Giovanni 4, 5-42: 5 In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7 Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9 Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10 Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13 Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17 Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26 Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30 Uscirono dalla città e andavano da lui. 31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32 Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33 E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «II mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola e alla donna 42 dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 4, 5-42
Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c`era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest`acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest`acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell`acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l`acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest`acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l`un l`altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Gesù pone termine alla sua attività di battezzatore e si dedica esclusivamente alla missione di profeta carismatico itinerante, rivelatore con segni e parole. Il quarto capitolo, che è uno dei meglio costruiti di tutto il Vangelo di Giovanni, è per gran parte occupato dal racconto dell’incontro con la donna samaritana e con i samaritani. L’episodio comprende essenzialmente due dialoghi, in cui troviamo un’alternanza tra le rivelazioni di Gesù e la pazienza di Dio che suscita le attese umane e l’incomprensione degli uomini di fronte al mistero di Dio. L’episodio comprende anche la crescita della fede. Tra la fede imperfetta dei Giudei basata sulla vista dei segni (2, 23-25), quella intellettuale di Nicodemo, pronto a riconoscere in Gesù un inviato di Dio ma incapace di aderire alla fede totale in lui, e il percorso compiuto dalla samaritana e dai samaritani, c’è un abisso. Il racconto descrive l’adesione progressiva al mistero di Gesù di una donna (e, attraverso lei, di una comunità): giudeo (9) Signore (11) più grande di Giacobbe (12) profeta (19) Cristo (26-29), Salvatore del mondo (42)
In questo racconto continua la sottolineatura sulla novità di Gesù. L’Evangelista ci ha già presentato alcuni aspetti di questa novità, come il vino messianico di Cana, abbondante e squisito, il tempio rinnovano, la rinascita in acqua e spirito, ora descrive il dono di Dio in Cristo come una fonte di acqua portatrice di vita, che zampilla per la vita eterna, come un culto che si addice a Dio, che è spirito, perciò un culto in spirito e verità.
DOVEVA PERCIO’ (3)
Gesù sospende la sua attività di battezzatore, esce dalla Giudea e si reca in Galilea. Per questo viaggio si potevano percorrere due strade, una lungo il Giordano e l’altra attraversando la Samaria; questa era la strada più breve. L’evangelista dice che “doveva” passare per la Samaria certamente perché il passaggio per la valle del Giordano era più faticoso a causa del caldo, ma questo “doveva” lascia intendere che Gesù “ha uno scopo” ben determinato e importante per passare in Samaria, è un dovere superiore che corrisponde alla volontà salvifica del Padre.
SICAR (3)
Questa Sicar viene comunemente identificata nell’attuale villaggio arabo di Askar, che dista oltre un chilometro dal pozzo. Però già dall’antichità viene identificata con Sichem, antichissima città cananea, incontrata da Abramo nella sua discesa in Palestina, distante dal pozzo circa 500 metri.
IL POZZO DI GIACOBBE (3)
Di questo pozzo, non abbiamo altra testimonianza nella Bibbia, ma i racconti dei pellegrini ne parlano fin dal IV secolo e il pozzo esiste ancora, ha una profondità di 32 metri ed è situato nel luogo tradizionale della proprietà che Giacobbe aveva acquistato “prima” di Sichem (Gn 33, 19), che poi fu ereditata dalla tribù di Giuseppe e dove furono sepolte le ossa di Giacobbe (Gn 24, 32). Il pozzo nelle civiltà semitiche era un luogo simbolico. In un ambiente spesso ostile, fatto di aridità e di deserto, il pozzo era il luogo della vita; lo spazio privilegiato degli incontri amorosi (Gn 24; Gn 29; Es 2, 15-.22). Ma è anche molto legato all’esodo e alla legge. Un commento di Qumram dice: “ Il pozzo è la legge”.. dono di Dio per eccellenza, secondo i rabbini”.
GESU’.. STANCO DEL VIAGGIO (4)
E’ messa subito in risalto l’umanità di Gesù: è stanco è assetato, come lo sarebbe ogni uomo dopo un lungo cammino e nell’ora più calda, il mezzogiorno. Il mezzogiorno poi è un’ora insolita per andare ad attingere acqua. Qualcuno pensa che la donna andasse al pozzo molto tempo dopo che le altre avevano riempito i loro recipienti, perché era da loro isolata per il suo genere di vita.
