Matteo 16, 13-20: 13 In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 16, 13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Tutti e tre i Sinottici riportano la professione di fede avvenuta nei pressi di Cesarea di Filippi. La pericope intende rispondere a questa domanda: Gesù è il Messia? Se si in quale senso preciso lo è?
CESAREA DI FILIPPO (13)
La città è situata a circa 40 chilometri a Nord del lago di Tiberiade nei pressi dell’antica città israelitica di Dan, fu costruita dal tetrarca Erode Filippo vero il 2 a. C. e chiamata Cesarea in onore di Cesare Augusto.
IL FIGLIO DELL’UOMO (13)
L’espressione sostituisce il pronome personale “io” e fa riferimento al “Figlio dell’uomo” di Daniele 7.
GIOVANNI IL BATTISTA (14)
Considera Gesù Giovanni Battista redivivo Erode Antipa (14,1) altri pensavano che Gesù fosse Geremia, il campione d’Israele ai tempi della crisi nazionale, il profeta della sconfitta, altri il profeta Elia.
VOI CHI DITE CHE IO SIA (15)
Ora Gesù domanda direttamente ai discepoli cosa ne pensano loro.
TU SEI IL CRISTO (16)
La professione di Pietro è chiara. “Tu sei il Cristo”, il Messia. L’aggiunta ” II Figlio del Dio vivente”, ritornerà nella bocca di Caifa nella notte del processo davanti al sinedrio ed è un titolo messianico; ma qui secondo gli esegeti moderni è un’esplicitazione, fatta dall’evangelista (vedi 14,33) della fede degli apostoli nella divina filiazione di Gesù, divenuta consapevole dopo la risurrezione e la Pentecoste.
BEATO TE (17)
La confessione della filiazione divina espressa nel versetto 16 è molto familiare nella comunità post-pasquale: essa però è cosciente come tale professione sia frutto della fede, che rimane inaccessibile all’uomo naturale (carne e sangue). A tale profondità si arriva solo inseguito alla rivelazione divina.
E IO TI DICO (18)
Alla beatitudine segue una promessa del primato petrino. Alcuni pensano che la collocazione qui sia dovuta a motivi redazionali. La promessa del primato è posta da Luca (22,32) e da Giovanni (21,125-17) nel periodo post-pasquale.
TU SEI PIETRO (18)
Pietro denomina Gesù il Cristo, e Gesù da’ a Simone il nome di “kefa”, pietra, roccia. Tale nome non era proprio presso gli ebrei, dove era la designazione di un oggetto. L’immagine della pietra nell’AT viene specialmente applicata a Dio, l’inamovibile, il fidato. Abramo viene paragonato ad una roccia (Is 51,1). Sulla “roccia” Pietro Gesù poggerà un edificio, che è l’Ecclesìa, l’assemblea, la nuova “gahai, o popolo di Dio, la chiesa stessa di Cristo.
LE PORTE DEGLI INFERI (18)
“Porte degli inferi” deriva da Isaia 38, 10 {shaarej sheot) e sintetizza il potere della morte. Le potenze della morte non riusciranno ad abbattere la chiesa. Essa prenderà parte alla virtù della risurrezione di Cristo e non sarà soggetta alle potenze distruttrici della morte.
A TE DARO’ (19)
Due altre immagini illustrano un nuovo pensiero: Pietro riceve da Dio “le chiavi del regno dei cieli”; la chiave è simbolo di potere e Pietro è costituito sovrintendente, maggiordomo del Regno dei cieli. Nell’ Apocalisse è detto che Gesù è in possesso delle chiavi degli inferi (Ap 1,18) simbolo della potestà che egli esercita sia sul regno della morte che sul regno della vita; Gesù trasferisce la stessa potestà a Pietro, il quale la eserciterà in vista dell’ingresso degli uomini nel regno dei cieli.
