Luca 11, 1-13: 1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; 3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, 4 e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». 5 Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; 7 e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8 vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per La sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. 9 Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10 Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13 Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 11, 1-13
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall`interno gli risponde: Non m`importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nel resoconto del viaggio di Gesù verso Gerusalemme vengono inseriti da 11, 1 a 12, 22 alcuni suoi insegnamenti. In 11, 1-13 l’insegnamento riguarda la preghiera e il brano si compone di 3 parti: i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare ed egli offre un modello di preghiera, poi racconta la parabola dell’amico importuno, e invita a pregare con fiducia il Padre. (Vedi: Mc 6, 9-13; Mt 7, 7-11)
SI TROVAVA IN UN LUOGO A PREGARE (1)
La preghiera è un aspetto caratteristico della figura di Gesù tratteggiata da Luca. E’ il luogo del suo incontro con il Padre. Gesù pregava nella solitudine, sul monte, nell’orto degli ulivi, ovunque. In questo caso non è detto dove egli prega, ma si fa cenno all’esemplarità della sua preghiera.
INSEGNACI A PREGARE (1)
Giovanni Battista aveva insegnato a pregare ai suoi discepoli ed è probabile che essi avessero, come altri gruppi, preghiere specifiche. I discepoli di Gesù vogliono avere anche loro preghiere proprie.
QUANDO PREGATE DITE (2)
Il “Padre nostro”, che Gesù insegna, ci è giunto in due versioni: quello di Matteo (6. 9-13), con cui anche oggi prega la comunità cristiana e questa di Luca. E’ da pensare che ci fossero due tradizioni circa la preghiera insegnata da Gesù, che quella di Luca fosse la più vicina all’originale e che Matteo ne abbia ampliato un po’ il tenore. La stessa osservazione vale per le beatitudini di Matteo e di Luca.
PADRE (2)
La semplice invocazione, che equivale ad Abbà, suppone un’intimità più filiale del solenne “Padre nostro” di Matteo di sapore giudaico (abinu) (Mt 6, 9), è più “cristiana”, indica un rapporto speciale tra Gesù e Dio e ci vuole rendere consapevoli e gioiosi della nuova condizione di figli.
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME (2)
Non è espresso un desiderio, ma viene pronunziata una
preghiera; si implora Dio che glorifichi il suo nome. “Nome” è un modo per indicare Dio con rispetto. “Santificare Dio e il suo nome” è una frase comune nell’AT per indicare la manifestazione di ciò che è Dio nella sua santità, nella sua gloria, nella sua volontà salvifica. La preghiera è un desiderio illimitato e ardente per la glorificazione finale di Dio. E Dio glorifica sé stesso quando, mediante la manifestazione della sua potenza, si mostra come colui che è assolutamente diverso, quando si mostra Padre, quando si manifesta ai suoi piccoli e li fa suoi figli, quando sorge il regno di Dio.
VENGA IL TUO REGNO (2)
Anche il Regno appartiene a Dio (cf Sl 22, 29; 103, 19) e tocca a lui solo manifestarlo. Il regno di Dio è la signoria di Dio. Quando Dio afferma il suo regno, satana è vinto e inizia il tempo salvifico. Ora Gesù è venuto ad inaugurare i tempi forti del regno di Dio e ha portato il tempo della salvezza. Ciononostante Gesù insegna a pregare che venga il regno di Dio, perché con Gesù si è ancora all’inizio e la pienezza sarà alla fine. Questa preghiera quindi coincide con la preghiera che venga Gesù: “Maranatha – Signore vieni (1 Cor 16,22).
DACCI OGNI GIORNO (3)
Il discepolo prega per il “nostro pane”, non solo per sé, ma anche per la comunità. Il pane che chiede è quello ”quotidiano”, il pane necessario ogni giorno, prega solo per il necessario, come già pregava Proverbi 30, 8 “ Non darmi né povertà, né ricchezza; ma mantienimi la mia razione di pane”; prega “giorno per giorno”, perché riconosce ogni giorno davanti al Padre il suo bisogno. prega senza stancarsi. Secondo alcuni, sembra che Luca pensi di più al pane escatologico, che consiste nel partecipare al banchetto messianico, che a quello materiale.
