Matteo 5, 1-12: 1 In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 5, 1-12
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nel Vangelo di Matteo troviamo cinque discorsi: della montagna (5-7), apostolico o della missione (10), in parabole (13), ecclesiastico o della comunità (18), escatologico (24-25). Matteo li ha composti raccogliendo detti sparsi, collegando parole indipendenti, strutturando materiale tradizionale proveniente da Gesù stesso. Ciò vale soprattutto per il discorso della montagna, che è una raccolta più o meno organica di brani di varia natura e provenienza, residui o “saggi” dell’attività didattica del Salvatore svolta un po’ dovunque, durante tutto il ministero pubblico. Il confronto con la redazione di Luca (6, 20-49), in cui appare come “discorso del piano”, ci dà un’ulteriore conferma del lavoro redazionale, che hanno subito i discorsi originali di Gesù in questa composizione di Matteo. Nel discorso che vuol essere la “magna charta” del regno, tema centrale è la “giustizia superiore”, che sarà la tessera di riconoscimento dei cittadini del regno messianico. La parte iniziale del discorso della montagna contiene una delle pagine più belle della letteratura cristiana e una di quelle che meglio caratterizzano e distinguono il messaggio cristiano tra i messaggi di tutte le religioni. Matteo presenta otto beatitudini: le prime tre descrivono l’atteggiamento spirituale di quelli che fanno parte del regno, perché praticano la giustizia; nelle altre si tratta del contenuto della giustizia: misericordia, rettitudine di cuore, amore per la pace. Chi agisce così si attira addosso le persecuzioni. Le beatitudini possono considerarsi come il proclama che in otto punti stabilisce le condizioni per accedere e per rimanere nel regno messianico.
Anche Luca presenta tre beatitudini (6, 20-26). Ma il terzo evangelista descrive uno stato sociale di cui Gesù promette il rovesciamento, Matteo invece dipinge il quadro spirituale di quelli che già si trovano nel regno annunziato.
VEDENDO LE FOLLE (1)
In poche righe Matteo ci dà il quadro esterno del discorso: due cerchie di ascoltatori, le folle dietro e in primo piano i discepoli, il monte da cui scende la parola, l’atteggiamento di Gesù, la qualifica di insegnamento al suo parlare. I discepoli sono i dodici, ma rappresentano anche i credenti della chiesa; la folla sta sullo sfondo, presente come uditrice e pronta alla fine a stupirsi (7, 28-29), essa costituisce la moltitudine dei potenziali discepoli, ai quali la chiesa è mandata in missione; il monte significa il luogo della rivelazione divina, come lo era stato il Sinai per Israele; Gesù parla stando seduto: è la posizione del maestro e la sua parola ha un timbro autorevole; il suo è un insegnamento, un’interpretazione della parola normativa di Dio fatta da Gesù, che ne è l’interprete autorizzato.
BEATI (3)
Beati (macàrios) è la parola chiave del brano. Essa ricorre all’inizio dei nove periodi che stabiliscono le beatitudini ed ha il senso di un’esclamazione di gioia. Il brano ripete per ben nove volte l’invito a gioire e a congratularsi per ciò che accade a nove gruppi o categorie di persone che sono stati finora oggetto del disprezzo o di commiserazione e compianto. L’avvenimento che ha sconvolto la situazione finora esistente è che con Gesù Cristo è stato instaurato il regno di Dio. E Dio non sta dalla parte dei prepotenti, ma dalla parte dei deboli e dei poveri.
POVERI DI SPIRITO (3)
Il povero (ptocòs) è colui che si trova nel bisogno e domanda aiuto, implora. Ma la povertà qui, a differenza del passo parallelo di Luca (6, 20), ha un senso profondamente religioso. Si tratta di una povertà che risiede nello spirito, è una condizione dell’animo, che rende l’uomo atto per il regno di Dio. Il povero di spirito è colui, che come gli anawe-ruah dell’Antico Testamento, mette la sua speranza non nelle ricchezze o nelle proprie capacità ma solo in Dio, apre a lui l’anima afflitta, a lui è spinto nella sua sete di bene, in lui confida nelle prove e nelle persecuzioni, è mite, misericordioso, semplice, schietto, operatore di pace e così è il beneficiario dei beni spirituali. E’ un ideale che ha il suo prototipo in Cristo stesso, “povero ed umile di cuore” (11, 29).
