Giovanni 14, 15-16.23-26: 15 In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 14, 15-16.23-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “ Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v`insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
(Bibbia Cei: versione 2008)
Esegesi
Il brano 14, 15-31 Gesù parla di amore e promette lo Spirito Santo. Il quadro è la partenza di Gesù, con particolare riferimento al suo ritorno. Non c’è solo il ritorno di Gesù nella Parusia, ma anche il ritorno di “oggi”, nel dono dello Spirito (16-17), nella preghiera (13-14), nella pace (27). Nella seconda parte del capitolo prevale il tema l’amore di Dio, che si esprime nell’osservanza dei comandamenti. Tra fede e amore non c’è opposizione: il comandamento unico è “ credere nel nome del Figlio Gesù Cristo e amarci gli uni gli altri”. (1 Gv 3, 23)
SE MI AMATE (15)
Normalmente Gesù fa appello all’amore del prossimo, con meno frequenza chiede ai discepoli di amarlo (Mt 10, 37; Gv 8, 42). L’amore è visto non in modo romantico, ma concreto: l’espressione dell’amore è l’osservanza dei comandamenti, degli impegni lasciati da Gesù, è l’espressione pratica dell’amore.
IO PREGHERO’ IL PADRE (16)
Questo è il primo di cinque passaggi sullo Spirito Santo, che nel tempo successivo alla partenza di Gesù rivestirà un’importanza determinante per continuarne la presenza e garantirne i frutti. Gesù si presenta come “paraclito”, (= consolatore, avvocato, difensore) e promette un altro Paraclito, che continuerà la sua opera di assitenza presso i suoi.
LO SPIRITO DI VERITA’ (17)
Il brano liturgico salta i versetti 17-22. Nei versetti 17-18 Gesù dice che il Consolatore, detto Spirito di verità, non può essere conosciuto dal mondo, perché e colpevolmente cieco.
RITORNERO’ A VOI (18)
Poi prosegue promettendo un suo ritorno e assicura che i suoi discepoli lo vedranno vivo in tutta l’azione della Chiesa (mi vedrete perché io vivo), sapranno che egli vive in intima comunione con il Padre (io sono nel Padre) ed esperimenteranno un’analoga comunione vitale con Lui, a condizione che osservino i suoi comandamenti.
A NOI E NON AL MONDO (22)
Giuda Taddeo capisce che Gesù riserverà la sua manifestazione ai discepoli, e non sa spiegarsi perché invece egli non si manifesti in modo spettacolare a tutti, come gli Ebrei si aspettavano.
GLI RISPOSE GESU’ (23)
Gesù non risponde direttamente, ma precisa quanto ha detto precedentemente. Solo chi crede nella parola, nella rivelazione di Gesù e del Padre, che è una proposta completa e globale di vita da mettere in pratica, resta aperto alla venuta di Gesù e del Padre. E’ l’amore concreto che distingue i credenti dal mondo ed è il segno di appartenenza alla comunità.
VERREMO (23)
Gesù ha parlato della sua venuta e di quella dello Spirito, ora parla anche della venuta del Padre. La venuta della Trinità nel discepoli si compie nel Battesimo.
