Giovanni 1, 1-18: 1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era, in principio, presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12 A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali, non da sangue ne da volere di carne ne da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 1, 1-18
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l`hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l`hanno accolto. A quanti però l`hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l`uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l`ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Il Vangelo di Giovanni inizia con una solenne introduzione, che è una delle pagine più celebri di tutta la Bibbia. Nella composizione l’autore si è servito in modo particolare di ciò che la Scrittura diceva della Sapienza (es. Proverbi 8, 22-31; Sapienza 24, 1-32), forse anche utilizzando un inno cristologico delle comunità cristiane dell’Asia Minore. Il prologo è una sorta di grande sinfonia iniziale, una composizione divisa in quattro strofe, che canta la preesistenza del Verbo, la sua presenza luminosa presso gli uomini, la sua venuta in mezzo al suo popolo e infine la sua incarnazione.
“Questa pagina, così breve è lo sguardo dell’aquila sull’infinito. Essa ha posto San Giovanni al vertice di coloro che hanno contemplato le cose di Dio”. (G.B. Lacordaire)
“E’ il più bello degli inni cristiani….L’unico oggetto suo è una verità che congiunge il tempo all’eternità, perché ci mostra in una sola visione lo stato eterno del Verbo e il fatto temporale della sua venuta, chiamata Incarnazione”. (L. Bouyer)
IN PRINCIPIO ERA (1)
L’inizio del prologo rimanda ala prima pagina della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra…” (Gn 1.1-3) e fa capire subito che il Verbo preesisteva e ha presieduto alla creazione. E’ anche un richiamo alla Sapienza: “Il Signore mi ha creato dall’inizio…..dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra” (Prov 8, 22-23). La Sapienza però è creata, il Verbo invece “era”, non ha avuto principio, è eterno. Ripetendo per quattro volte il verbo essere all’imperfetto (“era”) l’autore vuole affermare l’eternità del Verbo.
IL VERBO (1)
“Verbo” compare solo negli scritti di Giovanni e traduce il termine greco Logos (=parola, in latino Verbum, Verbo), che era usato dai filosofi stoici greci per indicare il principio non divino ordinatore dell’universo, una specie di anima del mondo. Ma l’autore usa il termine Logos nel significato attribuitogli dalla concezione ebraica che indicava la Rivelazione di Dio e la sua azione creatrice attraverso la Parola (“dabar” in ebraico”, “memra” in aramaico). E il Logos non è la “ragione” come per i greci, ma una Persona divina, la Persona del Verbo. Il termine “logos” è uguale, ma indica due realtà diverse.
ERA PRESSO DIO (1)
La traduzione migliore del greco (pros ton teon) è “Il Verbo era rivolto verso Dio” e significa che il Verbo, prima di ogni altra attività, è intimamente unito al Padre in una costante comunione. La contemplazione e l’intimità con Dio precedono qualsiasi attività, sia pure utile e nobile come la creazione.
E IL VERBO ERA DIO (2)
La dichiarazione è chiara: il Verbo è Dio. Egli è ugualmente Dio come il Padre, non una sua emanazione, una sua creatura. Gesù stesso dirà “Io e il Padre siamo una cosa sola “ (Gv 10, 30). Fede in Cristo Dio proclama Tommaso quando asserisce “ Signore mio e Dio mio”. (Gv 20, 28)
TUTTO…PER MEZZO DI LUI (3)
Precisato chi è il Verbo, Giovanni passa a parlare della sua opera. E inizia con la creazione. In forma positiva e negativa viene sottolinea la creazione di tutto mediante il Verbo.. Il Verbo è il mediatore di tutta la creazione sia di quella visibile che di quella invisibile (cf Col 1, 16 s; 1 Cor 8; Eb 1, 2). Il creatore è il Padre. Non è detto nulla del modo di questa mediazione.
IN LUI ERA LA VITA (4)
A questo punto il prologo concentra l’interesse sull’azione del Verbo in favore di quella parte della creazione che è l’umanità. Dal Verbo l’umanità ha la vita vera, la vita divina, senza la quale l’umanità è esposta alla morte eterna. E la comunicazione di questa vita sarà il compito proprio del Verbo incarnato.
ERA LA LUCE DEGLI UOMINI (4)
La comunicazione della vita vera viene presentata come illuminazione. Certamente l’illuminazione è straordinaria con la venuta del Verbo, ma anche prima dal momento della creazione quel tanto di illuminazione che la creatura ha ricevuto l’ha avuta dal Verbo.
