Giovanni 10, 27-30: 27 In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29 Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 10, 27-30
In quel tempo Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nella pericope 10, 1-21 Gesù si presenta come “buon pastore”. Il brano comprende due parabole e le loro spiegazioni: la parabola del buon pastore e del ladro e quella del buon pastore e del mercenario. Nello stesso capitolo 10 troviamo un altro discorso di Gesù pronunziato durante la festa della Dedicazione del Tempio (10, 25-42), che si celebrava per otto giorni durante il mese di Casleu, corrispondente al nostro Dicembre. Nella festa si ricordava la riconsacrazione del Tempio avvenuta nel 165, dopo che era stato profanato da Antioco IV Epifane e ricalcava la festa delle Capanne soprattutto per le luminarie, ma non era importante come le feste principali.
VE L’HO DETTO E NON CREDETE (25)
Gesù risponde alla domanda dei Giudei (se tu sei il Cristo, diccelo: 24) asserendo che ha già abbondantemente risposto alla loro domanda, con le parole e con le opere ma essi non credono perché hanno deciso di non appartenere al suo gregge.
LE MIE PECORE (27)
Diversa è la situazione di chi è disposto a credere. Egli fa parte del gregge di Gesù, nessuna forza al mondo lo strapperà da lui e non si perderà. Questa sicurezza assoluta trova la giustificazione nella relazione che corre tra Gesù e il Padre. Dato che essi sono una “cosa sola”, quanti credono in Gesù hanno lo stesso rapporto col Padre, che è più grande di tutte le forze del mondo; a lui nessuno può strappare i fedeli.
SIAMO UNA COSA SOLA (30)
Quest’asserzione è il modo più chiaro per esprimere l’unità tra il Padre e il Figlio; unità di volere, di agire, di natura. Padre e Figlio, per quanto siano distinti come Persone, sono identici nella natura, nel volere, nell’agire. Questa densa formula darà un solido fondamento a tutte le riflessioni su Cristo dei primi concili. Il Concilio di Calcedonia nel 451 preciserà: “ Noi tutti insegniamo concordi che il Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, è uno e medesimo. Questi è perfetto nella sua divinità e nella sua umanità, vero Dio e vero uomo…. Della stessa sostanza del Padre secondo la divinità e della stessa nostra sostanza secondo l’umanità”.
PIETRE PER LAPIDARLO (31)
I Giudei comprendono benissimo questo asserisce Gesù. La sua dichiarazione appare loro come una bestemmia che deve essere punita, secondo la legge, con la lapidazione.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
CRISTO E FIGLIO DI DIO
I Giudei attribuivano una grande importanza a quanto avevano domandato a Cristo. Se infatti egli avesse detto: Io sono Cristo, dato che essi ritenevano che Cristo fosse soltanto figlio di David, lo avrebbero accusato di volersi arrogare il potere regale. Ma piú importante è quanto egli rispose loro: a quelli che volevano far passare come delitto il dichiararsi figlio di David, egli dichiarò di essere Figlio di Dio. In qual modo? Ascoltate: “Rispose loro Gesú: «Già ve l`ho detto e non credete; le opere che io faccio in nome del Padre mio, rendono testimonianza in mio favore. Ma voi non credete perché non siete delle mie pecore»” (Gv 10,25-26). (Agostino Comment. in Ioan., 48, 4-6)
LE MIE PECORE
Già avete appreso chi siano le pecore: siate nel numero delle sue pecore! Le pecore sono tali in quanto credono, in quanto seguono il loro pastore, non disprezzano colui che le redime, entrano per la porta, ne escono e trovano i pascoli: e sono pecore perché godono della vita eterna. E perché allora disse a costoro: «Non siete delle mie pecore»? Perché egli li vedeva predestinati alla morte eterna, e non riacquistati alla vita eterna col prezzo del suo sangue. “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna” (Gv 10,27-28). Ecco quali sono i pascoli. Se ben ricordate, egli aveva detto prima: «Ed entrerà e uscirà