
UNA GIOIOSA CELEBRAZIONE
A chi entra in una Chiesa la Messa appare come una celebrazione religiosa festiva. Della celebrazione religiosa ha tutte le caratteristiche: un sacerdote che presiede, fedeli oranti, dialoghi, benedizioni, ecc. .
La Messa ha tutta l’impostazione di una festa. I partecipanti le danno un tocco di festività; spesso sono numerosi, talora sono una grande comunità. Il canto e la musica rendono la Messa più solenne e festosa. Talora la celebrazione è intessuta di canti, altre volte sono cantate solo alcune parti. Ma anche senza musica la Messa rimane un unico grande canto. I salmi sono canti, il prefazio è un inno, l’alleluia e l’amen sono invocazioni con sapore di canto, i testi sono pieni di ritmo. Il silenzio stesso talora diventa il canto più gioioso. Durante una Messa ben celebrata si può esclamare: “Che cosa hai, anima mia che canti?”
Anche i movimenti hanno una caratteristica festiva. Non c’è Messa senza ingresso, senza uscita e senza processione di chi proclama le letture e di chi va a ricevere la comunione; spesso c’è l’ingresso solenne dei celebranti e la processione per le offerte; in certe messe africane è usuale la danza sacra. I paramenti dei ministri si distinguano dai vestiti usuali e l’abbigliamento di chi partecipa la domenica alla Messa è festivo, che non significa dispendioso, ma adeguato alla festa. Naturalmente sono del tutto fuori luogo i pochi che si presentano alla Messa vestiti in modo non conveniente ad una celebrazione religiosa.
CULTO RESO A DIO
La Messa appare subito come un grande culto ufficiale reso a Dio dalla chiesa. Rendere culto significa rendere onore a Dio, di cui si riconoscono le supreme perfezioni. Il culto reso a Dio è di adorazione (in greco “latria”), mentre ai santi si rende solo un culto di venerazione. Fine della liturgia è glorificare il Padre, da cui tutto ha inizio e in cui deve avere il suo termine.
Il culto perfetto è quello di Gesù Cristo, Figlio di Dio, fatto uomo, che compie totalmente la volontà di Dio, fino a donare la vita. Gesù è l’unico sacerdote a pieno titolo, è la fonte della liturgia e ha designato la Chiesa a rendere presenti gli atti di culto al Padre che Egli ha offerto nella sua vita terrena. La liturgia è azione di tutta la Chiesa e ogni fedele è di essa membro attivo e beneficiario; oltre ad essere adorazione, lode e ringraziamento, è sorgente di santità. La Messa è la suprema azione liturgica della Chiesa e il cristiano trova in essa quanto gli occorre per vivere secondo Cristo. Essa esige prima di tutto una conoscenza e una partecipazione attiva.
DIMENSIONE TRINITARIA
Chi segue attentamente la Santa Messa si accorge che essa ha una dimensione trinitaria. E’ offerta a Dio, da parte della comunità, del pane e del vino che, per virtù dello Spirito Santo, si trasformano nel Corpo e Sangue di Cristo.
Durante il sacro rito sono frequentissimi i richiami trinitari. La Messa inizia col segno della croce: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo“. Un saluto iniziale suona cosi: “La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi“. Il “Confesso a Dio onnipotente” è rivolto alla Trinità. Il “Gloria a Dio” rivolto al Padre e a Gesù, ricorda alla fine lo Spirito Santo. Le orazioni, rivolte al Padre, terminano con “per il nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo“. Il credo è una solenne professione di Fede alla Trinità. In vari dei molti prefazi rivolti al Padre, in cui è ricordato il Figlio, è indicato lo Spirito Santo. La Trinità è presente nelle “epiclesi” delle nuove preghiere eucaristiche. Nella dossologia (= parola di gloria) con cui terminano le preghiere eucaristiche sono ricordate le Tre Persone Divine: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, nell’unità dello Spirito Santo, a te Padre, ogni onore e gloria“. La Trinità è presente nella preparazione personale del sacerdote alla comunione: “Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo, morendo hai dato la vita al mondo“. La benedizione finale è data nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
LA MESSA E’ “SEGNO”
La Messa appare chiaramente come “segno“. Il segno è una realtà fondamentale della vita umana a tutti i livelli. L’uomo per comunicare ha bisogno di segni. Il segno è una cosa che porta alla conoscenza di qualche altra cosa; per esempio, la parola è segno eminente per la comprensione di ogni realtà; lo scritto è segno della parola; le immagini sono segni che indicano persone, avvenimenti, cose, azioni. Una specie particolare di segno sono i simboli, come il fuoco che indica l’amore, l’acqua che rimanda alla realtà spirituale, ecc.. Oggi si è instaurato l’uso di segni astratti, come numeri, linee, sigle alfabetiche, segnali audiovisivi. Dio può farsi sentire direttamente e, talora, lo fa in forme mistiche; ordinariamente, però, per comunicare i suoi doni, ricorre alla via normale dei segni. Sceglie per santificarci segni santi, come la sua parola, le “cose sacre”, in particolare l’Eucaristia, le persone sacre autorizzate a farsi portatrici della sua parola e della sua grazia. Gesù non ha dubitato di far uso di segni, come parole, gesti, oggetti significativi, per esempio, abluzioni, sollevamento al cielo degli occhi, lavanda dei piedi, tocco sui malati, uso della saliva, soffio sugli apostoli, ecc.. Il segno ad un tempo rivela e nasconde la realtà, ma senza segni non si comunica. Perché riveli ciò che indica, deve essere compreso e deve esserci volontà di accogliere la verità sottesa.