LA LUCE SPLENDE (5)
L’azione della luce è continua e permanente, risplende sempre. La “luce” è la rivelazione del Verbo. Ma non è chiaro di quale rivelazione qui si parli. Per alcuni è la rivelazione storica del Verbo incarnato, per altri è l’illuminazione perenne del Verbo alla ragione umana, prima, durante e dopo la rivelazione di Gesù.
LE TENEBRE NON L’HANNO ACCOLTA (5)
L’asserzione può esser letta nel modo seguente: le tenebre sono il miserevole stato morale in cui gli uomini sono finiti col peccato. Essi. piombati in una tale situazione tenebrosa, non si sono lasciati irradiare dalla luce del Verbo. Una seconda lettura traduce l’espressione greca . (e esotia auto ou catelaben) con: “le tenebre non riuscirono a sopraffarla”. Il senso dell’espressione sarebbe allora il seguente: le potenze ostili a Dio, facenti capo a satana, non sono riuscite a sopraffare la luce che, nonostante tutto, sarà vincitrice.
VENNE UN UOMO (6)
Dall’eternità di Dio si passa alla temporalità. Entra in campo uno che annunzia la luce. E’ “un uomo”, un “inviato” da Dio e ha un nome che ne proclama la misericordia: Giovanni, Dio fa grazia.
VENNE COME TESTIMONE (7)
L’autore del prologo fa qui una puntualizzazione: Giovanni non è la luce, ma solo una lampada (5, 35). Il motivo di tale precisazione, per noi evidente, sta nel fatto che ai tempi della stesura del Vangelo c’era, in ambienti vicini alla Chiesa, chi riteneva Giovanni molto più di un testimone, quasi il Messia stesso. Lo scopo della missione di Giovanni sta nella testimonianza che egli deve dare alla luce, perché tutti credano in Cristo.
VENIVA NEL MONDO (9)
Il Verbo era la luce vera che illumina ogni uomo. La luce “vera” del Verbo si differenzia da ogni altra luce, anche da quella di Giovanni e illumina interiormente ogni uomo a partire dalla creazione, gli dà la facoltà di conoscere, la comprensione di sé. Egli è l’unica fonte della divina rivelazione e tutti coloro che si trovano nella luce la ricevono da lui.
EGLI ERA NEL MONDO (11)
Il mondo di cui qui si parla è la massa degli uomini che non si lasciano penetrare dalla luce della rivelazione. Sono stati creati “per mezzo di Lui” eppure lo hanno rifiutato. E questa è una terribile tragedia.
VENNE TRA LA SUA GENTE (11)
E’ ancora più sconcertante il fatto che la luce sia rifiutata anche dalla sua gente, ossia dal popolo ebraico, che per speciale vocazione era stato scelto per preparare la venuta del Verbo. Questo versetto però da alcuni è visto solo come il parallelo del precedente, che ripete in altro modo quanto detto prima. Il “suo popolo”, “i suoi” sarebbero l’insieme degli uomini, sue creature. Il prologo infatti non fa cenno al popolo d’Israele.
A QUANTI LO HANNO ACCOLTO (12)
A quanto lo accolgono il Verbo dà il dono più prezioso che possa essere accordato ad un uomo, la figliolanza divina. Tutti gli uomini sono per natura creature di Dio e oggetto del suo amore, figli di Dio però essi diventano solo in seguito al dono della grazia. Per indicare la differenza col Verbo Figlio di Dio per natura e noi figli per grazia, l’autore usa vocaboli diversi. Il Verbo è “ uios tou Teou”, gli uomini “tecna Teou”.
I QUALI NON DA SANGUE (12)
Con tre negazioni l’autore esclude nel dono della figliolanza divina ogni fattore naturale: non dal sangue umano, non dalla sessualità, non da decisione di uomo. Nella filiazione divina solo Dio è causa.
IL VERBO SI E’ FATTO CARNE (14)
Il Verbo “si fece” carne, non divenne, non si trasformò, ma, rimanendo Verbo, cominciò a vivere e a rivelarsi nella condizione debole e temporale dell’uomo. Nel Figlio di Dio divinità e umanità si uniscono in unità reale.
E VENNE AD ABITARE (14)
Il verbo greco “eskenosen” significa “mettere la propria tenda”, “abitare sotto una tenda” ed fa allusione alla tenda dell’alleanza nella quale era conservata l’arca.
