Matteo 5, 13-16: 13 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 14 «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 15 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Cosi risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 5, 13-16
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null`altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La pericope oggi proposta la troviamo in Matteo subito dopo le beatitudini (5, 3-10) con l’annunzio delle persecuzioni (5, 11-12). Gesù rivolto ai discepoli e dice quale è la funzione dei discepoli e della chiesa in genere.: essere sale della terra e luce del mondo. Il brano è un invito rivolto ai fedeli di tutti i tempi. La loro missione di dare un “sapore” all’umanità è indicato con l’immagine del sale, mentre il loro compito di illuminare il mondo con la luce delle buone opere è illustrato con le immagini della città collocata in alto e della lucerna da tenere in vista.
IL SALE DELLA TERRA (13)
“Voi” sono i discepoli, ma anche tutti i seguaci di Cristo. Il “sale” in ambiente giudaico era immagine della sapienza e il sale diventato insipido rappresentava una persona diventata stolta e insipiente. Agendo secondo le beatitudini, i discepoli danno sapore alla terra, all’umanità intera.
SE IL SALE PERDESSE IL SAPORE (13)
Chimicamente la cosa è impossibile, il sale non perde il sapore, anche se esisteva uno pseudo sale tratto dalle zolle del Mar Morto che al contatto dell’acqua diventava scipito. Ma qui bisogna fare attenzione all’immagine: il sale, che in passato era anche più prezioso di oggi, migliora la qualità del vitto e senza di esse né uomini né animali possono vivere.
AD ESSERE GETTATO VIA (13)
Se i discepoli non portano al mondo la Buona Novella, il mondo resta senza sapore ed essi non servono a nulla. L’abdicazione dei credenti al loro compito di essere sale priva il mondo del beneficio della testimonianza cristiana, ma ha conseguenze gravissima anche per essi: saranno condannati nel giorno ultimo.
VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO (14)
Nel giudaismo Dio, Israele, la Legge, il Tempio, alcune eminenti personalità religiose sono detti “luce”. Per Isaia 42,6; 49, 6 il Servo di Javhé è “luce delle nazioni”, in Giovanni 8, 12 Gesù dice di sé: “Io sono la luce del mondo” e qui chiama i suoi discepoli “ Luce del mondo”. Come la luce scaccia le tenebre così la missione dei discepoli, che è universale (mondo), deve allontanare quella notte che consiste nell’ignoranza e nel peccato.
CITTA’ COLLOCATA SOPRA UN MONTE (14)
Chi ascoltava avrà certamente pensato a Gerusalemme, adagiata sul monte del Signore, da cui deve irradiarsi la luce salvifica della parola di Javhè: “ Da Sion uscirà la Legge e da Gerusalemme la parola del Signore”. (Is 2,3)
SOTTO UN MOGGIO (15)
Il “moggio” era un recipiente per misurare il grano, alto circa mezzo metro, che dopo l’uso, capovolto, diventava un mobile. La luce deve essere utile, va usata in maniera funzionale, non va nascosta, ma posta in un luogo da cui possa illuminare. (sopra un lucerniere).
COSI’ RISPLENDA (16)
La buona condotta dei discepoli fedeli alle beatitudini darà “gloria“ al Padre davanti agli uomini, cioè farà che essi lo riconoscano come il solo vero Dio e per conseguenza gli diano gloria. (Rm 1, 21)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL SALE DELLA TERRA
“Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13). Con tali parole egli mostra che era necessario dar loro quei grandi precetti. Dice, in sostanza, che non soltanto per la loro vita personale, ma anche per la salvezza di tutti gli uomini quell`insegnamento verrà affidato a loro….. Dicendo: «Voi siete il sale della terra», fa capire che la sostanza degli uomini è stata resa insipida e corrotta dai peccati. Per questo egli esige soprattutto dai suoi apostoli quelle virtù che sono necessarie e utili per convertire molti. Quando un uomo è mansueto, umile, misericordioso e giusto, non tiene chiuse in sé simili virtù, ma fa sì che queste eccellenti sorgenti, scaturite dalla sua anima, si diffondano a vantaggio degli altri uomini. Inoltre chi ha il cuore puro, chi è pacifico, chi subisce persecuzioni a causa della verità, pone la sua vita per il bene di tutti. Non crediate, dunque – è come se dicesse Gesù -, che io vi trascini a battaglie occasionali e che sia per ragioni di poco conto che io vi chiami «il sale della terra». Ma perchè allora? Essi hanno forse guarito ciò che era corrotto e putrefatto? No, non è questo che hanno fatto gli apostoli. Il sale non può rimediare alla putrefazione. Gli apostoli, ripeto, non hanno fatto questo. Ma con la grazia di Dio essi si dimostreranno veramente il «sale della terra», mantenendo e conservando gli uomini in questa nuova vita che hanno ricevuta da Dio. E` opera di Cristo liberare gli uomini dalla corruzione del peccato, ma tocca agli apostoli, con la loro sollecitudine e con i loro sforzi, impedire ad essi di ricadere in quello stato di corruzione.