E PERDONACI I NOSTRI PECCATI (4)
Passando da un aspetto giuridico ad uno esistenziale, si parla di “peccati” e non di “debiti”. E’ il riconoscimento di essere veramente peccatori di fonte a Dio e il richiedere sinceramente perdono. Nella Bibbia il peccato è disobbedienza a Dio: “ Contro di te, contro te solo ho peccato” (Sl 50, 6), perciò la colpa può essere perdonata solo da Dio.
PERCHE’ ANCHE NOI (4)
Gesù ha proclamato: “Perdonate e vi sarà perdonato” (6, 37). Chi perdona a suo fratello può sperare che Dio lo perdoni e la disposizione a perdonare i fratelli è la condizione per ottenere la misericordia di Dio.
NON CI INDURRE IN TENTAZIONE (4)
Il “peirasmòs” di cui qui si tratta non è la semplice tentazione, ma la prova alla quale Dio sempre sottomette i massimi protagonisti della storia della salvezza (es Gn 22, 11 per Abramo), la prova attraverso cui Satana fa passare alcuni esponenti della storia biblica (vedi Giobbe 1-2). E’ la prova della fede, a cominciare dallo scandalo dei discepoli, durante la passione. Questo significato radicale sembra qui quello indicato dalla preghiera. Non si chiede di non essere tentati, ma di non essere esposti ad una tentazione da non poterne uscire se non peccatori.
SE UNO DI VOI HA UN AMICO (5)
Sovente questa parabola è indicata come la parabola dell’amico importuno, sottolinea infatti la necessità dell’insistenza. La parabola è ambientata logicamente in Palestina e a noi sono necessarie alcune spiegazioni: l’amico viaggia di notte, perché è più fresco e giunge a mezzanotte, tre pani, sono il pasto per una persona, accogliere l’ospite è un dovere sacro, ma l’amico si arrabbia per il momento e non gradisce il titolo di amico, la casa ha un solo locale, la porta è chiusa con una grossa trave, il giaciglio è una stuoia, i bimbi dormono vicini ai genitori, aprire costa fatica e provoca rumore e tutti devono alzarsi, “non posso”, significa “non voglio”. Chi chiede non lo fa per egoismo, ma per necessità, chi alla fine dona lo fa per togliersi di mezzo un seccatore. Così ci comportiamo noi uomini.
E Dio?
EBBENE IO VI DICO (9)
Dio, dice Gesù, esaudisce sempre la preghiera, non si nasconde davanti a chi chiede. I tre pressanti inviti: chiedete, cercate, bussate, inculcano la ferma fiducia che si deve avere nella preghiera, le asserzioni impersonali o passive: sarà dato, troverete, vi sarà aperto, indicano l’azione di Dio, la sua generosità.
CHI CHIEDE OTTIENE (9)
Non è detto per che cosa si prega, per che cosa si cerca; è importante l’atteggiamento del chiedere, del cercare, del picchiare, la consapevolezza della propria insufficienza, la speranza in Dio.
QUALE PADRE TRA VOI (11)
Dare un sasso al posto del pane è uno scherno; dare una serpe anziché il pesce è un gesto cattivo, dare uno scorpione invece dell’uovo e un delitto mortale E un padre. anche se cattivo, non ha il coraggio di ingannare la fiducia del suo figlioletto, dandogli cose inutili o pericolose, che lui non sa ancora distinguere.
VOI CHE SIETE CATTIVI (13)
Questa asserzione sarebbe secondo alcuni un giudizio morale sulla corruzione dell’uomo, per altri un’asserzione che gli uomini sono “cattivi”, a confronto di Dio che è il solo buono.