E NOI VEDEMMO LA SUA GLORIA (14)
“Noi” sono i testimoni oculari della vita terrena di Gesù. Loro hanno visto con gli occhi del corpo la sua persona e la sua opera, ma è con la fede che hanno potuto contemplare la gloria che a lui compete in quanto Figlio unico del Padre.
PIENO DI GRAZIA E DI VERITA’ (14)
L’espressione si trova nel Vecchio Testamento ed esprime la bontà e la fedeltà di Dio verso il suo popolo, unito a lui mediante l’alleanza (Es 34, 6). La “grazia” del Verbo è simile alla bontà divina che si china sugli uomini per colmarli dei suoi benefici. La “verità” è sinonimo di rivelazione, di mistero e piano di salvezza.
GIOVANNI GLI RENDE TESTIMONIANZA (15)
Fra quelli che hanno veduto la “gloria”, Giovanni è il primo che proclama ad alta voce il mistero di colui che non solo è prima di lui, ma si colloca al principio assoluto. Pur essendo cronologicamente dopo, .il Verbo Incarnato precede in dignità il Battista.
DALLA SUA GRAZIA (16)
Tutti coloro che credono in Cristo ricevono dalla pienezza del Verbo una corrente ininterrotta di grazia.
PERCHE’ LA LEGGE (17)
La legge data per mezzo di Mosè e la grazia e verità di Cristo vengono messe a confronto per sottolineare la superiorità e le definitività della salvezza portata dalla “grazia” e dalla “verità”, divenute realtà concreta per mezzo di Gesù Cristo.
DIO NESSUNO (18)
L’uomo non ha mai visto e non può vedere Dio. L’unico modo per vederlo è la rivelazione fatta da Gesù, unigenito Figlio di Dio, che “riposa nel seno del Padre”, ossia che è in intima unione personale con Lui.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL NATALE
Nel giorno di Natale, la Chiesa commemora tutto ciò che è avvenuto a Betlemme, ma non si limita al lato esteriore degli avvenimenti. Contempla il mistero del Figlio di Dio, che «nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero», per «noi uomini e per la nostra salvezza» discese dal cielo. Dio, che in modo meraviglioso ha creato l`uomo, in modo ancora più meraviglioso inizia l`opera della sua salvezza. Cristo diventa l`uomo simile a noi in tutto eccetto il peccato. Si giunge ad un «meraviglioso scambio»: Cristo accolse la nostra natura umana, debole e limitata, per farci partecipare alla sua natura divina. Che cos`è la venuta di Cristo per l`uomo? L`uomo ha visto Dio in forma visibile, Cristo ha portato agli uomini la nuova vita, li ripristina nella dignità di figli di Dio, introduce l`uomo mortale nella vita eterna, libera l`umanità dalla vecchia schiavitù del peccato e le dona la libertà. Il Natale, così concepito, si collega inseparabilmente con il mistero della Morte e della Risurrezione di Cristo. Benché allora per molti cristiani il Natale è un gioioso ricordo della venuta di Cristo che porta la pace e la fraternità, la Chiesa vede questa festa in stretta relazione con la sua futura morte; Gesù deposto nella mangiatoia viene chiamato nelle preghiere il Redentore. Celebrare il Natale significa esprimere nella vita la nuova realtà dell`uomo, rendersi simile al Figlio di Dio, aprirsi all`azione della grazia, cercare le cose di lassù, crescere nell`amore fraterno. Lodiamo Dio perché in questi ultimi tempi ha parlato a noi per mezzo del Figlio, assumendo la fatica della nuova vita. …..Cristo nasce, cantate gloria…di nuovo si dissipano le tenebre, di nuovo viene creata la luce, di nuovo l`Egitto è tormentato dalle tenebre (cf. Es 10,21), di nuovo Israele è illuminato per mezzo della colonna (cf. Es 13,21). Il popolo che è nelle tenebre dell`ignoranza veda la grande luce della conoscenza (cf. Is 9,1). Le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove (2Cor 5,17). La lettera cede, lo spirito vince, le ombre passano, entra la verità. Melchisedech si ricapitola: chi era senza madre, è generato senza padre; prima senza madre e poi senza padre. Le leggi della natura sono rovesciate… Applaudite, popoli tutti (Sal 46,1), poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità (con la croce infatti viene innalzato) ed è chiamato Consigliere ammirabile, cioè del Padre, l`Angelo (Is 9,5). Gridi Giovanni: Preparat e la via del Signore (Mt 3,3). Anch`io proclamerò la forza e la potenza di questo giorno; colui che non è stato generato dalla carne si incarna; il Verbo prende consistenza; l`invisibile diventa visibile; l`intangibile si può toccare; colui che è senza tempo comincia ad esistere nel tempo; il Figlio di Dio diventa Figlio dell`uomo, Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! (Eb 13,8)… (Gregorio di Nazianzo, Oratio 38, 1 s. 4)