LEGHERAI…SCIOGLIERAI (19)
Legare e sciogliere sono termini giuridici del tempo, significa rispettivamente condannare e assolvere. La potestà data a Pietro abbraccia dunque il potere di disciplinare. di ammettere o escludere dalla casa di Dio, come anche di impartire disposizioni obbliganti nel campo della fede e dei costumi. In 18, 18 una simile potestà viene riconosciuta da Cristo agli altri apostoli.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA FEDE DI PIETRO NEL CRISTO
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,17-18). Questa dignità si esplicita in due modi, in quanto il beatissimo Pietro è nientemeno fondamento e insieme capo della Chiesa. In effetti, va detto che primo ed essenziale fondamento è Cristo, cosí come afferma l`Apostolo: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesú Cristo” (1Cor 3,11), esistono tuttavia fondamenta di second`ordine e secondari, ovvero gli apostoli e i profeti e, in merito a ciò, dice l`Apostolo: “Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti” (Ef 2,20), dei quali altrove è detto per bocca del Profeta: “Le sue fondamenta sono sui monti santi” (Sal 86,1). Tra questi, il beatissimo Pietro è primo e precipuo. (Innocenzo III, Sermo 21)
PIETRO AL TIMONE DELLA CHIESA
Pur avendo delegato a molti pastori la cura delle sue pecore, egli non ha abbandonato la custodia del gregge diletto. E dalla sua assistenza, fondamentale ed eterna, deriva anche a noi l`appoggio dell`apostolo Pietro, che certo non vien mai meno alla sua missione. La saldezza di questo fondamento su cui è costruita tutta la Chiesa nella sua altezza, non è mai scossa, per quanto grande sia la mole del tempio che la sovrasta. La saldezza di quella fede, lodata nel principe degli apostoli, è perpetua; e come resta per sempre ciò che Pietro credette in Cristo, cosí resta per sempre ciò che Cristo stabilì in Pietro. (Leone Magno)
CONTINUITA DELLA DIGNITA APOSTOLICA
Al motivo della nostra festa si aggiunge, inoltre, la dignità non solo apostolica, ma ancora episcopale di san Pietro che non cessa di sedere sulla sua Cattedra e conserva una incessante partecipazione alle prerogative del Sommo Sacerdote. La solidità che riceve dalla Pietra che è Cristo, egli, divenuto pietra a sua volta, la trasmette anche ai suoi eredi; e, dovunque compare una qualche fermezza, è la forza del pastore che si manifesta. Infatti se, per aver validamente sopportato i supplizi loro inflitti, dando cosí loro il modo di manifestare i propri meriti, i martiri hanno praticamente ottenuto tutti e dappertutto di poter recare soccorso agli uomini in pericolo, di scacciare le malattie e di guarire innumerevoli mali (cf. Mt 10,1), chi sarà cosí ignorante o cosí invidioso da disprezzare la gloria di san Pietro e credere che esistano porzioni di Chiesa che sfuggono alla sollecitudine del suo governo e non si accrescano grazie a lui? Eccoci di fronte ad un amore di Dio e degli uomini in pieno vigore e vita nel Principe degli apostoli, tale che neppure il carcere, le catene o le sommosse popolari, o le minacce dei re hanno potuto intimorire; cosí dicasi della sua fede invincibile che non ha ceduto nella lotta e non si è intiepidita nella vittoria. (Leone Magno, De natali Petri, V, 4 s.)
L’UNITA DELLA CHIESA
Il Signore dice a Pietro: “Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell`inferno non prevarranno contro di essa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli: ciò che tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, e cio che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo (Mt 16,18s). Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: “Come il Padre ha mandato me, cosí io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti” (Gv 20,21-23). Tuttavia, per manifestare l`unità, costituí una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all`onore e al potere; ma l`esordio procede dall`unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest`unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: “Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice” (Ct 6,9). Chi non conserva quest`unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell`unità dicendo: “Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio (Ef 4,4-6). (Cipriano di Cartagine, De Eccl. unitate, 4-5)
VOI CHI DITE CHE IO SIA?
