Marco 4, 26-34: 26 In quel tempo. Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28 Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29 e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». 30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32 ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». 33 Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34 Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 4, 26-34
Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Gesù annunzia il mistero del Regno, che è oltre le nostre esperienze e se ne può parlare solo per figure, facendo uso delle parabole, che di per sé sono inadeguate ed ambigue, come dice la stessa parola “ mashal”, che si presta a due significati, “paragone” ed “enigma”, ma sono uno spiraglio e spingono a riflettere. Due delle parabole del Regno sono quelle proposte dal brano odierno.
IL REGNO DEI CIELI E’ COME (26)
Viene precisato il termine di confronto: è il Regno.
UN UOMO CHE GETTA IL SEME (26)
L’immagine è presa dal mondo dell’agricoltura. Il seminatore e il mietitore sono la stessa persona; la semina sia già avvenuta, e si suppone che il seme (sporos) sia caduto in un buon terreno.
DORMA O VEGLI (27)
Come avviene nel mondo agricolo, dopo la semina in novembre-dicembre, il seminatore può dedicarsi alle sue occupazioni quotidiane e riposare tranquillo fino al tempo della mietitura verso aprile-maggio. Il seme si sviluppa spontaneamente per la forza che ha in sé e per effetto degli elementi della natura, senza l’intervento dell’uomo. Gli antichi attribuivano la crescita genericamente alla terra (produce spontaneamente). Si sottolinea che l’opera dell’uomo, dopo la semina è assente.
METTE MANO ALLA FALCE (29)
La parabola termina con la mietitura, senza una conclusione pratica. E il significato viene variamente inteso dagli studiosi. Ma certamente è una proposta di speranza, che si fonda sulla promessa di Dio.
GRANELLINO DI SENAPA (31)
Anche questa parabola è desunta dal mondo agricolo e il granellino di senapa è preso per la sua piccolezza. La senapa è una pianta della famiglia delle crocifere, che cresce un po’ dovunque in Palestina, il suo seme è talmente piccolo, che sembra polvere, e nell’antichità questa piccolezza era proverbiale.
PIU GRANDE (32)
La pianta di senapa, dal gambo legnoso, ma fragile, può raggiungere i tre metri di altezza, assumendo l’aspetto di un albero.
GLI UCCELLI DEL CIELO (32)
Gli uccelli possono simboleggiare i popoli e la pianta è figura del regno. L’inizio di questo regno sembra insignificante, ma esso raggiungerà proporzioni inimmaginabili, quelle volute da Dio, il quale da cose piccole, da umili inizi sa far scaturire le realtà più grandi.
SENZA PARABOLE (34)
E’ da pensare che Gesù si servisse della parabole in modo prevalente anche se non esclusivo. Ai discepoli, in privato, spiegava in termini propri quanto aveva detto alle folle, affinché potessero comprendere con maggior compiutezza il mistero del Regno.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
I TEMPI DELLA SEMINA E DEL BENE
Il regno di Dio è come se un uomo getta un seme sulla terra e se ne va a dormire; lui va per i fatti suoi e il seme germina e cresce e lui non ne sa niente; la terra produce da sé prima l`erba, poi la spiga e poi il grano pieno nella spiga. Quando il frutto è maturo, l`uomo manda i mietitori, perché è tempo della messe (cf. Mc 4,26s). L`uomo sparge il seme, quando concepisce nel cuore una buona intenzione. Il seme germoglia e cresce, e lui non lo sa, perché finché non è tempo di mietere il bene concepito continua a crescere. La terra fruttifica da sé, perché attraverso la grazia preveniente, la mente dell`uomo spontaneamente va verso il frutto dell`opera buona. La terra va a gradi: erba, spiga, frumento. Produrre l`erba significa aver la debolezza degli inizi del bene. L`erba fa la spiga, quando la virtù avanza nel bene. Il frumento riempie la spiga, quando la virtù giunge alla robustezza e perfezione dell`opera buona. Ma, quando il frutto è maturo, arriva la falce, perché è tempo di mietere. Infatti, Dio Onnipotente, fatto il frutto, manda la falce e miete la messe, perché quando ha condotto ciascuno di noi alla perfezione dell`opera, ne tronca la vita temporale, per portare il suo grano nei granai del cielo. Sicché, quando concepiamo un buon desiderio, gettiamo il seme; quando cominciamo a far bene, siamo erba, quando l`opera buona avanza, siamo spiga e quando ci consolidiamo nella perfezione, siamo grano pieno nella spiga. Non si disprezzi, dunque, nessuno che mostri di essere ancora nella fase di debolezza dell`erba, perché ogni frumento di Dio comincia dall`erba, ma poi diventa grano! (Gregorio Magno, In Exod., II, 3,5 s.)