LA VENUTA DI DIO TRA GLI UOMINI
La festa che noi oggi celebriamo è la venuta di Dio tra gli uomini, perché noi possiamo accedere a Dio o (per meglio dire) ritornare a Dio, affinché, abbandonato l`uomo vecchio, ci rivestiamo del nuovo; e come siamo morti nel vecchio Adamo, così viviamo in Cristo; infatti con Cristo nasciamo, siamo messi in croce, veniamo sepolti e risorgiamo…Perciò celebriamola in modo divino e non come si suol fare nelle feste pubbliche; non con spirito mondano ma oltremondano; celebriamo non ciò che è nostro, ma di lui che è nostro o, per meglio dire, di lui che è il Signore; celebriamo non ciò che arreca infermità, ma ciò che cura; non ciò che riguarda la creazione, ma la rigenerazione. (Gregorio di Nazianzo, Oratio 38, 1 s. 4)
DIO E UOMO
La natura umana gli apparteneva, perché Dio è padrone di tutto, e perciò sta scritto: Venne a casa sua (Gv 1,11). Nella sua natura divina ci stava, prima dei tempi, nella nostra ci venne in un`epoca della nostra storia. Perciò, se colui che è eterno, si fa nostro compagno nel tempo, possiamo dire che viene in un campo che gli è estraneo…….Guardiamo allora, fratelli, che non ci sporchi una qualche immondizia, poiché nell`eterna prescienza siamo cittadini di Dio e uguali ai suoi angeli. Riportiamo nei costumi la nostra dignità, nessuna lussuria ci macchi, nessun pensiero turpe ci accusi, la malizia non morda la nostra mente la ruggine dell`invidia non ci roda, non ci gonfi l`orgoglio, non ci dilanii la concupiscenza dei piaceri terreni, non c`infiammi l`ira. Gli uomini sono stati chiamati dèi. Difendi, dunque, o uomo, l`onore di Dio, poiché per te s`è fatto uomo quel Dio, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. (Gregorio Magno, Hom., 1, 8)
Ciò che egli era, rimase, ciò che non aveva, lo assunse. Al principio era senza causa. Quale causa, infatti, di Dio si potrebbe apportare? Ma anche dopo, nacque da una causa certa. Era quella, di fare acquistare la salvezza a te, insolente e ostinato, che disprezzi, perciò, la divinità, poiché egli ricevette la tua ignoranza, unito alla carne con una intenzione frapposta, e questo uomo Dio, resosi inferiore, dopo che crebbe insieme con Dio, superando la parte più nobile, divenne uno, affinché io stesso tanto diventi anche Dio, quanto egli uomo. Egli invero nacque, ma anche era stato generato: da una donna, invero, ma anche vergine. Quello fu un modo umano, questo divino. Qui fu privo di Padre, lì di madre. L`uno e l`altro di questi due fatti è proprio della divinità. Fu portato proprio nel seno materno, e fu riconosciuto veramente dal Profeta (cf. Lc 1,41) e mentre ancora esisteva nel seno [materno] esultava davanti al Verbo, a causa del quale era stato procreato. Fu avvolto con pannolini, e tornato vivo rigettò le fasce della sepoltura. Fu adagiato, è vero, nella mangiatoia, ma poi fu celebrato dagli angeli (cf. Lc 2,7) ed indicato dalla stella e adorato dai Magi (cf. Mt 2,2). Perché ti meravigli di quello che è visto cogli occhi, mentre non osservi quello che è percepito con la mente e col cuore? (Gregorio di Nazianzo, Oratio, 29, 19-20)
PROGRESSO
Il Signore nostro Dio è un solo Dio. Non può variare, non può cambiare, come dice David: Tu sei sempre uguale e i tuoi anni non vengono mai meno. Dunque questo Dio nostro eterno, fuori del tempo, immutabile, s`è fatto nella nostra natura mutabile e temporale, per aprire alle cose mutabili una via alla sua eternità e stabilità, e questa via è proprio la mutabilità ch`egli ha preso per noi, in modo che in un solo e medesimo Salvatore noi troviamo la via per cui salire, la via cui giungere e la verità da possedere, poiché egli disse: Io sono la via, la verità e la vita. Perciò il nostro grande Signore, rimanendo nella sua natura, nacque bambino secondo la carne, crebbe in determinati tempi e si sviluppò secondo