Luca 12, 49-53: 49 In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50 Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51 Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52 D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, 53 saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 12, 49-57
In quel tempo, Gesù disse: “ Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C`è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D`ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(Bibbia Cei: versione1971)
Esegesi
Nel 12 capitolo di Luca abbiamo cinque raccolte di istruzioni ai discepoli. La quinta raccolta di detti (49-59) dice che Cristo divide gli uomini con il suo Vangelo, non solo al suo ritorno, ma fin d’ora e ciò dipende soprattutto dalla radicalità della sua proposta di salvezza. E parla del riconoscere la venuta del Signore dai segni che egli fa.
A PORTARE IL FUOCO (49)
Cosa intende Gesù per “fuoco”? Secondo alcuni è il giudizio, che come fuoco purifica e consuma (cf 17, 29-30) e discrimina gli uomini davanti alla sua persona; per altri è lo Spirito Santo; per altri ancora è il vivo desiderio di Cristo di passare attraverso il fuoco della sua passione e morte: Gesù desidera passare attraverso le acque purificatrici del sacrificio della croce (un battesimo che devo ricevere); per altri è la totalità del mistero pasquale fino alla Pentecoste e al ritorno finale della parusia con la realtà del giudizio.
VORREI CHE FOSSE ACCESO (49)
Comunque si debba interpretate il termine “fuoco”, Gesù esprime il desiderio che la purificazione messianica, che avviene col fuoco, sia già compiuta.
BATTESIMO CHE DEVO RICEVERE (50)
Prima Gesù deve essere immerso in un bagno (battesimo), deve passare attraverso la passione, che si riverserà su di lui come un’onda tempestosa. L’ansia gli urge dentro, finché non sia venuta la passione dolorosa, dato che la salvezza non avviene senza la morte dolorosa.
PORTARE LA PACE (51)
Gesù è il principe della pace ed è venuto a portare la pace, che è il dono messianico per eccellenza. Ma essa deve fare i conti con le esigenze radicali del Vangelo, con la fedeltà assoluta al Signore, perciò può portare divisioni. La pace di Gesù è frutto di una scelta che provoca contrasti e conflitti nel tessuto dei rapporti familiari più intimi. (padri…madri…figli…figlie…suocere…nuore…)
UNA NUVOLA (54)
Gesù rivolge ora il discorso alle turbe. Fa loro osservare che sanno distinguere da determinati segni (una nuvola, il soffio dello scirocco) se farà bello o brutto tempo.
IPOCRITI (55)
E le rimprovera perché non sanno discernere il tempo presente, quello di Gesù, di cui pure ci sono molti segni (il suo parlare profetico, le guarigioni miracolose, i demoni scacciati, ecc). Il popolo, che ha un acuto senso di osservazione per il tempo e per tutto ciò che si svolge sulla superficie della terra e in cielo, mette da parte questa capacità di giudizio quando si tratta di eventi che riguardano Gesù, la salvezza e le cose giuste.
CON IL TUO AVVERSARIO (56)
Per giudicare rettamente il tempo e fare ciò che è giusto, Gesù dice la similitudine dell’uomo che si sta recando in tribunale e che ha ancora la possibilità di trattare con l’avversario. E’ saggio mettersi d’accordo primo di passare attraverso la trafila del giudizio, (e in quei tempi di ordinamento giuridico rigidissimo) col rischio di una condanna.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
FUOCO SULLA TERRA
“Fuoco sono venuto a portare sulla terra” (Lc 12,49). Non si tratta certo di fuoco che consuma i buoni, ma del fuoco che suscita la buona volontà, che rende migliori i vasi d’oro della casa del Signore, consumando il fieno e la paglia (cf. 1Cor 3,12ss). Questo fuoco divino divora tutte le cose del mondo accumulate dalla voluttà, brucia le opere effimere della carne, ed è quello stesso che infiammava le ossa dei profeti, come dice il santo Geremia: “E` divenuto come un fuoco ardente che infiamma le mie ossa” (Ger 20,9). E` infatti il fuoco del Signore, a proposito del quale sta scritto: “Un fuoco arderà