Luca 17, 11-19: 11 Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea 12 Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13 e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14 Appena li vide. Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15 Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16 e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17 Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18 Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: 19 «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 17, 11-19
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all`infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Ha inizio l’ultimo tratto del viaggio verso Gerusalemme, che si conclude in 19, 44. La sezione si apre con l’episodio della guarigione dei dieci lebbrosi. Il miracolo offre a Luca l’occasione di mettere in opposizione il comportamento saggio ed evangelico di un samaritano, con quello degli altri nove guariti, che presumibilmente erano giudei. Il centro del racconto sta nel ritorno di questo straniero verso il suo benefattore e il sentimento di gratitudine che manifesta.
ATTRAVERSO’ LA SAMARIA E LA GALILEA (11)
Questo versetto richiama il filo conduttore di quella parte del viaggio che inizia in 9,51. Luca ha già parlato dell’episodio di Marta e Maria (10, 38-42), che risiedevano a Betania, alle porte di Gerusalemme. Qui l’azione si svolge di nuovo in Galilea e la Samaria è aggiunta probabilmente per l’unico samaritano che torna a Gesù riconoscente.
DIECI LEBBROSI (12)
I lebbrosi si fermano lontani a causa dell’impurità; chiamano Gesù “maestro” ed è l’unica volta che Gesù è chiamato con questo titolo da chi non è discepolo; chiedono “pietà”, misericordia, si rivolgono a Gesù, come gli Ebrei si rivolgono a Dio nelle loro abituali preghiere (Salmo 51, 3); così prega anche il cieco della città di Gerico. (Mc 10, 47)
GESU’ DISSE (14)
Gesù non passa davanti alla sventura senza interessarsi; l’incontro con lui è un avvenimento di salvezza. Come fece con il fanciullo della vedova di Naim (7,11), interviene subito.
PRESENTARVI AI SACERDOTI (14)
Il Maestro manda i lebbrosi dai sacerdoti come fossero già guariti; i sacerdoti infatti dovevano constatare la fine della loro impurità (Lv 14, 2-3).
MENTRE ANDAVANO (14)
I lebbrosi obbediscono, dando prova di grandissima fiducia e per la fiducia sono guariti (furono sanati).
UNO DI LORO (15)
Non si dice se l’uomo guarito sia giunto dai sacerdoti, ma da chi va a fare i ringraziamenti. Va da Gesù “lodando Dio” come i pastori (2, 20), il paralitico (5, 25), il cieco (18, 43), il centurione (23, 47) Per ringraziare non va a Gerusalemme, ma dove Dio si è rivelato, in Gesù. Il luogo dell’azione di grazia è ormai la persona di Gesù.
ERA UN SAMARITANO (16)
Solo a questo punto Luca dice che l’uomo era un samaritano. Quelli che più accolgono Gesù sono i più lontani dal mondo ebraico. (Gv 4, Atti 8)
MA GESU’ OSSERVO’ (17)
Colpisce l’amara constatazione di Gesù, che si rivolge non al samaritano ma agli ascoltatori e l’atteggiamento del samaritano è presentato indirettamente come una esempio di quanto tutti i guariti avrebbero dovuto fare, e deplora che non abbiano riconosciuto in lui il loro salvatore.