Osservate come, a poco a poco, Gesù manifesta che gli apostoli sono al di sopra dei profeti. Egli non li chiama soltanto dottori della Palestina, ma maestri di «tutta la terra» e maestri severi e terribili. E ciò che è degno di ammirazione è il fatto che essi, senza adulare e senza compiacere gli uomini, ma, al contrario, comportandosi come fa il sale, si sono fatti amare da tutti. Non stupitevi, quindi, – sembra continuare Gesù, – se, tralasciando gli altri, mi rivolgo in particolare a voi e vi trascino in così grandi rischi. Considerate quante e quali sono le città, i popoli e le genti a cui sto per inviarvi. Perciò, non voglio che vi limitiate ad essere prudenti e sapienti, ma voglio che facciate anche gli altri simili a voi. Quanto devono essere saggi coloro dai quali dipende la salvezza degli altri! Occorre loro una virtù sovrabbondante, in modo da parteciparne i vantaggi anche agli altri uomini. Ebbene se voi non avrete abbastanza virtù per comunicarla anche agli altri, – sembra concludere Gesù, – non ne avrete neppure abbastanza per voi stessi….. Non lamentatevi, quindi, quasi fosse troppo duro e difficile quanto vi chiedo. Agli altri, infatti, che si trovano nell`errore, sarà possibile la conversione per mezzo vostro. Ma se voi perderete il vostro vigore, perderete voi stessi e gli altri con voi. Quanto più sono importanti i compiti che vi vengono affidati, tanto più dovete dedicarvi agli altri con zelo. Per questo Gesù dice le parole seguenti: “Ma se il sale diviene insipido, con che gli si renderà il sapore? A null`altro più è buono che ad essere buttato via perchè sia calpestato dagli uomini” (Mt 5,13)…. Ma, se voi conservate tutta la vostra sapidità di fronte alla corruzione, e se allora la gente dirà male di voi, rallegratevi perchè questo è l`effetto che fa il sale, che morde e punge le piaghe. Le maledizioni degli uomini vi seguiranno inevitabilmente; ma, lungi dal procurarvi del male, esse testimonieranno la vostra fermezza. Se, invece, il timore delle calunnie vi farà perdere il vigore che vi è indispensabile, allora patirete conseguenze ben peggiori e sarete coperti dalle ingiurie e dal disprezzo di tutti: questo significano le parole «calpestato dagli uomini». (Giovanni Crisostomo, In Matth. 15, 6 s.)
LA LUCE DEL MONDO
Subito dopo il Salvatore passa a un paragone ancor più elevato: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14), – egli dice. Non li chiama soltanto luce di una gente o di venti città, ma «luce del mondo», di tutta la terra, e luce intellegibile, più splendente dei raggi del sole, come anche il sale, di cui ha appena parlato, è un sale del tutto spirituale. Parla dapprima del sale, e dopo della luce, per mostrare quale vantaggio proviene da parole aspre come il sale e quale utile effetto deriva da una dottrina severa, che consolida le anime e non permette che si rilassino e si corrompano, ma le eleva e le conduce come per mano sulla strada della virtù. “Non può una città che sia posta sopra un monte restar nascosta; né si accende una lucerna per porla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere e così essa fa lume a quanti sono in casa” (Mt 5,14-15). Gesù Cristo stimola ancora una volta con queste parole i suoi apostoli a vigilare sulla loro condotta, avvertendoli di stare sempre sul chi vive, poiché sono esposti agli occhi di tutti gli uomini e combattono in un`arena elevata nel mezzo della terra. Non fermatevi – egli dice – a considerare dove noi ora ci troviamo seduti e che noi, qui, siamo in un piccolo angolo del mondo. Voi sarete al cospetto di tutti gli uomini, così come lo è una città posta in cima a una montagna o una lampada che splenda su un candelabro in una casa…”Risplenda allo stesso modo la vostra luce agli occhi degli uomini, affinché‚ vedendo le vostre buone opere diano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16). Io, infatti, – sembra dire Gesù, – ho acceso la luce perchè essa continui ad ardere; voi dovete essere vigilanti e pieni di zelo non solo per voi, ma anche per quelli che hanno ottenuto questa stessa legge e sono stati condotti alla verità. Le calunnie non potranno oscurare il vostro splendore, se voi vivrete con perfezione e in modo da convertire tutti gli uomini. La vostra vita sia degna della grazia e della verità che avete ricevuto: e, come questa va predicata ovunque, così anche la vostra vita vada di pari passo con essa. Ma, oltre la salvezza degli uomini, Gesù mette in risalto un altro effetto, valido a mantenerli vigilanti nel combattimento e a stimolarne tutto lo zelo. Non solo, infatti, convertirete tutto il mondo -egli aggiunge – vivendo in questo modo nuovo, ma procurerete la gloria di Dio. Se invece voi agirete diversamente, sarete colpevoli della perdizione degli uomini e del fatto che il nome di Dio sarà disonorato dai bestemmiatori. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 15, 6 s.)