davanti a lui” (Sal 96,3). Ma il Signore medesimo è fuoco, dato che egli stesso ha detto: “Io sono il fuoco che brucia e non si consuma” (Es 3,2; 24,17; Dt 4,24; Eb 12,29); il fuoco del Signore è infatti la luce eterna, ed è a questo fuoco che si accendono le lucerne delle quali poco prima ha detto: “I vostri fianchi siano cinti e le lampade accese” (Lc 12,35). La lampada è necessaria, perché i giorni di questa vita sono come notte. Ammaus e Cleopa testimoniano che il Signore ha messo questo fuoco anche in loro, quando dicono: “Or non ci ardeva il cuore per via, mentre ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32). Essi cosí hanno manifestato con evidenza qual è l`azione di questo fuoco, che illumina l`intimo del cuore. E` forse proprio per questo che il Signore verrà nel fuoco (cf. Is 66,15-16), per consumare tutte le colpe al momento della risurrezione, ricolmare con la sua presenza i desideri di ciascuno, e proiettare la sua luce sui meriti e sui misteri. Come potrebbe allora il Signore essere “la nostra pace, egli che di due ne fece uno?” (Ef 2,14). E com`è che egli stesso dice: “Io vi do la mia pace, vi lascio la mia pace” (Gv 14,27), se è venuto per separare i padri dai figli, e i figli dai padri, distruggendo i loro vincoli? Come può essere “maledetto chi non onora suo padre” (Dt 27,16), e religioso chi lo abbandona? Ma se noi ci ricordiamo che la religione sta al primo posto e al secondo la pietà, comprenderemo anche come sia facile questa questione: tu devi infatti porre l`umano dopo il divino. Se abbiamo doveri d`amore verso i genitori, quanto maggior dovere non abbiamo per il Padre dei nostri genitori, cui dobbiamo riconoscenza anche per i nostri stessi genitori? E, se essi non riconoscono il loro Padre, come potrai tu riconoscerli? Il Signore non dice che si deve rinunciare ai parenti, ma che si deve anteporre a tutti Dio. Perciò in un altro libro tu puoi leggere- “Chi ama il padre e la madre piú di me, non è degno di me” (Mt 10,37). Non ti è vietato di amare i tuoi genitori, ma ti è vietato di preferirli a Dio: gli affetti naturali sono infatti un beneficio del Signore, e nessuno deve amare il beneficio piú di Dio stesso che gliel`ha concesso. Dunque, anche stando al solo significato letterale, a coloro che intendono con pietà non manca una spiegazione religiosa. Tuttavia stimiamo che c`è da cercare un significato piú profondo, per quello che egli aggiunge. Cosí, fino a quando, a causa dell`unione dei vizi, vi era nella stessa casa un accordo indivisibile e inseparabile, sembrava che non vi fosse alcuna divisione. Ma quando Cristo portò sulla terra il fuoco, con cui egli consuma le colpe della carne, e la spada, che significa il dispiegamento della potenza in atto, che penetra nell`intimo dello spirito e delle midolla (cf. Eb 4,12), allora la carne e l`anima, rinnovate nel mistero della rigenerazione, dimenticando ciò che erano e cominciando a essere ciò che non erano, si separano dalla compagnia antica del vizio, amato sino a quel momento, e spezzano tutti i legami con la loro degenere posterità. E` cosí che i genitori sono divisi e si pongono contro i figli, in quanto la nuova temperanza del corpo rinnega l`antica intemperanza, e l`anima evita ogni legame con la colpa, né resta piú posto per la straniera venuta dal di fuori, la voluttà. (Ambrogio, In Luc 7, 132, 135 s., 145)
IL FUOCO DELLO SPIRITO SANTO
Tali erano il loro torpore e la loro pigrizia congiunti a invidia: duplice vizio che noi dobbiamo con forza espellere dalla nostra anima. Ma per poterlo combattere, bisogna essere piú ardenti del fuoco. Per questo Gesú dice: “Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra e che desidero se non che si accenda?” (Lc 12,49). E per lo stesso motivo lo Spirito Santo apparve in terra sotto forma di fuoco. Eppure, dopo tutto questo, noi restiamo piú freddi della cenere e piú insensibili dei morti. Non ci commoviamo affatto al vedere Paolo elevarsi al di sopra del cielo, passare anzi di cielo in cielo piú veemente di una fiamma, vincere tutti gli ostacoli e porsi al