Matteo 24, 37-44: 37 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 24, 37-44
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell`uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell`arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell`uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l`altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l`altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell`ora che non immaginate, il Figlio dell`uomo verrà”.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La pericope evangelica della prima di Avvento A è desunta dall’ultimo dei cinque grandi discorsi di Matteo: discorso sulla fine (capitoli 24-25), che è un’esortazione ai discepoli a rimanere fedeli nella prova, di fronte alla catastrofe e alla sofferenza. I fedeli troveranno il coraggio di perseverare guardando al ritorno del loro Signore e al perfezionamento della salvezza; l’accenno al giudizio sottolinea la serietà e la responsabilità della vita umana. Il brano si trova all’inizio di una sezione esortativa che va fino a 25, 30 ed è un invito alla vigilanza (42), ad essere preparati (44), e a vivere come servi fedeli e operosi (45-47). I versetti 37-41 si trovano in forma diversa anche in Luca 17, 26-35.
QUANTO POI AL GIORNO E ALL’ORA (36)
Il versetto 36, che non fa parte della nostra pericope, dice: “Quanto a quel giorno e quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli e neppure il Figlio, ma solo il Padre”, e sottolinea l’assoluta imprevedibilità del giorno ultimo e asserisce che nessuno lo conosce all’infuori di Dio. L’inciso: “neppure il Figlio”, mancante in Luca, è certamente autentico; secondo alcuni significa che Gesù, come uomo, conosceva tutto ciò che interessava la sua missione, ma poteva ignorare certi punti del piano divino. Di esso Agostino dà invece la seguente spiegazione: “Asserì di non conoscere quel giorno, perché non rientrava nella sua qualità di Maestro farlo conoscere a noi”.
COME FU… COSI’ SARA’ (37)
Questa espressione ci introduce nel clima escatologico futuro. Esso (così sarà) affonda le radici nel passato (come fu) e fa riferimento al presente, nel quale sono richiesti gesti e segni di carità.
AI GIORNI DI NOE’ (37)
L’esempio del diluvio che si abbatte sugli uomini, impreparati per non aver creduto alla predicazione di Noè, mette in risalto la necessità di credere e di prepararsi al grande evento, in modo che risulti non di sciagura, ma di salvezza.
NON SI ACCORSERO DI NULLA (39)
L’elemento comune nella parusia e nel diluvio è la subitaneità. Bisogna mettere l’uomo in guardia da una falsa sicurezza, perché egli si culla facilmente, quando cade vittima di un materialismo egoista.
ALLORA DUE UOMINI (40)
La divisione operata dal giudizio è illustrata con due esempi: uno per l’uomo e l’altro per la donna. Esteriormente non si nota nessuna differenza; ambedue gli uomini lavorano nel campo, ambedue le donne macinano alla mola. Improvvisamente essi vengono separati, un uomo e una donna “sono presi”, ossia “sono portati vicini a Dio”, rapiti sulle nubi del cielo, l’altro uomo e l’altra donna “sono lasciati”, cioè sono destinati al mondo inferiore, nell’interno della terra. I primi sono salvi, gli altri sono persi. L’essere presi o lasciati indica nello stesso tempo l’intervento di Dio e la responsabilità umana. Siamo noi che ci mettiamo da una parte o dall’altra e questo accade per la nostra accoglienza o il nostro rifiuto di Dio e di Gesù nella nostra vita e nella storia dell’umanità.
VEGLIATE DUNQUE (42)
L’incertezza circa il momento del ritorno di Cristo esige vigilanza. Di fronte ad un evento futuro di carattere decisivo per il destino dell’uomo, ma avvolto nell’assoluta imprevedibilità (non sapete in quale giorno) non si può vivere il presente nella spensieratezza e nell’incoscienza. L’invito alla vigilanza include anche quello di “camminare”, di andare verso “Colui che viene”, in vista di un incontro reciproco, nel quale la sorpresa sarà accompagnata dalla gioia.
SE IL PADRONE DI CASA (43)
L’immagine del ladro, con cui è presentata la venuta del Signore, ricorre anche altrove nella Bibbia (1Ts 5, 2-4; 2Pt 2, 10). Il ladro non manda certo a dire quando verrà a rubare; ma se il padrone sapesse dell’arrivo del ladro starebbe all’erta e non si lascerebbe scassinare la casa (il termine greco diosussein significa scavare attraverso, fare un buco nei muri di fango).