DAR GLORIA A DIO CON LA VITA
Iniziamo, dunque, una vita nuova. Facciamo della terra cielo e così mostreremo a coloro che non credono di quali grandi beni essi son privi. Quando infatti vedranno la nostra vita e la nostra comunità bella e armoniosa, essi avranno la visione stessa del regno dei cieli. Quando ci vedranno modesti, senz`ira, puri di ogni cattivo desiderio, privi d`invidia, esenti d`avarizia, e attivi in tutte le virtù, diranno: Se i cristiani sono angeli in questa vita, che cosa saranno dopo la morte? Se qui, dove sono pellegrini, risplendono in tal modo, che diverranno quando giungeranno nella loro patria? E così anche i pagani diverranno migliori e la predicazione della religione si diffonderà non meno che al tempo degli apostoli. Dodici uomini poterono allora convertire città e regioni intere: se tutti noi faremo della perfezione della nostra vita un insegnamento, pensate fin dove potrà diffondersi la nostra religione. Un pagano, infatti, non è così attratto dal vedere un morto che risuscita quanto dal contemplare un uomo che vive virtuosamente. Di fronte a quel prodigio rimarrà, sì, sorpreso, ma la vita virtuosa di un cristiano gli porterà vantaggio. Il prodigio avviene e passa, ma la vita cristiana resta, e continuamente edifica e fa crescere la sua anima. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 43, 5)
TESTIMONI IN OGNI CONDIZIONE DI VITA
Vigiliamo dunque su noi stessi per avvantaggiare anche gli altri. Non vi dico niente di troppo duro e pesante. Non vi proibisco di sposarvi, non vi ordino di abbandonare le città e di lasciare gli impegni politici e civili. No, rimanendo dove ora vivete e nelle funzioni attualmente esercitate, mettete in atto la virtù. A dire il vero io preferirei che per la perfezione della loro vita brillassero coloro che vivono nelle città, piuttosto che quelli che si sono ritirati a vivere sulle montagne. Per qual motivo? Perchè da questo fatto potrebbe derivare un grande vantaggio. “Nessuno”, infatti, “accende una lampada per metterla sotto il moggio” (Mt 5,15). Per questo io voglio che tutte le lampade siano sopra il candelabro, in modo che si diffonda una grande luce. Accendiamo, dunque, questo fuoco e facciamo che quanti si trovano seduti nelle tenebre siano liberati dall`errore. E tu non venire a dirmi: Ho impegni, moglie e figli; devo occuparmi della casa, e non posso fare ciò che tu dici. Io ti assicuro che se tu fossi libero da tutti questi impegni, ma rimanessi nella stessa apatia in cui ora giaci, tutto ugualmente svanirebbe. Se al cantrario, pur con tutti questi impegni, tu fossi pieno di fervore, riusciresti a praticare la virtù. Una sola cosa è richiesta: la disposizione di un`anima generosa. Allora, né l`età, né la miseria, né la ricchezza, né la mole degli affari e delle occupazioni, né qualunque altra cosa vi impedirà di essere virtuosi. E in verità si son visti vecchi e giovani, coniugati e padri di famiglia, operai, artigiani, professionisti e soldati che hanno messo in pratica i comandi di Dio. Daniele, infatti, era giovane, Giuseppe era schiavo, Aquila esercitava un lavoro manuale, Lidia, venditrice di porpora, dirigeva un laboratorio, uno era carceriere, un altro un centurione, come Cornelio; uno era quasi sempre ammalato, come Timoteo, e un altro ancora era uno schiavo fuggiasco, come Onesimo. E tuttavia, queste diverse condizioni non furono di ostacolo a nessuno di essi; anzi, tutti rifulsero per la santità della loro vita: uomini e donne, giovani e vecchi, schiavi e liberi, soldati e privati cittadini. Non adduciamo dunque vani pretesti, ma cerchiamo di avere la più decisa e ferma volontà. Qualunque sia il nostro stato e le nostre condizioni sociali, disponiamoci con tutto il nostro essere a praticare la virtù e così otterremo un giorno i beni celesti, per la grazia e l`amore di nostro Signore Gesù Cristo. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 43, 5)
LUCE