DI ESSI E’ IL REGNO (3)
Il regno fa da cornice alle beatitudini. E’ lo stato nuovo e definito delle relazioni degli uomini con Dio ed è aperto a uomini spiritualmente rivolti a Dio.
AFFLITTI (4)
Gli afflitti sono coloro che subiscono per esperienza il pianto e desiderano perciò la liberazione. Si tratta in modo particolare di coloro che non si lasciano mondanizzare e soffrono per la potenza del male nel mondo che opprime coloro che non vogliono traviare. La consolazione di tutti “coloro che piangono e si affliggono in Sion” (Is 61) era già nelle attese vive d’Israele (Lc 2, 25).
I MITI (5)
La terza beatitudine amplia e rinvigorisce le prime due, ed è una citazione del salmo 37, 11: “i miti possederanno la terra”. I miti, a differenza dei violenti, sperimenteranno l’amore di Dio, così come gli afflitti. I miti non sono prepotenti, non usano violenza per farsi spazio tra gli altri, non calpestano nessuno per emergere. La “terra” è la Palestina, promessa ad Abramo, che già nel mondo ebraico era diventata simbolo dell’eredità celeste; è una figura del regno dei cieli, già promesso nella prima beatitudine. Del resto anche questa beatitudine da alcuni viene vista come una variante della prima.
FAME E SETE DI GIUSTIZIA (6)
“Giustizia” non è da intendersi come “equità nei rapporti umani”, ma come “compimento della volontà di Dio”. Hanno “fame e sete di giustizia” coloro che hanno un desiderio mai spento, sentito con la stessa intensità della fame e della sete, della realizzazione della volontà di Dio, e s’impegnano di attuare e di far attuare in sé e nel mondo il suo piano salvifico.
I MISERICORDIOSI (7)
Della “giustizia” parlano le seguenti beatitudini, che sembrano riferirsi al comportamento dei discepoli verso gli uomini.
La misericordia è nell’Antico Testamento un attributo di Javhé, che si rivela come Dio di bontà e di misericordia (Es 34, 6). Cristo riceve l’appellativo di misericordioso (Eb 2, 17) e dice ai suoi discepoli di essere misericordiosi come il Padre che è nei cieli (Lc 6, 36). In questa beatitudine si fa cenno alla legge del perdono cristiano: perdonare per essere perdonati (6, 32), usare misericordia per trovare misericordia, (18, 23-35)
PURI DI CUORE (8)
Anche la beatitudine dei puri di cuore si rifà alla Scrittura: “Chi ha mani innocenti e cuore puro…otterrà benedizione dal Signore” (Sl 51, 12). Hanno il cuore puro coloro che lo hanno semplice, non diviso, non doppio, non dicono una cosa macchinandone un’altra, chi è correttamente rivolto verso Dio. Essi vedranno Dio, cioè godranno della sua grazia, gusteranno la sua presenza.
OPERATORI DI PACE (9)
La pace, dono di Dio, è legata alla giustizia, cioè alla pace con Dio. Per questo l’era messianica è presentata nei vaticini come l’era in cui fioriranno giustizia e pace (Sl 72, 7). Lo stesso Messia sarà chiamato con il nome di “pace” (Mic 5, 3) e la “pace” è la sintesi dei beni promessi da Dio per i tempi messianico-escatologici. Gli operatori di pace sono quelli che costruiscono la pace in tutti gli ambiti della vita, da quelli più semplici (rapporti personali) a quelli più complessi (impegno politico). Lavorare quindi per la pace è farsi collaboratori di Dio, suoi imitatori, suoi “figli” (figli di Dio).