La domanda posta da Gesù è uno di quegli interrogativi brucianti e inquietanti che nessuna generazione può ragionevolmente eludere. L’uomo di oggi non è meno interessato di quello di ieri a sapere chi è Gesù. Ognuno è chiamato a rispondere; e dalla risposta dipende la sua identità cristiana. E’ cristiano chi accetta questa fede e la vive. Non basta in altri termini dire che Gesù è il Signore; bisogna vivere la sua signoria trattandolo da Signore. (M. Magrassi) Un dimostrazione indiretta dell’attualità della questione di Cristo e del fatto che Egli continua a creare interrogativi inquietanti e dal tentativo che un po’ tutti fanno di accaparrarselo, a dispetto di un secolarismo sempre più diffuso e di un abbandono di pratiche e di tradizioni cristiane sempre più massiccio. Così alcuni lo considerano un rivoluzionario, altri il primo dei socialisti, altri invece un grande moralista o un uomo normativo, altri uno che porta la novità in mondo vecchio e arido o dona un punto di riferimento dove non ci sono più ideologie, o un amico, o un modello. Ma spesso un uomo, solo un uomo.
COME RISPONDERE
Qualunque immagine noi possiamo farci di Cristo dobbiamo sempre confrontarla con quella dei vangeli, che continuano a domandarci “ Voi chi dite che io sia? “ E’ impossibile rispondere con la sola ragione, perché da una parte Gesù è perfettamente integrato nella storia del suo tempo, dall’altra sfugge al ritratto di una persona umana qualunque. La risposta è, invece, un atto di libertà, una scelta di fede, perché Gesù non ci interroga su ciò che dicono di lui i libri o i teologi o i filosofi; ma ci interpella direttamente. E’ un problema personale di scelta che consiste nel metterci in sintonia con Dio, abbandonandoci alla sua azione interiore nella fiducia, nella speranza, nell’amore. La parola di Gesù smaschera i nostri raggiri, i nostri scandali, le nostre tentazioni; la sua voce ci sveglia in una luce nuova: “ Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. (G. Carata)
IL MANDATO DI PIETRO
Cristo conferisce a Pietro un mandato molto grande, quello di rendere visibile la pietra d’angolo dell’edificio ecclesiale che è Cristo Risorto. La Pietra è Cristo. Pietro non gli fa concorrenza, ma lo rivela e lo rende presente. Il primato è sempre e solo di Cristo. Tutto viene da Lui, tutto cammina verso Lui. Pietro rende visibile questo primato. A questo titolo gli è dato il potere delle chiavi: apre e nessuno chiude, chiude e nessuno apre. La Chiesa è animata così da due azioni sincronizzate: quella invisibile dello Spirito di Cristo e quella visibile dell’Apostolo che ne è strumento.. E’ così ad un tempo un mistero divino e una società visibile e gerarchica. (Mariano Magrassi)
IL PAPA
Pietro continua a vivere nel Papa, che ne è il successore. La Chiesa di Roma, promulgando il mandato di Pietro, assolve “una forma particolare di servizio per l’unità della Chiesa” (Ecclesiam suam). E’ la base essenziale per la comunione delle chiese locali, che formano la Chiesa cattolica. Se è vero che la Chiesa è una realtà collegiale, senza il primato di Pietro, che è il centro della comunione, l’unità voluta da Cristo diventerebbe utopia. Il Papa dunque è segno di unità in questo mondo umano che tende perpetuamente alle divisione. Segno di verità: quasi una freccia orientatrice nella selva delle opinioni umane così difformi tra loro. Segno di carità: “presiedere alla carità” è il termine specifico che già nel secondo secolo indica la sua missione. La Chiesa sta insieme per una calda comunione d’amore che lo Spirito alimenta nei cuori, e insieme per una struttura giuridica che nel Papa si unifica. “ Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa”. (M. Magrassi)
SIMBOLO VISIBILE DI UNITA