DAMMI DA BERE (6)
Gesù inizia un dialogo e rompe ogni barriera, di sesso, di razza, di nazionalità, di religione. Ognuno di questi elementi sarebbe stato un ostacolo tra un uomo giudeo e una donna samaritana. La meraviglia per questo abbattimento di barriere è subito espressa dalla samaritana: “Come mai?”
CHE SONO UNA DONNA (9)
La barriera di sesso era impressionante. Quando torneranno gli Apostoli resteranno stupiti che Gesù parli con una donna. Nell’ambiente palestinese di quei tempi la donna versava in una non invidiabile condizione, viveva ai margini della vita religiosa e politica, anche se non troviamo nella Bibbia una dottrina unitaria sulla donna. Alcuni non parlavano con una donna fuori casa, anche se era la moglie. L’atteggiamento di Gesù che non solo parla con una donna nelle vicinanze del pozzo, ma la mette in condizione di cambiare vita e di diventare missionaria è certamente contro ogni tradizione del tempo. In tutta la sua vita Gesù avrà nei confronti della donna un comportamento contrastante col mondo giudaico, che considerava la donna inferiore all’uomo, e quindi rivoluzionario.
GIUDEO….SAMARITANA (9)
I rapporti tra Giudei e Samaritani erano da tempo tesi. I Samaritani erano una popolazione mista discendente dagli abitanti rimasti nel paese dopo la distruzione del regno d’Israele nel 722 a. C. e dai coloni Assiri, si sentivano Israeliti, ma per i Giudei erano niente di più che dei pagani. In particolare erano odiati dai Giudei gli abitanti di Sichem, che nel corso del IV secolo avevano costruito un tempio sul monte Garizim in contrasto col tempio di Gerusalemme, provocando uno scisma. Verso il 180 il Siracide scriveva: “ Due nazioni detesta la mia anima, e la terza non è neppure una nazione: gli abitanti della montagna di Seir e la Filistea e il popolo stolto che abita in Sichem” (Sir 50, 25-26). L’antipatia era ricambiata dai Samaritani.
SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO (10)
Gesù non bada all’opposizione tra Giudei e Samaritani, ma introduce la donna in un universo per lei strano, inizia un discorso sul “dono di Dio”, che egli chiama “acqua viva”. Quest’acqua per Gesù non è più quella del pozzo, ma proviene da Gesù stesso, che diviene “sorgente di acqua viva”. Gesù sposta l’interesse su se stesso, dono di Dio, capace di dare l’acqua viva.
GLI DISSE LA DONNA (11)
La donna non capisce e pensa solo all’acqua del pozzo e al modo che può avere Gesù per attingerne. Forse, pensa la Samaritana, Gesù ha il potere di far sorgere l’acqua dalla roccia come fece Mosè (Es 17, 5), ma allora è un personaggio più grande dello stesso patriarca Giacobbe, che scavò per i suoi figli e il gregge il pozzo, attorno al quale avviene il dialogo.
RISPOSE GESU’ (13)
Gesù spiega più chiaramente il genere di acqua che vuol donare e lo fa contrapponendo fra loro l’azione dell’acqua naturale del pozzo e di quella soprannaturale, che egli vuol donare: l’acqua del pozzo toglie la sete per poco tempo, l’acqua che egli darà spegne la sete per sempre.
IL LUI SORGENTE DI ACQUA (13)
E’ una fonte perenne che soddisfa le esigenze più profonde del cuore umano.
DAMMI DI QUEST’ACQUA (13)
La donna continua a non capire. L’unica cosa che le pare chiara è che deve trattarsi di un’acqua portentosa, il cui possesso rende superfluo
l’andare ad attingere nuova acqua. Non capisce, ma si fa coinvolgere da Gesù e inizia un cammino di comprensione e di fede. Il “Giudeo” del versetto 9, diventa “ Signore”.
ACQUA VIVA
Di che acqua sta parlando Gesù? Spesso nella Bibbia si parla di “acqua” con sfumature diverse. Qui il senso pieno pare essere questo: acqua è la salvezza che Cristo comunica nella sua parola e nella sua opera. Alcuni pensano piuttosto alla Grazia o al dono dello Spirito Santo.
VA A CHIAMARE TUO MARITO (16)
Gesù, vedendo che non giunge allo scopo che si era prefisso, imprime al dialogo un’altra andatura e si rivela come un veggente che scruta i cuori, invitando la donna a far venire il marito.