PERSEGUITATI (10)
Il regno, che ha un programma di giustizia, si farà strada nell’umanità fra lotte e opposizioni di ogni genere. Per tale situazione si invocava una volta la vendetta divina. Gesù invece ai seguaci che soffriranno persecuzioni dà una risposta nuova, facendone una condizione di beatitudine. La promessa: “ Di essi è il regno dei cieli” ci riporta al v. 3 e conclude le beatitudini, pertanto il versetto seguente è da considerarsi come un’applicazione dell’ottava beatitudine.
QUANDO VI INSULTERANNO (11 – 12)
Questa nona beatitudine va distinta e separata dalle altre otto, che da sole costituiscono un’unità letteraria completa: essa appare come una semplice aggiunta, che estende ed applica agli ascoltatori il contenuto dell’ottava beatitudine. E’ un’applicazione dell’ottava beatitudine ai discepoli, che dovranno sopportare persecuzioni per amore di Gesù. Si passa alla secondo persona plurale, e “per causa delle giustizia” diventa “ per causa mia”. I nuovi “profeti2 non possono aspettarsi un trattamento diverso da quello toccato agli antichi, come per esempio Geremia, Zaccaria, ecc.. La promessa della ricompensa (grande è la vostra ricompensa nei cieli) dà consolazione ai discepoli perseguitati.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
POVERI DI SPIRITO
“Tutti vogliono essere beati. Chi – però – è povero di spirito?” …..Ecco, comincia a rimeditare i detti divini, ivi compresi i precetti e i pesi evangelici: “Beati i poveri di spirito poiché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). Dopo, sarà tuo il regno dei cieli; ora, sii povero di spirito. Vuoi che dopo sia tuo il regno dei cieli? Guarda chi sei tu ora. Sii povero di spirito. Chiedi forse di sapere che significa essere povero di spirito? Chi è superbo non è povero di spirito: quindi l`umile è povero di spirito. Alto è il regno dei cieli: “ma, chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
MITI
Beati i miti perché avranno la terra in eredità (Mt 5,4), quella terra, credo, di cui si dice nei salmi: Tu sei la mia speranza, la parte di eredità nella terra dei viventi (Sl 141,6). Ha anche, infatti, il significato di una certa saldezza e stabilità, dell`eterna eredità, dove l`anima a causa di un buon sentimento riposa come nella sua patria, come il corpo sulla terra, ed ivi si nutre del cibo, adatto per lei come il corpo sulla terra. Essa stessa è il riposo e la vita dei santi. I miti, d`altra parte, sono coloro che cedono davanti alle iniquità e non sanno resistere al male, ma prevalgono sul male col bene. Siano, pure, rissosi e lottino i violenti per i beni terreni e temporali, ma. “Beati sono i miti perché avranno in eredità la terra” dalla quale non possono essere cacciati. (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
MISERICORDIOSI
“I misericordiosi”. Ora, attento al seguito che dice: “Beati i misericordiosi, poiché di loro Dio avrà misericordia” (Mt 5,7). Fa` e sarà fatto: fa` con l`altro, perché sia fatto a te. Infatti, tu abbondi e difetti: abbondi di cose temporali, difetti delle eterne. Ascolti il mendicante e sei tu stesso mendico di Dio. Ti si chiede, e chiedi a tua volta. E come avrai agito con il tuo richiedente, cosí Dio agirà con il suo. Sei pieno e vuoto ad un tempo: riempi il vuoto della tua pienezza, affinché la tua vuotaggine sia riempita della pienezza di Dio. (Agostino, Sermo 53, 1-6.9)
AFFLITTI
Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati (Mt 5,5) Il lutto è la tristezza per la scomparsa dei propri cari. Al contrario, indirizzati verso Dio perdono quelle cose che da loro venivano preferite come care in questo mondo; infatti, non si rallegrano di queste cose di cui prima gioivano, e finché in essi c`è l`attaccamento dei beni eterni, sono afflitti da non poca tristezza. Saranno consolati, quindi, dallo Spirito Santo, che, per eccellenza, è chiamato appunto il Paraclito, cioè il Consolatore, affinché, mentre perdono la gioia temporale, gioiscano del gaudio eterno. (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Mt 5,6). Già chiama questi affamati ed assetati, le vere ed autentiche persone probe. Essi saranno, dunque, saziati di quel cibo del quale lo stesso Signore dice: Il mio cibo consiste nel fare la volontà del mio Padre (Gv 4,34), poiché è la giustizia, e quella stessa acqua della quale chiunque berrà, come egli stesso dice, sorgerà in lui una fonte di acqua zampillante per la vita eterna (Gv 4,14). (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