L’unificazione dell’umanità fa parte del grande disegno che Dio ha sul mondo. Tutta la storia dei millenni manifesta questo piano (Ef 1, 10). Il Regno di Dio è l’ambito di questa adunanza universale e la Chiesa ne è il grande strumento. Ma la Chiesa non può essere segno e strumento di unificazione se non è unita in se medesima. E la sua unità, compresa quella di fede e di comunione, sarebbe illusoria, come la storia dimostra, senza un coefficiente anche esterno, visibile, umano, di unità, mosso e sostenuto naturalmente da un principio divino. Questo centro efficace di unità e questa forza compaginante è primariamente il ministero del Papa con il collegio episcopale. Il papa con il suo primato di giurisdizione, anzi proprio per questo, rimane il “servo dei servi di Dio”, secondo la felice espressione di san Gregorio Magno. Il suo è il massimo carisma di servizio perché nessuna cosa nella sfera visibile rappresenta un servizio più prezioso alla Chiesa e all’umanità come la dignità papale. (V.Rizzo)
IL POTERE DELLE CHIAVI
Gesù affida a Pietro il ruolo di base, di roccia-fondamento della sua Chiesa.: non è Pietro che fa la Chiesa e non è lui il Signore della Chiesa. Gesù afferma che egli stesso “edificherà” la “sua” Chiesa. E’ poi spiegato in che consiste il potere di “legare e sciogliere”. Il “potere delle chiavi trasmesso a Pietro riguarda l’interpretazione autorevole della volontà di Dio come l’ha rivelata e attuata Gesù. Questa connotazione magistrale del potere delle chiavi in rapporto al Regno dei cieli è confermata dalla sentenza sul “legare e sciogliere”, che nel linguaggio rabbinico denota prima di tutto l’interpretazione e l’applicazione della legge. Pietro come saggio discepolo del regno dei cieli, ha il compito di interpretare in modo autorevole la volontà di Dio rivelata nelle parole e nei gesti di Gesù”. (R. Fabbris)
COMUNITA CON A CAPO PIETRO
E’ chiara l’intenzione di Gesù di istituire una comunità fraterna al cui interno ci sia un ministero particolare, riservato ai dodici e al loro vertice, Pietro. Gesù ha voluto tale comunità come segno e come sua presenza nel mondo, come realtà che “le porte degli inferi” non potranno mai inghiottire. Ciò significa che non si accetta veramente Gesù se si rifiuta la “sua” Chiesa: tante difficoltà che abbiamo verso la Chiesa non dipendono forse dal fatto che non abbiamo capito e accolto chi è in realtà Gesù Cristo? (Bonora)
PREMINENZA DI PIETRO
Nel notissimo brano evangelico matteano risaltano due elementi di fondo: la professione di fede di Pietro e le parole di Gesù a lui. C’è una stretta connessione tra i due elementi: è in quanto autenticamente credente nel Cristo, Figlio del Dio vivente, che Pietro riceve da Gesù l’incarico-missione di essere la «pietra» su cui Gesù edifica la sua Chiesa, con il «potere delle chiavi». Pietro, nel gruppo dei «Dodici», ha un posto preminente. Nonostante la sua «pochezza di fede» (Mt 14,31) e la sua incomprensione di fronte al Messia sofferente (l6,22ss), nonostante la sua debolezza nel Getsemani (26,36ss) e il triplice rinnegamento di Gesù (26,34.57.69ss), Pietro è sempre presentato quale portavoce dei discepoli, come nel vangelo di oggi. E il primo apostolo ad essere chiamato (4,18ss), è il primo a essere nominato nella lista dei dodici apostoli (10,2). Ma nel brano di Mt 16,13-19 viene affermata una preminenza non soltanto di fatto, ma di principio: Gesù afferma che vuole costituire Pietro come «fondamento» sicuro della sua Chiesa per tutti i tempi. Si noti che Matteo scrive alcuni decenni dopo i fatti e considera a lui ancora contemporanea la parola di Gesù: vuol dire che tale parola non indicava un primato di Pietro limitato alla sua persona (quando fu redatto il Vangelo di Matteo, Pietro era già morto). Il primato conferito da Gesù a Pietro vale anche per i suoi successori. A Pietro, e ai suoi successori, Gesù da il potere delle chiavi, ossia la facoltà di condannare e assolvere, il potere di dichiarare innocente o colpevole (possiamo vedere in tale potere la missione santificatrice, magisteriale e «giudiziaria» del papa). Dice la Lumen gentium: «II romano pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della massa dei fedeli» (n. 23). Mentre, da una parte, il papa, insieme con i vescovi, mantiene la Chiesa nella continuità con gli apostoli, dall’altra, in quanto è vertice e fondamento della Chiesa, il papa è principio e fondamento dell’unità della Chiesa. (Antonio Bonora)