V’INSEGNERA’ (26)
Il Paraclito, qui identificato con lo Spirito Santo, è inviato dal Padre, nel “nome” di Gesù, cioè in stretta unione con lui. La funzione dello Spirito è di continuare l’insegnamento di Gesù, nel senso di farlo ricordare e comprendere.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PROVA DELL’AMORE E L’AZIONE
Lo Spirito Santo stesso è amore. Perciò Giovanni dice: “Dio è amore” (1Gv 4,8). Chi con tutto il cuore cerca Dio, ha già colui che ama. E nessuno potrebbe amare Dio, se non possedesse colui che ama. Ma, ecco, se a uno di voi si domandasse se egli ami Dio, egli fiduciosamente e con sicurezza risponderebbe di sí. Però a principio della lettura avete sentito che la Verità dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23). La prova dell`amore è l`azione. Perciò Giovanni nella sua epistola dice anche: “Chi dice di amar Dio, ma non ne osserva i precetti, è bugiardo” (1Gv 4,20). Allora veramente amiamo Dio, quando restringiamo il nostro piacere a norma dei suoi comandamenti. Infatti chi corre ancora dietro a piaceri illeciti, non può dire d`amar Dio, alla cui volontà poi contraddice. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
AVERE IN CASA DIO
“E il Padre mio amerà lui, e verremo e metteremo casa presso di lui” (Gv 14,23). Pensate che festa, fratelli carissimi; avere in casa Dio! Certo, se venisse a casa vostra un ricco o un amico molto importante, voi vi affrettereste a pulir tutto, perché nulla ne turbi lo sguardo. Purifichi, dunque, le macchie delle opere, chi prepara a Dio la casa nella sua anima. Ma guardate meglio le parole: “Verremo e metteremo casa presso di lui”. In alcuni, cioè, Dio vi entra, ma non vi si ferma, perché questi, attraverso la compunzione, fanno posto a Dio, ma, al momento della tentazione, si dimenticano della loro compunzione, e tornano al peccato, come se non l`avessero mai detestato. Invece colui che ama veramente Dio, ne osserva i comandamenti, e Dio entra nel suo cuore e vi rimane, perché l`amor di Dio riempie talmente il suo cuore, che al tempo della tentazione, non si muove. Questo, allora, ama davvero, poiché un piacere illecito non ne cambia la mente. Tanto piú uno si allontana dall`amore celeste, quanto piú s`ingolfa nei piaceri terrestri. Perciò è detto ancora: “Chi non mi ama, non osserva i miei comandamenti” (Gv 14,24). Rientrate in voi stessi, fratelli; esaminate se veramente amate Dio, ma non credete a voi stessi, se non avete la prova delle azioni. Guardate se con la lingua, col pensiero, con le azioni amate davvero il Creatore. L`amor di Dio non è mai ozioso. Se c`è, fa cose grandi; se non ci son le opere, non c`è amore.
(Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
LO SPIRITO RICORDA
“Lo Spirito Santo Paraclito, che il Padre manderà nel mio nome, v`insegnerà tutto e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Gv 14,26). Sapete quasi tutti che la parola greca Paraclito, in latino significa avvocato o consolatore. E lo chiama avvocato, perché interviene presso il Padre in favore dei nostri delitti. Questo Spirito, che è una sola sostanza col Padre e con il Figlio, intercede per i peccatori, ed è lui stesso che intercede perché coloro che lui stesso ha riempito di sé, li muove a chiedere perdono. Perciò Paolo dice: “Lo stesso Spirito supplica per noi con gemiti indescrivibili” (Rm 8,26). Ma chi prega è inferiore a colui che è pregato; e come può lo Spirito pregare, se non è inferiore? Ma lo Spirito prega, perché spinge a pregare coloro che ha ripieni. Il medesimo Spirito è chiamato consolatore, perché mentre dispone i peccatori alla speranza del perdono, ne solleva l`animo dalla tristezza. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
VI INSEGNERA OGNI COSA
Di questo Spirito poi giustamente si dice: “V`insegnerà ogni cosa”, perché se lo Spirito non è vicino al cuore di chi ascolta, il discorso di chi insegna, non ha effetto. Non attribuite al maestro ciò che comprendete, perché se non sta dentro colui che insegna la lingua del maestro si agita a vuoto. Ecco voi sentite ugualmente la voce di uno che parla, ma non percepite tutti ugualmente il senso di ciò che è detto. Se dunque la parola è sempre la stessa, perché nei vostri cuori ve n`è una diversa intelligenza? Certo perché c`è un maestro interiore il quale istruisce alcuni in modo speciale. E di questa istruzione lo Spirito dice attraverso Giovanni: “Egli v`insegnerà tutto” (1Gv 2,27). La parola, quindi, non istruisce, se non interviene lo Spirito…… Bisogna ancora domandarsi perché del medesimo Spirito si dice: “Vi suggerirà tutto”, se il suggerire è cosa di un inferiore? Ma poiché per suggerire a volte intendiamo somministrare, l`azione del suggerire è attribuita allo Spirito, non in quanto venga dal basso, ma perché viene dal buio. “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace”. Qui lascio li do. La lascio a quelli che seguono, la do a quelli che arrivano. (Gregorio Magno, Hom., 30, 1)