OPERATORI DI PACE
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Nella pace è la perfezione, dove nessuna cosa ripugna; e, pertanto, i figli di Dio sono operatori di pace, poiché niente resiste a Dio, e, senza dubbio, debbono avere la rassomiglianza col Padre. Operatori di pace, d`altra parte, sono in se stessi, tutti quelli che equilibrano i movimenti del proprio animo e lo sottomettono alla ragione, vale a dire all`intelligenza ed all`anima, e sottomettendo e domando i cattivi desideri della carne, diventano il regno di Dio, nel quale sono talmente ordinate tutte le cose, che ciò che vi è nell`uomo di importante e nobile, venga sottomesso alle rimanenti cose opposte che sono in noi e ci accomunano agli animali, e ciò che è piú nobile nell`uomo, cioè l`intelligenza e la ragione, siano sottomesse alla parte migliore, cioè alla stessa verità, l`unigenito Figlio di Dio. Né, infatti, si può comandare alle cose inferiori se non si sottomette, egli stesso, alle cose superiori. E questa è la pace che è concessa in terra agli uomini di buona volontà, questa è la vita del sapiente costante che ha raggiunto la perfezione. Da questo particolare regno, molto tranquillo ed ordinato, fu espulso il principe di questo mondo, che ha il dominio sugli uomini perversi e smodati. Internamente con questa pace costituita e salda, qualsiasi persecuzione scatenerà dal di fuori colui che ne fu espulso, aumenterà la gloria che è secondo Dio, non turbando alcunché in quell`edificio, ma con le sue arti, a quelli che ne sono privi, quanta saldezza nell`interno sia stata edificata. (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
PURI DI CUORE
Beati quelli che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio (Mt 5,8). Quanto sono stolti, dunque, coloro che cercano Dio con questi occhi di carne, mentre vedono col cuore, come altrove è stato scritto: Con cuore semplice cercatelo! (Sap 1,1). Il cuore puro, infatti, è il cuore semplice. E allo stesso modo questa luce non si può vedere se non con occhi puri, cosí non si può vedere Dio, se non è limpido ciò col quale si può vedere. (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
“I puri di cuore”. Ascolta quel che segue: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Questo è il fine del nostro amore, il fine per cui ci perfezioniamo, per cui ci consumiamo. Si finisce il cibo, si finisce il vestito: il cibo, perché si consuma mangiando; il vestito, perché si finisce [si porta a termine] tessendo. E di questo e di quello si dice del pari che finisce: ma questa fine tende alla consumazione, quella alla perfezione. Qualunque cosa facciamo, o facciamo bene, sosteniamo, lodevolmente ci scaldiamo, incolpevolmente desideriamo, quando sarà pervenuto alla visione di Dio, non lo ricercheremo piú. Cosa cerca in effetti colui al quale si fa presente Dio? O cosa potrà bastare a colui al quale non basta Dio? Noi vogliamo vedere Dio, chiediamo di vedere Dio, ardiamo dal desiderio di vedere Dio. Chi mai non è d`accordo? Ma, osserva quel che è detto: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Questo prepara, affinché tu veda. In effetti, per parlare secondo la carne, a che pro desideri il sorgere del sole con occhi cisposi? Siano sani gli occhi, e quella luce sarà una gioia: se non sono sani gli occhi, quella luce risulterà un tormento. Non ti sarà permesso infatti di vedere con cuore non-puro, poiché non si vede che con cuore puro. Sarai respinto, sarai allontanato, non vedrai. “Beati”, infatti, “i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Quanti beati ho già enumerato? Quali cause di beatitudine, quali opere, quali doveri, quali meriti, quali premi? Non è detto in alcun luogo. “Essi vedranno Dio. Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti: possederanno la terra. Beati quelli che piangono: saranno consolati. Beati coloro che hanno fame e sete dclla giustizia: saranno saziati. Beati i misericordiosi: troveranno misericordia”. Da nessuna parte è detto: Essi vedranno Dio. Arrivati però ai puri di cuore, ecco che qui si promette la visione di Dio. “In che senso la visione di Dio è promessa specificamente ai puri di cuore”. Quindi, non che tu debba intendere quei precetti e quei premi nel senso che ascoltando: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, tu ritenga che i poveri di spirito non vedranno, o non vedranno i miti, o coloro che piangono, o quelli che hanno fame e sete della giustizia, oppure i misericordiosi. Non argomenterai che, visto che questi vedranno in quanto puri di cuore, quelli siano separati dalla visione. Tutte queste cose sono infatti comuni a tutti loro. Essi vedranno, però non vedranno specificamente per questo e cioè perché poveri di spirito, perché miti, o perché piangono, hanno fame e sete della giustizia, o perché sono misericordiosi: ma anche perché sono puri di cuore. Di modo che, se determinate opere corporali si addicono a determinate membra del corpo, sí che si può dire, ad esempio:
Beati coloro che hanno i piedi, perché cammineranno; beati coloro che hanno le mani, perché opereranno, beati coloro che hanno la voce, perché grideranno; beati coloro che hanno bocca e lingua, perché parleranno; beati coloro che hanno gli occhi, perché cosí potranno vedere? In tal modo, quasi componendo delle membra spirituali, egli [Gesú] insegnò ciò che è pertinente ad uno in rapporto con l`altro. Adatta è l`umiltà per avere il regno dei cieli; atta la mansuetudine per possedere la terra; adatte fame e sete di giustizia per essere saziati; atta la misericordia per implorare misericordia; adatto un cuore puro per vedere Dio. (Agostino, Sermo 53, 1-6.9)
NUOVO STILE DI VITA
Questa presenza del Regno in Gesù, propone un nuovo stile di vita. Se il Regno di Dio è per i poveri, tu devi essere povero. E questo prima che una virtù è un atteggiamento concreto, esige una nuova mentalità. Non a caso Matteo dice “poveri di spirito” E si potrebbe tradurre meglio “ quelli che hanno un’anima da povero”. Questa nuova mentalità si traduce in un atteggiamento di fondo che è la “povertà di spirito”. E’ l’atteggiamento di quelli che non hanno nulla e lo sanno, che non possono contare su nessuno, e non avendo nulla da aspettarsi dal mondo, aspettano tutto da Dio. Si presentano a lui con una mano vuota aperta al dono. Chi si apre a Dio si apre per il fatto stesso ai fratelli. Ne sgorgano due atteggiamenti fondamentali cui si riconducono le singole beatitudini: spalancare il cuore per accogliere il dono di Dio, farsi tramite di questo dono agli altri. (Riflessioni di M. Magrassi)
LE BEATITUDINI
Con Gesù è venuto il Regno. E’ un Regno che non è di questo mondo. Però è già presente quaggiù, almeno in germe. E come ogni regno ha la sua costituzione, una “magna charta”, una legge fondamentale: le beatitudini. Capirle e viverle significa andare al cuore dell’identità cristiana. Le beatitudini sono un insegnamento per tutti, e non una legge per i perfetti… si trova lì l’anima dei comandamenti…. Certo non è facile quello che Cristo propone… Ti dice che devi andare il più lontano possibile, che devi impegnare tutte le tue forze se vuoi che la Signoria di Dio si realizzi in te. Le beatitudini prima che una legge morale sono un annunzio. Sono la proclamazione della bella notizia. Con Gesù è arrivato il tempo messianico, è arrivata la novità di Dio… Il Regno è ormai qui e si chiama Gesù. (Riflessioni di Mariano Magrassi)
LEGGE FONDAMENTALE
Capire le beatitudini e viverle significa andare al cuore dell’identità cristiana. Cerchiamo di coglierne l’essenziale:
Primo: va notato anzitutto che è un insegnamento per tutti, e non una legge per i perfetti, una specie di “corso superiore”…Si trova lì l’anima dei comandamenti. Senza quello spirito i comandamenti si rivelano “legge impossibile”. Certo non è facile ciò che Cristo propone. Ma mette tutta la tua vita in tensione: ti dice che devi andare più lontano possibile, che devi impegnare tutte le tue forze se vuoi che la Signoria di Dio si realizzi in te.
