Giovanni 13, 31-35: 31 Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 13, 31-35
Quand`egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell`uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Dopo l’ultima cena i Sinottici presentano subito la Passione di Cristo, Giovanni invece interrompe il racconto per inserire un lunghissimo discorso che va da 13, 31 a 17, 26 e che appartiene al genere letterario dei “discorsi di addio”, di cui ci sono molti esempi nella Bibbia: Giacobbe (Gn 49), Mosè (Dt 31), Giosuè (Gs 23), Samuele (1 Sam 12), Davide (1 Re 2, 1-9) Matatia (1 Mac 2, 49-64) Paolo (At 20, 18-35). Questo tipo di discorso comporta sempre i seguenti dati: richiamo delle meraviglie di Dio e dell’opera dell’eroe; annunzio di eventi futuri; avvertimenti e incoraggiamenti. L’autore del quarto Vangelo, al termine di una lunga meditazione, rischiarata dalla fede pasquale e dalla vita della Chiesa, ci ha consegnato l’essenziale del messaggio che i discepoli avevano ricevuto da Gesù nelle ultime ore della sua vita e in altre circostanze. Troviamo in questi cinque capitoli una riflessione profonda sulla persona di Gesù e sulla relazione col Padre, un ripetuto richiamo allo Spirito Santo, il senso della missione e della Passione di Gesù, le condizioni di vita della comunità dei discepoli: fede e amore vissuti affrontano il mondo.
Non appena Giuda ha lasciato la “luce”, Gesù inizia a parlare ai suoi amici più cari. L’ultima parte del capitolo 13 è un’introduzione. La partenza di Giuda ha messo in moto gli eventi della Passione. Gesù sarà glorificato, Dio sarà glorificato. Gesù se ne va e lascia ai suoi il comandamento principale: “ Amatevi gli uni gli altri”.
ORA..E’ STATO GLORIFICATO (31)
L’”ora” di Gesù significa la sua glorificazione. Nei versetti 31 e 32 il verbo “glorificare” è usato cinque volte. Dio è stato glorificato in tutta la missione terrena di Gesù e sarà glorificato nella croce-risurrezione. La gloria di Dio è anche la gloria di Gesù .
ANCORA UN POCO (33)
Gesù ripete un annunzio già fatto due volte ai Giudei (7, 33-34; 8, 21). Il contesto però è differente: per i Giudei questa separazione è rottura definitiva, a causa del loro peccato, per i discepoli un’assenza inevitabile e provvisoria (36).
VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI (34)
Il comandamento dell’amore scambievole ritorna nel discorso di addio. E’ detto “nuovo”, perché è al centro della nuova Alleanza e perché è fondato sull’amore di Gesù che dà l’esempio e la forza di amore.
TUTTI SAPRANNO (35)
L’Amore scambievole dei discepoli sarà la tessera di riconoscimento dei cristiani (At 4, 32), perché manifesta la loro somiglianza con Gesù ed è segno concreto della forza misteriosa dell’amore di Dio.
