Matteo 25, 1-13: 1 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «II regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di’ esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4 le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6 A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un pò del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9 Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10 Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12 Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete ne il giorno ne l’ora».
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 25, 1-13
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell`olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l`olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l`ora. (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La parabola delle dieci fanciulle è presente solo nel primo vangelo ed è situata in una catena di parabole sulla vigilanza, che seguono la composizione del discorso apocalittico (24, 1-41); la parabola del padrone di casa vigilante (24, 42-44); quella del servo buono e del servo cattivo (24, 45-51); quella delle dieci fanciulle (25, 1-13); quella degli amministratori dei beni (25, 14-30) e infine, la descrizione dell’ultimo giudizio (25, 31-46). Segue il racconto della Passione (c. 26-27). Dall’inizio del capitolo 24 Matteo sviluppa un insegnamento sulla fine dei tempi e nel senso di un’attesa del ritorno di Cristo va letta la parabola delle dieci vergini., che tratta del giudizio di ammissione o di esclusione dalle nozze celesti di quanti sono stati saggiamente perseveranti o meno nell’attesa dell’incontro finale con Cristo.
ALLORA IL REGNO DEI CIELI (1)
L’inizio della pericope: “ In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola” è aggiunta introduttiva liturgica, che non figura nel Vangelo. Il brano poi ha inizio con “Allora, il regno dei cieli…”. “Allora” (tote), che si trova nel testo greco e non figura nella traduzione CEI, collega questa parabola alla precedente del “servo fedele” (24, 46-51), che attende vigilante il ritorno del padrone. La parabola parla quindi di ciò che avverrà nella parusia.
DIECI VERGINI (1)
Le vergini sono i cristiani, che con una metafora nuziale sono come raffigurati come damigelle, amiche della sposa, in attesa di essere presentate per le nozze eterne a Cristo unico sposo (cf 2Co11,2). La metafora nuziale per esprimere il rapporto di amore tra Dio e la nazione eletta e tra Cristo è la Chiesa è una delle più note ed efficaci della tradizione biblica, a cominciare da Osea. La scena descritta nella parabola è ancora attuale in Palestina. Le nozze si concludono con l’accompagnare la sposa dalla casa dei genitori a quella dello sposo.
LE LORO LAMPADE (1)
La vita cristiana è un cammino, la cui meta è un festino nuziale. Il cammino viene percorso nelle tenebre, rischiarate da una lampada, simbolo della fede vigilante (cf Lc 12, 35).
CINQUE..STOLTE, CINQUE.. SAGGE (2)
I due gruppi rappresentano i due atteggiamenti, di colpevole stoltezza o di meritoria saggezza, che contraddistingue i credenti. La ripartizione di cinque e cinque non indica che il due gruppi siano di pari numero. L’”olio nei vasi” sta a simboleggiare la perseveranza fino all’arrivo dello sposo.
LO SPOSO TARDAVA (3)
Il ritardo dello sposo indica il ritardo del ritorno di Cristo. Le spose stolte non avevano previsto questo ritardo e non si erano procurate olio a sufficienza.
DORMIRONO (5)
Di per sé il sonno nel NT è simbolo ed indice del rilassamento e del torpore spirituale, come la veglia è indice e simbolo della fede fervente ed operosa. Tuttavia, siccome nella parabola si addormentano tutte le fanciulle, il sonno deve essere preso come elemento narrativo e non simbolico.
SI LEVO’ UN GRIDO (6)
Molto tardi tutte vengono svegliate dal grido che annunzia la venuta dello sposo. Qualcuno in questo grido ha voluto vedere l’annunzio apostolico sempre nuovo e sempre attuale circa l’imminente avvento del regno di Dio.
DATECI DEL VOSTRO (3)
Chi legge la parabola senza coglierne il senso profondo, può accusare le vergini prudenti di mancare alla legge fondamentale cristiana della carità. Ma l’insegnamento della parabola è un altro. Ognuno deve essere personalmente vigilante nell’attesa del Signore. Nessuno può esserlo al posto di un altro, Le vergini sagge hanno avuto una fede vigilante e perseverante e sono pronte ad accogliere il Signore, le altre no.