Per illuminare la nostra vita e la nostra attività vi è un unico amore: l’amore di Dio in sé e per suo amore nelle sue creature, che ne sono immagine e somiglianza. Ogni scarsa e parziale visione di Dio incide inevitabilmente nell’amore del prossimo. Ci sono aiuti, elemosine, contributi che non sono nell’ordine dell’amore, sono solo filantropia, talora fraternità simulata e opportunistica.. L’amore cristiano è luce che arde, brucia, consuma. Non basta donare. È necessario donarsi perché la nostra carità riveli Cristo Gesù.
SALE
L’immagine del “sale” ci richiama all’osservanza dei precetti della carità per dar significato e sapore alla vita, senso alla storia e alla sue vicende. Sale che preserva dalla corruzione, che garantisce il lievito e il fermento di Cristo nel mondo e custodisce e difende il suo vangelo.
“Il sale non deve perdere il suo sapore”. Se lo perde non serve a nulla. Vi è in queste parola la dolorosa storia di chi ha perduto il “sapore” della fede e della grazia e così vive un’esistenza randagia. Il “sapore” è fedeltà alla divina rivelazione e alla tradizione viva della Chiesa, alla sua prassi sacramentale e alla disciplina pastorale. Occorre custodire, preseverare il sale dalla corruzione. (Benvenuto Matteucci)
LUCE E SALE
Le immagini di “sale” e “luce” indicano che segni d’amore e di salvezza sono le “opere buone”; il resto è vanità. Solo quello che nasce e si realizza in un autentico amore è luce che illumina, calore che riscalda. Non si è “luce del mondo”, perché messaggeri di una dottrina, ma perché il “vangelo delle beatitudini” in noi diventa “lucerniere” che fa luce a tutti quelli che sono in casa”. Segno divino fra le genti. Non entriamo nel regno di Dio senza una “fede operante mediante la carità” (Gal 5, 6), senza essere accreditati da opere nelle quali è in atto una vera e concreta misericordia. Come cristiani e discepoli di Cristo siamo veramente convinti che dobbiamo essere per i fratelli sale che purifica e luce che rischiara?
BISOGNO DI SALE E DI LUCE
Esiste una terra che ha bisogno di “sale” ; esiste un mondo che ha bisogno di “luce”. Si tratta di immagini facilmente comprensibili nel loro complesso. Mondo e umanità non trovano in se stessi ciò che loro è necessario ; hanno bisogno di “sale”, ma non sono sale, hanno bisogno di “luce” ma non sono luce. Viene così colpita al cuore ogni illusione di autosufficienza che l’uomo possa nutrire nel suo cuore ; con tutte le sue immense ricchezze il mondo non è autonomo, non può sostenersi da sé, ha bisogno di essere arricchito da qualcun altro. Da chi ? Qui sta l’affermazione più sorprendente: dai discepoli di Gesù. La sorpresa viene dal fatto che questi discepoli non sembrano molto diversi dall’insieme degli altri uomini. Essi non hanno certo da sé la capacità di illuminare il mondo. Dio è luce e Gesù è luce: “ Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” (1 Gv 1, 5) “ Io sono la luce del mondo ; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12). Il discepolo che si fa dirigere da Cristo ed è docile alla luce che viene da Lui, è illuminato e diviene capace di illuminare gli altri. (Monari)
TESTIMONIANZA
E’ attraverso la nostra testimonianza di fede che Cristo illumina il mondo: “Voi siete la luce del mondo”. Il miracolo più grande, la prova più convincente della verità del vangelo è un’esistenza modellata sul vangelo, che lo irradia, lo grida sui tetti. (Magrassi) La testimonianza della vita cristiana e le opere compiute con spirito soprannaturale sono potenti per attirare gli uomini alla fede e a Dio. Dice infatti il Signore: “La vostra luce brilli davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Vaticano II: Ap. laici 67)
LUCE E SALE COME CRISTO