SPIRITO SANTO (13)
Mentre Matteo 7, 11 dice “ Il Padre vostro darà cose buone”, Luca asserisce che la cosa buona che il Padre dona è nientemeno che lo Spirito Santo, che è il dono per eccellenza. Gesù rivela qui quale è il dono che si deve chiedere e che sicuramente si ottiene nella preghiera, lo Spirito Santo; solo così la preghiera non è un’arte magica per piegare Dio, né una consolazione davanti alle frustrazioni e agli scacchi della vita, ma la totale apertura all’amore fedele di Dio, a quella libertà creativa, che ha nel dono dello Spirito la sua fonte e lo stimolo permanente Lo Spirito è il dono concesso ai discepoli, che vivono nel periodo tra il tempo salvifico di Gesù e la parusia. Per poter stare e operare sotto il suo influsso è necessaria la preghiera.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
GRANDEZZA DEL DONO
Nelle nostre richieste mettiamo al primo posto i nostri interessi personali, o abbiamo ben presenti quelli di Dio della sua gloria, del suo regno e quelli dei nostri fratelli? Anzitutto – dice Cristo – bisogna che voi sappiate chi siete stati e chi siete diventati, cioè che conosciate la grandezza del dono ricevuto da Dio. Poiché sono state fatte per voi grandi cose, molto piú grandi che per quelli che sono vissuti prima di voi. Ciò che io stesso faccio per coloro che credono in me e che sono divenuti miei discepoli per elezione, in verità li mette molto al di sopra dei discepoli di Mosè. Se infatti è vero che la prima Alleanza fatta sul Monte Sinai genera per la schiavitú, allora anch`essa è schiava e genera schiavi (cf. Gal 4,24s). Erano infatti schiavi tutti quelli soggetti ai comandamenti: questi regolavano la loro condotta; e la pena di morte, alla quale nessuno poteva sfuggire, era diretta contro tutti quelli che violavano i comandamenti. (Teodoro di Mopsuestia, Hom. Catech., 11, 7-9)
POSSIAMO CHIAMARE DIO PADRE
Ma voi, grazie a me, avete ricevuto il dono dello Spirito Santo; esso vi ha fatti diventare figli adottivi e cosí potete chiamare Dio Padre vostro. Infatti, non avete ricevuto lo Spirito per ricadere nella schiavitú e nella paura; ma lo spirito di adozione a figli, grazie al quale nella libertà chiamate Dio Padre (cf.Rm 8,15). Adesso, voi servite in Gerusalemme con orgoglio e avete quella libertà che spetta a coloro che la risurrezione rende liberi ed immutabili, e partecipi della vita celeste già in questo mondo. Dunque, poiché c`è questa differenza tra voi e quelli che sono soggetti alla Legge – se è vero che la lettera della Legge uccide e condanna coloro che la violano ad una morte inevitabile, lo spirito invece vivificato dalla grazia fa sí che mediante la risurrezione diventiate immortali e immutabili – sarebbe bene che voi anzitutto sapeste mantenere costumi degni di tale nobile condizione; infatti, solo quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio, quelli invece che sono soggetti alla Legge, hanno soltanto il nome comune di figli. Ho detto: “Siete dèi e figli dell`Altissimo” (Sal 81,6s), ma come uomini morirete. (Teodoro di Mopsuestia, Hom. Catech., 11, 7-9)
VIVERE DELLO SPIRITO
Perciò, coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo e che quindi aspettano l`immortalità, devono vivere dello Spirito, vivere secondo lo Spirito e avere la coscienza degna di coloro che lo Spirito guida, cioè tenersi lontani dal peccato, avere costumi conformi alla vita divina. In caso contrario, non sarò con voi quando invocherete il nostro Signore e Dio. Bisogna naturalmente che sappiate che Dio è Signore e Creatore di tutte le cose e dunque anche di voi; infatti, è grazie a lui che godete molti beni. Eppure, chiamatelo Padre affinché, una volta compresa la vostra nobile condizione, la vostra dignità e la vostra grandezza di figli del Signore di tutte le cose e vostro Signore, possiate agire in armonia con queste verità. Non dite, allora: «Padre mio», ma: «Padre nostro». Egli è infatti Padre di tutti come la grazia, mediante la quale siamo diventati suoi figli adottivi. Perciò, non vogliate solo agire degnamente verso il Padre, ma vivete anche in buona armonia con i vostri fratelli, che sono nelle mani dello stesso Padre. (Teodoro di Mopsuestia, Hom. Catech., 11, 7-9)
RICHIESTA DI PERDONO