MENTRE QUELLE ANDAVANO (10)
Quando il grande evento ha luogo coloro che erano pronte entrano con lo sposo nella casa delle nozze e la festa ha inizio. Le altre si illudono di trovare un rimedio quando ormai è troppo tardi e loro sono fuori gioco. La chiusura delle porte suggella il destino delle stolte. L’opposizione tra quelle che entrano e quelle che non entrano va raffrontata con 24, 41: “una sarà presa e l’altra lasciata”.
PIU’ TARDI (11)
Viene aggiunta qui una scena breve e impressionante. Ciò che è mancato alle stolte è la “conoscenza”, nel senso inteso nel NT di “amore”. Il rapporto tra l’uomo e Dio è fondamentalmente un rapporto di amore e l’assenza di tale rapporto equivale ad una sentenza di condanna. Già nel discorso della Montagna Gesù aveva affermato che avrebbe dato la stessa risposta a coloro che pur chiamandolo “ Signore, Signore” non hanno fatto la volontà del Padre celeste.: “ Andate via da me, operatori di iniquità” (Mt 7, 22-23).
VEGLIATE DUNQUE (13)
La conclusione invita ad una vigilanza intensa che non si permette di togliere lo sguardo dall’arrivo del Signore.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LE DIECI VERGINI SECONDO S. ILARIO
“Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini” (Mt 25,1), e il seguito. E` dopo le affermazioni precedenti che si può comprendere anche la ragion d`essere di questo brano. Esso si riferisce interamente al gran giorno del Signore, in cui i segreti dei pensieri degli uomini saranno rivelati (cf. 1Cor 3,13) dall`indagine del giudizio divino e in cui la fede verace nel Dio che si attende avrà la soddisfazione di una speranza non incerta. Infatti, nella contrapposizione delle cinque sagge e delle cinque stolte, è definita in maniera lampante la divisione di credenti e increduli.…… Le lampade sono la luce delle anime risplendenti che il sacramento del Battesimo ha fatto brillare. L`olio (cf.Mt 25,3) è il frutto delle opere buone. I piccoli vasi (cf. Mt 25,4) sono i corpi umani, nelle cui viscere dev`essere riposto il tesoro di una coscienza retta……Le nozze (cf. Mt 25,10) sono l`assunzione dell`immortalità e l`unione della corruzione e dell`incorruttibilità secondo un`alleanza inaudita. Il ritardo dello sposo (cf. Mt 25,5) è il tempo della penitenza. Il sonno di quelle che attendono è il riposo dei credenti e la morte temporale di tutto il mondo al tempo della penitenza. Il grido in mezzo alla notte (cf. Mt 25,6) è, in mezzo all`ignoranza generale, il suono della tromba che precede la venuta del Signore (cf. 1Ts 4,16) e che sveglia tutti perché si esca incontro allo sposo. Le lampade che vengono prese (cf. Mt 25,7) sono il ritorno delle anime nei corpi e la loro luce è la coscienza risplendente di una buona azione, coscienza che è racchiusa nei piccoli vasi dei corpi. Le vergini sagge sono le anime che, cogliendo il momento favorevole in cui sono nei corpi per fare delle opere buone, si sono preparate per presentarsi per prime alla venuta del Signore. Le stolte sono le anime che, rilassate e negligenti, si sono curate solo delle cose presenti e, dimentiche delle promesse di Dio, non sono arrivate fino alla speranza della risurrezione. E poiché le vergini stolte non possono andare incontro con le loro lampade spente, domandano in prestito alle sagge dell`olio (cf. Mt 25,8). Ma quelle risposero che non potevano darne loro, perché forse non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutte (cf. Mt 25,9), il che vuol dire che nessuno deve appoggiarsi sulle opere e sui meriti altrui, perché è necessario che ognuno compri olio per la propria lampada. Le sagge le invitano a tornare indietro a comprarne, qualora obbedendo sia pure in ritardo alle prescrizioni di Dio, esse si rendano degne d`incontrare lo sposo con le loro lampade accese. Ma mentre esse indugiavano, entrò lo sposo e, insieme a lui, le sagge velate e munite della loro lampada tutta pronta entrano alle nozze (cf. Mt 25,10), cioè penetrano nella gloria celeste appena giunto il Signore nel suo splendore. E poiché non hanno piú tempo per pentirsi, le stolte accorrono, chiedono che si apra loro la porta (cf. Mt 25,11). Al che lo sposo risponde loro: “Non vi conosco” (Mt 25,12). Esse, infatti, non erano state là per compiere il loro dovere verso colui che arrivava, non si erano presentate all`appello del suono della tromba, non si erano aggiunte al corteo di quelle che entravano, ma, per il loro ritardo e il loro comportamento indegno, avevano lasciato passare l`ora di entrare alle nozze. (Ilario di Poitiers, In Matth. 27, 3-5)