HAI DETTO BENE (17)
E’ vero, dice Gesù che non ha un marito, perché l’uomo con cui convive non è suo marito. Ma anche nei suoi cinque matrimoni precedenti, essa aveva mancato, come risulta dalla confessione che lei stessa fa la versetto 29.
VEDO CHE SEI UN PROFETA (19)
La donna capisce che Gesù è uno che conosce i segreti di Dio e quelli degli uomini. Lei che prima aveva considerato Gesù solo un “Giudeo”, poi “Signore”, ora lo riconosce come “Profeta”.
I NOSTRI PADRI (20)
La questione che viene posta era allora comune. I Samaritani avevano eretto sul Garizim, ai cui piedi si trovava il pozzo di Giacobbe, un santuario, che era stato distrutto nel 128 da Giovanni Ircano, ma continuavano a ritenere il monte l’unico luogo di culto a Dio, in contrapposizione a Gerusalemme.
CREDIMI (21)
Gesù non accoglie la domanda relativa al luogo di culto, ma da vero profeta asserisce che col tempo messianico, già iniziato, ogni culto che sia vincolato a un determinato luogo perderà valore. Il “momento” è già presente con la venuta di Gesù, anche se il suo compimento si realizzerà con la risurrezione.
VOI…NOI (22)
Gesù riconosce espressamente la speciale posizione religiosa del popolo giudaico, che possiede la rivelazione autentica. E’ attraverso i Giudei che viene portata a compimento la storia della salvezza e la salvezza stessa che è destinata a tutti, anche ai Samaritani.
I VERI ADORATORI (23)
Gesù identifica l’ora del vero culto di Dio con la sua presenza attuale. I veri adoratori sono quelli che sono nati dallo Spirito (3, 3-8) e sono stati santificati, mediante la verità rivelata da Cristo (17, 17-19).
DIO E’ SPIRITO (24)
Il motivo di tutto ciò sta nel fatto che Dio è spirito. Non abbiamo qui una definizione di Dio, una descrizione di ciò che Egli è, della sua natura spirituale, ma un’asserzione che va intesa alla luce di altre espressioni su Dio, come “Dio è luce” (1 Gv 1, 5) cioè dà all’uomo la vera illuminazione, o “Dio è amore” (1 Gv 4, 8) principio che governa le relazioni tra uomini. Così “Dio è spirito”, va inteso in senso soprannaturale, in contrapposizione a “terreno”, e significa che Egli riempie gli uomini con la sua vita divina.”
IN SPIRITO E VERITA’ (24)
Dio che è Spirito è la fonte della vita e quindi l’ispiratore del culto che Egli gradisce. Adorare “in spirito” significa porsi nell’ordine dell’influsso dell’azione di Dio, del dono di vita operato dallo Spirito, avere, vivere la vita soprannaturale. “Adorare in verità” significa porsi nell’ordine della rivelazione di Gesù, che è base della vita soprannaturale. Il nuovo “luogo” dell’adorazione è il “tempio spirituale” Cristo verità, sotto l’illuminazione dello Spirito.
SO CHE DEVE VENIRE IL MESSIA (25)
La donna capisce che Gesù sta parlando dell’epoca messianica, ma non si rende conto che ha detto che quell’ora è già presente (“ è giunto il momento”) ed esprime la sua convinzione che quando sarà venuto il Messia farà in modo che ogni dubbio in campo religioso e ogni controversia finiscano. Anche i samaritani, come i Giudei aspettavano il Messia, a cui davano il nome di Taeb (= colui che ritorna), lo ravvisavano nel personaggio promesso in Deuteronomio 18, 15 e lo aspettavano come un profeta, un maestro e un re potente.
SONO IO CHE TI PARLO (26)
Gesù si rivela in modo solenne come Messia. In questo modo non lo farà altrove nel Vangelo. Si presenta come Messia che parla, che rivela, e con l’asserzione “ Io sono”, che è la presentazione di Dio stesso al Sinai. A questo punto il dialogo giunge al termine e la risposta può essere o fede o incredulità.
GIUNSERO I DISCEPOLI (27)
Prima di riferire la risposta della Samaritana l’Evangelista presenta i discepoli che rientrano e si meravigliano che Gesù stia parlando “con una donna”, non perché è una samaritana, ma perché è donna. Nel clima del tempo i rabbini ritenevano sconveniente entrare in conversazione con una donna. I discepoli non ardiscono però esprimere le loro perplessità, ma avranno una chiarificazione dai fatti che seguiranno.