LEGARE- SCIOGLIERE
Le parole di Gesù (vv. 17-19) non sono che un’approvazione-sviluppo della risposta di Pietro al v. 16: una beatitudine (fortunato tu che credi che…) perché la sua fede non è un prodotto umano ma un dono di rivelazione del Padre di Gesù, di Dio. Il v.18 è introdotto da una frase di Gesù costitutiva del ruolo petrino, in collegamento alla confessione di Pietro: «a mia volta io ti costituisco Pietro (dal greco pètros = pietra-sasso) per poter costruire su te come pietra (dal greco pètra =pietra-roccia) la mia chiesa», sicura contro gli attacchi delle forze («porte» = regno) della morte e del male (o dell’Ade, degli inferi, dell’inferno come regno di satana). Se nell’AT tale roccia è YHWH e il Messia e nel NT è Gesù Cristo stesso allora Pietro non può che essere il segno visibile, il sacramento: del resto la chiesa è di Cristo. Il v. 19 ruota attorno alle metafore delle «chiavi» e del «legare/sciogliere», per parlare dell’autorità e responsabilità di Pietro. Contro l’errato esercizio di tale ruolo da parte dei farisei (che legano fardelli, e impediscono l’entrata nel regno dei cieli), il buon uso è quello di interpretare – nella scia di Gesù – la volontà di Dio in modo che diventi vera salvezza per tutti. Questa guida autentica è a soccorso della vita ecclesiale, suo fondamento e suo riferimento di esistenza e di coesistenza, essenziali per una comunità organizzata. La metafora delle «chiavi» esprime la funzione di Pietro come custodia dell’edificio/chiesa e come responsabilità autorevole su di essa, fiduciario immediato del Cristo risorto. Con la metafora del legare/sciogliere, traducibile secondo i rabbini con proibire/permettere, Pietro è il discepolo saggio che sa tradurre la volontà salvifica di Dio, rivelata in Gesù, per il bene di tutti. Pietro (e gli altri discepoli, cioè quelli cui si darà il nome di«chiesa apostolica») ha una funzione di fondamento/stabilità/fiducia e di interprete autentico (sarà riconosciuto anche da Dio) della dottrina e morale di Cristo, per la salvezza degli uomini. (Secondo Migliasso)
PIETRO-PIETRA
Nel brano evangelico di Matteo abbiamo tre metafore che mettono bene in evidenza il primato di Pietro: roccia, chiavi, legare-sciogliere. La pietra si collega al nome aramaico kefa attribuito da Gesù a Simone (Gal 1,18; 2,9.11.14). Nel mondo semitico il mutamento del nome implica il mutamento del destino e della realtà di una persona; Simone diviene pertanto la roccia sulla quale Gesù getta le basi di quell’edificio che è la chiesa, di cui però egli sarà sempre «pietra angolare», insostituibile. L’intera costruzione gravita su questa base, senza la quale essa è destinata allo sgretolamento (cf. Mt 7,24-27); Pietro non è altro che il segno visibile di Cristo la vera roccia (At 4,11; IPt 2,4-7). Le chiavi sono segno di responsabilità e del dominio di una casa; esse perciò sono l’immagine di una potestà che da Cristo viene trasmessa a Pietro, il quale diventa il vicario del re supremo e il suo fiduciario. Pietro non è il fondatore della chiesa, ma segno di Cristo il vero capo e pastore della comunità messianica. La metafora del legare-sciogliere si riferisce ai permessi e alle proibizioni nell’ambito dell’insegnamento e della prassi morale. L’apostolo Pietro, insieme agli altri apostoli, è costituito interprete autorizzato della legge divina all’interno della comunità cristiana e come guida all’amore e alla giustizia nelle decisioni continue e storiche della chiesa. (Luigi Maggiali)
FONDAMENTO VISIBILE