VIGILANZA NELLA PREGHIERA
E tu dunque, o anima, una del popolo, una della folla…. certamente una delle vergini, tu che illumini la grazia del corpo con lo splendore interiore…, tu, dico, nel tuo letto, anche di notte apparecchiata, medita sempre Cristo e la sua venuta sia in ogni momento desiderata. Se ti sembra che tardi, levati. Sembra tardare quando dormi a lungo; sembra tardare quando non sei intenta alla preghiera; sembra tardare quando non fai sentire la tua voce che salmeggia. Avendo dedicato a Cristo le primizie delle tue veglie, sacrifica a Cristo le primizie delle tue azioni… Chiedi dunque che lo Spirito Santo ti ispiri, che soffi sopra il tuo letto e accresca il profumo della pia mente e della grazia spirituale. Ti risponderà: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5,2)… Aperta cosí la porta, [Cristo] entra; infatti non può mancare lui che ha promesso di entrare. Abbraccia dunque colui che hai cercato, accostati a lui, e sarai illuminata: trattienilo, pregalo di non andarsene presto, supplicalo di non lasciarti; poiché il Verbo di Dio corre, non lo si prende con la superbia, non lo si trattiene con la negligenza. La tua anima vada incontro alla sua parola, e segui le orme dei celesti detti; infatti passa presto. Cosa dice infine quella? “L`ho cercato, ma non l`ho trovato; l`ho chiamato, ma non mi ha dato ascolto” (Ct 5,6). Non pensare a dispiacerti, tu che hai chiamato, pregato, aperto, per il fatto che se n`è andato cosí presto, spesso egli lascia che noi siamo tentati. Cosa risponde infine nel Vangelo alle folle che lo pregano di non allontanarsi? “Bisogna che io annunzi la parola di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4,43). Ma anche se ti sembra che egli se ne sia andato, esci fuori, indaga di nuovo (cf.Ct 5,7)… Chi dunque se non la santa Chiesa deve insegnarti come possedere Cristo? Anzi già lo ha spiegato, se comprendi ciò che leggi: “Da poco”, dice, “le avevo oltrepassate” [le guardie], “quando trovai l`amato del mio cuore: lo strinsi, e non lo lascerò” (Ct 3,4). Da quali cose dunque Cristo è trattenuto? Non dai lacci dell`ingiustizia, non dai nodi delle funi; ma dai vincoli della carità, è stretto dai lacci del cuore ed è trattenuto dall`affetto dell`anima. Se vuoi trattenere Cristo anche tu, cerca incessantemente, non aver paura della sofferenza; spesso infatti Cristo lo si trova meglio in mezzo ai dolori del corpo, in mezzo alle stesse mani dei persecutori. “Da poco”, dice, “le avevo oltrepassate”. Quando infatti nel breve spazio di un momento sei sfuggita alle mani dei persecutori e non hai ceduto al dominio del mondo, Cristo ti si farà incontro e non permetterà che tu sia tentata oltre. Colei che cosí cerca Cristo e cosí lo trova, può dire: “Lo strinsi, e non lo lascerò; finché non l`abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice (ibid.)”. Qual è la casa di tua madre e la stanza di lei, se non l`intimo tuo? Custodisci questa casa, dopo averne nettato l`interno; affinché essendo pura e immune dalle macchie di una coscienza adulterina, tale spirituale dimora si levi verso il sacerdozio santo sul saldo fondamento della pietra angolare, e lo Spirito Santo abiti in essa. Colei che cosí cerca Cristo e cosí lo prega, non sarà abbandonata da lui, che anzi di frequente tornerà a farle visita; infatti egli è con noi fino alla fine del mondo (cf. Mt 28,20). (Ambrogio, De virginit. 12, 68 s.74 s.; 13, 77 s.