SIMON PIETRO (36)
Pietro capisce che Gesù si separerà dai discepoli e gli chiede dove vada e perché non può seguirlo, ma si sente rispondere che per ora non è capace. Lui e gli altri apostoli potranno seguire Gesù solo dopo la sua risurrezione. Gesù annunzia a Pietro il rinnegamento. Lo stesso annunzio troviamo nei Sinottici (Mt 26, 33-35; Mc 14, 29-31; Lc 22, 33-34). Tuttavia anche se Pietro rinnegherà il Signore, lo seguirà poi anche nella morte. (mi seguirai più tardi)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
NUOVO COMANDAMENTO
Cristo ci ha dunque dato un nuovo comandamento, nel senso che ha detto di amarci l`un l`altro, cosí come egli ci ha amati. E` questo amore che ci rinnova, affinché diveniamo uomini nuovi, eredi del Nuovo Testamento, cantori di un nuovo cantico. Questo amore, fratelli, ha rinnovato anche i giusti dei tempi antichi, i patriarchi e i profeti, come piú tardi ha rinnovato i beati apostoli. Esso ora rinnova tutte le genti, e, di tutto il genere umano che è diffuso ovunque sulla terra, fa, riunendolo, un sol popolo nuovo, il corpo della nuova sposa del Figlio unigenito di Dio, della quale il Cantico dei Cantici dice: “Chi è colei che si alza splendente di candore?” (Ct 8,5, secondo i LXX). Essa è splendente di candore perché è rinnovata: da che cosa, se non dal nuovo comandamento? (Agostino, Comment. in Ioann., 65, 1-3)
SOLLECITI L’UNO DELL’ALTRO
Ecco perché i suoi membri sono solleciti l`uno per l`altro e se uno soffre, soffrono con lui tutti; se uno è glorificato, gioiscono con lui tutti gli altri (cf. 1Cor 12,2526). Essi ascoltano e praticano quanto dice il Signore: «Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri», ma non come si amano quelli che cercano la corruzione, né come si amano gli uomini in quanto hanno la stessa natura umana, ma come si amano coloro che sono dèi e figli dell`Altissimo, e che mirano a divenire fratelli dell`unico Figlio suo, che si amano a vicenda dell`amore del quale egli li ha amati, che li porterà a giungere a quella meta dove egli sazierà tutti i loro desideri, nell`abbondanza di tutte le delizie (cf. Sal 102,5). Allora, ogni desiderio sarà soddisfatto, quando Dio sarà tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28). Una tale meta non conoscerà fine. (Agostino, Comment. in Ioann., 65, 1-3
L’AMORE FORTE PIU DELLA MORTE
Nessuno muore là dove nessuno può giungere se prima non è morto per questo mondo, e non della comune morte nella quale il corpo è abbandonato dall`anima, ma della morte degli eletti. Quella morte che, mentre ancora siamo in questa carne mortale, eleva il cuore in alto nei cieli. E` di questa morte che l`Apostolo dice: “Perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3). Forse per la stessa ragione sta scritto: “L`amore è forte come la morte” (Ct 8,6) E` grazie a questo amore che, pur restando ancora prigionieri di questo corpo corruttibile, noi moriamo per questo mondo, e la nostra vita si nasconde con Cristo in Dio; o, meglio, questo stesso amore è la nostra morte per il mondo, ed è vita con Dio. Se infatti parliamo di morte quando l`anima esce dal corpo, perché non dobbiamo parlare di morte quando il nostro amore esce da questo mondo? L`amore è quindi davvero forte come la morte. Che cosa è piú forte di questo amore che vince il mondo? (Agostino, Comment. in Ioann., 65, 1-3)
DUE COMANDAMENTI
Ma non crediate, fratelli, che il Signore dicendo: «Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri», abbia dimenticato quell`altro comandamento che ci è stato dato, che amiamo il Signore Dio nostro con tutto il cuore, con tutta l`anima e con tutto il nostro spirito. Può sembrare che egli lo abbia dimenticato, in quanto dice soltanto: «che vi amiate gli uni gli altri», come se il primo comandamento non avesse rapporti con quello che ordina di amare “il prossimo tuo come te stesso” (Mt 12,37-40). A “questi due comandamenti” – disse il Signore, come narra Matteo – “si riduce tutta la legge e i profeti (ibid.)”