L’organo è come un’orchestra, l’abbiamo detto più volte: vari registri a disposizione da scegliere, combinare e amalgamare, per tirare fuori quell’alchimia che solo questo strumento può fare. Ma come sono disposti i registri? Non sono certo a caso, ovviamente.
Come abbiamo visto i registri sono divisi in famiglie: ma non tutte queste famiglie sono utili allo stesso modo per lo scopo per cui l’organo è stato costruito, cioè innanzitutto l’accompagnamento liturgico ed eventualmente l’uso concertistico. C’è un “ordine”, una priorità da rispettare, in modo da poterlo usare al meglio. Per questo motivo, l’organo al suo interno è diviso in “corpi d’organo”, dove sono collocati i registri divisi in un certo modo (scelto dall’organaro insieme all’organista progettista), che corrispondono alle varie tastiere. Nel nostro organo, a tre tastiere, i corpi d’organo sono: Grand’Organo, Organo Positivo-Espressivo, Organo Recitativo-Espressivo. Il Pedale è posizionato lungo il lato posteriore dello strumento.
Il Grand’Organo è la tastiera i cui registri sono prevalentemente a base di registri di Principale, cioè dei registri di ”sostegno”: quelli che consentono di avere un suono corposo, di riempire e sostenere l’assemblea. Ha le canne in aria libera, cioè non chiuse da nulla (tranne dalla cassa globale dell’organo, eventualmente, ma non è il caso del nostro organo), e costituisce la base di tutto lo strumento. Oltre ai principali, chiaramente, può avere registri di flauto e spesso registri ad ancia; nel caso del nostro strumento ha anche un cornetto e un registro oscillante.Nella disposizione classica di un organo a tre tastiere, è la seconda tastiera partendo dal basso; tuttavia, negli organi italiani spesso si trova sulla prima (è sempre sulla prima in un organo a due tastiere). Nel nostro strumento è possibile scegliere se avere il Grand’Organo sulla prima o sulla seconda tastiera. Ha 21 registri reali, con il Diapason 16’ in facciata. E’ collocato, guardando la facciata, prevalentemente al centro.
Di norma (ma non sempre), le altre tastiere sono tastiere espressive, cioè le canne sono chiuse in una cassa di legno, con davanti delle griglie comandate da una staffa sulla consolle: in questo modo, oltre a un suono più debole o più forte, si ha un suono più chiuso o più aperto; per questo si chiamano “organi espressivi”. A seconda degli organi, la chiusura è più “marcata” (organi francesi, per esempio) o meno (stile italiano): nel nostro caso, l’oscillazione va da un ff a un mp. Nel caso del nostro strumento, sia l’Organo Positivo che l’Organo Recitativo sono espressivi.
L’Organo Positivo-Espressivo è il corpo d’organo più piccolo del nostro strumento. Ha 14 registri reali (il cornetto e la sesquialtera sono ottenuti per combinazione), ed è caratterizzato da registri dal suono molto aperto, prevalentemente flauti. In ossequio alla tradizione organaria italiana, che tramanda il Positivo come organo a se stante utilizzato per piccoli ambienti o come basso continuo nei concerti, poi incorporato nell’organo principale, è a bassa pressione e con un suono non molto preponderante. Bellissimi in questo strumento il Corno Francese, il Cornetto da 3 file ed il Flauto Celeste. E’ collocato sulla sinistra del vano organo.
L’Organo Recitativo-Espressivo ha 20 registri reali, con una buona alternanza tra principali e flauti. Soprattutto, ha registri solisti come le Tube, secondo la tradizione che vuole il recitativo come organo solista; essendo integrato in uno strumento liturgico, tuttavia, è possibile usarlo sia in questo modo che per accompagnare. Degni di nota l’Eufonio, il Ripieno, le ance di 8′ e 16′ e il Concerto Viole. E’ collocato sulla destro dello strumento, e la sua cassa è alta quanto lo strumento stesso. Incorpora le campane e vari registri del Pedale.
Il Pedale è, se vogliamo, la parte più “povera” dello strumento: su 23 registri, 5 sono reali, 9 sono ottenuti per prolungamento, 6 trasmessi da altri corpi d’organo e 1 per combinazione acustica. Tuttavia, questi artifizi, possibili grazie alla trasmissione elettrica e molto usati dagli organari in quel periodo, rendono il pedale adeguato a sorreggere e a dialogare con le tastiere. La disposizione del pedale è lungo tutto lo strumento, con le canne più alte (quelle del contrabbasso violone) all’estrema sinistra, costruite con una tecnica “a valvola”: ogni canna fa per tre, tramite una valvola pneumatica che ne modifica l’altezza. Soluzione ingegnosa ma poi abbandonata, perché è a scapito della purezza del suono.