LA TUA FEDE TI HA SALVATO (18)
La fede non ha solo guarito il lebbroso, ma lo ha salvato. Luca ama mettere in rapporto guarigione e salvezza: sono due aspetti dello stesso dono. Ringraziando Gesù ci si incontra con Dio e si accede alla salvezza.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
NON SEMPLICE RICONOSCENZA UMANA
Il messaggio odierno non è un semplice insegnamento sul dovere morale della riconoscenza umana. Naaman Siro passa dalla guarigione alla fede: egli non riconosce più altro Dio se non il Dio di Israele. Il lebbroso del Vangelo torna indietro “lodando Dio a gran voce”. Il miracolo gli ha aperto gli occhi sul significato della missione e della persona di Gesù. Egli rende grazie al Signore, non tanto perché il suo desiderio di guarire è stato soddisfatto, ma perché capisce che Dio è presente e attivo in Gesù e dona la salvezza totale all’uomo. Il rendimento di grazie del lebbroso guarito nasce quindi prima di tutto dalla fede e non dall’utilità. Il Vangelo non vuole darci una lezione di galateo ma vuole dirci che l’azione di grazie è l’atteggiamento fondamentale di chi nella fede ha scoperto che la sua salvezza proviene dall’azione di Dio in Cristo. (Messale Ass. Liturgica LDC)
TUTTO E’ GRAZIA
Alla base deve esserci una convinzione che Teresa di Lisieux esprimeva con le celebri parole “ Tutto è grazia”, dove il termine “grazia” sta chiaramente ad indicare la gratuità. E questo a cominciare dall’esistenza. Certo non ho fatto nulla per meritarla, non potevo avanzare alcun titolo, perché non c’ero. E’ dono in senso assoluto e diventa quasi il tipo di tutti gli altri. L’essere rinato dalle acque battesimali come figlio di Dio non è certo un dono minore. E a partire di lì la mia vita è tutta una catena di grazie. Questo non vale solo per i doni eccezionali che siamo portati spontaneamente a riconoscere. Un miracolo suscita in chiunque sorpresa e gratitudine. Ma gli elementi della vita ordinaria non sono forse un dono anch’essi? Chi poi guarda la sua vita alla luce della fede, scopre dovunque l’amore di Dio che ne prepara le circostanze più minuziose. Tutto è disposto dalle sue mani. Nulla è lasciato al caso, tutto è Provvidenza. Anche nei rapporti con Dio siamo spesso come dei mendicanti, che pensano sempre a chiedere, dimenticandosi poi di ringraziare. La “grazia” esige di essere riconosciuta. Siano vasi vuoti, che Egli colma continuamente dei suoi doni: bisogna tornare continuamente al divino Benefattore per “ rendere grazie”. La riconoscenza diventa un atto di speranza, include la certezza che Dio, al di là di tutte le apparenze, veglia sulla storia e sul futuro dell’uomo ed è all’opera per preparaci un avvenire meraviglioso. (Mariano Magrassi)
RICONOSCENTI PER LA GRATUITA’ DI DIO
In quei nove che non tornano a render gloria a Dio si rispecchiano molti cristiani che non hanno comportamenti riconoscenti, né praticano la preghiera di lode a Dio, per tutto quello che ricevono da Lui. Dimenticano che devono tutto al Signore, che Dio li ama sempre con amore gratuito e abbondante e che li salva attraverso suo Figlio Gesù. Nel lebbroso guarito che ringrazia si rispecchiano invece coloro che rispondono con la lode riconoscente della vita, amando Dio e i fratelli e con la lode della preghiera e dell’Eucaristia, perenne ringraziamento cristiano.
DONO GRATUITO
Il samaritano ha capito che la salute, la vita, la morte sono nelle mani di Dio; l’esperienza della guarigione ha fatto nascere in lui la fede, cioè la fiducia in Dio che gratuitamente dona e salva. Infatti Gesù gli conferma: “ la tua fede ti ha salvato”. Nel mondo d’oggi il senso della gratuità è quasi scomparso, tutto viene monetizzato, calcolato, di fronte ad una proclamata gratuità ci si chiede dove sia il tranello e talvolta anche l’amicizia, l’amore sono strumentalizzati. Chi riceve un dono desidera subito sdebitarsi con un altro dono, per sentirsi libero e pareggiare con una cosa il rapporto di dipendenza nei confronti di chi ha donato. Eppure la vita è fatta di tante infinite dipendenze reciproche, che ci rivelano la nostra non piena autosufficienza, abbiamo sempre bisogno degli altri, e questo mortifica il nostro orgoglio. Non a caso i protagonisti del Vangelo di oggi sono dei malati, persone obbligate a riconoscere la loro dipendenza; sono dei poveri, in una situazione privilegiata per accogliere la salvezza gratuitamente offerta da Dio. (Giovanni Sacchetti)