“Se uno di voi ha un amico e lo va a trovare a mezzanotte e gli dice: Amico prestami tre pani… (Lc 11,5). Ecco un altro precetto affinché innalziamo preghiere ogni momento, non solo di giorno ma anche di notte. …… Memori perciò delle Scritture, giorno e notte con la preghiera chiediamo insistentemente il perdono per i nostri peccati. Se infatti quel sì grande santo, che era preso dalle cure del regno, rivolgeva sette volte al giorno la sua lode al Signore (cf. Sal 118,164), sempre intento ai sacrifici del mattino e della sera, che cosa dobbiamo fare noi? Non dobbiamo chiedere con tanta maggiore insistenza, in quanto molto piú frequentemente cadiamo per la fragilità del corpo e dell`anima, affinché, stanchi del cammino e affaticati per il corso di questo mondo e per la tortuosità di questa vita, non ci manchi per il nostro ristoro il pane che fortifica il cuore dell`uomo? (Ambrogio, In Luc., 7, 87-90)
VEGLIARE
E non soltanto nel mezzo della notte, ma quasi a ogni istante il Signore ci raccomanda di vegliare; viene egli la sera, e alla seconda e alla terza veglia, ed è solito bussare. Perciò “beati quei servi che il padrone, quando verrà, troverà vigilanti” (Lc 12,37). Se dunque tu desideri che la potenza di Dio si cinga e ti serva (cf. Lc 12,37), devi sempre vegliare; siamo infatti circondati di tranelli e pesante è il sonno del corpo, e se l`anima si mette a dormire perderà il vigore della sua forza. ……..Questo passo ci dà dunque il precetto di pregare di frequente, ci dà la speranza di ottenere e l`arte di persuadere: prima esponendo il precetto stesso, e poi fornendoci un esempio. Colui infatti che promette una cosa, deve dare la speranza della promessa, in modo che si presti obbedienza all`avvertimento e fede nella promessa: questa fede, sull`esempio della bontà umana, acquista a piú forte ragione la speranza della bontà eterna, sempreché siano giuste le cose che si chiedono per evitare che la preghiera divenga peccato (cf. Sal 108,7). Paolo poi non si è vergognato di chiedere piú volte la stessa cosa, per non sembrare o poco fiducioso nella misericordia del Signore, o orgogliosamente impermalito per non averla ottenuta con la preghiera. “Per questo” – egli dice – “tre volte pregai il Signore” (2Cor 12,8); e ci indica cosí che spesso Dio non ci accorda ciò di cui lo preghiamo, perché giudica inutile quanto invece noi riteniamo esserci vantaggioso. (Ambrogio, In Luc., 7, 87-90)
CHIEDETE E VI SARA’ DATO
Tutta la liturgia di questa domenica si raccoglie intorno a questa affermazione: “ Chiedete e vi sarà dato”. La illustra in modo drammatico l’intercessione di Abramo per le città peccatrici, Sodoma e Gomorra. La sua intercessione è il suo ardimento si radicano in una convinzione di fede: la preghiera arriva diritta al cuore di Dio. Se in quella occasione non poté essere esaudita, perché non si trovarono nemmeno 10 giusti, verrà il giorno in cui la mediazione di un solo uomo salverà tutto il popolo. (Is 55) La parabola evangelica dell’amico importuno fa leva sulla stessa convinzione: se un uomo qualunque ascolta la preghiera dell’amico nell’ora più scomoda, quanto più Dio per il quale nessuna ora è scomoda. Tutto sta ad insistere con fiducia. Si ottiene sempre. Il “Padre del cielo darà lo Spirito Santo a chi glielo chiede”. Lo Spirito è il grande dono del Padre, il compendio di tutti i doni. Con lui ci è donato tutto. (Mariano Magrassi)
PREGHIERA DI DOMANDA
Non è in gioco qui tutta la preghiera cristiana, ma una forma particolare: quella di domanda. La più umile, ma anche quella che ha maggior rilievo nel Vangelo. La più conforme alla natura di Dio, bontà diffusiva che tende a comunicarsi e alla situazione dell’uomo, posto in una radicale povertà. L’uomo da sé non ha nulla e non può nulla: tutta la sua vita è costruita da Dio. Tutta la Bibbia attesta che Dio ascolta l’implorazione umana, prima ancora che salga alle labbra. Questa certezza di fede urta contro molte difficoltà, di cui la principale è questa: Dio spesso non ci esaudisce, sembra fare il sordo alle nostre implorazioni. Questa difficoltà parte da una concezione inesatta della domanda religiosa, che rimane sulla linea superstiziosa dei pagani: qualcosa che agisce su Dio, conquistandolo e tirandolo dalla nostra parte. Il cristianesimo al riguardo capovolge le prospettive: non prego per convertire Dio a me, ma per convertire me a Lui, per mettermi dalla sua parte. Che cosa è bene per me lo sa Lui, io spesso non lo percepisco. E allora mi fido di Lui. Non gli chiedo di cambiare la sua volontà per fare la mia, ma chiedo che la sua volontà si compia in me. Per questo, sull’esempio del Signore, ogni domanda deve essere accompagnata da un codicillo: “ Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. (Mariano Magrassi)
IL PADRE NOSTRO
Il “Padre nostro” che ci presenta Luca è un po’ diverso nella forma da quello che recitiamo comunemente, che è ripreso dal Vangelo di Matteo. Ma i contenuti sono gli stessi. La preghiera è composta da due parti: la prima contiene tre messaggi sui nostri rapporti con Dio, la seconda contiene tre domande che rivolgiamo a Dio per noi.
