Care Cooperatrici, cari Cooperatori, felice anno nuovo a tutti! Mentre sto scrivendo l’articolo per Cordicelle, mi vengono in mente una dopo l’altra le considerazioni dell’incontro di verifica a livello provinciale che abbiamo avuto qualche sabato fa al Sacro Cuore con i responsabili dei Centri Locali. Un incontro molto bello, ricco e profondo, un vero e proprio momento di formazione associativa per tutti. Tornando indietro nel tempo mi vengono i brividi se ripenso al mio primo incontro di verifica del febbraio 2009. Di quell’incontro ricordo perfettamente la sequenza di lamentele continue dei responsabili locali che cercavano di raccontarmi come fosse quasi impossibile proseguire. Mi dicevano di gente scoraggiata, pronta a lamentarsi di tutti e di tutto, racconti di centri locali spenti, con poche presenze, senza iniziative. Quello per me fu il giorno dell’esordio pubblico, ero stato eletto da poco, ero coordinatore da un paio di mesi e sulle spalle avevo solo l’esperienza di alcuni Consigli Provinciali. In pratica quello fu il mio primo vero giorno da coordinatore.
Verifica, momento formativo
Avevo vicino un paio di coordinatrici locali sedute in platea che, mentre parlavo, mi guardavano e se la facevano sotto dal ridere perché conoscendomi sapevano bene in quale brutto guaio fosse incappato il Lazio eleggendomi coordinatore. Quel giorno, non lo nascondo, ebbi veramente un’immagine complessiva poco rasserenante della nostra Associazione, anzi a dir poco scoraggiante, sicuramente brutta per un coordinatore neo eletto come me. Di certo, quella mattina, mentre uscivo di casa per mettermi in viaggio per il Sacro Cuore, non mi aspettavo che al mio arrivo qualcuno mi venisse incontro per festeggiare il mio mandato con un mazzo di fiori, con un libro, una scatola di cioccolatini, una bottiglia di grappa, ecc. Non aspettavo nulla, ma nemmeno mi sarei aspettato di trovarmi al tavolo con un manipolo di responsabili che guardavano al futuro senza speranza. Tornando all’incontro di verifica di sabato scorso, possiamo sicuramente affermare che l’Associazione in questi anni ha veramente cambiato il modo di confrontarsi con la realtà quotidiana.
Associazione piu’ forte
Ieri ho visto dei responsabili locali più ricchi di speranza, con un cuore più aperto alla provvidenza, un’Associazione capace di vivere di più ad intimo contatto con Dio. Uomini e donne che non nascondono le difficoltà con cui affrontano la responsabilità di governo locale, ma che sanno affrontare le difficoltà con quell’iniziativa e con quel positivismo “tipico salesiano” che è contagiante, il solo capace di trasformare i problemi in risorse, le miserie in ricchezze, la vita in paradiso. Spero di non essere smentito, ma probabilmente in questo interpreto anche il pensiero dei delegati e dei cooperatori con cui condivido la responsabilità di governo dell’Associazione a livello provinciale.
Vivere l’associazione
L’Associazione oggi è più forte, perché è più forte nelle persone. I problemi sono sempre gli stessi, ma abbiamo cambiato il modo di affrontarli. In questi anni abbiamo capito insieme che Don Bosco ci è tanto più vicino quanto noi siamo disposti a vivere l’Associazione con l’assoluta certezza che questa è opera di Dio, è Lui che l’ha voluta e in essa noi siamo chiamati a realizzare la nostra vocazione di laici cattolici salesiani. Ieri mattina, prima di andare al Tempio del Sacro Cuore per celebrare la Messa, ho ricordato come il Rettor Maggiore chiudendo il Congresso Mondiale dei Cooperatori alla Pisana, abbia esortato i Cooperatori di tutto il mondo ad uscire dalle sacrestie, un argomento sul quale non solo noi, ma tutta la Famiglia Salesiana sarà chiamata nel prossimo futuro ad interrogarsi; e se è vero che il nostro amato Santo Don Bosco quando usciva dalla sua Valdocco (da Borgo don Bosco, da don Bosco Cinecittà, da Santa Maria della Speranza, ecc..) per andare per le strade di Torino in cerca di nuovi amici, o per incontrare persone importanti come Cavour o la marchesa di Barolo, usciva al solo fine di trarne vantaggio per i propri figli, così anche noi, a sua imitazione, siamo chiamati ad uscire fuori per cercare, secondo le nostre possibilità, di migliorare per quanto possibile la nostra società.
Uscire per migliorare la societa
Prima fra tutte, però, per noi non ci può essere che un’esigenza: quella di far conoscere una persona, quel Santo che dal 1988 per la Chiesa è diventato Padre e Maestro della gioventù: Don Bosco. Care Cooperatrici, cari Cooperatori, è veramente ora di uscire dalle sacrestie in primo luogo per far conoscere a molti giovani che non lo sanno che Don Bosco è il Padre che lo Spirito Santo gli ha mandato dal cielo; è ora che iniziamo davvero a rifletterci sopra, è ora che davvero iniziamo a pensare sul serio come fare.
L’annuncio, tappa importante
Ieri pomeriggio, durante l’incontro di verifica, una responsabile del Centro Locale di Civitavecchia, non so quanto consapevolmente (troppa consapevolezza a volte frena), diceva che forse era arrivato il momento di sperimentare la possibilità di mandare qualche cooperatore, ovviamente volontario, in missione nelle altre parrocchie non salesiane per contribuire alla salvezza della gioventù locale. Meditate gente, meditate! Forse è arrivato il momento di salire a fine Messa sull’ambone della parrocchia del vicino per annunciare a tutti che esiste un modello giovanile di Santità ispirato dallo Spirito Santo e chissà che qualcuno non sia disposto a conoscerlo ed accoglierlo. Riflettiamoci sopra.
Alessandro Spalvieri
Coordinatore Provinciale del Lazio