IL GRANELLO DI SENAPA
“A che cosa somiglia il regno di Dio, a che cosa dirò che è simile? E` simile a un granello di senape, che, preso e gettato da un uomo nel suo orto, crebbe ed è divenuto un albero, e gli uccelli del cielo si sono posati sui suoi rami” (Lc 13,18-19). Questo passo ci insegna che bisogna guardare alla natura delle similitudini, non alla loro apparenza. Vediamo dunque perché il sublime regno dei cieli è paragonato a un granello di senape. Ricordo di aver letto, anche in un altro passo, del granello di senape, dove dal Signore è paragonato alla fede con queste parole: “Se avrete fede quanto un granello di senape, direte a questo monte: Spostati e gettati in mare (Mt 17,20). Non è certo una fede mediocre, ma grande, quella che è capace di comandare a una montagna di spostarsi: ed infatti non è una fede mediocre quella che il Signore esige dagli apostoli, sapendo che essi debbono combattere l`altezza e l`esaltazione dello spirito del male. Vuoi esser certo che bisogna avere una grande fede? Leggi l`Apostolo: “E se avessi cosí tanta fede da trasportare le montagne” (1Cor 13, 2). Orbene, se il regno dei cieli è come un granello di senape e anche la fede è come un granello di senape, la fede è certamente il regno dei cieli, e il regno dei cieli è la fede. Quindi, chi ha la fede ha il regno dei cieli; e il regno dei cieli è dentro di noi come dentro di noi è la fede. Leggiamo infatti: “Il regno dei cieli è dentro di voi” (Lc 17,21); e altrove: “Abbiate la fede in voi” (Mc 11,22). E infine Pietro, che aveva tutta la fede, ricevette le chiavi del regno dei cieli, per aprirne le porte agli altri. Consideriamo ora, tenendo conto della natura della senape, la portata di questo paragone. Il suo granello è senza dubbio una cosa modesta e semplice, ma si comincia a tritarlo, diffonde il suo vigore. E cosí la fede sembra semplice di primo acchito: ma triturata dalle avversità, diffonde la grazia della sua virtù, in modo da penetrare del suo profumo anche coloro che leggono o ascoltano. Ma la fede talvolta è tritata, talvolta premuta, talvolta seminata. (Ambrogio, Exp. in Luc., 7, 176-180; 182-186)
CRISTO SEME GETTATO
Lo stesso Signore è un granello di senape. Egli non aveva subito ingiurie, ma, come il granello di senape, prima di essersi accostato a lui, il popolo non lo conosceva. Egli volle essere stritolato, in modo che noi potessimo dire: “Noi siamo per Dio il buon profumo di Cristo” (2Cor 2,15); volle essere premuto, sicché Pietro disse: “La folla ti preme intorno” (Lc 8,45) ed infine volle essere anche seminato come il granello che fu «preso e gettato da un uomo nel suo orto». Infatti in un orto Cristo fu catturato e poi seppellito; in un orto crebbe, dove pure risorse. E` divenuto un albero, cosí come sta scritto: “Come un albero di melo tra gli alberi della foresta, cosí è mio fratello tra i giovani” (Ct 2,3). Dunque, anche tu semina Cristo nel tuo orto – l`orto è un luogo pieno di fiori e di frutti diversi – in modo che vi fiorisca la bellezza della tua opera e profumi l`odore vario delle diverse virtù. Là dunque sia Cristo, dove c`è il frutto. Tu semina il Signore Gesú: egli è un granello quando viene arrestato, un albero quando risuscita, un albero che fa ombra a tutto il mondo. E` un granello quando viene sepolto in terra, ma è un albero quando si eleva al cielo… Vuoi sapere che Cristo è il granello, e che è stato seminato? “Se il granello di grano non cade in terra e vi muore, esso resta solo: ma quando è morto produce molto frutto” (Gv 12,24). Non abbiamo dunque sbagliato dicendo ciò che egli stesso ha già detto. Egli è anche il granello di grano, perché fortifica il cuore degli uomini (cf. Sal 103,14-15), e granello di senape, perché accende il cuore degli uomini. E, sebbene sia l`una che l`altra similitudine appaiano adatte, egli