di sopra degli inferi e dei supemi, del presente e dell`avvenire, di ciò che è e di ciò che non è. Se questo esempio vi sembra troppo grande, ebbene ciò è segno della vostra rilassatezza. Che cosa ha Paolo piú di voi, per dire che vi è impossibile imitarlo? Ma per non insistere su questo punto, lasciamo da parte Paolo e gettiamo uno sguardo sui primi cristiani: denaro, proprietà, onori mondani, affari terreni, essi gettarono via tutto, per donarsi tutti interi a Dio per meditare giorno e notte sugli insegnamenti della sua parola. Ecco qui il fuoco dello Spirito Santo: esso non tollera che si abbia alcun desiderio delle cose di questo mondo, in quanto ci conduce verso un altro amore. Perciò colui che prima amava le cose terrene, ora, anche se occorresse donare tutto quanto possiede, abbandonare le gioie di questa terra, disprezzare la gloria e dare la sua stessa vita, farà tutto ciò con meravigliosa facilità. Infatti quando l`ardore di questo fuoco è entrato nell`anima dell`uomo, esso scaccia l`indifferenza e la pigrizia. Questo fuoco rende l`anima che ne è invasa piú leggera di una piuma e le conferisce inoltre la capacità di disprezzare tutte le cose terrene. Quest`uomo rimane sempre in un perpetuo pentimento e nella contrizione. Piange senza tregua e trova grande sollievo e gioia nelle sue lacrime. Di certo, non c`è niente che congiunga e unisca piú strettamente a Dio di queste lacrime. Colui che si trova in tali condizioni, anche se vive in città, è come se abitasse in un eremo nel deserto, su una montagna o nella foresta. Egli non rivolge piú uno sguardo alle cose presenti, non si sazia di gemere e piange per i propri peccati come per quelli degli altri. Per questo Gesú proclama beati, prima di altri, gli uomini di tal genere, dicendo: “Beati quelli che piangono!” (Mt 5,5). Ma in qual senso allora -mi direte voi – Paolo ha detto: “State sempre allegri nel Signore” (Fil 4,4)? Lo ha detto per esprimere la gioia che queste lacrime suscitano. Infatti, come la gioia terrena ha sempre per compagna la tristezza, cosí le lacrime che si versano per amore di Dio, fanno fiorire nell`anima una beatitudine che non muore né appassisce mai. Fu cosí che quella peccatrice, di cui parla il Vangelo, divenne piú pura delle stesse vergini, in quanto era stata presa totalmente da questo fuoco divino. Quando fu infiammata dal fervore della penitenza, arse d`amore per Cristo. Sciolse i suoi capelli, bagnò i piedi di Gesú con le lacrime, li asciugò con la sua chioma e versò su di essi il profumo. Tutto questo avveniva esteriormente, ma i sentimenti della sua anima erano assai piú ardenti d`ogni esterna manifestazione e solo Dio li vedeva! Ecco, tutti coloro che ascoltano la sua storia, si rallegrano con lei per le sue sante azioni e la considerano purificata da tutti i suoi peccati. Come l`aria diviene piú pura dopo violente piogge, cosí dopo questa effusione di lacrime lo spirito diviene tranquillo e sereno e le nubi del peccato si dissipano del tutto. Come siamo purificati nel Battesimo, grazie all`acqua e allo Spirito, cosí lo siamo nella penitenza grazie alle lacrime e alla confessione dei peccati, sempre che non facciamo questo per ostentazione o per vanagloria. Infatti, colei che piange con simili intenzioni, è piú degna ancora di condanna di quella che si trucca in ogni modo il volto per il desiderio di apparire piú bella. Quanto a me, io cerco le lacrime che non sono sparse per ostentazione, ma per contrizione, quelle lacrime che si versano segretamente, nel piú nascosto recesso della propria casa, senza che nessuno veda; quelle lacrime che scorrono in silenzio e in profonda quiete, che escono dall`intimo del cuore, che nascono dal dolore e dalla tristezza e si versano per Dio solo. Di tal genere sono le lacrime di Anna, di cui la Scrittura dice che “muoveva le labbra senza che si udisse la sua voce” (1Sam 1,13). Ma anche solo le sue lacrime effondevano un suono piú squillante di una tromba. Per questo Dio la guarí dalla sua sterilità e di una rocca dura fece un campo fertile. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 6, 4-5)