Gesù vuole che i discepoli siano sale della terra e luce del mondo. Essi verificheranno in sé queste prerogative se riprodurranno nella loro esistenza e nelle loro condotta ciò che fu Cristo per l’umanità. Cristo nella Scrittura non viene mai chiamato sale della terra, ma certo lo è nel significato più alto sul piano umano e divino. Lo è perché è sapienza del Padre e dona agli uomini lo Spirito di amore e di gioia e tutti i doni divini che rendono salutarmente sapida e gustosa la vita degli uomini. I suoi discepoli saranno sale se la loro vita diventerà tutta compenetrata da Cristo e dal suo Spirito di sapienza. Cristo è luce del mondo, luce di salvezza, di grazia e di tutti i favori divini. I discepoli dovranno essere riflesso e specchio del Maestro, sua irradiazione e sua copia fedele. (Vincenzo Raffa)
LUCE VISIBILE
“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini”. La luce del cristiano è chiaramente visibile ; non si tratta di una luce puramente spirituale ma di una luce esterna, che può diventare oggetto di esperienza concreta. In modo che tutti “ vedano le vostre opere buone”, cioè le opere di amore. L’amore è realtà che si innesta nel profondo del cuore dell’uomo, però si manifesta anche esternamente attraverso opere concrete. Queste sono certamente opere del discepolo, ma non vengono dal discepolo. Origine di esse è in realtà l’amore di Dio conosciuto attraverso Gesù Cristo. E’ così vero, che quando gli uomini vedono le opere del discepolo rendono gloria non al discepolo ma al “ Padre che è nei cieli”. (Monari)
SALE DELLA SAPIENZA SALE DELL’ALLEANZA
Il sale è simbolo della sapienza, e sale significa che il cristiano deve essere portatore della sapienza e si potrebbe dire anche di “significato” al mondo. Il sale rimanda all’alleanza ed essere sale significa anche che il cristiano sta nel mondo come sale dell’alleanza ; la sua presenza trasforma il mondo da profano (lontano da Dio) in sacro (appartenente a Dio), perché se rimane fedele a Gesù che dona l’alleanza diventa anche lui strumento della comunione definitiva tra Dio e gli uomini
SALE: DARE SAPORE
Il sale dà sapore a condizione che si mescoli con la pasta. Con un’immagine evangelica simile il Concilio ha detto che i cristiani devono animare il mondo “ dal di dentro”, a modo di fermento” Animati dallo Spirito, devono poi animare il mondo, entrando nella pasta umana. Fuori metafora: il Vangelo bisogna portarlo in tutti gli ambiti della vita, ciascuno là dove il Signore l’ha posto. Nel mondo della scienza, della tecnica, del lavoro, dell’arte, della cultura, ecc.. per rendere tutto conforme al disegno di Dio. Fede e vita non devono mai essere staccate. Questo lo aveva già detto il famoso “Discorso a Diogneto” che risale al cristianesimo primitivo: dopo aver mostrato che i cristiani vivono nel mondo come gli altri (nelle stesse città, con le stesse vesti, sottoposti alle stesse leggi civili) sottolinea però che diverso e più perfetto è il loro modo di vivere e conclude: “ in una parola, ciò che l’anima è per il corpo, questo sono i cristiani per il mondo”. (Mariano Magrassi)
SALE E LUCE PER GLI ALTRI
Il sale non serve a se stesso ma al cibo che con esso deve essere salato ; la luce non è fine a se stessa ma a quella vita che deve suscitare e dirigere ; il discepolo non esiste per se stesso ma per il mondo che egli deve santificare e orientare verso Dio. Non si è cristiani solo per salvarsi, ma perché l’esistenza di cristiani è necessaria al mondo, decisiva perché la storia del mondo assuma quella direzione verso la comunione con Dio che è il suo fine ultimo. Venir meno a questa vocazione sarebbe per un cristiano diserzione e significherebbe cedere all’insignificanza. Non ha senso il cristiano che non sta nel mondo come testimone dell’amore di Dio e delle sua santità. (L. Monari)
LUCE E SAPIENZA
Sale e luce dicono che segni di amore e di salvezza sono le opere buone ; il resto è vanità. Solo quello che nasce e si realizza in un autentico amore è luce che illumina, calore che riscalda. Non si è “luce del mondo”, perché messaggeri di una dottrina, missionari di un movimento religioso, ma perché il “vangelo delle beatitudini” in noi diventa “lucerniere che fa luce a tutti quelli che sono nella casa” Segno divino fra le genti. Non entriamo nel Regno di Dio senza una “fede operante nella carità” senza essere accreditati da opere nelle quelli è in atto una vera e concreta misericordia. A questa missione cristiana si riferisce chiaramente la prima lettura. (Matteucci)
