Si narra che un giorno Francesco d’Assisi vide un muratore e gli chiese: “Padrone mio, che fate?”. Quegli rispose: “Faccio muri da mattina a sera”.
Con la sua abituale mansuetudine Francesco chiese ancora: “E perché fate muri tutto il giorno?”. Rispose il muratore: “Per guadagnare quatto soldi”.
“E perché volete guadagnare dei soldi, fratello mio?” continuò a dirgli Francesco. “Per vivere” fu la risposta.
“E perché vivete voi?” fu la semplicissima domanda di Francesco.
Ma il povero muratore non seppe cosa rispondere.
Quest’aneddoto ci fa mostra bene la sintesi di tutto il percorso fatto fin qui: ma la nostra, che vita è?
Per tante ragioni, tendiamo a pensare che il “regno” sia qualcosa di futuro, di dopo la morte, dopo la fine del mondo…ma è una storpiatura.
I primi cristiani pensavano che Gesù sarebbe tornato presto, dopo qualche anno, e si erano organizzati di conseguenza; poi man mano fu chiaro che invece il Regno è qui, in questa storia, in questa vita, nella nostra di vita. E che il “cercare il Regno”, significa “seguire Cristo”, costantemente, nella nostra vita. E allora torna la domanda: ma la nostra, che vita è?
Un vita in attesa? Un vita in cui mettiamo insieme i pezzi a casaccio, oppure con un obiettivo, con Dio da parte, intrisa di Dio, un po’ qui un po’ li? Che vita è?
Il modo in cui noi inseriamo Dio nella nostra vita, si chiama “Spiritualità”. E’ un termine spesso travisato o abusato, ma non è l’ascesi o la preghiera o chissà che altro, ma è il modo in cui l’adulto convertito vive la propria vita sotto l’influsso dello Spirito Santo, la cui presenza lo faceva diventare un uomo nuovo, cioè nato dallo Spirito (secondo la definizione che ne diede per la prima volta, sembra, S. Gerolamo).
Dalla spiritualità che abbiamo, e che scopriamo giorno dopo giorno, deriva la nostra umanità, che tipo di uomini e donne siamo. Perché porre in risalto lo spirito, centro animatore di ogni persona umana, aiuta a comprendersi come uomo, nella sua globalità e armonia, armonizzando anima e corpo, interiorità ed esteriorità, essere e agire.
E’ un atteggiamo pratico, esistenziale, è conseguenza ed espressione della nostra fede religiosa; perché quello che noi crediamo, siamo. Così come non credere in nulla, ci fa di conseguenza.
Schematizzando, possiamo raggruppare tre modi di vere la spiritualità.
LA SPIRITUALITA’ DEGLI INTERVALLI
Manca una visione unitaria della vita. Abbiamo pochi o tanti “pezzi”, varie attività, ma è come se fossero tutti a compartimenti stagni. Non vediamo Dio in ognuno di essi, né li scegliamo in base a un gusto unitario. Il risultato spesso è il separare gli ambiti della nostra esistenza: religione, vita pubblica, lavoro, studio, famiglia, tempo libero: ogni cosa è a sé stante, come se fossimo tante persone diverse invece di essere una persona la cui vita si compone di tante cose.
Questa spiritualità deriva dalla mancanza di un centro, un fulcro, che permei tutto. Una etica civile nella società, una morale cattolica nel privato, una affettività nella famiglia, una guerra fuori. A questo punto c’è rottura o grave divergenza fra vita terrena ed eternità, vita mondana e vita religiosa. Rischio: apatia.
Don Bosco l’aveva capito molto bene. La sua famosa frase “onesti cittadini e buoni cristiani”, che non è uno slogan ma è stata scritta e detta da lui in moltissime occasioni e in vari modi diversi, ha il significato di “onesti cittadini perché buoni cristiani”, intendendo con questo che la vita e la religione non sono separati, ma il fulcro deve essere chiaro.
Non possiamo avere due gambe attaccate allo stesso bacino che vanno in direzioni diverse: o una delle due obbligherà l’altra, o una delle due si spezzerà e andremo con una gamba sola. Perché il fulcro è il bacino, non la gamba. Cioè: il fulcro è ciò in cui si crede. O non si crede.
LA SPIRITUALITA’ DELLA FUGA DALLE COSE
Siamo nella costruzione della nostra “isola felice”, quella in cui divido il mondo in bene e male, e mi rintano nel mio supposto “bene”, dove non posso soffrire, non posso star male, mi sento in pace con me stesso e sono un gradino sopra.
Questa visione in realtà non è cristiana, ma è una derivazione dell’influenza della filosofia derivata dai periodi di decadenza greci. Se pensiamo agli ordini monastici, che possono sembrare di questo tipo di spiritualità, in realtà vivono esattamente il contrario, vivono le parti della vita nella loro totalità. Non a caso, da loro è sempre ripartito il cristianesimo.
Noi siamo più tentati di costruire nelle parrocchie questi mondi “separati”, e Papa Francesco ce lo ricorda continuamente. Anche la Diocesi di Roma, nel convegno diocesano in cui ha analizzato i mali delle parrocchie, ne ha messo l’accento (vedi qui)
Guai a pensare che siccome la realtà è ambigua (perché cosi la rende il cuore dell’uomo), se voglio incontrare DIO debbo allontanarmene, fuggire. Lascio le cose per incontrare Dio …fuori della vita! Non va. Il nostro Dio è risorto, non c‘è morte che lo possa fermare, né male che lo possa allontanare. Finiremmo per disprezzare le cose e in esse Dio che le ha create e a noi donate.
Il “da mihi animas “ di Don Bosco non è uno scappare dal mondo, ma centrare il fulcro per viverci ed educare a viverci responsabilmente e con gioia. Lavora e si danna perchè i suoi ragazzi siano “Felici nel tempo e nell’eternità”.
Persino S. Ireneo dice che :” La Gloria di Dio è l’uomo vivente.”
LA SPIRITUALITA’ DELL’INCARNAZIONE
Questa è la vera spiritualità del cristiano: è la spiritualità del Natale. Dio che si fa uomo per farci come Dio. Non è venuto dall’alto come gli dei greci o romani, non è apparso chissà come: si è fatto uomo. Si ama la vita e la si vive con Dio nella trasparenza di ciò che è umano. Nella preghiera e nell’Eucarestia si celebra l’incontro quotidiano con Dio che ci dona una passione sempre nuova nella vita.
La spiritualità del cristiano è unita, tutte le cose sono connesse tra loro, e al loro fulcro di origine: per questo richiede prima una scelta di fondo.
E io? Come faccio a capire quale spiritualità sto adottando? Come faccio a diventare sempre più armonico, verso quella incarnata? A scegliere la mia vita e le sue componenti in modo “intero”?
La riposta… è nell’articolo precedente! Serve un confronto continuo, una guida, che ci illumini e ci aiuti a fare verità. Se non ricordi…rileggi!
E allora…cosa aspetti a cercare un confronto con una guida spirituale, per trovare la tua vera natura, l’immagine di Dio in te?