DIO E’ SPIRITO
“Dio è Spirito e coloro che lo adorano debbono adorarlo in Spirito e in verità” (Gv 4,24). “Dio nostro è anche un fuoco che divora” (Dt 4,24). Dio dunque è chiamato con due nomi: “Spirito e fuoco:” Spirito per i giusti, fuoco per i peccatori. Ma anche gli angeli sono del pari chiamati spirito e fuoco: “Egli fa dei suoi angeli degli spiriti” – dice la Scrittura – “e dei suoi servi un fuoco ardente” (Sal 104,4; Eb 1,7). Gli angeli sono spiriti per tutti i santi, ma sottomettono al fuoco e alle fiamme coloro che meritano di essere puniti. In questo senso anche il nostro Signore e Salvatore, pur essendo Spirito, “è venuto a portare il fuoco sulla terra” (Lc 12,49). Egli è Spirito secondo queste parole della Scrittura: “Quando tu ti sarai convertito al Signore cadrà il velo” (2Cor 3,16) e “il Signore è lo Spirito” (Gv 4,24; 2Cor 3,17). Peraltro egli è «venuto a portare il fuoco», non nel cielo ma «sulla terra», come egli stesso dimostra con queste parole: “Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che altro desidero se non che divampi?” (Lc 12,49). Se infatti «ti sarai convertito al Signore» che è “Spirito”, il Cristo sarà “Spirito” per te, e non sarà venuto per te a «portare il fuoco sulla terra». Ma se al contrario rifiuti di convertirti a lui, e se possiedi la terra e i suoi frutti, «egli è venuto a portare il fuoco sulla terra», che è in te. La Scrittura parla anche di Dio in termini analoghi: «Il fuoco della mia collera si è acceso», non soltanto fino al cielo, ma «fino al fondo dell`inferno», ed «esso consumerà», non il cielo, ma “la terra e i suoi germogli”. (Dt 32,22). Per quale motivo ho ricordato tutto questo? Perché il Battesimo di Gesú è anche un Battesimo «nello Spirito Santo e nel fuoco». Senza dimenticare ciò che ho detto prima, né perdere di vista l`interpretazione data piú sopra, voglio aggiungerne una nuova. Se tu sei santo, sarai battezzato nello Spirito Santo; se sei peccatore, sarai precipitato nel fuoco; e un medesimo battesimo diverrà condanna e fuoco per i peccatori indegni; ma i santi, che si convertono al Signore con fede completa, riceveranno la grazia dello Spirito Santo e la salvezza. (Origene, In Luc., 26, 1-3)
IL BATTESIMO DI SANGUE
Noi abbiamo anche un secondo lavacro: è quello stesso del quale il Signore dice, dopo essere stato battezzato nel Giordano: “Devo essere battezzato con un battesimo”. Era venuto, come scrive Giovanni, per essere battezzato con l`acqua e col sangue; con l`acqua per lavarsi, col sangue per essere glorificato. E poi, per far di noi dei “chiamati” con l`acqua e degli “eletti” col sangue, trasse due battesimi dalla ferita del suo petto, perché, coloro che credono nel sangue fossero lavati dall`acqua e quelli che si son lavati con l`acqua, debbano lavarsi anche col sangue. Questo è il Battesimo che può sostituire la lavanda che non è stata fatta e restituire anche quella che è andata perduta! (Tertulliano, De baptismo, XVI, 1-10)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Hai sparso sulla terra il fuoco tuo celeste, grazie al quale le anime purifichi degli uomini; attizzalo nel mio cuore cosí freddo; l`anima mia riscalda col tuo amore. Tu sol mia eredità sii, Signore, al par di Paolo che t`ha tanto amato (cf. Rm 8,35-38); ch`io non ti baratti con le creature, anche davanti ai piú crudi tormenti. (Nerses Snorhalí, Jesus, 555-556)
•Chi è vicino a me, è vicino al fuoco; chi è lontano da me, è lontano dal Regno! (Vangelo sec. Tommaso, in: Origene),
•O Dio, che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, riveli i segreti dei cuori, fa’ che l’umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome. (Colletta 20 Domenica pa C)
•Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; i miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore. Io sono povero e infelice; di me ha cura il Signore. Tu, mio aiuto e mia liberazione, mio Dio, non tardare. (Dal Sl 39)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Prendiamo una chiara posizione nei confronti del Vangelo.