DEBOLEZZA E POTENZA DELLA PAROLA DI DIO (2 Lettura)
L’arte della parola e la capacità di ragionamento colpiscono l’attenzione degli uomini e li portano a discutere, ragionare, scegliere. Ma Paolo non ha agito così. La sua predicazione era del tutto diversa dalla propaganda dei filosofi itineranti di allora. Il contenuto della predicazione di Paolo non fu un’idea, per quanto sublime, ma un fatto, e per di più un fatto scandaloso: “ Gesù Cristo e questi crocifisso “. Così il metodo della predicazione non è stato un discorso retorico, ma la “manifestazione dello Spirito e la sua potenza “. Paolo si è presentato in debolezza e con molto timore e trepidazione”, non presumeva nulla, per quanto riguardava la sua persona, ma appoggiava tutta la sua fiducia nella forza del Vangelo “ perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza Dio”. (Matteucci)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, che nella follia della croce manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità, diventiamo luce e sale della terra. (Colletta 5 p.a. A)
•Ti preghiamo, Signore, che le chiese sparse nel mondo siano tra gli uomini “luce” del tuo amore e “sale” della tua sapienza, perché tutti possano riconoscere te, Padre, e il tuo Figlio Gesù Cristo.
•Tu che hai segnato gli esseri con il sigillo della tua sapienza e sei la luce e la vita che pervade l’universo, fa che gli uomini del nostro tempo, aiutati dalla testimonianza dei tuoi discepoli si aprano alla tua provvidenza che regola il ritmo della natura e dell’esistenza e riscoprano così la santità e la bellezza della vita.
•Signore, coloro che hanno il ministero della predicazione e dell’annunzio siano ascoltatori docili della tua parola e strumenti umili della tua potenza, così che senza inciampo la luce del tuo Verbo si diffonda nel mondo, portando a tutti pace e salvezza.
•Ti preghiamo per i poveri, i bisognosi, i prigionieri: liberali dalle sofferenze e dalla miserie. Ti preghiamo per tutti i fratelli che sono nella prova. Tutti vedano nell’amore e nel servizio umile dei tuoi fedeli la tua luce e abbiano conforto.
•I tuoi servi, o Dio, ti offrano tutta la loro vita, i loro pensieri, i loro affetti, tutto il loro cuore: sia questo un atto d’amore per te e una luce per il mondo.
•Ci pervada, o Dio l’amore per i tempi che viviamo; possiamo comprenderne le esigenze e poi contribuire alla costruzione di un mondo sempre più conforme alla tua volontà. (Preghiere di Pier Giorgio di Domenico)
•Ti preghiamo, Signore, donaci la tua forza perché possiamo essere “luce del mondo” con l’atteggiamento di accoglienza, con la pratica della carità.
•Fa che noi siamo “sale della terra” nel nostro vivere in mezzo agli uomini cogliendo e mettendo in risalto ogni elemento di bene, dando il nostro contributo perché le relazioni tra le persone siano sempre conformi al modello evangelico.
•La tua Chiesa, Signore, sia “ una città posta sopra il monte”, perché coloro che guardano ad essa con vivo senso di attesa e di speranza non siano delusi da comportamenti piatti o opachi, ma trovino in noi quello che cercano e che è nostro dovere offrire loro. (D. Pezzini)
•Signore Gesù, tu sei “la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”. Infondi in noi il tuo spirito, fa che la nostra condotta si ispiri alle beatitudini evangeliche per essere sale e luce ai nostri fratelli e la nostra vita sia feconda e fruttuosa, ad esempio della tua. (Charkles Berthés)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
“Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo”. Viviamo come persone di autentico amore cristiano, che è luce che arde, brucia e consuma. Viviamo come persone che sono un sale che ha il sapore della fede, della grazia, della fedeltà alla divina rivelazione, alla tradizione viva della chiesa, alla vita sacramentale.