“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13, 45-46)
Questo versetto evangelico rappresenta in estrema sintesi il senso di ogni percorso di ricerca.
• Va in cerca: la ricerca è un cammino, è difficile cercare «stando fermi»
• Trovata: l’atto del cercare implica il «trovare». In generale, se cerchiamo dovremmo avere una «meta»
• Una perla di grande valore: cerco ciò che ritengo il «meglio» per me, che mi faccia «svoltare»
• Vende tutto e la compra: quando troviamo quello che cerchiamo la nostra vita non è più la stessa
Desideriamo anche noi “metterci in cammino” sui passi di alcuni “cercatori-camminatori” di cui parla la Bibbia, con l’obiettivo di comprendere perché decidono di “mettersi in movimento”.
ACAZIA, Re d’Israele
Acazia cadde dalla finestra del piano di sopra in Samaria e rimase ferito. Allora inviò messaggeri con quest’ordine: “Andate e interrogate Baal-Zebub, dio di Ekròn, per sapere se guarirò da questa infermità” (2 Re 1, 2)
Acazia e i suoi messaggeri si mettono in cammino per rispondere ad un bisogno estremamente “concreto”: Acazia vuole sapere se sopravviverà alla sua sciagura.
L’AMATA
Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amato del mio cuore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amato del mio cuore”. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: “Avete visto l’amato del mio cuore?”. Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l’abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice. (Ct 3, 1-4)
Questa giovane ragazza si mette in cammino perché vuole provare l’incontenibile gioia dell’amore, si strugge nell’attesa di un incontro, di una carezza, di una parola.
IL FIGLIO PERDUTO
Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. (Lc 15, 11-13)
Il “figlio perduto” si mette in cammino perché cerca l’emozione di una notte, vuole divertirsi un sacco. Corre velocemente dove la vita lascia cadere qualche spicciolo di gioia
IL FIGLIO RITROVATO
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. (Lc 15, 14; 17-19)
Il “figlio ritrovato” compie lo stesso percorso “a ritroso, per tornare da suo padre. Si rimette in cammino perché ha il rimpianto di quello che ha perso e vuole rimediare ai suoi errori, scoprendo che ciò che aveva prima non era poi così male.
IL GIOVANE RICCO
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Gesù gli disse: “(…) Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. (Mc 10,17-20)
Questo giovane si mette in cammino (andando verso Gesù) perché vuole lasciare una traccia indelebile nella sua vita, riempiendo di “senso” la sua esistenza, rendendola più piena e più vera.
ABRAM
Il Signore disse ad Abram: “Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione (…)”. Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore (Gn 12, 1-4)
Abram è l’unico di questi personaggi a non mettersi in cammino “da solo” ma perché vuole rispondere ad un “invito”, ad una “promessa”. Abram crede che vale la pena scommettere su qualcosa di nuovo e promettente, che può dare un senso pieno alla sua vita.
Il “mettersi in cammino” ha l’obiettivo di rispondere ai bisogni ed alle necessità di ognuno di noi. Ci mettiamo in cammino perché siamo consapevoli che la nostra vita potrebbe essere migliore, oppure che la vita “prospettata” possa essere più interessante e avvincente.
Eppure, capita spesso che non riusciamo, o non vogliamo “metterci in cammino”. L’invito che riceviamo potrebbe essere interessante o promettente, ma preferiamo rimanere “radicati” nella nostra vita, lamentandoci del presente senza avere fino in fondo voglia di cambiarlo. Torna così alla mente la parabola in cui Gesù paragona il Regno di Dio ad un banchetto di nozze per il figlio del re (Mt 13, 46-46). Il re manda a chiamare gli invitati, ma questi non vollero andarci, tornando “chi ai propri campi, chi ai propri affari”.
“Dove andate, mendicanti della gioia? Noi non andiamo da nessuna parte, noi non mendichiamo più. Ci accontentiamo di molto meno. Noi sappiamo già troppo della vita: la gioia non esiste. Abbiamo già ricevuto troppe ferite, siamo già stati troppo ingannati. Abbiamo già sperimentato la delusione: siamo stati introdotti nella vita dalla promessa d’essere figli amati da genitori capaci di indicarci la via della gioia, e abbiamo sperimentato poveri uomini e donne smarriti e infelici. Siamo stati introdotti nel sapere, dalla promessa di risposte illuminanti sul senso della vita, e abbiamo sperimentato la confusione di un pensiero incerto. Abbiamo ricevuto il messaggio che il pensiero più acuto è quello che critica tutto e non crede a niente” (M. Delpini, Omelia per la Redditio Symboli con i giovani della Diocesi di Milano, 7 ottobre 2017).
DOMANDA: La tua vita è rappresentata in alcuni di questi percorsi? Sei fermo o in movimento? Sei stremato o entusiasta?