e troverà i pascoli». Siamo entrati credendo, usciamo morendo. Ma nello stesso modo in cui siamo entrati per la porta della fede, da fedeli anche usciamo dal corpo: usciamo per la stessa porta per poter trovare i pascoli. Questi eccellenti pascoli sono la vita eterna: qui l`erba non si inaridisce, sempre verdeggia, sempre è piena di vigore. Si dice di una certa erba che è sempre viva: essa si trova solo in quei pascoli. «La vita eterna – dice – do loro», cioè alle mie pecore. Voi cercate motivi per accusarmi, perché non pensate che alla vita presente. (Agostino, Comment. in Ioan., 48, 4-6)
NESSUNO LE RAPISCE
“E non periranno in eterno” (Gv 10,27-28); sottintende: voi invece andrete nella morte eterna, perché non siete mie pecore. “Nessuno le rapirà di mano a me (ibid.)”. Raddoppiate ora la vostra attenzione: “Il Padre mio che me le ha date, è piu potente di tutti” (Gv 10,29). Che può fare il lupo? Che possono fare il ladro e il brigante? Essi non possono perdere che quelli che sono predestinati alla rovina. Ma quelle pecore di cui l`Apostolo dice: “Il Signore conosce i suoi” (2Tm 2,19), e ancora: “Quelli che ha conosciuti nella sua prescienza, quelli ha predestinati, e coloro che ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8,29-30), queste pecore, dicevo, non potranno né essere rapite dal lupo, né asportate dal ladro, né uccise dal brigante. Colui che sa cosa ha pagato per esse, è sicuro delle sue pecore. E` questo il senso delle parole: «Nessuno le rapisce di mano a me». (Agostino, Comment. in Ioan., 48, 4-6)
UNA SOLA COSA
Così lo stesso “Figlio di Dio, Verbo di Dio” e nello stesso tempo “Mediatore di Dio e degli uomini” come “Figlio dell`uomo uguale al Padre” (1Tm 2,5) per l`unità della divinità e nostro simile per l`umanità che assunse, pregando il Padre per noi con la sua umanità, senza tacere tuttavia di essere con il Padre una sola cosa nella divinità, tra le altre cose dice: “Non soltanto per questi prego ma anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola, affinché tutti siano una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, ed io in te, affinché anche loro siano una cosa sola in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu mi desti, io l`ho data a loro affinché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola” (Gv 17,20-22). (Agostino, De Trinitate, 4, 8, 12 s.)
CONSUSTANZIALE
Non disse: «Che io e loro siamo una cosa sola», sebbene come capo della Chiesa ed essendo “la Chiesa” il “suo corpo” (Ef 5,23; Col 1,18) potesse dire: «Che io e loro siamo, non una cosa sola, ma uno solo», perché il “capo e il corpo è un solo Cristo” (1Tm 2,5; 1Cor 8,6; 12,20). Ma manifestando la sua divina consustanzialità con il Padre (riferendosi a questo, in un altro passo dice: “Io e il Padre siamo una sola cosa” (Gv 10,30)), consustanzialità di un genere proprio a lui, cioè uguaglianza consustanziale nella medesima natura, vuole che i suoi siano “una sola cosa”, ma in lui. Infatti in se stessi ne sarebbero incapaci, disuniti l`uno dall`altro dalle opposte volontà, dalle passioni, dall`immondezze dei peccati. Per questo sono purificati dal Mediatore per “essere una sola cosa” in lui, non solo nell`unità della natura, nella quale da uomini mortali “diventano uguali agli angeli” (Lc 20,36, Mt 22,30; Mc 12,25), ma anche per l`identità di una volontà che cospira in pieno accordo alla medesima beatitudine, fusa in qualche modo in un solo spirito dal fuoco della carità. E` questo il senso dell`espressione: “Che essi siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa”; come il Padre e il Figlio sono “una sola cosa” non solo per l`uguaglianza della sostanza, ma anche per la volontà, cosí questi che hanno il Figlio come Mediatore tra sé e Dio, siano una cosa sola non soltanto perché sono della stessa natura ma anche per la comunanza di uno stesso amore. (Agostino, De Trinitate, 4, 8, 12 s.)