LA CONSOLLE
La “centrale” dell’organo che comanda tutto questo, quella tramite cui l’organista decide, combina, cambia i suoni, cioè da dove controlla l’organo e naturalmente suona, è la consolle, che contiene le tastiere. In questo caso, ogni tastiera ha 5 ottave, con i registri posizionati ai lati tramite più file di placchette, ordinati per tastiera (le placchette sono 120). L’organista ha a disposizione 7 combinazioni fisse per tastiera, programmate dal costruttore, e 8 combinazioni aggiustabili. La pedaliera è da 32 note, il che permette di eseguire tutta la musica scritta per organo (alcune pedaliere hanno 30 note, per cui diventa complicato suonare dei brani che richiedono le note mancanti). Inoltre ha due staffe con cui controllare le casse espressive, e una staffa per il Graduatore. In più ha vari pistoncini di ausilio con cui comandare unioni e accessori vari.
Il modo in cui la consolle comanda il flusso d’arie nelle canne è chiamato “trasmissione”. Quella del nostro strumento è “elettro-pneumatica”, ma ce ne sono di vari tipi.
Fino alla seconda metà del 1800, tutti gli organi esistenti nel mondo avevano un fattore in comune: erano tutti a trasmissione ‘meccanica’. Questo significava che l’apertura delle valvole di immissione dell’aria nelle canne era azionata da fili di ferro (o listelli di legno) collegati rigidamente alle tastiere ed alla pedaliera (la cosiddetta “catenacciatura”): è il motivo per cui la consolle doveva essere incassata nel corpo canne, il è un considerevole vantaggio per l’uso concertistico, ma non lo è affatto per l’uso liturgico (in quanto l’organista si trova molto distante dalle assemblee, durante le funzioni religiose). Questa trasmissione meccanica aveva il vantaggio principale del controllo totale dell’apertura valvole, ma lo svantaggio determinato dalla durezza dei tasti che aumentava proporzionalmente alle dimensioni dello strumento.
Verso la seconda metà del 1800 comparvero i primi organi con trasmissione pneumatica, costituita da tubicini, che collegavano i tasti alle valvole di immissione dell’aria nelle canne: premendo un tasto si faceva entrare in pressione l’aria all’interno del relativo tubicino, in modo che essa svolgeva la funzione di servocomando per l’azionamento dell’apertura della valvola a cui il tubo era collegato. Questo tipo di trasmissione comportava alcuni vantaggi, ma anche dei gravi ed irrisolvibili problemi, che ne determinarono la quasi immediata decadenza. Il vantaggio maggiore era costituito dal fatto che non era più necessario premere con forza i tasti, in quanto il tocco era divenuto leggerissimo, grazie alla “leva pneumatica”; si potevano suonare quindi organi di grandi dimensioni senza usare la minima fatica. Un altro vantaggio era derivato dalla possibilità di installare la consolle relativamente lontana dalle canne, in modo che l’organista poteva trovarsi più vicino all’assemblea. Per contro, la trasmissione pneumatica comportava un gravissimo problema: il ritardo di attacco, dovuto al tempo che l’aria impiegava per entrare in pressione (e quindi ad azionare l’apertura delle valvole sotto le canne): questo rendeva decisamente problematica l’esecuzione di brani molto veloci. Un altro problema, non secondario, era la sua affidabilità: bastava un piccolo sfiato d’aria per compromettere l’utilizzo di porzioni di registri.
Il sistema di trasmissione pneumatica venne utilizzato per pochi decenni, anche perchè, all’inizio del ‘900, con l’avvento dell’elettricità si pensò ad applicarla all’organo: ebbe origine così la trasmissione elettrica.
Essa è costituita da fasci di sottili fili di rame isolato, nei quali scorre una corrente a bassa tensione (da 12 a 15 Volt circa) che fa scattare i relè (‘elettromagneti’) agganciati fisicamente ai tiranti delle valvole poste sotto le canne.
Con quest’ultimo sistema si potevano unire i vantaggi del sistema meccanico (immediatezza d’attacco) e di quello pneumatico (dolcezza di tocco).
Inoltre, con l’avvento della trasmissione elettrica, si sono potuti realizzare dei congegni (di notevole aiuto all’organista) che prima erano impensabili:
• Circuiti di memorizzazione delle combinazioni di registri (che permettono di modificare con rapidità le combinazioni timbriche), le cosiddette “combinazioni aggiustabili”
• Raddoppi gravi ed acuti delle ottave (in modo che si possono ottenere effetti particolari e soprattutto un consistente aumento della potenza sonora nei forti)
• La possibilità di spostare a piacimento la consolle (grazie alla flessibilità del cavo di collegamento tra la consolle e le canne)
A metà del secolo scorso, per un periodo venne introdotta la trasmissione “elettro-pneumatica”, che è quella che adotta il nostro strumento: unisce i vantaggi di quella elettrica con quelli della pneumatica, anche se implica una complessità costruttiva non indifferente. In pratica, la trasmissione è elettrica fino al somiere, pneumatica dentro il somiere. Questo alleggerisce notevolmente la richiesta di corrente delle elettrocalamite, ma introduce una leggera componente di ritardo nell’apertura delle valvole. Il risultato è quello che si vede nella foto seguente