. Ma per chi bene li intende, ciascuno dei due comandamenti si ritrova nell`altro. Infatti, chi ama Dio non può disprezzare Dio stesso quando egli ordina di amare il prossimo; e colui che ama il prossimo di un amore spirituale, chi ama in lui se non Dio? Questo è quell`amore liberato da ogni affetto terreno, che il Signore caratterizza aggiungendo le parole: «come io ho amato voi». Che cosa, se non Dio, il Signore amò in noi? Non perché già lo possedessimo, ma perché lo potessimo possedere; per condurci, come poco prima ho detto, là dove Dio sarà tutto in tutti. E` in questo senso che, giustamente, si dice che il medico ama i suoi malati: e cosa ama in essi, se non quella salute che desidera ripristinare, e non certo la malattia che si sforza di scacciare?(Agostino, Comment. in Ioann., 65, 1-3)
GESU CI RENDE CAPACI DI AMARCI
Amiamoci dunque l`un l`altro, e, per quanto possiamo, a vicenda aiutiamoci a possedere Dio nei nostri cuori. Questo amore ci dona colui che ci dice: «Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Egli ci ha amati per renderci capaci di amarci a vicenda; questo ci ha concesso amandoci, che ci stringiamo con mutuo amore e, uniti quali membra da un sí dolce vincolo, siamo il corpo di un tanto augusto capo.”In questo appunto tutti riconosceranno che voi siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). E` come se avesse detto: Coloro che non sono miei discepoli, hanno in comune con voi altri doni, oltre la natura umana, la vita, i sensi, la ragione e tutti quei beni che sono propri anche degli animali; essi hanno anche il dono della conoscenza delle lingue, il potere di dare i sacramenti, quello di fare profezie; il dono della scienza o quello della fede, la capacità di distribuire ai poveri tutti i loro beni, e quella di sacrificare il loro corpo nelle fiamme. Ma se essi non hanno la carità, sono soltanto dei cembali squillanti: non sono niente, e tutti questi doni a loro niente giovano (cf..1Cor 13,1-3). Non è dunque in queste grazie, sia pure eccellenti, e che possono esser date anche a chi non è mio discepolo, ma è «in questo che tutti riconosceranno che voi siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». (Agostino, C.. in Ioann., 65, 1-3)
ELEMOSINA DELLA PAROLA
Se credete d`aver fatto del progresso, tirate qualche altro con voi, cercate d`aver dei compagni nella via di Dio. Se uno di voi, fratelli, va al foro o alle terme e incontra uno che sta senza far niente, lo invita a fargli compagnia. E, allora, se andate verso Dio, fate in modo di non andarvi soli. Perciò fu scritto: “Chi ha sentito l`invito, dica a sua volta: Vieni!” (Ap 22,17), in modo che colui che ha sentito nel cuore il richiamo dell`amore divino, faccia sentire anche al suo prossimo la voce dell`invito. E può ben darsi ch`egli non abbia del pane da dare in elemosina, ma, se ha la lingua, ciò che può dare è molto di piú. Val certo di piú, infatti, ristorare con la parola un`anima immortale, che saziare con pane terreno una carne mortale. Fratelli, non negate al vostro prossimo l`elemosina della parola.(Gregorio Magno, Hom., 6, 6)
IMITATORI DELLA BONTA DI DIO
Se anche tu desideri questa fede per prima otterrai la conoscenza del Padre. Dio, infatti, ha amato gli uomini. Per loro creò il mondo, a loro sottomise tutte le cose che sono sulla terra, a loro diede la parola e la ragione, solo a loro concesse di guardarlo, lo plasmò secondo la sua immagine (cf. Gen 1,26-27), per loro mandò suo Figlio unigenito (cf. 1Gv 4,9), loro annunziò il regno nel cielo (cf. Mt 25,34) e lo darà a quelli che l`hanno amato (cf.Gc 2,5). Conosciutolo hai idea di qual gioia sarai colmato? Come non amerai colui che tanto ti ha amato? Ad amarlo diventerai imitatore della sua bontà e non ti meravigliare se un uomo può diventare imitatore di Dio: lo può volendolo lui (l`uomo). Non si è felici nell`opprimere il prossimo, nel voler ottenere piú dei deboli, arricchirsi e tiranneggiare gli inferiori. In questo nessuno può imitare Dio sono cose lontane dalla sua grandezza! Ma chi prende su di sé il peso del prossimo (cf. Gal 6,2) e in ciò che è superiore cerca di beneficare l`inferiore; chi, dando ai bisognosi ciò che ha ricevuto da Dio, è come un Dio per i beneficati, egli è imitatore di Dio. (Ep. ad Diognetum, 10)
