Don Bosco è un uomo tutto teso al lavoro apostolico; non ci concede descrizioni delle sue evoluzioni interiori, né ci lascia riflessioni particolari sulla sua esperienza spirituale. Non scrive diari spirituali e non offre interpretazioni dei suoi moti interiori; preferisce trasmettere uno spirito descrivendo le vicende della sua vita, oppure attraverso le biografie dei suoi giovani.
La spiritualità salesiana è:
o uno stile di vita, preghiera, lavoro, rapporti interpersonali;
o una forma di vita comunitaria;
o una missione educativa pastorale sulla base di un patrimonio pedagogico;
o una metodologia formativa;
o un insieme di valori e atteggiamenti caratteristici;
o una peculiare attenzione alla Chiesa e alla società attraverso settori specifici di impegno;
o un’eredità storica di documentazione e scritti;
o un linguaggio caratteristico;
o una serie tipica di strutture e opere;
o un calendario con feste e ricorrenze proprie …
1.1 Punto di partenza: la gloria di Dio e la salvezza delle anime
Per Don Bosco equivale a conformare la propria volontà a quella di Dio, che appunto vuole tanto la piena manifestazione del bene che è Egli stesso, ossia la sua gloria, quanto l’autentica realizzazione del bene dell’uomo, che è la salvezza della sua anima.
1.2 Radice profonda: Unione con Dio : cioè vivere la propria vita in Dio e alla sua presenza; è vita divina che è in noi per partecipazione; è esercizio della fede, speranza e carità:
> Vivere la fede significa abbandonarsi con gioia fiduciosamente a Dio rivelatosi in Gesù, così da essere capaci di vivere tutte le situazioni in modo salvifico: cioè accogliere tutte le circostanze della storia, in modo da consentire a Dio di manifestarci la sua azione salvifica. Nessuna situazione corrisponde in modo adeguato al volere di Dio, ma l’uomo può vivere ogni situazione in modo da compiervi sempre la volontà di Dio.
>Vivere la speranza significa attendere Dio ogni giorno per essere capaci di accogliere il suo dono futuro; significa attendere ogni giorno Dio che viene attraverso doni creati: ogni giorno ha il suo dono. Così in tutte le situazioni, anche di fallimento: «niente ci potrà separare dall’amore di Cristo» (Rm 8,39).
>Vivere la carità significa rendere il presente spazio dell’amore di Dio.
1.3 Valori invisibili tradotti in opere visibili. In Don Bosco si ha una spiritualità attiva; egli tende all’azione, all’operosità sotto lo stimolo dell’urgenza e della coscienza di una missione celeste (cf sogno dei 9 anni). In Don Bosco si scopre il senso della relatività delle cose e contemporaneamente della loro necessaria utilizzazione per lo scopo che gli sta a cuore.
Don Bosco ha saputo inserirsi realisticamente nella società, dando testimonianza di fede, esortando senza rispetto umano, intervenendo in modo diretto, anche là dove pareva compromettere agli occhi di alcuni la dignità sacerdotale. Ha vissuto i valori forti della sua vocazione ma ha anche saputo tradurli in fatti sociali, in gesti concreti, senza ripiegamento nello spirituale, nell’ecclesiale, nel liturgico, inteso come spazio esente dai problemi del mondo e della vita.
In Don Bosco lo Spirito si è fatto vita. Non è fuggito in avanti, ma neppure è rimasto attardato. Forte della sua vocazione, non ha vissuto il quotidiano come assenza di orizzonti; come nicchia protettiva; come rifiuto del confronto aperto con una realtà più ampia e diversificata; come mondo ristretto di pochi bisogni da soddisfare; come luogo di ripetizione quasi meccanica di atteggiamenti tradizionali; come rifiuto delle tensioni, del sacrificio esigente, del rischio, della rinuncia al successo immediato, della lotta.
1.4 Punto di arrivo: la santità. Don Bosco si colloca nel filone dell’umanesimo devoto di S. Francesco di Sales, una santità comune per tutti, ognuno secondo il proprio stato. Non distingue gradi di santità, rifiuta analisi di questo tipo. Usa schemi scolastici presi dalla spiritualità cattolica del tempo. La sua è una teologia cristocentrica ed eucaristica, mariana, alimentata dall’esercizio di alcune virtù, specialmente l’obbedienza. La santità non esclude la gioia, l’allegria; chiede non penitenze, ma impegno, derivante da una vita di grazia, nel compimento dei propri doveri…la santità è possibile per tutti, a tutti è data la grazia sufficiente per raggiungerla, la sanità dipende molto dalla cooperazione dell’uomo con la grazia.