IO NEL PADRE E IL PADRE IN ME
Le parole: “Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14,10), oppure: “Il Padre e io siamo una sola cosa” (Gv 10,30), od anche: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv 14,9), e del pari le altre rivelazioni inerenti la natura di Dio che si trovano nei due Testamenti, sono state dette e trascritte perché noi le contempliamo ed abbiamo di esse una conoscenza autentica e devota. (Didimo di Ales., In Zachariam, 3, 13-15)
IO E IL PADRE SIAMO UNO
Ecco quanto il Signore ci dice ammonendoci: “Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde” (Mt 12,30). Colui che spezza la concordia, la pace di Cristo, è contro Cristo; e colui che raccoglie fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. Il Signore dice: “Io e il Padre siamo uno” (Gv 10,30). E ancora sta scritto del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: “E i tre sono uno” (1Gv 5,7). Ebbene, può forse esserci qualcuno che creda si possa dividere l`unità nella Chiesa, questa unità che viene dalla stabilità divina e che è legata ai misteri celesti, e penserà che si possa dissolvere per la divergenza di opposte volontà? Chi non si tiene in questa unità, non si tiene nella legge di Dio, non si tiene nella fede del Padre e del Figlio, non si tiene nella vita e nella salvezza. (Cipriano, De Unitate Ecclesiae, 6)
RAPPORTI TRA GESU E NOI
«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono». C’è qui tutta una magnifica definizione dei rapporti tra Gesù e noi. Quello che lui fa per noi, quello che deve essere la nostra risposta alla sua sollecitudine, al suo dono. E la proporzione è tutta a favore nostro, perché è molto di più quello che Gesù fa per noi di quanto venga chiesto a noi di fare: lui ci conosce, ci da la vita, ci assicura che non andremo mai perduti perché nessuno ci rapirà dalla mano del Padre suo. A noi tocca ascoltare la sua voce e seguirlo. Che è poi aderire con tutta la nostra persona a lui, fare quello che ha fatto lui. (Domenico Pezzini)
DONO SENZA CONFINI
«Io e il Padre siamo una cosa sola». L’affermazione di Gesù è enorme. E il seguito è questo: «I giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo». Non lo accettano, non sono del suo gregge. Eppure quello che Gesù dice non è una pretesa orgogliosa: lui è come il Padre perché anche lui è dono senza confini, generosità assoluta, perché anche lui, come il Padre, dà la vita, la vita eterna. Questo bisognava capire. Questo è ciò che accende la nostra speranza. Siamo nelle sue mani, anche nel momento della morte, come ha detto Gesù, come possiamo dire noi. E tutto allora finisce in una splendida comunione, in una vita che circola dal Padre a Gesù, da Gesù a noi. Sono parole per darci coraggio. Rendiamone grazie, con la nostra vita. (D. Pezzini)
RAPPORTO DI GESU CON NOI
Le parole di Gesù ci pongono le domande: com’è il suo rapporto con noi? E quale deve essere il nostro rapporto con lui? «Io le conosco»: ci conosce personalmente, uno ad uno, profondamente come un papa e una mamma conoscono i propri figli, come lo sposo conosce la sua sposa e viceversa.
Con lui siamo al sicuro: «Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano». San Paolo esprime così questa privilegiata situazione: «Per coloro che amano Dio (che si affidano al Suo amore), tutte le cose servono a costruire il loro bene», anche le sofferenze. E sant’Agostino aggiunge arditamente “etiam peccatum”, anche il peccato. (Giovanni Gallo)
COSA CI DOMANDA GESU
Però bisogna essere «sue» pecore, cioè ascoltarlo e seguirlo. «Le mie pecore ascoltano la mia voce e… mi seguono». Noi ascoltiamo la sua voce ogni domenica quando nella santa Messa partecipiamo alla liturgia della parola; possiamo ascoltarla ogni giorno se dedichiamo un po’ di tempo a leggere una pagina del vangelo. Lo seguiamo se ci chiediamo: che cosa mi domanda il Signore oggi con queste sue parole? Per le singole scelte della vita: che cosa mi ha detto il Signore? Che cosa farebbe Lui in questa situazione? (Domenico Pezzini)
IL TEMPIO VIVENTE
Per capire la portata piena delle parole di Cristo bisogna ricordare che la porta nel linguaggio semitico può essere una parte per indicare il tutto, cioè il Tempio. Gesù, allora, molto arditamente affermerebbe di essere il nuovo Tempio, nel quale si entra per avere la salvezza: « Se uno entra attraverso di me, sarà salvo ». Egli è, dunque, il perfetto mediatore della salvezza, è il Tempio vivente, in cui Dio si rende presente in modo pieno, come già Giovanni aveva dichiarato nel prologo riferendosi alla tenda dell’arca dell’alleanza: « II Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi » (1,14). (G. Ravasi)