Il primo messaggio è contenuto nella parola “Padre”: è la grande rivelazione di Gesù Cristo, su cui si torna continuamente. Questa realtà misteriosa, che chiamiamo Dio, è un Padre che ci ama. Nel secondo messaggio: “Sia santificato il tuo nome”, ci chiede che riconosciamo la presenza di Dio infinitamente grande, sapiente, santo, che poniamo lui al fondamento della nostra vita, che non cadiamo nella tentazione di Lucifero di ritenerci Dio da noi stessi, fonte del bene e del male. Concretamente ci chiede di non vivere la vita personale, familiare, sociale come se Dio non ci fosse, ma di imperniare la nostra vita in Lui. Il terzo messaggio è conseguente al secondo: “Venga il tuo Regno”. Matteo aggiunge: “ Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. Chiediamo al Padre di aiutarci a riconoscere, ad accettare e collaborare per realizzare il suo progetto di amore, il suo regno, per ciascuno di noi, per ciascuna della nostre famiglie, per la Chiesa, per il mondo. Nelle seconda parte, Gesù ci insegna a porre al Padre tre domande. La prima domanda è il pane quotidiano, cioè il sostentamento per la vita e comprende tutto ciò che è necessario per una vita dignitosa e serena. La salute, il cibo, il lavoro, la casa, il vestito, l’istruzione. La seconda domanda è il perdono dei peccati, ma la risposta è vincolata al perdono che noi accordiamo ai nostri fratelli: perdona a noi come noi perdoniamo. La terza domanda: fa che non soccombiamo alla
tentazione. In Matteo troviamo: “liberaci dal maligno”, che è una misteriosa presenza nella storia personale di ognuno di noi, nelle famiglie, nella Chiesa, nel mondo. (G. Nervo)
IL PADRE COINVOLGE LA VITA
Pregare come ci insegna Gesù col “ Padre nostro” è una cosa seria, coinvolge la vita, non aliena dall’impegno nel e per il mondo, anzi lo esige, lo spiega, gli dà forza e speranza, anche di fronte alle delusioni e all’impotenza dei nostri sforzi umani.
Che una preghiera così non elimini l’impegno nel mondo e per il bene del nostro prossimo è anche insinuato nei due esempi che accompagnano il commento al “Padre nostro”. Essi ci ricordano che tante preghiere vanno rivolte agli uomini, a coloro che ci possono dare una mano per il cibo, per la salute, per l’istruzione, per l’assistenza, e che anche noi possiamo essere pregati da altri per un aiuto. Tutti infatti, benché più o meno cattivi, siamo e dobbiamo essere e comportarci come strumenti del Padre celeste per far giungere il suo “pane”, il suo perdono, i suoi doni a chi ne ha bisogno: figli, anziani, gente abbandonata, sfiduciati, ammalati, amici e nemici. Invocando infatti Dio come padre e la venuta del suo regno, noi chiediamo anche di essere resi sempre più strumenti di Dio e del suo regno nel mondo, segni visibili suoi presso i nostri fratelli. (Daniel Attinger)
Il Padre nostro è da vivere, non solo da recitare. Gesù lo ha vissuto ogni giorno e così lo ha potuto insegnare. E’ un programma di vita, per un’esistenza allineata alla volontà di Dio e capace di cambiare il mondo. E’ una preghiera da vivere e recitare “al plurale”, con un cuore grande, non chiuso nell’egoismo “di parte”, ma aperto a tutti gli uomini visti come fratelli.