sembra tuttavia il granello di grano quando si tratta della sua risurrezione: egli è infatti il pane di Dio disceso dal cielo (cf. Gv 6,33), affinché la parola di Dio e il fatto della risurrezione nutrano l`anima, accrescano la speranza e consolidino l`amore. E` invece granello di senape, affinché sia piú amaro e austero il discorso sulla passione del Signore: più amaro, perché spinga alle lacrime, piú austero perché generi commozione. Cosí, quando leggiamo o ascoltiamo che il Signore ha digiunato, che il Signore ha avuto sete, che il Signore ha pianto, che il Signore è stato flagellato, che il Signore ha detto al momento della passione: “Vigilate e pregate per non entrare in tentazione” (Mt 26,41), noi, colpiti, per cosí dire, dall`aspro sapore di questo discorso, siamo spinti a moderare la troppo gradevole dolcezza dei piaceri del corpo. (Ambrogio, Exp. in Luc., 7, 176-180; 182-186)
VIENE SEMINATO IL REGNO
Chi semina il granello di senape, semina il regno dei cieli. Non disprezzare questo granello di senape: “E` certamente il piú piccolo di tutti i semi, ma diviene, una volta cresciuto, il piú grande di tutti gli ortaggi” (Mt 13,32). Se Cristo è il granello di senape, in che modo egli è il piú piccolo, e in che modo cresce? Non è nella sua natura, ma secondo la sua apparenza che cresce. Vuoi sapere in qual modo è il piú piccolo? “Lo abbiamo visto e non aveva né bella apparenza né decorosa” (Is 53,2). Apprendi ora come è il piú grande: “Risplendeva di bellezza al di sopra dei figli degli uomini” (Sal 44,3). Infatti colui che non aveva né bella apparenza né decorosa, è stato fatto superiore agli angeli (cf. Eb 1,4), oltrepassando tutta la gloria dei profeti. Cristo è il seme, in quanto è seme di Abramo: “Poiché le promesse furono fatte ad Abramo e al suo seme. Egli non dice: ai suoi semi, come parlando di molti; ma, come parlando di uno solo: al suo seme, che è il Cristo” (Gal 3,16). E non soltanto Cristo è il seme, ma è il piú piccolo di tutti i semi, perché non è venuto né nella regalità, né nella ricchezza, né nella sapienza di questo mondo. Orbene, subito egli ha allargato, come un albero, la cima elevata della sua potestà, in modo che noi possiamo dire: “Sotto la sua ombra con desiderio mi sedetti” (Ct 2,3). Sovente, credo, egli appariva contemporaneamente albero e granello. E` granello quando si dice di lui: “Non è costui il figlio di Giuseppe l`artigiano?” (Mt 13,55). Ma, nel corso di queste stesse parole, egli subito è cresciuto, secondo la testimonianza dei giudei, perché essi non riescono neppure a toccare i rami di quest`albero divenuto gigantesco: “Donde gli viene” – essi dicono – “questa sapienza”? (Mt 13,54). E` dunque granello nella sua apparenza, albero per la sua sapienza. Tra le foglie dei suoi rami, l`uccello notturno nel suo nido, il passero sperduto sul tetto (cf. Sal 101,8), colui che fu rapito in paradiso (cf. 2Cor 12,4), e colui che dovrà essere trasportato sulle nubi in aria (cf. 1Ts 4,17), hanno ormai un luogo sicuro dove riposare. Là riposano anche le potenze e gli angeli del cielo, e tutti coloro che per le azioni spirituali meritarono di volare. Vi riposò san Giovanni, quando reclinava la testa sul petto di Gesú, o meglio, egli era come un ramo nutrito dal succo vitale di quest`albero. Un ramo è Pietro, un ramo è Paolo “dimenticando ciò che sta dietro e tendendo a ciò che sta davanti” (Fil 3,13): e noi, che eravamo lontani, che siamo stati radunati dalle nazioni, che per lungo tempo siamo stati sballottati nella vanità del mondo dalla tempesta e dal turbine dello spirito del male, spiegando le ali della virtù, voliamo nel loro seno e come nei recessi della loro predicazione, affinché l`ombra dei santi ci protegga dal fuoco di questo mondo. Cosí, nella tranquillità di un sicuro riposo, la nostra anima, che una volta era curva, come quella donna, sotto il peso dei peccati, «scampata come un uccello dalle reti dei cacciatori» (cf. Sal 123,7) si è levata sui rami e i monti del Signore (cf. Sal 10,1). (Ambrogio, Exp. in Luc., 7, 176-180; 182-186)