LASCIO’ LA BROCCA (28)
In risposta all’autorivelazione la donna finisce per credere che egli sia davvero il Messia e, dimentica del motivo per cui era andata alla fonte, ritorna in fretta al paese per sentire il parere dei compaesani. I paesani vanno subito a constatare di persona.
RABBI MANGIA (31)
Anche il dialogo che segue con i discepoli inizia, come quello con la samaritana, con un equivoco, questa volta sulla parola “cibo”. Gli apostoli lo invitano a mangiare, lui parla di un altro “cibo” ed essi pensano che qualcuno gli abbia offerto del vitto durante la loro assenza.
MIO CIBO (34)
Gesù dice chiaramente quale è il cibo che lo ha saziato. Il suo “pane quotidiano” è fare la volontà del Padre ed eseguire l’opera che gli ha affidato. Spesso Gesù ripeterà che scopo della sua vita è di fare la volontà del Padre.
NON DITE VOI (36)
L’opera affidata a Gesù dal Padre si sta realizzando. Gesù dice che il proverbio che dice che ci vogliono vari mesi tra la semina e la mietitura è esatto se si parla di grano o di orzo, ma non che è esatto nel campo della salvezza, dove ci sono leggi diverse. Infatti Lui ha seminato da poco parlando alla donna e già si vedono i frutti nei samaritani che accorrono verso Gesù (“ i campi già biondeggiano “).
CHI MIETE (36)
Nel caso dei samaritani in cui semina e raccolto coincidono, seminatore e mietitore si rallegrano in pari tempo e sono la stessa persona, Gesù. Ma questo è un caso eccezionale.
UNO SEMINA E UNO MIETE (37)
Di norma il seminatore e il mietitore sono due persone diverse e il detto: “uno semina e uno miete” si rivela esatto.
ALTRI HANNO LAVORATO (38)
Gesù dice agli Apostoli che li ha mandati per raccogliere ciò che altri ha seminato. Qui Gesù ha di vista la missione futura degli Apostoli, che saranno certamente seminatori, ma che raccoglieranno quanto Gesù stesso ha seminato. Questa pare l’interpretazione logica di questa asserzione di non facile interpretazione.
CREDETTERO …PER LE PAROLE (38)
La testimonianza della donna fa una tale impressione sui samaritani che molti credono che Gesù è il Messia, lo invitano a restare con loro ed hanno un’esperienza personale di lui.
NOI STESSI ABBIAMO UDITO (42)
La contrapposizione tra la testimonianza della donna e quella di Gesù è fatta per asserire che solo l’incontro con la persona di Gesù può fornire il fondamento sicuro della fede.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA STANCHEZZA DI GESU
“Gesù pertanto, stanco del viaggio, se ne stava così sedendo presso il pozzo. Era circa l`ora sesta” (Gv 4,6). Cominciano i misteri. Non è certo senza un motivo che Gesù era stanco, non senza un motivo appare affaticata la forza di Dio. Cristo, che ridà forza è prostrato dalla fatica, Cristo la cui presenza ci fortifica, e la cui assenza ci debilita, non a caso appare qui stanco. Comunque, Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si siede presso il pozzo; si siede, stanco, all`ora sesta. Tutti questi elementi insinuano qualcosa, ci vogliono indicare qualcosa; ci fanno attenti, ci invitano a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato di esortarci dicendo: “Bussate, e vi sarà aperto” (Mt 7,7). E` per te, che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza, e lo vediamo debole; forte e debole: forte, perchè «in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e era Dio il Verbo. Era questi in principio presso Dio». Vuoi vedere quanto è forte il Figlio di Dio? “Le cose tutte furono fatte per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto” (Gv 1,3); e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui, che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi ora vederlo debole? “Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi” (Gv 1,14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha rigenerato. La forza di Cristo fece che ciò che prima non era fosse; la debolezza di Cristo fece che ciò che era non perisse. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza ci ha cercati. E` dunque con la sua debolezza che egli nutre i deboli…Poiché dunque si è degnato di venire a noi apparendo in forma di servo per la carne, questa stessa carne assunta è il suo viaggio. Perciò «stanco del viaggio», che altro vuol dire se non affaticato nella carne? Gesù è debole nella carne, ma non volerlo essere tu nella debolezza di lui tu devi essere forte, perché il debole di Dio è più forte di tutta la potenza umana (cf. 1Cor 1,25). (Agostino, In Ioan. 15, 6-7)