PREGHIERA “VERBALE” E PREGHIERA “VITALE”
Il rapporto con Dio si vive all’interno dell’esistenza, nella fitta trama dei rapporti con le persone. La preghiera perciò è un fatto vitale, prima che verbale. Però il momento “verbale” è un momento necessario ed ineliminabile. Certo le ore di duro lavoro di un operaio sono amore concreto per la moglie e per i figli, ma se si toglie il momento del dialogo, si perde la dimensione essenziale dell’esistenza umana. Così anche per il nostro rapporto con Dio. La preghiera è “parola” è “ coscientizzazione” del rapporto con Dio, è nutrimento del rapporto personale con lui: quando non si parla più, lentamente si diventa estranei. (Messalino LDC)
Pregare con le labbra non basta: i sacrifici, le lodi, il ringraziamento suonerebbero falsi dove la preghiera non fosse già un trasformarsi in volontà di presenza, di testimonianza cristiana. Vita e preghiera non sono separate: l’una assume e arricchisce l’altra. (CdA pag 396)
PER RIGURADO A QUEI DIECI GIUSTI
L’operato dei malvagi ha un chiaro peso sulle sciagure che si abbattono sui giusti, ma anche la bontà dei giusti ha un peso decisivo nella salvezza di molti. L’episodio della prima lettura ci dice che solo 10 giusti avrebbero salvato cinque città, ma non si trovarono e le città verranno distrutte. Nella pienezza dei tempi un solo giusto, Cristo ha acquistato meriti sufficienti per riscattare tutta l’umanità. Anche oggi piccole comunità di autentici cristiani possono contribuire al cambiamento di un mondo, dove spesso sembra che il male trionfi.
RIFLESSIONI
Gesù ci chiede di pregare Dio chiamando, come lo chiama lui “Abba”; ma noi lo possiamo invocare come “Padre nostro”, mentre solo Gesù può dirgli: “Padre mio”.
Le prime due invocazioni del “Padre nostro” superano il quotidiano. Le altre tre invece appartengono al quotidiano, espresso dai bisogni per la vita, dalla necessità del perdono, dalla consapevolezza che le tentazioni possono far vacillare il più forte. facendo sperimentare a tutti l’avvilimento della sconfitta.
Gesù raccomanda la preghiera fatta insistentemente. Ne assicura l’esaudimento.
Questa sicurezza si basa sull’amore che Dio ha per l’uomo.
Il bene supremo che dobbiamo chiedere a Dio è lo Spirito Santo.
Pregare è prima di tutto, mettersi, restare alla presenza di Dio, è vivere nella sua intimità, stare in ascolto della sua parola, meditarlo, impegnarsi in tutto e per tutto a fare la sua volontà. Pregare significa amare, significa vivere di amore rispondendo a tutte le sue esigenze. (C Brothés)
Si dice giustamente che l’anima che prega è un’anima che vive. Preghiamo noi? Preghiamo veramente?
Le nostre preghiere sono altra cosa che formule imparate a memoria? Sono un colloquio, un cuore a cuore con Dio, impregnate di fiducia e di tenerezza filiale?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. (Matteo 6, 9-13)
•Padre amoroso che ascolti il grido dell’umanità e all’uomo, tua passione, partecipi il progetto di salvezza, perdona ogni nostro tentativo di costruire con le nostre mani una felicità che non dura. Insegnaci a pregare con sapienza.
•Padre, ti benediciamo perché con Cristo, anche noi siamo partecipi del tuo medesimo sacerdozio e vivificati dal tuo Spirito, siamo resi figli e possiamo gridare “ Abbà”. Insegnaci a pregare in comunione con lui.
•Donaci o Padre, una lode da veri figli, nei quali si compie la tua volontà, si realizza il tuo regno e viene santificato il tuo nome. Insegnaci a pregare con verità
•Padre ti benediciamo perché in Gesù e con Gesù possiamo intercedere per le necessità, il perdono e la salvezza dei nostri fratelli, sapendo di essere ascoltati non solo per la nostra insistenza, ma perché il tuo Figlio prediletto prega per noi, insegnaci a pregare con fiducia e con cuore universale. (Preghiere Suore Dorotee di Cemmo)
•Abbà nostro Padre, sia santo il tuo nome, venga sempre dovunque il tuo regno, ogni giorno dacci il pane, perdona i nostri peccati e aiutaci a usare pietà. Perché da solo nessuno perdona! Da tentazioni tienici lontani, perché cadremmo, cadremmo di certo, uguali a sassi già sopra l’abisso. (David Maria Turoldo)
•Rivelaci, Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore, e donaci il tuo Spirito, perché invocandoti con fiducia e perseveranza, come ci hai insegnato, cresciamo nell’esperienza del tuo amore.