TENER CONTO DEGLI ALTRI
Secondo la vostra capacità aiutatemi e date una mano a un oppresso, e che è per opposte vie attratto dall`istinto e dallo spirito. Quello suggerisce fuga, monti, solitudine, quiete del corpo e dell`anima, raccoglimento interiore e controllo dei sensi, in modo che, libero da ogni macchia, possa avere familiarità con Dio, brilli dello splendore dello Spirito, senza alcuna mescolanza di terreno turbamento, che impedisca la luce divina tanto che possiamo raggiungere la stessa fonte della luce e rimosso ogni specchio dalla verità, mettiamo fine a ogni nostro desiderio. Questo invece mi spinge a uscire, a provvedere alla pubblica utilità, a giovare a me stesso giovando agli altri, a far palese lo splendore di Dio e a portare a Dio un popolo eletto, una gente santa, un regale sacerdozio (cf. 1Pt 2,9)… e mi dice che uno non deve guardare solo al suo vantaggio, ma deve tener conto anche degli altri. Cristo, infatti, sebbene potesse rimanere nell`onore della sua divintà, non solo si svuotò fino a prendere la forma di un servo (cf. Fil 2,7), ma senza badare alla sua umiliazione affrontò il supplizio della croce, per distruggere il peccato con le sue pene e debellare la morte con la sua morte (Eb 12,2). Le prime voci sono suggestioni dell`istinto personale, le seconde son segnalazioni dello Spirito. (Gregorio di Nazianzo, Sermo ad Patrem, 12, 4)
DIO SI SPERIMENTA NELL’AMORE
Nella rivelazione di questo grande mistero vengono alla luce alcune verità fondamentali: l ‘ora di Gesù come passione («ed era notte»: Gv 13,30); l’ora di Gesù come ora di luce («ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato»); l’ora del Padre come manifestazione gloriosa del suo amore; il grande compito, infine, dell’amore senza risparmio come testimonianza della venuta del Regno (Gv13,34-35). Il precetto nuovo è la chiave segreta per entrare nella dinamica di questo mistero: Dio si sperimenterà nell’amore. Notiamo inoltre che questa rivelazione gloriosa si colloca in un momento storico profondamente drammatico, subito dopo la rivelazione del traditore, quasi, a spogliare la nuova realtà da ogni possibile illusione: il comandamento dell’alleanza nuova non potrà ridursi a un romantico e vago volersi bene, ma sarà un compito sofferto all’interno di uno stato di permanente crisi dell’uomo. Mosè aveva chiesto di vedere la gloria di Dio dopo il peccato dell’idolo, cioè dopo la manifestazione dell’infedeltà del popolo, Cristo proclama la rivelazione della gloria del Padre nel momento in cui si è rivelata l’infedeltà del traditore: «Preso il boccone, (Giuda) subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). La luce dell’infinita fedeltà dell’amore di Dio viene a risplendere nel buio della grande infedeltà dell’uomo. (E Menichelli)
L’UOMO VALE QUANTO AMA
Ora Gesù aggiunge che il «peso» di Dio deve diventare il «peso» dell’uomo: anche l’uomo varrà per quanto sarà capace di amare. Infatti Gesù dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Un solo amore è credibile, quello di Dio, come pure niente è credibile al di fuori dell’amore. C’è allora un solo modo per essere vivi dentro il regno di Dio: amare con lo stesso amore di Dio, che ci è donato, e nel modo in cui Dio ci ha amato. Gibran aveva perfettamente capito che questo amore è una fatica dura, quando scriveva: «(L’amore) vi raccoglie in sé, covoni di grano; vi batte finché non sarete spogli; visetaccia per liberarvi dalle reste; vi macina per farvi farina di neve; vi plasma finché non siate cedevoli alle mani; e vi consegna al suo sacro fuoco perché voi siate il pane sacro della mensa di Dio».