Secondo: le beatitudini prima che una legge morale sono un annuncio. Sono la proclamazione della “bella notizia”. Con Gesù è arrivato il tempo messianico, è arrivata la novità di Dio. Si tratta del fatto poderoso e dinamico che Dio è lì, per coloro che ne sentono il bisogno e l’aspettano….
Terzo: questa presenza…propone un nuovo stile di vita. Se il Regno di Dio è per i poveri, tu devi essere povero. E questo prima che una virtù o un atteggiamento concreto, esige una nuova mentalità…
Quarto: questa nuova mentalità si traduce in un atteggiamento di fondo che è appunto la ”povertà del cuore”… che è riconoscere praticamente che davanti a Dio siamo tutti radicalmente dei poveri: e che senza di lui non possiamo costruire né la nostra vita, né la nostra felicità
Quinto: questo atteggiamento si sdoppia in due, dal momento che Cristo si è identificato con i fratelli. Chi si apre a lui, si apre per il fatto stesso ai fratelli. Ne sgorgano due orientamenti fondamentali, a cui si riducono le singole beatitudini: a) spalancare il cuore per accogliere il dono che Dio gratuitamente ci offre (povertà e purezza di cuore) ; b) farsi tramite di questo dono agli altri, lavorando perché esso si allarghi a tutti: lavorare per la giustizia, impegnarsi per la pace, rifiutare la violenza, accettare la sofferenza. (Mariano Magrassi)
FARE LA VOLONTA’ DI DIO
La giustizia di Dio è la sua volontà quale si esprime nella legge, nella parola divina. “ Aver fame e sete della giustizia” è prima di tutto, aver fame e sete della Parola, desiderare di conoscere e vivere la volontà del Signore. (P. G. Di Domenico)
Nostra beatitudine è fare la volontà di Dio, realizzare quello che Dio vuole da noi. Non basta per ottenere questa beatitudine seguire la logica di una sapienza terreste. E’ necessaria una sapienza celeste.
VIA DELLA LIBERTA’ E DELLA GIOIA
“Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1, 27-29). Le beatitudini sono via della libertà e della gioia. A patto che si sia convinti che la libertà e la gioia non sono dei dati da mettere in tasca, ma faticose conquiste da pagare a caro prezzo. Sono il guadagno che viene dal vivere le situazioni che Gesù dichiara beate. (D.Pezzini)
LA LEGGE DEL REGNO
Le beatitudini si presentano come la “legge del Regno” ; esse definiscono le “condizioni d’ingresso”, i nuovi valori che hanno accoglienza nel regno di Dio rispetto alla logica dominante nel mondo. Se il mondo proclama beati i ricchi, perché possono permettersi quello che vogliono ; se proclama beati i gaudenti, i forti, i potenti perché nel mondo troveranno successo, il vangelo proclama beati piuttosto coloro che si collocano davanti al regno nella condizione dei mendicanti. In questo senso la seconda parte della beatitudine è significativa perché esprime l’intervento attivo di Dio, che Dio li consolerà, li sazierà, donerà loro la terra. Le beatitudini collocano il discepolo di fronte alla presenza di Dio, perché egli misuri la sua vita non secondo i valori del mondo e le possibilità di successo, ma secondo i valori di Dio e i doni che da lui vengono gratuitamente. (L. Monari)
LE BEATITUDINI E LA GIOIA
Le beatitudini legano alcuni comportamenti con la gioia escatologica. Se qualcuno accetta la novità del regno, segue Gesù e si comporta come lui, costruendo, per esempio la pace, riceve la promessa di una gioia limpida e profonda. Ma possiamo anche capovolgere i termini e leggere le beatitudini a rovescio. Costruire la pace è azione difficile, che domanda sacrificio e dono di sé: chi sarà in grado di compierla ? Chi ha trovato in Cristo e nel regno di Dio una sorgente inesauribile di gioia che lo libera dalle sue preoccupazioni e dal suo egoismo. La gioia sta al termine del cammino della vita cristiana ma in un certo senso sta anche al suo inizio: solo chi esperimenta la gioia di essere amato, chi ha accolto con stupore la chiamata di Gesù e lo segue con riconoscenza sarà in grado di fare della sua vita un dono disinteressato, quello cioè che le beatitudini chiedono. (L. Monari)