•Donaci, o Padre, la profonda conoscenza che senza di te non è possibile far nulla: l’incontro con te nella preghiera rimanga dimensione costante della nostra vita.
•Signore, insegnaci a pregare, non con una moltitudine di parole, ma con l’ascolto silenzioso e attento della tua parola, non dentro gli spazi angusti delle nostre richieste, ma nei grandi spazi del tuo nome, del tuo regno, della tua volontà. (Domenico Pezzini)
•Signore Gesù che hai detto ai tuoi discepoli: pregate sempre, senza stancarvi, concedi anche a noi, guidati dal tuo Spirito, di vivere in unione con te, affinché la nostra preghiera possa salire senza posa verso il Padre. (C Brethés)
•Ritornerò, alla casa di mio Padre come il prodigo e vi sarò accolto; come fece lui, anch`io farò: non vorrà egli forse esaudirmi? Alla tua porta, Padre misericordioso, ecco io busso; aprimi, fa` ch`io entri, per tema che mi perda, m`allontani e perisca! Tu mi facesti erede, e io la mia eredità abbandonai, dissipando i miei beni; ormai considerami come un salariato e come un servo! Come del pubblicano, abbi di me pietà perché io viva per la tua grazia! Come alla peccatrice, rimetti i miei peccati, Figlio di Dio! Come Pietro, me pure trai di mezzo ai flutti! Come per il ladrone, pietà ti prenda della mia malizia e di me ricordati! Come la pecorella che s`è smarrita, cercami, Signore, e tu mi troverai; sulle tue spalle portami, Signore, all`alloggio di tuo Padre! Come al cieco del tuo Vangelo, aprimi gli occhi, perch`io la luce veda! Come al sordo, dischiudimi le orecchie, sí che oda la tua voce. Al par del paralitico, guarisci la malattia mia, perch`io canti la lode del tuo nome! Come il lebbroso, col tuo issopo purificami dalle mie sozzure! Come la giovinetta, figlia di Giairo, fa` ch`io viva, o mio Signore! Come la suocera di Pietro, guariscimi, perché sono malato! Come il ragazzo, figlio della vedova, rimettimi in piedi! Al par di Lazzaro, di tua voce chiamami e sciogli le mie bende! (Giacomo di Sarug, Oratio peccatoris poenitentis)
•Poiché son morto tanto per il peccato, quanto per malattia, riscattami dalla mia rovina, perch`io canti la lode del tuo nome! Signor ti prego, della terra e del cielo, vieni in mio aiuto e mostrami la strada, ch`io corra verso te! Figlio del Buono, verso di te guidami, il culmine poni alla tua misericordia! Verrò verso di te e qui mi sazierò nell`allegrezza. Schiaccia per me in quest`ora in cui mi trovo esausto il frumento di vita! Alla tua ricerca mi son mosso e il Maligno mi ha spiato come un ladro. M`ha legato dapprima e incatenato nei piaceri nel perverso mondo; nel carcere mi ha chiuso dei suoi piaceri poi chiudendomi la porta in viso; nessuno v`è che possa liberarmi, sí che muova alla tua ricerca, o buon Signore! Figlio di Dio, inviami la tua grande pietà! Spezza il suo giogo da lui sulle mie spalle posto, perché mi soffoca! Essere tuo desidero, Signore, e camminar con te. Sui tuoi comandi medito, la notte e il giorno. Accordami ciò che chiedo, accogli le mie preghiere, o Misericordioso! Non stroncare, Signore, la speranza del tuo servo, perché ti attende! (Giacomo di Sarug, Oratio peccatoris poenitentis)
•Ti rendo grazia, Signore, con tutto il cuore, hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome, per la tua fedeltà e la tua misericordia; hai reso la tua promessa più grande di ogni fama, Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto la mia forza. (Dal Salmo 137)
•Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore, e donaci il tuo Spirito, perché invocandoti con fiducia e perseveranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nell’esperienza del tuo amore. (Colletta 16 pa C)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Rinnoviamo, migliorandolo, il nostro modo di pregare.