IL DONO DI DIO ALLA CHIESA
E` alla Chiesa come tale, in effetti, che è stato dato il “Dono di Dio” (Gv 4,10), così come lo era stato il soffio per l`opera modellata (cf. Gen 2,7), affinché tutte le membra possano avervi parte ed esserne vivificate; è in essa che è stata deposta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell`incorruttibilità (cf. Ef 1,14; 2Cor 1,22), conferma della nostra fede (cf.Col 2,7) e scala della nostra ascensione a Dio (cf. Gen 28,12): infatti, come è detto, “nella Chiesa Dio ha posto gli uni come apostoli gli altri come profeti, ed altri ancora come dottori” (1Cor 1,12) e tutto il resto dell`opera dello Spirito (cf. 1Cor 12,11). Da questo Spirito sono dunque esclusi quanti, rifiutando di accorrere alla Chiesa, si privano da se stessi della vita con le loro false dottrine e le loro azioni riprovevoli. Infatti, là dove è la Chiesa, lí è del pari lo Spirito di Dio; e là dove è lo Spirito di Dio, lí è anche la Chiesa e tutte le grazie. E lo Spirito è Verità (cf. Gv 5,6). (Ireneo di Lione, Adv. haer., 3, 24)
TRE TIPI DI AZIONE DELLO SPIRITO IN NOI
Celebriamo oggi, carissimi, la solennità dello Spirito Santo, solennità che merita di essere celebrata in pienezza di gioia e con ogni devozione. Poiché lo Spirito Santo è la suprema dolcezza di Dio, è la benevolenza di Dio, è Dio stesso. Perciò, se celebriamo le feste dei Santi quanto più dovremo celebrare colui dal quale ebbero il dono di essere santi tutti coloro che tali sono stati? Se veneriamo coloro che sono stati santificati, quanto più dovremo onorare il santificatore? Oggi è la celebrazione dello Spirito Santo, o di quella discesa per cui l`invisibile apparve visibile; come il Figlio, che, pur essendo invisibile in se stesso, si degnò di mostrarsi visibile nella carne umana. Oggi lo Spirito Santo ci rivela qualche cosa di se stesso, come prima conoscevamo qualche cosa del Padre e del Figlio: la perfetta conoscenza della Trinità è la vita eterna. Ora conosciamo solo in parte; ciò che non riusciamo a comprendere, lo accettiamo per fede… Prima lo Spirito invisibile manifestava il suo arrivo con segni visibili: quanto più poi i segni sono spirituali, tanto più sono convenienti allo Spirito Santo. Discese allora sopra i discepoli in lingue di fuoco, perché‚ dicessero parole di fuoco nelle lingue di tutte le genti e predicassero una legge di fuoco con lingua di fuoco. Nessuno si lamenti che tale manifestazione dello Spirito non venga fatta a noi: la manifestazione dello Spirito è fatta a ciascuno a seconda dell`utilità (1Cor 12,7). Ma veramente questa manifestazione è stata fatta più a noi che agli apostoli. A che servirono infatti a loro le lingue, se non per la conversione delle genti? Ci fu in loro una ben altra manifestazione più propriamente loro: e questa ancor oggi si rivela a noi. E` evidente, infatti, che dovettero essere rivestiti di potenza dall`alto quei tali che, da una così grande pusillanimità di spirito, pervennero poi a così meravigliosa costanza. Non fuggono più, non si nascondono più per paura dei Giudei; è più forte il loro coraggio nel predicare, che non sia stata la loro paura nel nascondersi. E che quel mutamento sia dovuto alla destra dell`Altissimo lo dice chiaramente la paura del principe degli Apostoli, che trema alle parole d`una serva, ma poi diventa forte sotto i flagelli del sinedrio: “Se ne andavano via dal sinedrio pieni di gioia, perchè erano stati ritenuti degni di subir ignominia per il nome di Gesù” (At 5,11). Eppure, mentre Gesù era condotto innanzi al sinedrio, eran tutti fuggiti e l`avevan lasciato solo. Chi può mettere in dubbio la discesa dello Spirito veemente, che fortificò le loro menti con invisibile potenza? Così anche oggi le cose che lo Spirito opera in noi danno testimonianza della sua presenza. (Bernardo di Chiarav., Sermo I, in Sp. Sanct., 1 s.)