La ragione principale per cui Pietro è la roccia su cui è costruita la chiesa consiste nella fede che egli, per primo, ha professato apertamente, anche a nome del gruppo apostolico; si tratta di una fede che si traduce e si incarna in un amore totale e incondizionato a Cristo: «Signore, tu sai tutto: tu sai che io ti amo» (Gv21,17). A tale amore Pietro sarà fedele fino al martirio. Il potere reale che viene conferito a Pietro non fa di lui un monarca o un despota; esso, infatti, trova la sua ragion d’essere e la sua misura nella logica del vangelo e perciò diventa non tanto un potere-dominio quanto un profondissimo servizio. Le metafore trovano la loro corretta ermeneutica nell’orizzonte evangelico. L’unità cristiana e il cammino di tutto il popolo di Dio nel tempo e nella storia non possono prescindere dal riferimento a Pietro e dalla comunione di fede con lui; infatti, come già scriveva s. Ignazio di Antiochia, a Pietro, cioè al vescovo di Roma, spetta di «presiedere alla comunione universale ella carità» (Lettera ai Romani, 4,3). I! concilio Vaticano II afferma: «Gesù Cristo prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione» (LG, n. 18). Da tutta la chiesa, come fece già la prima comunità cristiana di Gerusalemme, salga incessantemente anche la nostra preghiera al Padre per Pietro, cioè per chi oggi lo rappresenta sulla cattedra di Roma, per il papa, come padre nella fede e pastore universale al servizio di Cristo e del suo vangelo. (Luigi Maggiali)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore Gesù, fonte e sorgente di ogni dono perfetto, noi ti ringraziamo. Tu, che hai chiamato Pietro a seguirti nella vita e nella morte, apri anche i nostri cuori all’ascolto della tua parola di salvezza.
•Ti ringraziamo, Signore Gesù. Tu, che hai trasformato la debolezza di Pietro in solido fondamento, volgi la fede della chiesa in sacrificio perenne a te gradito.
•«Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene».
•«Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà».
•«Tu mandi il tuo angelo, Signore, a liberare i tuoi amici»: «fa’ che la tua chiesa segua sempre l’insegnamento degli apostoli, dai quali ha ricevuto il primo annuncio della fede»
•Noi ci uniamo a te, Cristo, Figlio del Dio vivo, confessato dalla bocca e dal sangue dei tuoi amici fedeli. L’amore di te, «che arde nel cuore, conserva una tale chiarità e bellezza che si rinnova nel fervore di ogni mattino»: per la perenne vitalità e giovinezza della tua chiesa, stabile e feconda nell’amore di Pietro e Paolo.
•«Donaci, Signore, la tua grazia, in te noi speriamo» (Sai 32,22). Tu, Signore, sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza: dov’è errore, ch’io porti la verità; dov’è disperazione, ch’io porti la speranza». Tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore: dov’è tristezza, ch’io porti la gioia; dove sono le tenebre, ch’io porti la luce. Poiché: è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati»
•Signore Gesù Cristo, che, dopo aver chiamato gli apostoli a seguirti rivelando loro la tua volontà di salvezza li hai mandati nel mondo a portare l’annuncio della tua intimità, guarda, ti preghiamo, alla nostra debolezza: come Pietro, abbiamo bisogno di riconoscere nell’uomo il Figlio di Dio, per essere degni di quella beatitudine che non è data né dalla carne né dal sangue, ma dall’incessante contemplazione di te; per la potestà donata a Pietro, togli dal nostro cuore ogni incapacità ad amare, di modo che già sulla terra possiamo vedere sciolto quello che in cielo non potrà entrare legato. (Suore Trappiste)
•Dio onnipotente ed eterno, che con ineffabile sacramento volesti porre nella sede di Roma la potestà del principato apostolico, perché per suo tramite la verità evangelica si diffondesse per tutti i regni del mondo, concedi che ciò che si è diffuso per la loro predicazione in tutto l`orbe, venga seguito da tutta la cristiana devozione. (Sacramentarium Veronense, ed. L.C. Mohlberg, Roma 1978, n. 292)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Cerchiamo di rispondere alla domanda: “ Chi è per noi Cristo?”