IL SEME PIU PICCOLO
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo” (Mt 13,31). Siccome Gesú aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti, che una sola parte si sarebbe salvata e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni, i suoi discepoli potevano bene chiedergli: Ma quali e quanti saranno i fedeli? Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede mediante la parabola del granello di senape e mostrando loro che la predicazione della buona novella si diffonderà su tutta la terra. Sceglie per questo scopo un`immagine che ben rappresenta tale verità. “E` vero che esso è il piú piccolo di tutti i semi; ma cresciuto che sia, è il piú grande di tutti i legumi e diviene albero, tanto che gli uccelli dell`aria vengono a fare il nido tra i suoi rami” (Mt 13,32). Cristo voleva presentare il segno, la prova della loro grandezza. Cosí – egli spiega – sarà anche della predicazione della buona novella. In realtà i discepoli erano i piú umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti; ma, siccome in loro c`era una grande forza, la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 46, 2)
IL GRANELLO DI SENAPA
La parabola sottolinea che il granello di senapa è «il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra». È una realtà apparentemente debole e insignificante. Esso non sembra avere efficacia e forza, tanto è piccolo. Così appariva il ministero di Gesù agli occhi umani: un’attività limitata, priva di grandi mezzi, basata sulla parola e qualche miracolo. Ma il mondo sembrava indifferente a quell’uomo di Nazaret. Come poteva quell’uomo cambiare il mondo? Ebbene, Gesù risponde affermando che il suo ministero e la sua vita sono come il granellino di senapa, che una volta seminato «diviene più grande di tutti gli ortaggi». C’è dunque un’energia vitale nascosta e potente nell’apparente insignificanza della vita di Gesù. Ma il frutto sarà grandioso: la venuta del regno in tutto il suo splendore. Anche la parabola del seme che cresce da solo mostra come il Padre agisce attraverso il ministero di Gesù. Con il ministero di Gesù viene se-minato il seme della parola e dell’energia salvifica divina. Esso sembra sotterrato e inesistente; il seminatore sembra non curarsi di quel che succede al seme. È ancora il problema dell’apparente irrilevanza della vita e dell’opera di Gesù. Eppure quel seme cresce, si sviluppa, diventa una pianta e produce frutto. (Antonio Bonora)
STESSA ESPERIENZA
Gesù ha paragonato la sua esistenza a un piccolo seme che sembra una realtà da poco, che viene nascosto nel terreno, quasi si annienti e scompaia. Come aspettarsi da quel piccolo seme il cambiamento del mondo? L’esistenza della comunità cristiana non segue una legge diversa da quella di Gesù. Anche il singolo cristiano o la comunità ecclesiale rivive l’esperienza di Gesù: essere minoranza, piccola cosa, apparenza irrilevante agli occhi del mondo. Pensiamo alle obiezioni rivolte ai cristiani: che cosa fate voi per migliorare e cambiare il mondo? Che contributo può dare la preghiera per un mondo più umano e più giusto? E cosi via. Gli uomini che non hanno fede non possono e non sanno apprezzare la potenza divina che opera nella semplice esistenza di un discepolo di Gesù o in una piccola comunità cristiana. Là è seminato il regno di Dio, là è presente l’unica forza che salva il mondo. E quante esistenze nascoste o comunità non appariscenti portano in sé il seme del regno di Dio, cioè l’azione salvifica che irraggia nel mondo intero! (Antonio Bonora)
UN MESSAGGIO DI FIDUCIA