CHIESA UNA COMUNITA’ IN ASCOLTO
In una civiltà tutta dominata dal fare e dall’avere può sembrare che l’ascolto sia da sconsigliare. Si pensa che ciò che conta è l’azione, il saper fare, mentre l’atteggiamento passivo di chi ascolta sia a detrimento della personalità. Ma si tratta di una menzogna. Una cisterna vuota non dà acqua, un uomo che non ascolta, non riceve e non è in grado di dare. Se si vuole “essere di più” occorre l’umile atteggiamento di chi sa di aver bisogno di stare molto in ascolto. La Chiesa è una “comunità in ascolto” della Parola di Dio, un popolo che ascolta la voce di Gesù. Senza questo ascolto non c’è fede, senza preservare nell’ascolto la fede non si mantiene e tanto meno arriva ad un maturità esemplare. Questa è una riflessione importante specialmente oggi, quando i cristiani ascoltano tante cose divergenti dalla fede, molti magisteri degli uomini, e sono teledipendenti e agganciati alla stampa di ogni genere. Ma Cristo, “è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Scrittura” (Vat II). Lo ascoltiamo? Come valutiamo nell’eucaristia e nelle altre circostanze del ministero pubblico della Chiesa la celebrazione della parola di Dio? Si attua con la dovuta solennità? Si ascolta come se Cristo parlasse in quel momento in noi? Ci sono poi tante occasioni in cui la “chiesa annunzia il messaggio di salvezza” ai credenti e ai non credenti. Siamo assidui a questi tempi di ascolto e collaboriamo perché ascoltino in numero sempre maggiore i lontani dalla fede?. Ma oltre al servizio pubblico che la Chiesa fa alla parola di Dio, c’è per ogni cristiano, per ogni famiglia cristiana, il “segreto” della propria “cella” ove mettersi in rapporto personale e familiare con Dio. Col senso della Chiesa, tutti, “opportunamente ammaestrati” debbono familiarizzarsi con le sacre Scritture e inebriarsi del suo spirito. (Giuliano Agresti)
RIFLESSIONI
“Le mie pecore ascoltano la mia voce”. Discepolo e credente è colui che “ascolta”. La rivelazione è un annunzio, che va innanzitutto ascoltato.
L’invito a far parte del “gregge di Cristo” è rivolto a tutti gli uomini. Dio non fa eccezioni di persone e vuole che tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità.
I Giudei non credono perché non ascoltano, parlano e interrogano, ma per sfidare e contrastare; il loro è un monologo. Anche oggi c’è chi non vuole ascoltare, ma solo affermare le proprie convinzioni.
Gesù “conosce” nel senso biblico. Dio conosce Israele perché si è unito a lui con un legame d’amore e s’impegna con lui in una storia e in un’avventura comuni.Gesù è la prova più eccelsa della conoscenza di Dio.
Discepolo è colui che “segue” il buon pastore: accetta di far parte del “gregge di Cristo”, di vivere secondo le sue indicazioni e di percorrere la strada che lui gli indica. Il Signore dona al discepolo la “vita eterna”. Non solo nell’eternità, ma già ora: “ Chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha (già) la vita eterna”. (Gv 5, 24)
Gesù si dichiara Figlio di Dio: “ Io e il Padre siamo una cosa sola”.
INTERROGATIVI
La nostra adesione a Cristo dipende solo dalla nostra famiglia, dal nostro ambiente sociale, o proviene da una convinzione personale, debitamente motivata? Per rendere questa adesione più vera, più sincera, più efficace, cerchiamo anche di rafforzare la nostra fede con una conoscenza più approfondita di Cristo, della sua vita e della sua dottrina? Ascoltiamo la voce di Cristo, di cui la Chiesa è eco infallibile e ci lasciamo attirare dalla luce dei suoi insegnamenti?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore, aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti. (Dal Salmo 118)
•Acclamate al Signore voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscerete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Buono è il Signore, eterna è la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Da Sl 99)
•Signore tu sei il Buon Pastore. Accorda alla tua Chiesa guide vigili e intelligenti per condurre e riunire tutti i popoli intorno a te. Fa che tutti ascoltino la tua voce e ti seguano nelle vie del Vangelo, via che giunge fino alla casa del Padre tuo.