DIO VUOLE TUTTI SALVI
Contrariamente a quanto pensavano i Giudei, e che pensano ancora alcuni cristiani, la salvezza di Dio, per mezzo di Gesù Cristo è gratuita per tutti, non è legata a un determinato popolo, a una determinata razza o eredità familiare. Gesù non si stancò di ripeterlo in numerose parabole che parlano della gratuità di Dio, come quella degli operai della vigna, degli invitati a nozze o dei due figli mandati dal padre alla vigna. E S. Paolo insiste continuamente sul fatto che per Dio non esistono né Giudei né Greci, né schiavi, né liberi, ma figli suoi, come sono tutti gli uomini. Chiunque crede in Dio, lo cerca e lo serve con cuore sincero, si salverà. (B. Caballero)
TUTTI FRATELLI
Dio ama ogni uomo, non ha preferenza di persone e vuole tutti salvi. Noi dobbiamo imitarlo, considerando ogni uomo come nostro fratello. La situazione attuale ci spinge ad interrogarci. Ci imbattiamo continuamente in tanti stranieri, di razza, di cultura, di religione diversa. Non si devono emarginare, né sfruttare, né guardare dall’alto in basso: bisogna soltanto amarli, stimarli, aiutarli, dimostrando così anche che il cristianesimo è la religione dell’amore e del rispetto della dignità di ogni uomo. In più di un caso avranno anche qualcosa da insegnarci in semplicità, laboriosità, sentimento e pratica religiosa, anche se sono diversi da noi, come hanno avuto da insegnare qualcosa il pagano Naaman e il Samaritano guarito che è tornato a ringraziare. (S. Cipriani)
SE MORIAMO CON LUI, VIVREMO ANCHE CON LUI
L’atteggiamento del cristiano davanti alla sofferenza è ambivalente. In quanto vede in essa il frutto dell’ingiustizia, il cristiano si impegna nella lotta per eliminarla, sposando il “no” originario di Dio al dolore, la sua intenzione creatrice, che è infaticabile volontà di vita nei confronti dell’uomo. In quanto la sofferenza è, non per magica virtù naturale, ma perché segnata dalla libertà di Cristo che ne ha cambiato segno, matrice di redenzione, il cristiano la assume, vi riconosce la difficile benedizione che sottende tutta la sua esistenza. La comprensione di queste due facce della sofferenza nel vivo del nostro esistere è un dono di grazia mai scontato. (A. Rizzi)
Paolo vede la sofferenza, nata certo come figlia della colpa, rinata in Gesù Cristo come madre della redenzione ed è orgoglioso delle proprie sofferenze, perché sente che esse lo pongono nelle immediate vicinanze di Cristo. Ciò gli infonde la forza di superare tutte le difficoltà. Anzi per lui è inconcepibile che un cristiano non venga inserito nella passione di Cristo. “Perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e che ora sentite che io sostengo” (Fil 1, 29). Paolo tuttavia non scorge alcun significato nel dolore preso in se stesso; esso è invece la condizione preliminare per poter partecipare alla vita e alla gloria di Cristo. (H. Leuninger)
FEDE RICONOSCENTE
La fede non resta nascosta nel cuore. Normalmente deve poter esprimersi nei comportamenti. Questo sono fondamentalmente due ed emergono nella storia dei dieci lebbrosi: l’obbedienza e la riconoscenza. I dieci lebbrosi prontamente obbediscono al comando di andare a presentarsi ai sacerdoti.Ma se la fede è autentica o meno lo dimostra soprattutto quello che segue: il rendimento di grazie a Dio da cui si riconosce la guarigione. Fede, obbedienza e lode formano un tutt’uno, l’autentica religiosità insegnata e vissuta da Gesù, la trilogia della salvezza.