PROGRESSIVA RIVELAZIONE
Nostro Signore venne alla fontana come un cacciatore, chiese l`acqua per poterne dare; chiese da bere come uno che ha sete, per avere l`occasione di estinguere la sete. Fece una domanda alla Samaritana per poterle insegnare e, a sua volta, essa gli pose una domanda. Benché ricco, Nostro Signore non ebbe vergogna di mendicare come un indigente, per insegnare all`indigente a chiedere. Chiese dell`acqua, poi promise l`acqua della vita; chiese, poi smise di chiedere, al pari della donna che abbandonò la sua brocca. Progressivamente che si rivelò a lei, prima come Giudeo, poi come profeta, quindi come il Cristo. La condusse di gradino in gradino fino al livello più alto. Essa vide in lui dapprima qualcuno che aveva sete, poi un Giudeo, quindi un profeta, e infine Dio. Essa persuase colui che aveva sete, ebbe il Giudeo in avversione, interrogò il saggio, fu corretta dal profeta e adorò il Cristo. (Efrem, Diatessaron, 12, 16-18)
LA SAMARITANA IMMAGINE DELLA CHIESA
Cosa insegna dunque la Bibbia? Cristo, essa ci dice, dal quale sgorga una sorgente di vita per gli uomini, affaticato dal viaggio, stava seduto (cf. Gv 4,5-6) presso una fonte di Samaria, ed era l`ora del caldo: era infatti circa l`ora sesta, dice la Scrittura, nel mezzo del giorno, quando il Messia venne ad illuminare coloro che erano nella notte. La sorgente raggiunse la sorgente per lavare, non per bere…. Ora, proprio mentre il Misericordioso stava vicino al pozzo, come ho detto, ecco che una Samaritana prese la sua brocca sulle spalle e venne, uscendo da Sichar, sua città (cf.Gv 4,7). E chi non dirà felice la partenza e il ritorno di quella donna? Ella uscì nel sudiciume, e ritornò immagine della Chiesa, senza macchia. Uscì e attinse la vita come una spugna; uscì portando la brocca, rientrò portando Dio. E chi non dirà beata quella donna? O meglio, chi non venererà colei che è venuta dalle nazioni? Infatti, ella è immagine, e riceve gioia e redenzione. (Romano il Melode, Hymn. 19, 4-5)
IL DONO DI DIO E’ LO SPIRITO SANTO
Colui che chiedeva da bere aveva sete della fede della donna. Chiede da bere e promette da bere. E’ bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell’abbondanza come uno in grado di saziare. “ Se conoscessi il dono di Dio”. Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata: solo a poco a poco penetra nel cuore di lei. Il Figlio ha preso su di sé la nostra debolezza. Dio, la sorgente che placa la nostra sete, prende su di sé la nostra sete, e provoca in noi le domande che conducono alla rivelazione del suo dono. Coloro che bevono alla fonte sono nella condizione di avere sete e di bere. La fonte non ha mai sete, la fonte non ha bisogno di se stessa. Sono gli uomini che hanno bisogno della fonte per ristorarsi. La fonte scorre per ristorare, così il Signore Gesù (S. Agostino)
E’ GIUNTO IL MOMENTO
L’episodio del pozzo di Sicar è un meraviglioso racconto dove si manifesta l’azione di Dio che vuole salvare quella persona e ogni persona, il suo insistere senza lasciarsi frenare da continui tentativi di fuga o di scusa che la donna cerca di attuare per non lasciarsi catturare dalla logica di Gesù. Non importano le tradizioni, le abitudini, la stessa legge: importa il proprio rapporto con Dio, pur che sia leale, umile, concreto. “ E’ giunto il momento ed è questo”; è il momento della conversione, dell’affidarsi a Dio, del superare un’osservanza stretta nei limiti di azioni solamente esteriori, è il momento di lasciarsi affascinare e condurre dall’azione di Dio che scende nell’intimo della persona. Gesù legge nel cuore della donna e le mostra la verità del suo stato, non per condannarla, né per umiliarla, ma per liberarla dai suoi pesi e renderla capace di iniziare una vita nuova, quella più giusta, quella che lei stessa vuole seguire. (Giorgio Basadonna)