•O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito e fa che nelle vicende del tempo non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita. (Colletta della 4 domenica di Pasqua)
•Dio onnipotente e misericordioso guidaci al possesso della gioia eterna, perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto Cristo buon pastore. (Orazione 4 domenica di Pasqua C)
•Custodisci benigno, o Dio nostro Padre, il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo
Figlio, e guidalo ai pascoli eterni del cielo. (Orazione dopo la comunione 4 di Pasqua C)
•Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. (dal salmo 22)
•Re dei santi e Verbo del Padre nel piú alto dei cieli che ogni cosa domini,…..sostegno nelle fatiche, ripieno di gioia eterna, Gesú, Salvatore del genere umano,……sii guida delle pecore assennate, Pastore santo, sii il Capo, o Re di fanciulli innocenti! (Clemente di Ales., Hymn. ad Christ., passim)
•Le orme di Cristo sono via al cielo, Parola eterna, età senza fine, eterna luce, fonte di pietà. Tu sei l`autore della virtù nella vita che si conviene a quei che a Dio inneggiano……In semplicità, nel cantico di lode e con sincero inno, a Cristo Re rendiamo il tributo santo per la scienza della vita. Cantiamo insieme, con santa modestia, cantiamo al Figlio onnipotente! Noi, nati con Cristo, siamo il coro della pace. Umile popolo di Dio, insieme, tutti cantiamo lode al Dio della pace. (Clemente di Ales., Hymn. ad Christ., passim)
•Dio della pace, che di due ci fa uno (Ef 2,14) e ci fonde l`uno con l`altro, che colloca i re sui troni e solleva i poveri dalla terra e innalza gli abietti dal nulla (Sal 112,7); che scelse David e lo prese dalle greggi di pecore (Sal 77,70), sebbene fosse l`ultimo dei figli di Jesse (1Sam 17,14); il quale riempie di forza la parola di quelli che annunziano il Vangelo (Sal 67,12), egli regga la nostra destra, la guidi secondo la sua volontà e la coroni di gloria (Sal 72,24), pascendo i pastori e guidando le guide; perché noi possiamo pascolare con sapienza il suo gregge… Dia lui virtù e fortezza al suo popolo (Sal 67,36) e si formi un gregge splendido e immacolato (Ef 5,27) degno dell`ovile del cielo, nella casa della gioia (Sal 86,7), nello splendore dei santi (Sal 109,3); perché tutti, gregge e pastori, possiamo cantare gloria (Sal 28,9), in Gesú Cristo nostro Signore, al quale sia ogni gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(Gregorio di Nazianzo, Sermo 2, 117)
•Pastore amorevole, quando ci raduniamo per l’Eucaristia ci rendiamo conto più chiaramente di essere pecore del tuo gregge: risveglia in noi la gioia di appartenere a te.
•Pastore buono, che ci fai ascoltare oggi la tua voce perché possiamo riconoscerti e venire dietro a te, apri la nostra mente e il nostro cuore e rendici discepoli docili e alacri nel seguirti sul cammino che la tua vita ha tracciato per noi.
•Pastore forte, che ci tieni con sicurezza nelle tue mani, rendici il conforto della tua protezione quando il dolore e la morte minacciano di spegnere nella paura la nostra fiducia. (Domenico Pezzini)
•Signore Gesù, tu sei il Buon Pastore. Accorda alla tua Chiesa delle guide vigili e intelligenti per condurre e riunire tutti gli uomini intorno a te. Fa’ che tutti ascoltino la tua voce e ti seguano nella via del Vangelo, via che giunge fino alla casa del Padre tuo, dove tu regni con lui e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.
•Preghiamo per la Chiesa e i suoi pastori. Perché non si scoraggino difronte alle difficoltà del loro compito e lavorino per riunire tutti gli uomini attorno a Cristo, vero Pastore.
•Preghiamo perché siano pastori vigilanti e assidui nel custodire, orientare, guidare, nutrire le anime che sono loro affidale, pecorelle amate da Dio. (C. Berthes)
•Signore, sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti. (Salmo 118 [119], 17-20.24).
•Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Buono è il Signore, eterna è la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99 [100], 2-3.5)
•Vergine bellissima! Madre dolcissima! Figlia di Dio! Stella splendidissima! Rosa purissima! Tu che nutri i gigli! Origine di ogni luce! Fiore delle valli che non conosce ambiguità! Dignità dei vergini! Speranza dei fedeli ! Piena di grazia! Rendici capaci di amore fedele al Figlio tuo, tu che sei Madre. E accompagnaci nella dolcezza senza limiti all’Eterno, o Maria. (Gregoriano)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Fidiamoci e seguiamo sempre Gesù buon pastore.