AMARE PER AMOR DI DIO
Noi usiamo tradurre il comandamento nuovo di Gesù con questa espressione: «Dobbiamo amare il prossimo nostro come noi stessi per amore di Dio». Però è un’espressione che si fa fatica a capire e ancor più fatica ad accettare: che cosa significa amare il prossimo nostro… «per amore di Dio»? Nessuno di noi sarebbe felice di sapere che chi gli vuol bene, gli vuol bene per amore di un altro. Sarebbe attenzione, interessamento, cura; l’amore richiede un rapporto personale, diretto. In realtà l’espressione è infelice per un errore: quel “per” è il “per” latino, che significa “attraverso” l’amore di Dio, cioè con l’amore con cui Dio ama, con il cuore di Cristo. È un amore che si estende a tutti, anche ai nemici; è un amore a fondo perduto, totalmente gratuito; è un amore che accoglie tutti, anche la peccatrice, la samaritana, Zaccheo; è un amore che ricostruisce la vita nonostante tutto: l’adultera, «va’ e non peccare più»; è un amore fedele per sempre, anche per Pietro che lo ha rinnegato. Questo significa: «Amatevi come vi ho amato io», amare attraverso l’amore di Dio, come Dio ci ama, con il cuore di Cristo. (G. Gallo)
L’AMORE E’ GESU’
Tutto questo Gesù lo chiama «amore», e insieme dà a questa parola un contenuto storico e vitale: l’amore è lui. Perché in lui, e solo in lui, queste parole sono state sempre vere e reali. Dunque, il «come vi ho amati» comporta che si faccia un costante riferimento a lui, nella contemplazione e nella preghiera, nello studio assiduo del Vangelo, e insieme nell’attenzione costante alle situazioni. Dimenticare questo significa cadere nella sclerosi, ripetere sempre la stessa pappardella vuota, fare progetti e programmi per poi trascurare la sostanza, quella che poi, talvolta, o spesso, ci rispunta accanto, in gente che magari definiamo «lontana» e in cui invece il Vangelo gorgoglia come acqua sotterranea che alimenta in loro una stupenda capacità di dono, di accoglienza, di simpatia che invano si cercherebbero in comunità cosiddette «religiose». (D. Pezzini)
COSE VECCHIE CHIAMATE NOVITA’
Ci sono cose vecchie che la nostra società considera nuove. E’ vecchia l’intolleranza, la prepotenza, la lotta intrisa di rivalsa, la ripicca, il tentativo di imporre le proprie idee, come pure la resa davanti all’errore, la viltà nel non saper difendere la verità e la giustizia, il servilismo, l’adulazione, l’egoismo e l’odio presenti in una società che prescinde da Dio. Riesco a vedere la menzogna di questo e di tanto altro vecchiume che la nostra cultura chiama “novità”.
GLORIA
“Gloria” e “glorificare” sono termini che ricorrono nel Vangelo di Giovanni (Gv 13, 31-35) e nella serie di discorsi tenuti da Gesù nell’ultima sera della sua vita terrena, all’interno del Cenacolo tra i suoi discepoli. Il termine “gloria” nell’Antico Testamento era espresso col un vocabolo ebraico, kabod, che indicava qualcosa di incombente, di imponente e pesante e che generava venerazione, ammirazione e adorazione. Era, quindi, il segno misterioso dell’apparire di Dio all’uomo, del suo rivelarsi e comunicarsi. La gloria divina è di solito immersa nella luce: il Signore si svela e si vela al tempo stesso nella sua irraggiungibile perfezione e splendore. L’esperienza della gloria divina si ha nel tempo e si estende come manto che avvolge l’universo: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria” (Is 6, 3). Anche nella notte di Natale gli angeli annunzieranno: “ Gloria a Dio nell’alto dei cieli”.