SONO IO CHE TI PARLO
La tentazione di rimandare a un domani ipotetico (quando verrà il messia, dice la samaritana) è sempre in agguato (vedremo.. quando avremo tempo, quando ci sarà la condizione, siamo tentati di dire noi). Sono scuse che mascherano rifiuto, paura, pigrizia e impediscono qualsiasi atto di conversione. Ma Gesù è più forte e toglie ogni possibile uscita di sicurezza: “Sono io che ti parlo”. Le scuse non tengono più, tutto è chiaro: si apre la strada della conversione, e la donna abbandona la sua brocca al pozzo e va al paese a chiamare gli altri perché vengano a vedere un uomo che “forse” è il Messia. La conversione è sempre un gesto immediato, una decisione improvvisa, maturata nel tempo, ma decisa di colpo, abbandonando ogni indugio e lanciandosi nella misericordia di Dio; se si rimanda, se si aspetta, insorgono mille e mille difficoltà che allontanano il gesto decisivo. La conversione diventa immediatamente una testimonianza, un invito agli altri, un richiamo che entra nel cuore di chi ancora non si è deciso e vi immette il fermento che non lascia inerti. (G. Basadonna)
ITINERARIO DI FEDE
Possiamo leggere l’episodio della Samaritana come un itinerario di fede, la progressiva scoperta di chi è Gesù. C’è un crescendo nel modo con cui la donna definisce chi le sta davanti: egli è un “giudeo”, un “profeta”, “il messia”, prima come interrogativo (“che sia forse il Messia”?), poi come affermazione, alla fine è il “salvatore del mondo”. (Domenico Pezzini)
UNA FONTE CHE ZAMPILLA
Possono esserci mediazioni varie nel cammino della fede, ma sempre la fede deve portare all’incontro personale con Gesù. Dall’incontro con lui nasce la missione e si diventa suoi testimoni. Non si diventa testimoni che a queste condizioni: incontrare lui e ricevere il suo Spirito, l’acqua viva”, che disseta. Per questo il discepolo di Gesù non beve fuori di sé alle fontane del mondo, perché non è del mondo, (Gv 17, 16) ma beve dentro di sé perché “fiumi di acqua viva sgorgano dal suo seno” (Gv 7, 38). Il testimone, dunque, nella chiesa e nel mondo è come una fontana che zampilla per la vita eterna per sé e per gli altri. Egli annunzia con gioia le meraviglie dell’amore. (Antonio Ambrosanio)
ACQUA E BATTESIMO
Nelle domeniche 3°, 4° e 5° di Quaresima la liturgia presenta con linguaggio biblico una catechesi battesimale attraverso tre grandi temi: acqua, luce, vita. Nell’antichità servivano a “iniziare” chi si preparava al battesimo, al grande atto della loro rinascita in Cristo. A noi servono per riscoprire la bellezza e la ricchezza del “dono” ricevuto nel battesimo e per conformarvi sempre meglio la vita. Oggi apre la serie il tema dell’acqua.
RICERCA DELL’ACQUA
Al centro della liturgia odierna sta l’acqua come punto di convergenza e di incontro di due interlocutori: l’uomo e Dio. L’acqua diventa il simbolo che compendia ed esprime la richiesta dell’uomo e la risposta di Dio. L’esistenza umana rivela ricerche sconfinate: sete di amore, di verità, di giustizia, di libertà, di comunione, di pace… Sono desideri spesso inappagati: la domanda di totalità riceve in risposta solo piccoli frammenti; piccoli sorsi che lasciano inappagata la sete. Dal profondo del suo cuore l’uomo muove verso un “di più”, un assoluto capace di acquietare e di estinguere la sua sete in modo definitivo. Ma dove trovare un’acqua che plachi ogni inquietudine e appaghi ogni desiderio? (Mess. LDC)
L’ACQUA VIVA
Noi parliamo di sete dell’uomo, ma dovremmo piuttosto parlare di seti, al plurale, perché nell’uomo ci sono molti desideri, molti bisogni, molte aspirazioni. Si potrebbe dire che la sua vita è più desiderio che possesso. Egli si porta dentro un vuoto che non riesce a riempire. E’ il vuoto del tutto, perché il suo desiderio sa dell’infinito, ed egli è “capace di infinito”, è senza limiti eppure è una creatura con limiti e particella del tutto. Di qui il disagio dell’uomo e la tensione tra il nulla e il tutto. S. Agostino sperimentò