PARABOLA DELLE VERGINI
Questa strana parabola delle dieci fanciulle, che ci descrive una scena alla fin dei conti irrealistica (l’andare di notte di giovani fanciulle per una festa di nozze, il loro addormentarsi nell’attesa, ecc.) non a caso ha scelto come protagoniste alcune festose accompagnatrici dello sposo. Quasi a dire che l’incontro con Cristo, quando ritornerà è un incontro di festa, addirittura “nuziale”; la vigilanza e la diligenza nell’attesa non devono essere suggerite dalla preoccupazione e tantomeno dalla paura, quanto piuttosto dall’amore. Matteo riporta questa parabola perché alla fremente attesa del Signore ben presto nella prima comunità cristiana era succeduto un allentamento della tensione “escatologica”.Cristo ritarda la sua venuta, dunque possiamo vivere più distesi, meno preoccupati! Ma la minore “preoccupazione” portava fatalmente con sé disimpegno, pigrizia, “sonnolenza” morale e spirituale, mediocrità di vita cristiana. Di qui l’interesse di Matteo a far rivivere il clima dell’attesa per il ritorno del Signore: “Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l’ora “. L’invito a “vegliare” é qui meravigliosamente al suo posto, perché è a causa della loro “imprevidenza” che le vergini stolte furono escluse dal banchetto nuziale. (Settimio Cipriani)
VIGILANZA
“Vigilanza” e “sollecitudine” sono due aspetti di un unico comportamento che, nella visione cristiana, viene ricondotto alla virtù della “prudenza”. La prudenza, insieme alle altre virtù morali (cardinali) viene elevata all’ordine soprannaturale nel battesimo, così che quando questa virtù entra in esercizio agiscono contemporaneamente le forze dell’uomo e la grazia di Dio. Un esempio molto semplice: un uomo rema impegnato tutte le sue forze sui remi e nel tenere il timone, ma remo e timone agiscono solo se sono nell’acqua (la grazia di Dio). La “prudenza” è il timone e così la barca procede nella giusta direzione grazie alla vigilanza e alla sollecitudine del timoniere. E poi vele dell’anima sono i doni dello Spirito Santo; intelletto, sapienza, consiglio, scienza, fortezza, timor di Dio. (Guido Aceti)
SENSIBILITA
Riflettendo su questa parabola, si può parlare anche di “sensibilità”. Noi crediamo in un Dio “sensibile” all’uomo, perché l’uomo sia “sensibile” a Dio, Le “vergini stolte” non sono state “sensibili”. Si può ricordare che quando la Sacra Scrittura parla dell’incontro delle “sensibilità” umana e divina, questo incontro è indicato come incontro nuziale, ne consegue che noi dobbiamo vivere con l’anima “sposata” a Dio pronti a morire e risorgere con Cristo per partecipare eternamente al banchetto nuziale. (Guido Aceti)
VIVERE IN GRAZIA
La “vigilanza” a cui ci anima oggi la parola di Dio, è un invito a pensare all’atteggiamento fondamentale della nostra vita, impegnata nel tempo ma senza mai perdere di vista l’eternità. Noi crediamo alla sopravvivenza dell’uomo alla sua morte fisica. Ma se i morti vivono e se la loro vita successiva è conseguenza e continuazione dell’esistenza terrena, bisogna “vegliare” costantemente, cioè penare alla morte, non per spaventarsi, ma per scrollarci dalle nostre pigrizie e dai nostri peccati. Anzi va alimentata la fede nella morte come incontro “nuziale” con Cristo da preparare nella sincerità e nella generosità. La cura di vivere nella grazia di Dio (con la prevenzione dal peccato e dalle sue occasioni, con il sincero dolore delle colpe commesse, con la penitenza anche sacramentale) sarà la conseguenza immediata della “vigilanza”. Ricorda un’antica ammonizione: “ Richiama alla mente quanto avverrà alla fine e non peccherai mai “. (Luigi Bettazzi)
FATTI PER DIO