Ma è in un uomo che la gloria di Dio brilla in tutto il suo splendore: Gesù di Nazaret. Significativa al riguardo è la finale del prologo di Giovanni. “ Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria dell’unigenito Figlio del Padre” (Gv 1, 14). Il termine greco usato è doxa, che di per sé significa “opinione, riputazione”, ma che acquista il valore di “apparizione”, di manifestazione. Ebbene nella carne di Cristo è presente e s’irradia la gloria divina del Padre. Gesù e “lo splendore della gloria del Padre” (Ebrei 1, 3) splendore superiore a quello che rifulgeva nel tempio di Gerusalemme e nell’immensità del creato. Gesù è, quindi, la grande epifania di Dio sulla terra, è “il Signore della gloria”(1Cor 2, 8) ed è a lui, “che ha ricevuto onore e gloria da Dio Padre… che dobbiamo volgere l’attenzione, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei nostri cuori” (1 Pietro 1, 17-19). (G Ravasi)
RIFLESSIONI – INTERROGATIVI
Glorifica Dio chi lo manifesta al mondo. Gesù lo manifesta in modo mirabile, specialmente morendo per salvare l’uomo. Cosa faccio io per “manifestare” Dio al mondo?
Riflettiamo sull’amore? Amare non è solo “sentire attrattiva” o essere amati. Amare non è nemmeno solo dare. E’ molto di più! E’ donarsi, comprendere le persone e le loro necessità, perdonare, rinunziare a sé stessi, pensare agli altri. Cosa penso io dell’amore? Gesù parla di amore “nuovo”. Nuovo, perché al centro della nuova alleanza, perché è fondato sull’amore di Gesù, perché è come quello di Cristo, perché è dono di Dio e di Gesù.
Come è il mio amore?
E’ come lo intende una certa società?
E’ un amore dono? E’ un amore nuovo?
Chi ama testimonia. I pagani vedendo i primi cristiani dicevano “Vedete come si amano”.
Quale amore abita nella comunità ecclesiale di cui faccio parte?
Siamo convinti che amare è la cosa essenziale? che una vita è realizzata se è tutta dedicata e consacrata al servizio dei fratelli per amore di Dio?
Abbiamo del cristianesimo una visione ampia con apertura di spirito e di cuore verso gli altri e verso il mondo esterno?
L’amore nuovo sboccia nel terreno della Redenzione. E’ l’amore di persone libere che amano i figli dello stesso Padre.
Sono convinto che chi ama in maniera nuova può lottare non odiando, comprendere non approvando l’errore, battersi con coraggio per la verità e la giustizia rispettando e dialogando e amare anche chi sbaglia e odia ?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si estende su tutte le creature. (Salmo 144)
•Signore Gesù, tu vuoi che i tuoi discepoli si amino con lo stesso amore con cui tu li ami. Fa che sappiamo rispondere al tuo appello senza calcoli, senza riserve, senza limitazioni.
•Dov’è carità e amore, lì c’è Dio. Ci ha riuniti insieme Cristo, amore. Godiamo esultanti nel Signore! Temiamo e amiamo il Dio vivente, e amiamoci tra noi con cuore sincero. Fa che un giorno contempliamo il tuo volto nella gioia dei beati, Cristo Dio. E sarà gioia immensa, gioia piena: durerà per tutti i secoli senza fine. (Inno comunità)
•Signore, tu sei la sorgente della vita; nel tuo regno né morte, né lutto, né lamento, né affanno sono più. Tu crei un cielo nuovo e una terra nuova, ove non si udrà più il pianto e il grido di dolore. Ti preghiamo fa di noi una realtà nuova nel tuo amore nuovo.
•O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere.
(Colletta della V di Pasqua C)
• Donaci l’amore nuovo, l’amore che hai manifestato nel tuo Figlio e con cui Egli ha amati “ In lui hai manifestato il tuo amore per i piccoli e per i poveri, per gli ammalati e per gli esclusi. Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli. Con la vita e
con la parola annunziò al mondo che tu sei Padre e hai cura di tutti i tuoi figli”. (prefazione V preghiera eucaristica C)
•Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. (Preghiera eucaristica V)
•Signore tu ci chiedi di amare come ci hai amati tu. Sappiamo che ciò è impossibile senza la tua grazia. Fa, Signore, che ci apriamo con umiltà al tuo dono e che non ci fermiamo soddisfatti delle nostre piccole realizzazioni.