PRENDEREMO DIMORA
“Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. In greco il termine “dimora” è “monè”, che letteralmente indica l’atto di “rimanere”. Ora questo tema ha un certo rilievo nel quarto Vangelo, tanto da attribuire al vocabolo un significato specifico di ordine teologico e spirituale. L’immagine è quella di una residenza comune tra Dio e l’uomo, anzi, di un ingresso del Padre e del Figlio nel cuore dell’uomo per “rimanerci”. Il pensiero corre ad Apocalisse 3, 20: “ Ecco sto alla porta e busso, Se qualcuno ascolta la mia voce, io verrò a lui, cenerò con lui e egli con me”. (Ap 3, 20) Ma l’idea dell’originale greco “ monè” è ancora più forte; è una dichiarazione di intimità, di comunione vitale, di unità tra Dio e l’uomo. E’ questa l’opera della grazia che Gesù rappresenta, sempre nel quarto vangelo, con un altro simbolo “vivo”, quello della vite e dei tralci: “ Rimanete in me e io in voi; come il tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite voi siete i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. (Gv 15, 4-5) L’idea è trasparente: al “rimanere” di Cristo e del Padre, che prendono “dimora” nella nostra vita e nel nostro essere, deve corrispondere il “rimanere” dell’uomo nel cuore di Dio. Perciò sono vere entrambe la affermazioni della tradizione spirituale che descrivono il credente in comunione con il suo Signore: io sono nel cuore di Dio e Dio è nel mio cuore. E, “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. (Gv 15, 7) (G. Ravasi)
VERTICE DELL’OPERA DI GESU’
La Pentecoste si presenta come un vertice dell’opera di Cristo, perché è grazie al dono dello Spirito che tutto quello che Cristo ha fatto per noi, specialmente nella Pasqua, non appartiene al passato, ma è realtà sempre attuale. Ciò che permette alla Chiesa di dire tranquillamente in ogni solennità liturgica: “ Oggi”.