fortemente il tormento della sete mai appagata dall’acqua della cose create. Poi trovò la sorgente e confessò: “Ci hai fatti, per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.“ Nelle nostre seti orizzontali o terrene dobbiamo saper riconoscere la sete verticale o eterna: la sete di Dio. Le verità orizzontali sono simbolo di quelle verticali. Occorre una verifica per vedere dove andiamo, che cosa vogliamo, a quali fonti ci abbeveriamo. Il contrasto tra il “pozzo di Giacobbe” e la sorgente di Gesù è evidente, come tra l’acqua stagnante che non disseta e l’acqua viva che “ chi la beve non avrà più sete “. Gesù lo dirà nel giorno della festa delle capanne: chi beve delle sua acqua “ fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7, 38-39). L’acqua viva è lo Spirito di Gesù nel cuore dei credenti. Il simbolismo dell’acqua ci svela il mistero dello Spirito di Dio in noi. Per questo la sorgente dell’acqua viva che è Gesù in persona si trasferisce in ciascuno di noi e diviene sorgente interiore cui dobbiamo avverarci. (A. Ambrosanio)
IL SIMBOLO DELL’ACQUA
Per comprendere la portata religiosa del simbolo dell’acqua, bisogna riportarsi alla notte pasquale, che è la cornice ideale del battesimo. La preghiera di consacrazione del fonte battesimale, facendo l’elogio dell’acqua, percorre tutta la Sacra Scrittura: dall’acqua dei primordi, su cui aleggiava lo Spirito di Dio, alle acque del diluvio e del Mar Rosso, fino all’acqua che sgorgò insieme al sangue dal costato di Gesù. Emerge chiaro un elemento: che l’acqua non è solo legata alla vita dell’uomo; è pure implicata nella vicenda salvifica, e soprattutto nei suoi momenti decisivi. L’acqua appare anzitutto come elemento vitale. Non è dunque sorprendente che Dio ne abbia fatto un segno della rigenerazione battesimale. L’essere che riemerge da quell’acqua, vivificata dallo Spirito, rinasce a vita nuova L’acqua appare come elemento di distruzione. Nel Battesimo è “l’uomo vecchio” che affoga: l’uomo cioè irretito nelle tenebre, prigioniero dell’egoismo e dell’orgoglio, che si abbandona al disordine morale. Quando riemerge non è più l’uomo di prima. La veste bianca è lì a simboleggiarlo. Purificati si ricomincia da capo. (M. Magrassi)
ADORATORI IN SPIRITO E VERITA’
L’adorazione “in spirito e verità” è molto di più di un culto interiore e coerente, che già i profeti avevano predicato e difeso. Poiché “spirito” nel linguaggio di Giovanni, è lo “Spirito di Dio”, è la potenza divina di rinnovamento che irrompe nell’uomo e lo rigenera attraverso la fede e il battesimo e lo fa diventare figlio di Dio. E “verità” significa la definitiva rivelazione, che si è fatta carne umana e storia umana in Gesù Cristo. Pertanto l’adorazione di Dio “in spirito e verità” è l’adorazione dei credenti in Gesù Cristo che, mediante la fede e il battesimo, sono rigenerati “dall’alto cioè dallo Spirito”, e dal medesimo Spirito vengono interiormente illuminati e condotti alla comprensione della verità-rivelazione e all’attuazione nella vita della rivelazione. (Mannucci)
GENERATI DALL’ACQUA E DALLO SPIRITO
L’esistenza cristiana animata dallo Spirito è un’esperienza filiale. Non è altro che vivere nell’amore, irradiando ciò che abbiamo ricevuto. L’Eucaristia è accostarci alla fonte dell’acqua viva per ricevere la piena effusione dello Spirito, l’alimento sempre nuovo dell’amore: “ Chi beve dell’acqua che io gli darò…avrà in sé una sorgente che zampilla fino alla vita eterna “. Ma il dono ricevuto diventa compito di annunzio e di testimonianza. Come la Samaritana, bisogna raccontare ai fratelli ciò che Dio ha compiuto in noi, perché essi, come i compaesani della donna, arrivino a confessare che Gesù è il “salvatore del mondo”. La fede deve diventare contagiosa. I battezzati, generati a vita nuova, radicalmente rinnovati nel cuore e nello spirito, devono rendere ragione della vita e della speranza che è in loro. Se la ricerca e la sete dell’uomo trovano in Cristo pieno appagamento è necessario testimoniare come la salvezza non sta nelle “cose” che accendono nuovi desideri ed inquietudini, ma nell’unico valore a cui abbiamo aderito: Gesù Salvatore dell’uomo. Non c’è altra acqua che faccia fiorire il nostro deserto e che definitivamente plachi il nostro cercare.
