, oppressi; consenti a subir la croce e la sentenza tu della morte lacera, tu che venuto sei per richiamare Adamo. «O creatura della mano mia – risponde il Creatore a quelli che sí gridano -, sapendo che la Legge non aveva potere di salvarti, io stesso son venuto. Alla Legge salvarti non spettava, perché non è lei che t`ha creato; né dei profeti compito, che creature mie come te erano. Solo a me spetta d`affrancarti dal debito oppressore. Per te sono venduto, e sí ti libero; per te son crocifisso, e dalla morte scampi; muoio, cosí a gridar ti insegno: Benedetto tu sei tu che venuto sei per richiamare Adamo. Ho forse io amato tanto gli angeli? No, sei tu, il meschino, che io ho preferito. La mia gloria offuscai, e ricco, liberamente povero mi feci, per amor tuo. Per te ho sofferto fame, sete e fatica. Per monti, valli e per burroni ho corso, pecorella smarrita, per cercarti; nome di agnello presi per ricondurti, attratta da mia voce; e di pastore, per dare la mia vita per te, e sottrarti al lupo. Tutto perché tu gridi io sopporto: Benedetto tu sei. tu che venuto sei per richiamare Adamo». (Romano il Melode, Hymn., 32, 6.8-12)
ANIMA TRISTE FINO ALLA MORTE
Gesú, sapendo che era ormai venuto il tempo di dar compimento alla sua gloriosa Passione, disse: “L`anima mia è triste fino alla morte” (Mt 26,38), e ancora: “Padre, se possibile passi da me questo calice” (Mt 26,39). Con tali parole rivelatrici di un certo timore, egli guariva condividendole le emozioni della nostra debolezza e aboliva, sottomettendovisi, la paura della sofferenza da subire. E` dunque in noi che il Signore tremava del nostro terrore, di modo che, assumendo la nostra debolezza e rivestendosene, vestì la nostra incostanza con la fermezza scaturita dalla sua forza. Egli, infatti, era disceso dal cielo in questo mondo come un mercante ricco e benefattore, e, per un ammirabile scambio aveva concluso un affare, prendendo ciò che apparteneva a noi, e accordando ciò che era suo, dando l`onore per gli obbrobri, la guarigione per i dolori, la vita per la morte; e lui che per sterminare i suoi persecutori poteva avere a suo servizio piú di dodicimila legioni di angeli (cf. Mt 26,53), preferí meglio subire il nostro terrore piuttosto che fare uso della propria potenza. (Leone Magno, Sermo 41 [54], 4-5)
PAURA DELLA MORTE
Colui che raccomandò ai suoi discepoli di non aver paura della morte – “Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo” (Mt 10,28) -, come mai ha avuto paura della morte ed ha chiesto che il calice si allontanasse da lui (cf. Mt 26,39)?… Egli ha avuto paura, cosí come ha avuto fame e sete, si è affaticato e ha dormito. Oppure, dice questo perché gli uomini non possano dire nel mondo: E` senza sofferenza e senza dolore che ha pagato i nostri debiti. O anche, per insegnare ai discepoli ad affidare la propria vita e la propria morte a Dio. …..Affinché la somiglianza della sua anima mostrasse che non bisogna gloriarsi della morte prima di averla subita. In effetti, se colui che non teme ha avuto paura ed ha chiesto di essere liberato, sapendo che ciò era impossibile, quanto piú è necessario che gli altri perseverino nella preghiera prima della tentazione, per esserne liberati quando essa si presenta. Infine, forse, perché nell`ora della tentazione le nostre anime sono tormentate in tutti i sensi e i nostri pensieri divagano, egli è rimasto in preghiera per insegnarci che è necessario pregare contro i complotti e le insidie del demonio, per poter padroneggiare con una preghiera incessante i dispersi pensieri. O semplicemente, è per confortare coloro che hanno paura della morte che egli ha esternato la propria paura, perché essi sappiano che tale paura non li induce in peccato se essa non perdura a lungo. “Non la mia, o Padre, ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,42), ossia che io muoia per ridare la vita a molti (cf. Is 53,11). (Efrem, Diat., 20, 3-7)
RIFLESSIONI VARIE
“Dio ha tanto amato gli uomini da dare per loro il suo Figlio” (Gv 3, 16); “ Gesù Cristo mi ha tanto amato da dare se stesso per me” (Gal 2, 20).
Morte in croce. La crocifissione. I vari personaggi sotto la croce di Gesù. Dopo essersi divise le vesti le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano. “Se sei il Figlio di Dio salva te stesso”. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. Se ne tornavano percuotendosi il petto.