L’uomo si lascia facilmente incantare dal fascino dei beni terreni: ben presto però si rende conto che il loro valore è relativo: sono effimeri e deludenti. E’ proprio una pazzia vivere e faticare per conquistarli. Solo Dio può saziare i desideri e le aspirazioni del cuore. “Noi siamo fatti per te, esclama Agostino; e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. E’ Cristo colui che dovrà introduci al Padre: è necessario perciò vivere nell’attesa del suo ritorno. (Ch. Berthes)
LAMPADE CON OLIO
La venuta dello Sposo divino non è prevedibile, non è programmabile. E’ certo che Egli verrà, ma nn si sa quando. Di conseguenza l’attesa non può essere che un permanente e continuo “essere pronti” per andargli incontro. Se uno conosce l’ora in cui un altro arriva, ha tutto il tempo per programmare la sua preparazione; ma se la venuta è imprevedibile, si deve essere sempre pronti, pena l’essere trovati impreparati. Coloro che attendono sono rappresentati da dieci ragazze. Ma il gruppo è diviso in cinque ragazze sagge e cinque stolte. La saggezza consiste nel fare una scorta di olio che possa durare molto a lungo, fino alla futura, anche se molto tardiva, venuta dello sposo. L’olio qui evidentemente è un simbolo, indica la fedeltà perseverante. Rimanere senz’olio significa venir meno ai propri impegni, fermarsi, rompere obblighi assunti. E questa non è certamente saggezza. Le cinque ragazze stolte all’ultimo momento vorrebbero avere dell’olio dalle ragazze sagge, ma nessuno può sostituirsi agli altri, compiere quel che gli altri debbono fare. Si comprende allora la dura risposta delle sagge alle stolte: “ Andate dai venditore e compratevene”. Come dire: se avete sbagliato, modificate adesso la vostra condotta, se avete tempo. (A. Bonora)
ATTESA DELL’ULTIMO GIORNO
Sappiamo di certo che il Signore verrà: è una delle poche cose che sappiamo con certezza. Ma non sappiamo né il giorno né l’ora. Ma questo non deve crearci angoscia e disperazione: è il Signore che viene. Il segreto della serenità sta in queste parole: “ state svegli”, o meglio ancora in quei vasetti d’olio, perché non si può rimanere sempre svegli: l’olio di riserva, che mantiene accesa la lampada è l’amore, è il comandamento testamento del Signore: “ Amatevi tra di voi, come io vi ho amato”. Questo è il modo di accogliere il Signor che viene. (G. Nervo)
LA VITA E’ UN’ATTESA
La vita è l’attesa del Signore che viene. Durante la sua vita Gesù si manifestava con la sua persona: oggi viene a noi attraverso la sua parola, le ispirazioni interiori, i fatti della vita: sono messaggi che Egli ci manda, come lettere personali di uno che ci vuole bene e che sostiene e guida la nostra vita. Se crediamo che ci ama e ci fidiamo di Lui, tutto serve a costruire il nostro bene, perché è lui che viene a noi con i doni dell’amicizia, dell’amore delle persone care, delle cose che ci fanno godere, ma anche con il dolore, la malattia, la perdita delle persone care, il tradimento degli amici: anche con questo materiale doloroso costruisce il nostro bene. (G. Nervo)
VIGILANZA: ATTESA ATTIVA DI DIO
Vigilanza significa lottare contro il torpore e la negligenza per giungere alla meta ed essere pronto ad accogliere Gesù quando viene. Ma la vigilanza non è solo l’attesa della venuta ultima del Signore: è anche lotta contro il male e la tentazione. Il cristiano, essendosi convertito a Dio, è “figlio della luce”, rimane sveglio e resiste alle tenebre, simbolo del male. Un altro tipo di vigilanza è quello di saper discernere le “visite” del Signore, che hanno per la nostra vita un’attualità permanente. Dio viene continuamente, bussa ad ogni istante alla porta di ciascuno. Essere vigilante significa scoprire e discernere queste venute, saper leggere i segni dei tempi, andare incontro al Signore che viene, che ci passa accanto nelle persone, negli avvenimenti, nei fatti della storia. Essere vigilanti significa infine, accorgersi della sfida che il mondo pone continuamente alla Chiesa e ai singoli cristiani ed accettarla. Il cristiano mette continuamente in crisi i giudizi, i modi di pensare e di fare del mondo, le sue realizzazioni, i suoi progetti. Lo obbliga a rivedere continuamente le sue posizioni. (Messalino LDC)