Qual è il messaggio di fondo di questa parabola? È un ottimismo aperto e riposante. Dio ha fiducia nel suo lavoro: perché non dovrei averla anch’io? Abbiamo ripetuto a iosa che «Dio ha bisogno degli uomini» così che abbiamo finito per crederci; e ora ci siamo creati una coscienza che vive l’angoscia di dover far fronte a qualcosa che ci supera di molto: Dio chiama alla libertà e l’angoscia è una schiavitù. Dio ha bisogno degli uomini non più di quanto un seme abbia bisogno di terra; ma la vita del seme non dipende dalla terra; essa porta in sé, nel suo segreto, la sua grandezza; e quando questo segreto si rivela e nasce la vita, nessun terreno ha la presunzione di chiamare suo quel germoglio. Questa parabola ci invita alla fiducia nella vita, come dono gratuito; una fiducia che rifugge dalla passività e dalla presunzione: il contadino deve affrontare duri lavori per preparare la terra, però sa che l’elemento determinante non sta in questo suo lavoro, ma nella forza vitale del seme. Il lavoro dell’uomo è sentirsi solidale al fianco di Dio, che chiama a collaborare; l’uomo collabora e sta in pace, perché chi conduce se ne intende; egli cammina fiducioso dentro un mistero, ma questo suo cammino è solo collaborazione. Se Dio è sicuro del proprio lavoro e ha fiducia di quanto egli opera nella storia, chi siamo noi da temere ciò che non dipende da noi? Perché ci sovraccarichiamo di preoccupazioni del tutto gratuite? (E. Menichella)
FARISEI E PARENTI
Gesù reagisce alle due provocazioni, con affermazioni precise e dure. Anzitutto intravede nell’atteggiamento degli scribi un’ostinazione nel male, una ricerca voluta e programmata della falsità. È un peccato tutt’altro che estraneo al nostro tempo. La calunnia è un’espressione tipica di questo peccato contro la verità. Si pensi alla facilità con cui, nei media, si fa passare come prova certa quello che è solo un indizio, talvolta compromettendo gravemente l’onorabilità delle persone. La seconda espressione – quella che ci provoca a farci parenti di Dio – offre un elemento di giudizio per scoprire l’autenticità dei messaggi che Dio ci rivolge. I parenti di Gesù non lo avevano riconosciuto come mandato da Dio, forse perché si erano fatti un’idea strana del Signore: un essere straordinario, grandioso, un Dio che irrompe improvvisamente nella storia e scompare. Invece lo straordinario di Dio si rivela proprio nell’ordìnarietà, attraverso i fatti della vita, le persone che incontriamo buone e anche cattive, gli avvenimenti lieti e tristi. Anzi ognuno di noi, nella misura in cui “compie” la volontà di Dio, diventa per gli altri parola, presenza di Dio. (Giuseppe Pasini)
NON PROTEZIONI ESTERNE
Nella parabola del chicco di senape c’è un messaggio per tutto il popolo di Dio. La Chiesa per svilupparsi e compiere la sua missione nel mondo non ha bisogno di protezioni umane. Al contrario. Se guardiamo la storia della Chiesa, le pagine più belle non sono quelle in cui il potere politico ha sostenuto la Chiesa, o essa stessa ha esercitato il potere politico, ma piuttosto quelle in cui è stata perseguitata dal potere politico e comunque quando ha saputo mantenersi completamente libera. La sua forza è nel chicco di senape – nella parola e nello Spirito Santo – non nelle protezioni esterne, anche se deve rispettare e onorare ogni autorità legittima per la funzione di bene comune che deve compiere. È una tentazione che la Chiesa, che vive l’incarnazione, si trova a combattere sempre a tutti i livelli: la tentazione di cercare protezione e vantaggi per risolvere i suoi problemi dal partito amico, o da chi vince in quel momento, o da chi conta in quella situazione. Per difendere con efficacia i diritti di Dio e dell’uomo – è suo compito irrinunciabile – ha bisogno di essere sempre e completamente libera e di porre la sua fiducia in Dio e non negli uomini: «È meglio porre la fiducia in Dio che negli uomini; è meglio fidarsi di Dio che dei potenti». (Giovanni Nervo)