LO SPIRITO SANTO
Lo Spirito è fermento di giovinezza. Ringiovanisce tutto: la Parola, i sacramenti, l’intera istituzione ecclesiale. Quante cose in venti secoli, una volta vive, sono morte e scomparse per sempre. E la Chiesa è sempre lì, viva e segno perpetuo di contestazione, perché nessuno possa evitare il confronto con essa. Lo Spirito è forza di coesione che unifica. Dove ci sono uomini ci sono tensioni. Queste tensioni possono trasformarsi in contrasto, quando resistiamo allo Spirito. Ma, se ci lasciamo guidare da lui, esse si compongono nella carità, e allora la diversità si rivela una ricchezza. Lo Spirito è forza di espansione missionaria. Apre ai credenti gli orizzonti del mondo. Quando lo Spirito irrompe, spalanca tutte le porte e lancia agli Apostoli per le strade del mondo. (Mariano Magrassi)
INIZIO DELLA CHIESA
Nella Pentecoste lo Spirito dà inizio alla Chiesa, chiamando e incorporando ad essa uomini di ogni nazione che è sotto il cielo. A Pentecoste emerge il popolo di Dio, che annunzia “le grandi opere di Dio”. Con la forza dello Spirito ogni uomo diventa capace di proclamare nella sua lingua le grandi opere del Signore. Si tratta anzitutto della fede che professa e proclama le opere meravigliose di Dio. Il dono delle lingue è compreso in questa azione fondamentale e “creatrice” dello Spirito, che fa nascere la fede e quindi la Chiesa. (Antonio Bonora)
LO SPIRITO OPERA SEMPRE
Pietro e gli Undici ricevono forza dallo Spirito e annunziano con coraggio “le grandi opere del Signore”. Lo Spirito continua a rendere operante la Pasqua. Come a Pentecoste anche oggi la comunione tra gli uomini nasce attorno a Cristo morto e risorto che la Chiesa celebra e annunzia sotto l’azione dello Spirito. Lo Spirito trasforma l’uomo dal di dentro, lo rigenera, lo libera dal ripiegarsi su se stesso, lo rende capace di amare. Permetto allo Spirito che mi rigeneri? “Dove c’è lo Spirito ivi c’è libertà”. (2 Cor 3, 17) La libertà consiste nell’essere figli di Dio. Lo Spirito ci libera dalla schiavitù dell’egoismo e dell’orgoglio, dal dominio di Satana e persino dalla morte. La vita cristiana, nelle varie espressioni deve essere caratterizzata da un’intensa “spiritualità”. Lo Spirito è il Maestro interiore che dobbiamo ascoltare. Sono “spirituale”, mi faccio guidare dallo Spirito? Per la sua potenza giunge a maturazione l’opera rivelatrice di Cristo, nasce la fede pasquale, viene inaugurata la nuova creazione, si stabilisce la nuova alleanza, si espande l’annunzio del Regno. Lo Spirito guida la Chiesa verso la verità tutta intera, aiuta a penetrare sempre più la persona di Cristo nella sue parole e nei suoi segni.
UNA POTENZIALITA’ INSOPPRIMIBILE
La presenza dello Spirito del Dio vivente in mezzo ai suoi, non cessa di essere feconda nella sua Chiesa. Radicata su questa certezza la Chiesa di fede, la Chiesa di sempre deve trovare l’impulso della comunità primitiva per abbandonare ogni senso di paura, per spalancare senza indugio ogni porta sbarrata per timore di chicchessia, per gioire in profondità nel sapere che per la potenza dello Spirito il peccato è sconfitto per sempre e la pace è sempre possibile, per andare messaggera del Padre e del Figlio a proclamare in ogni lingua e instaurare in ogni cultura la “novità” e “ la libertà” dello Spirito. E questo vale per ogni comunità locale e per ogni singolo “ battezzato nell’acqua e nello spirito”. (E. Caporello)
SOTTO IL SOFFIO DELLO SPIRITO
Lo Spirito Santo trasforma l’uomo dal di dentro, lo rigenera, lo libera dal ripiegarsi su se stesso, lo rende capace di amare. Nell’esistenza dei credenti lo Spirito Santo è forza creatrice di spazi di obbedienza al Signore e di accoglienza alla sua signoria. La persona priva dello Spirito e appartenente al vecchio mondo compie opere quali impurità, idolatria, rivalità, faziosità, inimicizie, orge; il frutto dello Spirito è anzitutto l’amore, poi la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la bontà, la fiducia, la mitezza, la padronanza di sé. (vedi Gal 5, 19-23). Attraverso lo Spirito che dimora in noi, non soltanto diventiamo figli di Dio, ma anche capaci di un’intensa esperienza di questo nuovo stato filiale. Lo Spirito è la voce stessa che dal nostro intimo si eleva al Padre e si fa preghiera