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, sorgente della vita, tu offri all’umanità riarsa dalla sete l’acqua viva della grazia, che scaturisce dalla roccia, Cristo Salvatore, concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore (Colletta 3 Quaresima: A)
•O Padre, il tuo Figlio Gesù seduto al pozzo di Sicar ha donato alla Samaritana l’acqua che spegne ogni sete e zampilla per la vita eterna. Suscita anche in noi, come nella Samaritana, il desiderio dell’acqua viva che Cristo ci offre e fa che abbiamo sempre sete di te. (Enzo Bianco)
•O Gesù che hai detto alla Samaritana: “ Chi berrà dell’acqua che io darò, non avrà più sete in eterno” donaci di quest’acqua e così berremo e non avremo più sete. Mantienici sempre assetati di te che sei la sorgente di ogni bene. Serbaci nella gioia della tua benevolenza, persuasi della nostra debolezza ci affidiamo soltanto alla tua potenza che ci salva. (Quando pregate: 151)
•Cristo, anche tu sarai stanco di camminare su queste nostre strade di asfalto; e non ci sono più pozzi di Giacobbe dove sostare e attendere che almeno qualche samaritana ancora ti incontri e ti ristori della tua sete; e per tutti essa ti chieda della tua acqua a placare la nostra arsura, che sempre più cresce quanto più beviamo a queste nostre fonti inquinate. (David Maria Turoldo)
•In un mondo assetato di giustizia e di pace, desideroso di gioia e di autenticità, ubriaco di benessere e di denaro, teso alla ricerca di qualcuno che sazi la sua sete profonda noi gridiamo: “ O Dio, tu sei il mio Dio, di te ha sete l’anima mia. Anela a te la mia carne, come terra arida, assetata”.
•O Dio noi ti diciamo grazie perché ci hai dato Cristo, acqua che lava e guarisce il nostro egoismo e la nostra tristezza; acqua che disseta e sazia, il nostro desiderio di essere uomini nuovi; acqua feconda che rallegra la nostra vita.
•O Dio, nostro Padre vogliamo sempre dissetarci all’acqua viva che sgorga dal fianco del tuo Cristo, morto per noi. Rendici sempre assetati dell’unica acqua che può saziarci; facci gustare ogni giorno quest’acqua perché diventiamo, come Cristo, sorgenti vive di un mondo nuovo. (Libro di preghiere LDC)
•Signore, tu ci hai fatto bere alla sorgente dei tuoi insegnamenti. Fa che quest’acqua diventi in noi sorgente feconda di fede, di generosità, di carità, affinché la nostra vita spirituale porti abbondanti frutti di santità e gioia per noi e per i nostri fratelli. (Charles Brethes)
•Sii benedetto, Signore Gesù, che ti sei fatto sete perché noi potessimo scoprire la nostra sete e l’acqua che sola può placarla. (S. Agostino)
•Sorgente della vita, Tu hai chiesto l`acqua, alla Samaritana nella (tua) sete; e Tu hai promesso l`Acqua viva, in cambio dell`effimera. A me pure accorda, Sorgente della Vita, la santa bevanda spirituale, colui che sgorga dal seno come un fiume: lo Spirito da cui zampilla la grazia in abbondanza. (Nerses Snorhalì, Jesus, 442-443)
•Padre, fa di noi il tuo tempio, dove si consumi il sacrificio in spirito e verità. Signore Gesù, fonte della vita, fa di noi delle sorgenti capaci di comunicare ai fratelli il nuovo ricevuto. Spirito Santo, acqua della salvezza, purifica e rinnova l’intimo del nostro cuore perché posiamo essere l’inizio dell’umanità rinnovata. Santa Trinità, concedi che una volta rinati nell’acqua del Battesimo possiamo divenire dimora permanente del tuo Spirito. (Monache Trappiste)
•Apri, Signore gli occhi del nostro spirito per riconoscerti negli incontri della vita e possiamo aprirci al tuo dono. Immergi il nostro essere, il nostro cuore, la nostra vita nelle acqua della salvezza, perché ne siamo risanati e usciamo rinati. Illumina il nostro spirito con la fede, perché possiamo annunziare ai fratelli la salvezza che abbiamo sperimentato. (Monache Trappiste)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Consapevoli che è vero quanto asserisce S. Agostino: “ Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”, ricerchiamo incessantemente l’acqua viva che Cristo ci dona, con lo spirito del salmista: “ O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia come terra deserta, arida, assetata”. (Sl.62, 2)