Parole di Gesù in croce. “ Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno” (perdono totale di Gesù). “ Oggi sarai con me in paradiso. (assicurazione al ladrone pentito). “ Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
La morte di Gesù attraverso la croce è il cammino per giungere alla risurrezione.
Fratello in Cristo, segui il cammino indicato dal velo del tempio. Entra nel Santo dei santi delle sofferenze di Gesù Cristo. Là troverai l’amore santo e benedetto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per i peccatori e per gli iniqui. (Filarete).
Se Gesù ha dato se stesso per noi “anche noi dobbiamo mettere a disposizione la nostra vita per i fratelli”. (1 Gv 3, 16).
“Completo nelle mie membra quello che manca alla passione di Cristo a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa” (S. Paolo).
“Io ritenni di non saper altro in mezzo a voi, se non Cristo e questi crocifisso” (1 Cor 2, 2) Finché non giunge a questo, l’esperienza cristiana è embrionale, in cammino” (Cardinale Martini).
“Chi ha sete venga a me e beva… fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero dovuto ricevere i credenti in lui” (Gv 7, 38-39) Dal costato di Cristo sgorga l’acqua che è lo Spirito.
Fino alla fine dei tempi la croce continuerà a gridare agli uomini l’amore di Dio. So meditare e valorizzare il segno della croce?
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione per partecipare alla gloria della risurrezione. (Colletta Domenica di Passione)
•Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza. E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto e proclamiamo insieme la tua lode. (Prefazio Domenica di Passione)
•Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. (Colletta Venerdì santo)
•Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome. (Fil 2, 8-9)
•Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei nemici e a subire il supplizio della croce. (Orazione del Venerdì Santo)
•Dio onnipotente ed eterno che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l’opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero ci conservi per sempre al tuo servizio. (Orazione dopo la comunione del Venerdì Santo)
•O Trinità, il luogo in cui ti riveli a noi è la Croce. La ci è donato tutto l’amore del Padre; là il Figlio, nella maniera più radicale dice sì al Padre…dice a noi e al Padre l’amore totale del suo infinito s’. O Trinità, incastonami nell’intima dinamica della Passione di Gesù per farmi entrare a far parte del circolo di vita del tuo amore. (Klaus Hemmerle)
•Padre che consegni il tuo unico Figlio per noi; Figlio che vivi il supremo abbandono della Croce, Paraclito, che unisci il Padre donante e accogliente al Figlio morente e in lui alla passione del mondo, Trinità del dolore, Dio nascosto del Venerdì santo, donaci di prendere ogni giorno la croce dell’abbandono e di offrirla con te in una comunione più grande. (Bruno Forte)
•O croce beata che apristi le braccia a Gesù redentore, bilancia del nostro riscatto, che tolse la preda all’inferno. Ave, o croce, unica speranza in questo tempo di passione, accresci ai fedeli la grazia, ottieni alle genti la pace. (Dall’Inno di Vespri Settimana Santa)
•O Gesù redentore, immagine del Padre, luce d’eterna luce, accogli il nostro canto. Per radunare i popoli nel patto dell’amore distendi le tue braccia sul legno della croce. Dal tuo fianco squarciato effondi sull’altare i misteri pasquali della nostra salvezza. (Dall’Inno di Lode della Settimana santa)
•Eccomi o mio amato e buon Gesù, che, alla tua santissima presenza, ti prego con il fervore più vivo di imprimere nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e il proponimento di non offenderti più. Con tutto l’amore e la compassione del mio cuore contemplo le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te il santo profeta Davide: “Hanno forato le mie mani ed i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”. (Preghiera a Gesù crocifisso)
•Poiché tu agonizzasti e moristi per me e per salvarmi, io darò, se occorre anche la vita perché giunga al possesso beato del cielo. O Gesù, sei stato fatto per noi redenzione. Dal tuo costato aperto, arca di salute, fornace di carità, uscì sangue ed acqua a ricordo del bene dei sacramenti e della tenerezza del tuo amore, o Cristo, che ci hai amato e lavato nel tuo sangue. (S. Gaspare del Bufalo)
•Soffro con te addolorata Maria, per quel martirio che il tuo cuore generoso sostenne nell’assistere Gesù agonizzante. Cara Madre, per il tuo cuore in tal modo martirizzato impetrami la virtù della temperanza e il dono del consiglio. Soffro con te, addolorata Maria per quella ferita che il pietoso tuo Figlio provò per il colpo di lancia che squarciò il costato di Gesù e ferì l’amabilissimo suo cuore. Cara Madre, per il tuo cuore in tal maniera trafitto, impetrami la virtù della carità fraterna e il dono dell’intelletto. (Paul Claudel: Da “Sette dolori di Maria”)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Le folle “se ne tornavano percuotendosi il petto”. Imitiamole avendo un pentimento sincero delle nostre colpe.