DIO RICERCA L’UOMO, L’UOMO RICERCA DIO
Il nostro rapporto con Dio è volentieri presentato dalla Bibbia come un incontro, preparato da una ricerca. La parabola del Vangelo ci rimanda certamente alla venuta degli ultimi tempi. Ma Cristo non cessa mai di venire nella Chiesa. Lì bisogna cercarlo fin d’ora e lì è sempre possibile incontralo, sia pure nell’umiltà dei segni. I Sacramenti sono indubbiamente spazio e luogo privilegiato di questo incontro. “ Mi incontro con Lui faccia a faccia nei suoi sacramenti”, diceva S. Ambrogio. Ma anche i fratelli sono un sacramento della presenza del Signore. Quello che fai ad un fratello lo fai personalmente al Signore. Inoltre Egli bussa alla porta di ciascuno: “Sto alla porta e busso”. E’ Cristo la Sapienza che va incontro con ogni benevolenza a quanto lo cercano, lasciandosi trovare. Cristo riempie tutta la Chiesa, ma anche tutta la storia, tutto il cosmo. Tutto dunque è segno della sua presenza e in tutto e in tutti lo possiamo incontrare. Mouroux diceva che tutte le creature sono “lettere dell’alfabeto con cui si forma l’adorabile nome di Dio”. Anzitutto bisogna lasciarsi cercare da Dio. Dice Agostino: “Non lo cercheresti se Egli non ti avesse cercato prima” Dio previene sempre. Un poeta persiano Attar, scriveva: “ Per 40 anni andai alla ricerca di Dio. Quando alla fine di quegli anni aprii gli occhi, mi accorsi che era Lui che mi cercava “. L’incontro è lo sbocco di due ricerche convergenti, di cui quella di Dio che previene ha peso decisivo. (M. Magrassi)
IL SIGNORE VIENE DAVVERO (2° Lettura)
Ma verrà davvero lo sposo o siamo degli illusi sognatori del futuro? Paolo risponde a questo dubbio che egli attribuisce ad ignoranza. La fede cristiana è fondata sulla certezza che Gesù è morto e risorto: “ Crediamo che Gesù è morto e risuscitato…così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà.” Le nozze eterne sono un vivere con Gesù: “ Così saremo sempre con il Signore”. Sarà una vita piena e perfetta con Gesù e con tutti quelli che Dio riunirà insieme con Lui. La risurrezione di Gesù è la garanzia che questa speranza non è mera illusione, ma un autentico conforto. Per questo motivo, Paolo aggiunge: “Confortatevi dunque a vicenda con queste parole”. La memoria di quel che è avvenuto, la risurrezione di Gesù, è il fondamento della speranza nel futuro, la venuta finale di Gesù e la riunione die suoi discepoli. La “fede” non è quindi soltanto un guardare al passato, ma è insieme speranza del futuro che Dio ci ha preparato, risuscitando il suo Figlio. L’attesa finale non aliena, non distrae dal presente, non strappa agli impegni quotidiani perché l’unica maniera per attendere il Signore Gesù ed essere pronti alla sua venuta è di rispondere oggi e qui, con una pratica effettiva, alla sua proposta di vita. (A. Bonora)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa che alimentiamo l’olio della nostre lampade, perché non si estinguano nell’attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale. (Colletta 32 perannum A)
•O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua. Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria. Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani. Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. (Dal salmo 62)
•Abbiamo ricevuto l’invito ad essere vigilanti nella vita di ogni giorno. Donaci, o Padre, la forza della vigilanza nell’attesa dell’ultima venuta del tuo Figlio Gesù, la forza di lottare contro il male e le tentazione, di resistere alle tenebre, simbolo del male, la capacità di saper discernere le tue visite, che hanno nella nostra vita un’attualità permanente, di accorgerci delle sfide che il mondo pone contro la Chiesa e contro ogni cristiano.