La Chiesa, nell’uso dei segni, s’ispira a Gesù e orna di essi in maniera abbondante la Messa. I segni liturgici sono desunti dalla natura e servono a destare conoscenze e sentimenti dello spirito. Moltissimi fedeli non conoscono la maggior parte dei numerosi segni della Messa. Lo studio di essi aiuta a scoprire la continua novità e freschezza della Messa, anche dopo anni di partecipazione.
La Messa è “segno”, indica realtà grandissime riguardanti la relazione tra Dio e gli uomini. Nell’Eucaristia subito la Chiesa ha percepito il contenuto di “segno” di tali realtà. Lo ha subito percepito come “segno” di comunione con Cristo e, attraverso lui, col Padre, con la sua Parola, con la sua Persona, con i fratelli. In seguito, la Chiesa si è preoccupata di adontare il fatto fondamentale della Cena con indicazioni e norme liturgiche che sono altrettanti “segni”, spesso chiari, mentre altre volte hanno bisogno di una spiegazione.
La Messa, come la celebriamo oggi, è tutto un susseguirsi di segni che siamo chiamati a comprendere e a cui dobbiamo adeguarci. Ecco alcuni esempi:
Il luogo della celebrazione è un “segno”: la navata che converge ad un centro, il presbiterio; il presbiterio che converge ad un centro, l’altare, “segno” di Cristo, che è il centro della Messa.
La pietra dell’altare significa che ci sarà un sacrificio, la tovaglia indica il convito, i fiori dicono che la Messa è festa.
Il popolo che si alza al vangelo indica il rispetto per la parola di Dio; il segno di croce su fronte, labbra e petto dice che quella parola ha bisogno di mente, bocca e cuore puri; lo stare in piedi, la libertà dei figli di Dio.
Le mani con le braccia aperte da orante indicano preghiera e speranza; con le braccia allargate, dopo la consacrazione, ricordano l’apertura all’azione dello Spirito Santo; incrociate in segno di pace, indicano l’offerta e l’accoglienza della pace, che spezzano il pane, parlano del sacrificio di Cristo per il mondo.
La frazione del pane, segno che risale a Gesù Cristo stesso, è insieme simbolo della sua donazione, nel sacrificio della croce e nell’eucaristia, dell’unità di tutti in un unico pane, e della carità, per il fatto che un unico pane è distribuito a tutti i fratelli.
La consacrazione è il segno principale della Messa, perché è il segno originale, primordiale dell’Eucaristia, uscito così dalle mani di Cristo. Tutti i segni fanno capo qui. La liturgia della Parola è per disporsi alla consacrazione, l’offertorio è la preparazione del cuore della consacrazione e la comunione, la conclusione concreta della consacrazione. La Chiesa, nella storia della liturgia, ha sempre circondato di grande attenzione questo perno unitario del rito eucaristico, l’ha circondato di estrema venerazione, ha sempre voluto il silenzio in questo punto della Messa. La consacrazione è segno di dono, di annientamento di Cristo che si immola per l’uomo, di comunione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).
La comunione. II secondo segno più impegnativo della Messa è la comunione, che rimonta direttamente a Cristo. E’ un segno che esige conoscenza di ciò che si compie e impegno ad agire di conseguenza, a far calare Cristo nella vita. Significa comprendere che “non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me“ (Gal 4,4). Significa pensare, parlare, agire, avere i gusti, fare le scelte di Cristo. Si può dire che la comunione comincia soprattutto dopo la Messa.
NOMI DELLA MESSA
Al Sacramento istituito da Gesù nell’ultima Cena sono stati dati molti nomi. Paolo la chiama “Cena del Signore”. E’ una definizione che significa mettersi a tavola col Signore, essere in convito con Lui. Gli Atti degli Apostoli parlano di “Frazione del pane”, gesto liturgico che ripete precisamente quello che Gesù fece nell’ultima cena. Luca precisa che veniva celebrata ogni giorno nelle case ed era tra i tratti distintivi della prima comunità. Il termine “Eucaristia” compare dopo gli anni 100 con Ignazio di Antiochia. Eucaristia vuoi dire ringraziamento: il ringraziamento di Cristo al Padre a cui noi ci uniamo. L’Eucaristia ha avuto ed ha anche altri nomi: “Pasto del Signore” equivale a “cena”; “Santi Misteri” significa che l’Eucaristia è la celebrazione liturgica per eccellenza; “Santo Sacramento” indica il corpo e il sangue di Cristo reso presente nella celebrazione; “Sacrificio Eucaristico” designa l’offerta sacrificale; “Comunione” è usato per indicare la partecipazione al pasto eucaristico. La parola “Messa” è il nome più popolare, ma non il più significativo. Essa deriva dal “congedo” rivolto ai catecumeni dopo la Liturgia della Parola e quello rivolto a tutti alla fine della celebrazione.