PAZIENZA NEL DIFFONDERE IL VANGELO
All’inizio c’è un grano minuscolo: un giovane falegname, seguito da alcune povere persone, pretende di stabilire il regno di Dio in tutto il mondo. Tentativo umanamente votato all’insuccesso. Ora, a dispetto dei mezzi irrisori e delle difficoltà senza numero, la chiesa ch’egli ha fondato, cresce e si sviluppa: i suoi rami si stendono lontano. Certo, non ha ancora riunito nel suo seno tutti gli uomini della terra, e di fronte alla grandezza di questo compito, noi saremmo tentati di scoraggiarci. No, ci dice la liturgia. Attraverso percorsi misteriosi la parola di Dio conquista i popoli: anche se è ancora oscura, la sua crescita non è meno reale ed efficace. Abbiate fiducia! (Ch. Berthes)
PAZIENZA NELLA CRESCITA SPIRITUALE
La semente evangelica deve germogliare e crescere anche in ciascuno di noi. E un lavoro impegnativo e di lunga durata. Non è in un batter d’occhio che possono crescere in noi quelle virtù cristiane che ci aiutano a perfezionare in noi l’immagine di Cristo. Spine e rovi della superbia, dell’egoismo e della sensualità devono essere estirpati. Ci saranno dei progressi, seguiti da cedimenti e talvolta anche da gravi cadute. Ma non è il caso di perdersi d’animo. Dio non ci abbandona e premia sempre la buona volontà. San Paolo ci incoraggia: «Là dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia». (Ch. Berthes)
NON ABBIATE PAURA
Gli apostoli che sono intorno a Gesù vedono che il loro rimane un piccolo gruppo, non si sviluppa. I primi cristiani vedono che la Chiesa avanza con fatica e a stento nel tessuto pagano della società. Noi ci sentiamo mortificati da continui abbandoni, dall’indifferenza di tanti, ci sentiamo pochi. Gesù, con la parabola del granellino di senapa, risponde a tutti: «Non abbiate paura. Il regno di Dio comincia nella piccolezza. Non vogliate pretendere risultati clamorosi. Lasciate che le cose si sviluppino gradualmente. Da piccoli semi, da inizi trascurabili, maturerà la grande stagione del regno di Dio». (Messalino ldc)
NEL SILENZIO
La parola di Dio ci accompagna oggi nella contemplazione del Dio nascosto, del Padre che opera nel silenzio e nella segretezza. Un silenzio di trent’anni avvolge la vita stessa di Gesù. «Poiché ha vissuto così familiarmente con noi nel villaggio, spartendo lealmente il nostro genere di vita, capisco ora questo suo stile, questo suo modo di incedere sulla via del mondo, escludendo ogni ricorso a preparazioni suggestive, a frasi arcane, a sussulti, a spasimi» (D. M. Turoldo).
SEME PICCOLO E NASCOSTO
La grande verità del regno di Dio si riduce all’immagine umile di un seme, piccolo e nascosto, che comunque germoglierà, nonostante l’uomo non sappia come. Come il popolo nel deserto era guidato dalla voce di Dio nascosta in una nube, così la Chiesa oggi è chiamata a contemplare il mistero nascosto del regno di Dio presenza già qui, ora, in mezzo a noi. La Parola oggi rivela alla Chiesa il modo di essere presenza nel mondo: seminatrice della Parola nei solchi bui della terra, seminatrice animata da amore gratuito e fiducia, caratteristica dell’umiltà. (Messalino ldc)
PREGHIERA (pregare la parola)
•La fede quanto un granellin di senapa, Simbolo del tuo Regno, Io non l`ho accolta dentro la mia anima, Perché le perverse montagne fossero spostate (cf. Mt 17,20). E neppure, come uccel del cielo, Mi son posato sui rami del precetto, Dove le anime pure si riposano, Eredi del santo Tabernacolo dei cieli. Né mi son reso aspro al palato, O troppo duro alla bocca dei vermi;
Sbriciola i lor dentini, te ne prego, Ricollocami sui rami dell`albero. (Nerses Snorhali, Jesus, 477-479)
•Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno (Ap 11,17).