L’Eucaristia è atteggiamento fondamentale del cristiano: non atto strumentale per ottenere ancora qualcosa, ma consegna definitiva, lieto riconoscimento che tutto è da Dio e che “tutto è grazia. (Riflessioni di Vittorio Croce)
INGRATITUDINE
“Non furono dieci a essere guariti; e gli altri nove dove sono?” (Lc 17,17). Penso che ricordiate che son queste le parole del Salvatore, che rimproverava l`ingratitudine di quei nove. Si vede dal testo quanto abbiano saputo ben pregare coloro che dicevano: “Gesú, figlio di David, abbi pietà di noi” (Lc 18,17); mancò però l`altra cosa di cui parla l`Apostolo (cf. 1Tm 2,1), il ringraziamento, perché non tornarono a render grazie a Dio. Anche oggi vediamo molti impegnati a chiedere ciò di cui sanno d`aver bisogno, ma vediamo ben pochi che si preoccupano di ringraziare per ciò che hanno ricevuto. E non è che è male chiedere con insistenza; ma l`essere ingrati toglie forza alla domanda. E forse è un tratto di clemenza il negare agli ingrati il favore che chiedono. Che non capiti a noi di essere tanto piú accusati d`ingratitudine, quanto maggiori sono i benefici che abbiamo ricevuto. Vedi, dunque, che non giova a tutti essere guariti dalla lebbra della conversione mondana, i cui peccati son noti a tutti; ma alcuni contraggono un male peggiore, quello dell`ingratitudine; male che è tanto peggiore, quanto è piú interno. (Bernardo di Chiarav., De diversis, 23, 5-8)
LA GRATITUDINE PROMUOVE SEMPRE PIU’ GRAZIE
Fortunato quel Samaritano, il quale riconobbe di non aver niente, che non avesse ricevuto e perciò tornò a ringraziare il Signore. Fortunato colui che a ogni dono, torna a colui nel quale c`è la pienezza di tutte le grazie; poiché quando ci mostriamo grati di quanto abbiamo ricevuto, facciamo spazio in noi stessi a un dono anche maggiore…….Fortunato perciò colui che, ritenendosi forestiero, si prodiga in ringraziamenti per il piú piccolo favore, e ha coscienza e dichiara che è un gran dono ciò che si dà a un forestiero sconosciuto. Perciò vi scongiuro, fratelli; umiliamoci sempre piú sotto la potente mano di Dio e facciamo di tutto per tenerci lontani da questo orribile vizio dell`ingratitudine, sicché, impegnati con tutto l`animo nel ringraziamento, ci accaparriamo la grazia del nostro Dio, che sola può salvare le nostre anime. E mostriamo la nostra gratitudine non solo a parole, ma anche con le opere e nella verità; perché il Signore nostro, che è benedetto nei secoli, non vuole tanto parole, quanto azioni di grazie. Amen. (Bernardo di Chiarav., De diversis, 23, 5-8)
GESU’ SALVEZZA UNIVERSALE
Il Signore Gesú loda chi lo ringrazia, rimprovera gli ingrati guariti nella pelle, ma ancora lebbrosi nel cuore. Che dice l`Apostolo? “Discorso fedele e degnissimo di essere accolto” (1Tm 1,15s). Che discorso è? “Gesú Cristo è venuto nel mondo”. A che fare? “Per salvare i peccatori”. E tu chi sei? “Io sono il primo dei peccatori”. Chi dice di non essere, o di non essere stato peccatore, è ingrato verso il Salvatore. Nessun uomo in questa massa, che viene da Adamo, nessun uomo affatto è esente da malattia, nessuno è guarito senza la grazia di Cristo…. Non disperate. Se siete malati, accostatevi a lui, e fatevi guarire; se siete ciechi, accostatevi a lui, e fatevi illuminare. Se siete sani, ringraziatelo; se siete malati, correte a lui per la guarigione. Dite tutti: “Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti” (Sal 95,6) e uomini e salvi. …….abbassati, adora, inchinati a colui che ti ha fatto: nessuno ricrea, se non colui che crea; nessuno ti rifà, se non colui che ti ha fatto. Leggiamo in un altro salmo: “Lui ci ha fatti, non ci siam fatti da noi” (Sal 99,3). (Agostino, Sermo 176, 2.5)
DOTTRINA MUTEVOLE, LEBBRA DELLA MENTE
La dottrina mutevole e incostante è la lebbra della mente. Tenete ben fisso questo. Nessuno apporti novità, nessuno faccia il lebbroso. Una dottrina incostante, che cambia colore, è segno di lebbra mentale: anche questa la guarisce Cristo. Forse avevi seguito qualche novità, ci riflettesti e tornasti alla dottrina migliore; e ciò ch`era cambiato è tornato di un solo colore. Non ne attribuire il merito a te stesso, per non essere uno di quei nove che non ringraziarono il Signore. Uno solo ringraziò. Gli altri erano tutti Giudei. Quello era uno straniero, simboleggiava i Gentili, e lui, il decimo dei lebbrosi, con quel numero, pagò le decime a Cristo. A lui infatti dobbiamo che esistiamo, che viviamo, che abbiamo intelligenza; se siamo uomini, se siamo buoni, se l`intelligenza è retta, lo dobbiamo a lui. Di nostro abbiamo solo i nostri peccati. Che hai, che non l`abbia ricevuto? (cf. 1Cor 4,7). Voi, dunque, soprattutto voi che capite ciò che udite, sollevate il cuore guarito dalla malattia, purificato dalle tentazioni di novità, e ringraziate Iddio. (Agostino, Sermo 176, 2.5)