la carne, perché noi piccoli nello spirito, o quasi niente, nascessimo spiritualmente e crescessimo secondo la successione e il progresso delle età spirituali. Così il suo progresso corporale è il nostro progresso spirituale; e tutte le cose, ch`egli ha fatto in diverse età (coloro che sono avanti nella perfezione lo capiscono), si realizzano in noi attraverso i singoli gradi del progresso. La sua nascita corporale, dunque, sia il modello della nostra nascita spirituale, cioè della santa conversione; la persecuzione, ch`egli subì da parte di Erode, è un simbolo delle tentazioni che subiamo dal diavolo al principio della nostra conversione; la sua crescita a Nazareth rappresenti il nostro progresso nella virtù. (Aelredo di Rievaulx, De Iesu duodec., 2)
VERSO BETLEMME
Betlemme ha riaperto l`Eden, vedremo come. Abbiamo trovato le delizie in un luogo nascosto, nella grotta riprenderemo i beni del Paradiso. Là, è apparsa la radice da nessuno innaffiata da cui è fiorito il perdono. Là, si è rinvenuto il pozzo da nessuno scavato, dove un tempo David ebbe desiderio di bere. Là, una vergine, con il suo parto, ha subito estinto la sete di Adamo e la sete di David. Affrettiamoci dunque verso quel luogo dove è nato, piccolo bambino, il Dio che è prima dei secoli. Il padre della madre è, per sua libera scelta, divenuto suo figlio; il salvatore dei neonati è un neonato egli stesso, coricato in una mangiatoia. (Romano il Melode, Carmen X, Proimion, 1, 2)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Esaudisci, Signore, questa famiglia a te …. Dona ai prigionieri la liberazione, la vista ai ciechi, la remissione ai peccatori, poiché è per offrire loro la salvezza che tu sei venuto. Riguarda dal tuo santo Cielo, o Salvatore del mondo, il tuo popolo e donagli la tua luce, il loro animo si rivolge a te in devota fiducia. (Messale Gotico 1961))
•Cristo nasce, cantate gloria, Cristo scende dal cielo, andategli incontro; Cristo è in terra, alzatevi. Cantate al Signore da tutta la terra (Sal 95,1). E per riassumere queste due cose in una sola: Gioiscano i cieli, esulti la terra (ibid. 11), poiché colui che è del cielo è ora in terra. Cristo si è fatto carne, tremate e gioite; tremate per il peccato; gioite per la speranza. Cristo nasce dalla Vergine; donne, abbiate cura della verginità perché possiate essere madri di Cristo. Chi non adora colui che è il principio? Chi non loda e non glorifica colui che è la fine? (Gregorio di Nazianzo, Oratio 38, 1 s. 4)
•O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. (Colletta Messa natalizia del giorno)
•Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza increata. Sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno. (Colletta II di Natale)
•Nel mistero odorabile del natale egli, Verbo invisibile, apparve visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta. Generato prima dei secoli, cominciò ad esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre, e ricondurre a te l’umanità dispersa. (II prefazio di Natale)
•Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili . (I° prefazio di Natale)
•O Gesù Salvatore, immagine del Padre, re immortale dei secoli, luce d’eterna luce, speranza inestinguibile, ascolta la preghiera. Tu che da Maria Vergine prendi forma mortale, ricordati di noi! Nel gaudio del Natale ti salutiamo, o Cristo, redentore del mondo. La terra, il cielo, il mare acclamano al tuo avvento, o Figlio dell’Altissimo. Redenti dal tuo sangue, adoriamo il tuo nome, cantiamo un canto nuovo. (dall’inno di Vespri del periodo natalizio)
•Dal sorgere del sole s’irradi sulla terra il canto della lode. Il creatore dei secoli prende forma mortale per redimere gli uomini. Maria Vergine Madre porta un segreto arcano nell’ombra dello Spirito; dimora pura e santa. Tempio del Dio vivente, concepisce il Figlio. Nasce il Cristo Signore, come predisse l’angelo e Giovanni dal grembo. Giace povero ed umile colui che regge il mondo nella stalla di Betlem. Lo annunziano i pastori schiere di angeli in festa, cantando gloria e pace. (Inno di Lodi del tempo di Natale)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accogliamo sempre il Signore nella nostra vita.