CAPOVOLGIMENTO DI VALORI
Gesù capovolge con le beatitudini i valori comuni, che si esaltano nella prosperità materiale, nel successo e nei risultati del mondo, quasi fossero questi le benedizioni di Dio. “Beati” sono invece i “ poveri”, non i ricchi, “Beati quelli che piangono e hanno fame e sete” non i saziati dal benessere, i gaudenti. “Beati i perseguitati” e oppressi, non i potenti che li opprimono. “Beati i puri di cuore”, non i dediti alla triplice concupiscenza descritta da S. Giovanni (1Gv 2, 16). Le beatitudini sono una visione della terra dal cielo e del cielo dalla terra. Oltre che nell’umanità di Gesù, esse hanno la loro realizzazione anche in Maria, che nel “Magnificat” afferma: “ Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili ; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 52-53). Questa logica divina dell’essere, dell’esistere, logica dell’amore, logica di chi dona e si dona in carità a Dio e al prossimo, è in radicale contrasto con la società che si affida, al contrario, al possesso e al profitto delle cose, al godimento delle realtà terrestri, al soddisfacimento degli istinti e delle passioni. (B. Matteucci)
BEATITUDINI E SITUAZIONE ATTUALE
In un mondo come quello attuale ha ancora senso l’annuncio delle “beatitudini” ? Ha senso far risuonare questo testo in una società di consumi, che misura la felicità e la beatitudine sul metro dell’avere, del successo e del potere? E nel terzo mondo sottosviluppato e oppresso, ha senso ripetere “ Beati i poveri…beati i perseguitati” ?.
Noi non possiamo annullare le beatitudini senza annullare il Cristo. Il primo povero, infatti, è lui che essendo ricco si è fatto povero per noi. C’è nelle beatitudini un appello a seguire quel Gesù che non ha trovato posto nell’albergo, che non aveva una pietra per posare il capo, che è stato sempre mite e misericordioso, ha operato per la pace, è stato perseguito, si è fatto tutto a tutti, è morto in croce. I poveri, i perseguitati, i miti, misericordiosi che lo hanno seguito hanno fatto l’esperienza della felicità promessa dalle “beatitudini”.
DI ESSI E’ IL REGNO DEI CIELI
Gesù ai discepoli che incarnano le beatitudini, ha promesso il Regno di Dio. Essi “saranno consolati, saziati, troveranno misericordia, erediteranno la terra, saranno chiamati figli di Dio”. Tutte queste espressioni usate da Gesù non indicano cose diverse tra loro, quasi fossero ricompense differenti per ciascuna beatitudine vissuta. In realtà c’è la stessa risposta da parte di Dio, un destino identico: Gesù, pur usando quelle espressioni di volta in volta differenti, offre globalmente l’appartenenza al Regno, promette l’essere accolti come figli da parte di Dio. E notiamo che il Regno è proiettato nel futuro di Dio, ma comincia già oggi, con noi, e prende consistenza man mano che noi cominciamo a vivere le Beatitudini di Gesù. I cittadini del Regno di Dio sono già oggi iscritti all’anagrafe del Regno e sono gli uomini delle Beatitudini. (E. Bianco)
PREGHIERA (pregare la parola)
•“Beati i poveri in spirito”, gli umili che confidano unicamente nel tuo nome, o Signore, e in te hanno la forza di vivere e di sperare: dona alla tua chiesa di indicare al mondo dove si trovino la vera ricchezza e l’autentica gioia.