CARITA’ PIU’ ECCELLENTE DI FEDE E SPERANZA
La fede ha per oggetto le cose che non si vedono, ma cederà il posto alla chiara visione, quando le vedremo. La speranza ha per oggetto le cose che non possediamo, sicché, quando verrà la realtà, non ci sarà piú la speranza, perché non c`è piú ragione di sperare ciò che ormai possediamo. Quanto alla carità, viceversa, essa non può non aumentare sempre di piú (cf. 1Cor 13,4-13). Se amiamo ciò che non vediamo, quanto dovremo amarlo allorché lo vedremo! Cresca dunque sempre il nostro desiderio! Se siamo cristiani, lo siamo soltanto in ordine alla vita eterna. Nessun cristiano riponga la sua speranza nei beni presenti, nessuno, per il fatto di essere cristiano, si riprometta la felicità in questo mondo. Della felicità presente usi come meglio può, se può, quando può e nella misura in cui può. Quando ce l`ha renda grazie a Dio che cosí lo consola; quando non l`ha renda grazie alla giustizia di Dio. Sia in ogni caso pieno di gratitudine; mai sia ingrato! Ringrazi il Padre che consola e che accarezza; e ringrazi ugualmente il Padre che vuol raddrizzare, che flagella e che sottopone a disciplina. Dio infatti sempre ama: sia quando accarezza sia quando minaccia. Ripeta le parole che avete udito nel salmo: “E` buono lodare il Signore, e inneggiare al tuo nome, Altissimo” (Sal 91,2). (Agostino, Enarr. in Ps., 91, 1)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio. (Colletta 28 perannum C)
•O Dio nostro Padre e Signore, apri il nostro cuore ad accogliere la tua salvezza e renderti grazie senza fine.
•Signore, è ben triste, facciamo fatica a ringraziare! Sembra che tutto ci sia dovuto, quando invece tutto è dono gratuito del tuo amore. Insegnaci la riconoscenza; insegnaci a fare di tutta la vita un’offerta di amore a te. (C.Bréthes)
•Ti ringrazio, Signore, tu eri con me adirato, ma la tua collera si è calmata e tu mi hai consolato. Ecco, Dio è la mia salvezza, io confiderò, non avrò mai timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. (Isaia 12, 1-2)
•Ti ringrazio, Signore non solo con la bocca e il cuore, che spesso vengono meno, ma anche con lo spirito, col quale ti parlo, ti interrogo, ti amo, ti comprendo. Tu sei tutto per me e ogni cosa è in te. Tu sei nostro fratello, nostro tutto. E a quanti ti amano hai promesso cose che nessuno ha mai visto e ascoltato. Dona queste cose ai tuoi piccoli servi, tu che sei Dio buono e vero, tu che sei il vero Dio, il vero Figlio di Dio. (Formulario di Tours VI-VIII secolo)
•Prendi e ricevi, Signore, tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza, e tutta la mia volontà. Tutto ciò che ho e possiedo me l’hai donato tu: a te, Signore io lo rendo. Tutto è tuo, tu puoi disporne secondo la tua piena volontà. Accordami il tuo amore e la tua grazia, sarà abbastanza per me. (S. Ignazio di Loyola)
•Signore vogliamo ringraziarti se siamo in una situazione di benessere: educaci a non dimenticare mai tutto ciò che siamo e abbiamo in dono. Donaci la forza per ringraziarti quando siamo nel malessere almeno così ci insegni quanto sia precaria la prosperità e ci porti, attraverso la nostra debolezza a saper meglio solidarizzare con chi sta male. (Domenico Pezzini)
•Ti ringraziamo, Dio creatore dell’universo, per le meraviglie del creato che ci circonda, ti ringraziamo, Padre onnipotente, per il dono della vita, per il dono della fede, talenti che ci hai fidato da far fruttificare per il regno. Grazie Signore. (Myriam P. Bossi)
•Ti ringraziamo, Signore, per il tuo Figlio, tua parola e rivelazione, che con la sua incarnazione, morte e risurrezione ci ha portato la salvezza e la gioia della riconciliazione con te; ti ringraziamo perché ci hai guariti dalla lebbra del peccato e ci accogli ogni giorno nella festa del tuo amore. (Myriam P.Bossi)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Riscopriamo che Dio è il solo nostro Dio, bandiamo dal nostro cuore ogni idolo, facciamo della nostra vita un perenne rendimento di grazia.