•Signore che hai condizionato il riconoscimento di te all’amore che riusciamo ad avere gli uni per gli altri: non permettere che veniamo meno a questo impegno, né che soccombiamo a causa della nostra povertà.
•«Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da gloria»: liberaci, o Signore, da ogni sciocco protagonismo, e soprattutto dal rischio di velare il tuo volto con la nostra vanità. (C. Berthes)
•Signore, ci chiedi di amare come ci hai amato tu, ben sapendo che è impossibile: fa’ che accogliamo questa tua parola come una spinta che ci impedisce di sederci soddisfatti sulle nostre piccole realizzazioni, come uno stimolo che accende ogni giorno la nostra generosità. (C. Berthes)
•Signore, hai condizionato il riconoscimento di te all’amore che riusciamo ad avere gli uni per gli altri: non permettere che veniamo meno a questo impegno, nè che soccombiamo a causa della nostra povertà. (C. Berthes)
•Signore Gesù, tu vuoi che i tuoi discepoli si amino con lo stesso amore con cui tu li ami. Fa’ che sappiamo rispondere al tuo appello senza calcoli, senza riserve, senza limitazioni, per aiutarci a costruire la nuova città. (C. Berthes)
•Preghiamo per tutto il creato: tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli (cf. Rm 8,19).
•Preghiamo per tutti i popoli: Dio tergerà ogni lacrima da ogni popolo e li convocherà sul suo monte, per un banchetto eterno. (cf. Ap 21,4).
•Preghiamo per noi stessi che abbiamo ricevuto le primizie dello Spirito; salvati nella speranza attendiamo che lo Spirito che prega Dio per noi faccia tendere ogni cosa al bene, perché Dio ci ama. (cf. Rm 8,23.24).
•Dov’è carità e amore, lì c’è Dio. Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore. Godiamo esultanti nel Signore! Temiamo e amiamo il Dio vivente, e amiamoci tra noi con cuore sincero. Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto nella gloria dei beati, Cristo Dio. E sarà gioia immensa, gioia vera: durerà per tutti i secoli senza fine.
•Signore davanti a te cento anni sono come il giorno di ieri che è passato; tu fai scomparire dal volto dei popoli tutte le loro sofferenze; ti preghiamo: fa’ di noi una realtà nuova nel tuo amore. Signore, tu crei un nuovo ciclo e una nuova terra; ove non si udrà più il pianto e il grido di dolore; ti preghiamo: fa’ di noi una realtà nuova nel tuo amore. Signore, tu sei la sorgente della vita; nel tuo regno ne morte ne lutto ne lamento ne affanno sono più: il neonato, il giovane e l’adulto non soccombono per odio e per violenza; ti preghiamo; fa di noi una realtà nuova nel tuo amore. (W. Ruspi)
•O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa’ che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. (Liturgia)
•Ave Maria, piena di grazia, più santa dei santi, più gloriosa dei cherubini, più venerabile dei serafini, più eccelsa di ogni creatura, soccorri l’uomo immerso nella colpa. Ave, celeste paradiso, tutta fragranza, giglio che olezza soave, rosa profumata, abbi pietà di noi peccatori. Ave, tempio immacolato di Dio, trono santo del Signore. Ave, Vergine e Madre purissima, degna di fede e venerazione, fonte di acque zampillanti, tesoro d’innocenza, splendore di santità. Tu, Maria, delle terre dell’esilio e del peccato, guida i nostri passi alla terra della pace e della salvezza, a lode e gloria di Cristo, che con il Padre e lo Spirito Santo, vive e regna in eterno. Amen (Orazione popolare)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Amiamoci come Gesù ci ha amati