•“Beati gli afflitti”, per i quali la vita è un peso e le lacrime pane quotidiano. Trovino in te consolazione e aiuto. E in noi un cuore aperto a condividerne la sofferenza e il pianto.
•“Beati i miti”, gli inermi, i non violenti, ai quali è promessa la terra felice per la tua presenza e le tue benedizioni: i cristiani siano nel mondo come il loro Maestro, mite e umile di cuore.
•“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”, della tua Parola santa, della tua volontà; dona alla tua chiesa questo desiderio inesausto di te, perché trasformi il mondo con la forza della tua Parola.
•“Beati i misericordiosi”, che hanno pensieri di pace e non di vendetta. Possiamo portare gli uni i pesi degli altri, accogliendoci e perdonandoci come tu continui a fare, o Signore.
•“ Beati i puri di cuore” che vedono Dio dovunque. O Dio, togli da noi ogni doppiezza, e la trasparenza del nostro intimo rinsaldi i rapporti tra noi e i popoli.
•O Signore, insegnaci che nell’oscurità e nei limiti della nostra piccola vita è possibile incontrare te, scoprire tutta la tua perfezione e la santità che il nostro cuore desidera. E trovare la grandezza e la dignità del vivere umano. (Preghiere di P. Giorgio di Domenico)
•Il Vangelo delle beatitudini rimanga sempre per noi “bella notizia” che ci porti a vedere il mondo e la vita con i tuoi occhi, o Signore, e a trovare nelle proposte di Gesù la via della libertà e della gioia.
•Signore illuminaci, perché l’esperienza della povertà e del dolore ci aiuti a scoprire l’immensa e indefettibile tua tenerezza. (D. Pezzini)
•O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili la gioia del tuo regno, fa che la Chiesa non si lasci sedurre dalle potenze del mondo, ma a somiglianza dei piccoli del Vangelo, segua con fiducia il suo sposo e Signore, per sperimentare la forza del tuo Spirito. (Colletta 4 perannunm)
•Hai beatificato gli uomini da bene….hai dato le Nove Beatitudini della (Legge) Nuova. Hai istallato una scala dalla terra al cielo, con nove modi e gradini; ma io ho aderito talmente alla terra a causa del peccato cosí grave da portare, che non ho salito neppure uno di tra i nove gradini……ora, in lacrime, ti supplico, Signore;… alleggeriscimi, io che sto in un corpo, del fardello sí grave dei peccati, per rendere possibile quaggiú alla mia anima di ascendere in spirito verso Te in cielo, seguendo le tue Parole come una scala, (salendo) almeno un gradino dopo l`altro. (Nerses Snorhalí, Jesus, 351-366)
•Signore, tu sei venuto al mondo per indicare agli uomini la via che conduce alla felicità: la via delle beatitudini. Donaci un cuore amante della povertà, perché possiamo impegnarci al tuo seguito. Aiutaci a rifiutare ogni orgoglio e ogni ingiustizia. (Ch. Brethes)
•Effondí, o Padre, la grazia del tuo Spirito sulla Chiesa, che celebra il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto col Redentore e con lui sono stati glorificati, perché tutti i tuoi figli raggiungano la salvezza, e tu sia lodato in eterno. (Messale Ambrosiano, Milano 1976)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Viviamo come poveri di spirito, con umiltà e verità, disponibili a Dio Padre, affidandoci a Lui, alla sua volontà, alla sua provvidenza, utilizzando i beni della terra in ordine ai beni del cieli.