•Noi lo vediamo, il regno, cresciuto, esteso fino ai confini del mondo: un cedro magnifico che porta i suoi frutti, che offre ristoro agli uccelli del cielo. Eppure l’hai scelto tra i rami più piccoli, dal tronco di lesse l’hai fatto fiorire, è germogliato dall’albero secco fino a formare un giardino frondoso.
•Solo l’Amore ridona la vita. E tu ci hai amato fino a donarti: la nostra vita rinata è Gesù, l’albero grande, il regno tra noi, la tua fedeltà promessa e compiuta.
•Ora sappiamo che tu sei il Signore, che guardi non la grandezza dell’uomo per rivelarti Padre amoroso, ma l’umile cuore, il piccolo seme di fede e di amore tu scegli, per ricreare un popolo unito, il corpo santo del Cristo vivente, per innalzare una lode perenne che canti al tuo nome, o Altissimo, o Re.
•Purifica, o Dio, il cuore e la mente di noi che ascoltiamo l’eterna Parola; formaci gli occhi di un bimbo che crede, stupito, al miracolo, e vede formarsi dal piccolo seme il grande tuo bene. Siamo chiamati al regno di Dio, ma siamo poco, uomini deboli.
•Tu ci istruisci: non chi è potente tu guardi, tu scegli per farvi dimora, ma chi si fa piccolo: un solco del regno che custodisce il granello di senapa e si lascia da te coltivare, paziente e potente Dio della Vita che solo sai trarre dal poco, dal niente quel Tanto, quel Tutto: Gesù in mezzo a noi.
•Ecco: l’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. I sazi sono andati a giornata per un pane, mentre gli affamati han cessato di faticare. La sterile ha partorito sette volte [...]. Il Signore fa morire e fa vivere [...] rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie [...]. Perché al Signore appartengono i cardini della terra. (cf. ISam 2,4-8)
•Così è il tuo regno: un piccolo seme che affidi alla terra, che cresce e dà il frutto che porta salvezza. Gesù è quel seme: bambino a Betlemme, nascosto nel lungo cammino degli anni, senza apparenza là, sulla croce, affidato alla terra del sabato santo, scoppiato alla vita dell’alba pasquale: un albero immenso fiorito di luce, dove ogni uomo trova il riparo di quella mano sicura e potente, la tua mano di Padre che è fonte di pace.
•Questa è la fede che tu ci hai donato, che hai seminato nel nostro cuore. Sì, lo crediamo: qui è il tuo regno! Abbiamo fiducia! Il nostro poco noi lo affidiamo alla tua cura paterna e paziente certi che tu farai germogliare un nuovo frutto di risurrezione. (Preghiere di Suore Clarisse)
•Signore, la semente che il Figlio tuo ha gettato nella chiesa, tuo campo prediletto, germoglia e cresce senza che noi spesso ce ne accorgiamo. Di qui talvolta la tentazione di lasciarci andare allo scoraggiamento. Insegnaci a non dubitare mai della sua crescita, nonostante le apparenze, e donaci la costanza necessaria per perseverare nei nostri sforzi, e il coraggio di sperare contro ogni speranza. (Ch. Berthes)
•O Padre, che a piene mani semini nel nostro cuore il germe della verità e della grazia, fa’ che lo accogliamo con umile fiducia e lo coltiviamo con pazienza evangelica, ben sapendo che c’è più amore e giustizia ogni volta che la tua parola fruttifica nella nostra vita. (Colletta 11 perannum B)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Non desistiamo mai dal seminare quel seme che è la Parola di Dio.