Come è accaduto a tanti, la rinuncia del Papa mi ha sorpreso ma mi ha dato anche una carica, una voglia di fare chiarezza al mio interno e negli ambiti familiari, comunitari, associativi che mi spinge soprattutto ad esternare quello che da tempo sono solo mie riflessioni o confidenze fatte a pochi. Non è pensabile che il Santo Padre rinunci al suo mandato ma se lo fa per i motivi indicati da Benedetto XVI siamo tutti chiamati ad approfondire il nostro essere cristiani. E’ come una chiamata alle armi, coinvolge tutti, uomini e donne, laici e consacrati, tutto il popolo di Dio e ci porta ad esaminare il nostro comportamento perché la fede non è una faccenda privata tra noi e Dio ma è qualcosa che coinvolge gli altri. Spesso invece, noi siamo campioni nel separare tutto, non solo le comunità, ma anche i nostri atti di culto da un comportamento irrispettoso verso i fratelli. Eppure quante volte abbiamo letto Isaia, i Vangeli, quante volte abbiamo ascoltato (solo con le orecchie?!?) “…se toglierai di mezzo a te il puntare il dito, il parlare empio…” ma continuiamo a contro testimoniare Cristo, a scegliere le scorciatoie specialmente quelle che ci evitano la croce, a giustificare tutti i nostri atteggiamenti, a vedere solo negli altri le mille incapacità!
SEGNO DI UNA VERIFICA PER NOI
Diciamo la verità, siamo auto referenziali, ci accreditiamo da soli, le nostre espressioni sono sempre favorevoli a noi stessi e chi se ne importa se Qualcuno ha detto che la pianta si riconosce dai frutti, i frutti sono quelli che ti dico (parole, magari anche lette) non c’è bisogno di vederli (opere nella coerenza delle parole). Il Papa ha rinunciato per l’autoreferenzialità di alcuni vicini a lui solo fisicamente, per le separazioni e lacerazioni indotte dai loro egoismi, dai loro mancati contributi alla comunione, per qualche infedeltà di taluni che poco contribuiscono alla fedeltà della Sposa verso lo Sposo che per Lei dà continuamente tutto Se Stesso. Solo in Vaticano si vive questa sofferenza!?! In quante coscienze c’è stato un “sussulto” perché è stata sentita molto vicina la lacerazione denunciata dal Papa ed il suo rimettere a Cristo la guida della Chiesa? Non dappertutto è così ma laddove viviamo in coscienza la nostra inadeguatezza, meditiamo di lasciare il posto a chi avrà le capacità per riportare il timone a dritta, lasciamo che qualcuno apra quella porta per cambiare l’aria nella stanza in cui noi ormai non sentiamo più il cattivo odore ma come dicevo all’inizio, la carica che voglio trasmetterVi è quella di fare una verifica interna e poi comunitaria perché non è vero che tutto è grigio, sappiamo che molto è solo “bianco” o solo “nero” e se non vediamo così perché non abbiamo il coraggio di affrontare la situazione, è meglio rinunciare ma per carità, non continuiamo ad annacquare il vino… dicendo che è vino… Il Vicario di Cristo ci ha insegnato che per continuare ad edificare la Chiesa a volte è necessario fare un passo indietro e rimettersi nelle mani dello Sposo!!! L’uomo è quello che ha commesso! Meditiamo. E’ vero che è del viandante l’umiltà del passo e se qualche volta ci è sembrato di aver camminato tanto e a conti fatti siamo rimasti allo stesso posto, sappiamo che la nostra debolezza diventa forza nel soffio dello Spirito che è Spirito di fortezza e di coraggio che mai abbandona chi a Lui si rivolge ma proprio perché il gregge è di Dio il Pastore Vicario gli chiede ora, in questo momento storico, di condurre le sue pecore al pascolo. Quello che più mi attanaglia il cuore non è il fatto che il Santo Padre lasci il suo incarico, ma i motivi che lo hanno portato a fare questo gesto, motivi che come dicevo, ognuno di noi nella propria coscienza è chiamato a meditare davanti a Dio in relazione ai propri ambiti. E quando arriverà il nuovo Papa, posso immaginare che raccoglierà le pecore smarrite ma prima ancora si leverà contro quei pastori che si nutrono di latte, si rivestono di lana, ammazzano le pecore più grasse ma non pascolano il loro gregge. Pastori che non danno forza alle pecore deboli, non curano le inferme, non hanno fasciato quelle ferite, non hanno riportato le disperse, non sono andati in cerca delle smarrite, ma le hanno guidate con crudeltà e violenza (Ezechiele). L’auspicio è che quel giorno arrivi presto ma dico fin d’ora che ci saranno alcuni che faranno molta resistenza e grideranno che vorranno tornare “schiavi in Egitto!!!!”
Roberto