•O Signore, tu vedi il nostro cuore e sei a conoscenza delle nostre infedeltà. Tu sai meglio di noi quanto la nostra fede sia piccola e fatta di parole più che di opere, Non lasciarci alla nostra infedeltà, ma fortificaci col tuo Spirito, perché portiamo frutti di amore e di perdono.
•Padre, da cui proviene ogni sapienza non lasciarci nell’ignoranza davanti al problema della morte e di ciò che segue ad essa, come coloro che negano ogni realtà eterna.
•Signore, che sei la sola vera felicità non lasciarci nell’indifferenza, come coloro che si sentono sazi delle sole cose terrene, non lasciarci nella paura, ma fa che guardiamo alla festa senza fine che ci attende se siamo vigilanti.
•Signore Gesù, tu ci hai avvertiti: vegliate e pregate! Voi non conoscete né il giorno né l’ora. Fa che prendiamo con molta serietà questo tuo ammonimento e ci teniamo sempre pronti ad aprirti, il giorno in cui busserai all nostra porta. (C Barthes)
•La parabola delle dieci vergini contiene un insistente invito alla vigilanza, ad essere pronti all’incontro con te, Signore. Aiutaci tu a vivere ogni momento della nostra vita con l’impegno di praticare nel modo migliore gli insegnamenti del Vangelo. (C Barthes)
•Ti preghiamo per gli uomini che si lasciano unicamente dai progetti terreni, perché sappiano che “fabbrica troppo basso, chi fabbrica sotto le stelle” e tutti giungano ad ampliare i loro orizzonti e a collocare al primo posto i valori dello spirito. (Enzo Bianchi)
•Ti preghiamo, Signore, per i moribondi, perché, nell’attesa dell’ultimo incontro, sappiamo vedere in Gesù più che un giudice severo, un fratello, un amico, che li accoglie nel suo regno eterno.
•Ma non lasciamo che le lampade si spegnano, Signore. Importa sapere che vieni, che ritorni pur oltre la notte, che puoi venire ora oppure fra millenni, anche dopo interminabili veglie esser certi che torni. Solo badiamo che l’olio non manchi, non venga meno la vigile attesa e se possibile l’olio vi abbondi da esser d’aiuto gli uni agli altri. (David Maria Turoldo)
•Signore Gesù tu ci vuoi vigilanti e giudiziosi, noi invece sovente ci abbandoniamo al torpore di un’esistenza mediocre. Tu ci vieni incontro negli avvenimenti della vita, ma noi alle volte siamo distratti e non sappiamo vederti nei nostri fratelli. Tu ci vuoi saggi nel dare significato spirituale all’esistenza, ma noi ci scordiamo che siamo incamminati verso di te. Aiutaci ad essere vigilanti e pronti per l’incontro con te. (Enzo Bianchi)
•«Aprimi la tua porta celeste, che io possa non udir la voce e risponda di non riconoscermi, ma la fiaccola spenta riaccenda del mio spirito, a me cieco, grazie alla tua luce!». (Nerses Snorhal)
•Signora santissima, Madre di Dio, piena di grazia, gloria di tutto il creato, canale di ogni bene, regina dell’universo dopo la Trinità….mediatrice dell’uomo, dopo il mediatore, Maria, ponte misterioso che congiunge la terra al cielo, chiave che ci apre le porte del paradiso, nostra avvocata e nostra mediatrice, volgi lo sguardo alla mia fede, vedi i miei pii desideri e ricordati della tua misericordia e della tua potenza. Madre di Colui che solo è misericordioso, accogli la mia anima piena di miserie e, per tua mediazione, rendila degna di essere un giorno alla destra del tuo unico Figlio. (S. Efrem Siro: IV Secolo)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Vegliamo vivendo sempre in grazia di Dio, attenti al Signore che viene in ogni circostanza della nostra vita.