con accenti impossibili all’uomo; è lo stesso Spirito che ci fa dire: “ Abbà”, creando tra noi e il Padre celeste un profondo rapporto di familiarità e confidenza. Chi si lascia guidare dallo Spirito, chi si uniforma a lui nei pensieri e nella volontà, sarà Figlio di Dio; lo Spirito infatti, è garanzia che noi viviamo nell’adozione di figli. I cristiani sono coloro che si lasciano continuamente guidare dallo Spirito. La Chiesa di Cristo è la comunione guidata dallo Spirito. (Luigi Maggiali)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Donaci sempre, o Padre, il tuo Spirito di vita che ci accompagni e ci aiuti a interpretare rettamente, secondo le esigenze del nostro tempo, le parole immutabili del Vangelo di Cristo
•Signore, ti ringraziamo per la luce che ci offri con le tue parole e per la consolazione che ci prometti nello Spirito Santo: fa che davvero il nostro cuore sia libero da ogni forma di turbamento e di timore. (D. Pezzini)
•O Santo Spirito, uno con il Padre e il Figlio, sii sollecito a entrare, riversandoti nei cuori. Fa che attraverso te conosciamo il Padre e assieme a lui vediamo il Figlio e che crediamo in ogni tempo che tu sei lo Spirito di entrambi. (Ambrogio di Milano)
•Vieni, Santo Spirito, dolce luce interiore, a dare la pace e illuminare il nostro cuore con il dono della fede. Vieni, Spirito Santo facci conoscere e amare il Padre, rivelaci e facci seguire il Figlio: tu l’amore infinito che li unisci. (Michel Hubart)
•Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei cuori. Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica riposo, nella calura, riparo, nel pianto conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. (Dalla Sequenza di Pentecoste)
•Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che in te confidano i tuoi santi doni, Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. (Dalla Sequenza di Pentecoste)
•Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, irradia i tuoi sette doni e suscita in noi la parola. (Dall’Inno dei Vespri di Pentecoste)
•Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci difenda dal male. (Dall’Inno dei Vespri di Pentecoste)
•O Spirito Paraclito, dono nuziale e fonte d’ogni bene profondo, dà concordia perenne e perfetta letizia alla Chiesa di Cristo. (Dall’Inno dell’Ufficio delle Letture)
•Vieni, o divino Spirito con i tuoi santi doni e rendi i nostri cuori tempio della tua gloria. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d’eterno amore. (Dall’Inno di Terza della Pentecoste)
•Manda a noi, Signore, il dono del tuo Spirito, concedi al mondo inquieto la giustizia e la pace. (Dall’Inno di Lodi della Pentecoste)
•O Dio, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi i doni dello Spirito Santo sino ai confini della terra e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione. (Colletta Pentecoste)
•Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: fa che i popoli dispersi si raccolgano insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. (Colletta Veglia di Pentecoste)
•Amore del Padre e del Figlio. Ispirami sempre ciò che devo pensare, ciò che devo dire e come devo dirlo; ciò che devo tacere; ciò che devo scrivere; come devo agire e ciò che devo fare per cercare la tua gloria, il bene delle anime e la mia santificazione. (Desirè Mercier 1851-1926)
•Spirito Santo, presenza della Chiesa, che mi attraversi da parte a parte, tu, mia ispirazione, mio fuoco interiore, mio refrigerio e mio respiro. Tu che sei dolce come una sorgente, e bruci come il fuoco. O unione di tutti i contrari, radunaci, fa l’unità in noi e attorno a noi. (Jean Guitton 1901)
•Credo che lo Spirito Santo dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale. E’ lui che guida la Chiesa verso la verità tutta intera, la unifica, nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con doni diversi, e l’abbellisce con i suoi frutti: l’amore, la gioia, la pace. Credo che con la forza del Vangelo, Egli fa ringiovanire la Chiesa, la rinnova continuamente e la conduce alla perfetta unione con Cristo. Perché lo Spirito e la Chiesa dicono sempre al Signore Gesù: vieni. (Bartolino Bartolini)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo, uniformandoci a lui nell’intelligenza e nella volontà.