SIATE PRONTI (44)
Il motivo della vigilanza si tramuta in quello della preparazione. Così il cristiano deve essere sempre pronto a rendere conto del proprio operato. Che cosa voglia dire vegliare ed essere pronti sarà detto nelle parabole seguenti del servo posto a capo delle servitù (24, 45-51), delle vergini (25, 1-13), dei talenti (25, 14-30).
NELL’ORA (44)
L’ “ora” della venuta del Figlio dell’uomo richiama gli “ultimi tempi”, iniziati con la risurrezione di Cristo. Tempi di grazia da vivere nella vigilanza, essendo sempre pronti all’incontro finale.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LE DUE VENUTE
Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità…. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti……Il profeta Malachia preannunzia le due venute del Signore: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene… Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare» (Ml 3, 1-3) …..Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi termini: «E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 11-13). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo. Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è salito al cielo e siede alla destra del Padre. Egli verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine. Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell’ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo. (Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo)
INCERTEZZA DELLA FINE
“Riflettete bene: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte il ladro debba venire, veglierebbe certamente e non lascerebbe spogliare la sua casa. Quindi voi state preparati, perché il Figlio dell`uomo verrà in quell`ora che meno pensate” (Mt 24,43-44). Non rivela quel giorno perché siano vigilanti e sempre pronti, e dichiara che in quell`ora che meno pensano allora egli verrà, perché siano sempre preparati alla battaglia e costantemente dediti alla virtù. Le sue parole in definitiva vogliono dire questo: se gli uomini conoscessero il momento della loro morte, si preparerebbero con grande impegno e con ogni cura per quell`ora. Ma allo scopo di non limitare il loro fervore a quel giorno, non rivela né il giorno del giudizio universale, né il giorno del giudizio particolare volendo che essi siano costantemente in attesa e sempre fervorosi: ecco il motivo per cui lascia nell`incertezza la fine di ciascun uomo… Mi pare inoltre che intenda scuotere e confondere i pigri, che non hanno per la loro anima tutto quell`impegno che manifestano invece per le loro ricchezze quelli che temono l`assalto dei ladri. Costoro, quando suppongono la visita dei ladri, stanno in guardia per impedire che sia sottratto alcunché dalla casa. Voi al contrario – sembra dire Cristo – benché sappiate che il vostro Signore verrà sicuramente, non vigilate né state pronti per evitare di essere portati via da questo mondo impreparati. Quel giorno, pertanto, verrà a rovina di coloro che dormono. Se infatti il padrone sapesse il momento del furto, lo impedirebbe; cosí anche voi, se foste pronti, evitereste di essere colti di sorpresa. (Giovanni Crisostomo, in Matth. 77, 2 s.).
ESSER PRONTI ALL’INCONTRO
“Tieniti pronto all`incontro col Signore, o Israele, poiché egli viene” (Am 4,12). E anche voi, fratelli, tenetevi pronti, perché “il Figlio dell`uomo verrà nell`ora che non pensate” (Lc 12,40). Nulla è piú certo che egli verrà, ma nulla piú incerto di quando egli verrà……Com`è bello, fratelli, e quale beatitudine, non solo rimanere sicuri di fronte alla morte, ma altresì trionfare con gloria per la testimonianza della coscienza;…aprire con gioia al Giudice che viene e che bussa alla porta………Pertanto “tieniti pronto”, ovvero “Israele, per l`incontro col Signore”, affinché non solo quando viene e bussa tu gli apra, ma quando ancora è lontano tu gli vada incontro allegramente e col cuore pieno di gioia, e avendo fiducia per il giorno del giudizio, tu preghi con tutta l`anima che venga il suo regno. Se dunque in quel momento vuoi essere trovato pronto, “prima del giudizio preparati la giustizia” (Sir 18,19) secondo il consiglio del Saggio; sii pronto a compiere ogni opera buona e non meno pronto a sopportare qualsiasi male… Tu dunque “vieni incontro a me” (Sal 58,5-6), che ti vengo incontro; poiché io non posso elevarmi alla tua altezza, se tu chinandoti “all`opera delle tue mani non mi porgi la destra” (Gb 14,15). “Vienimi incontro e vedi se c`è via di menzogna in me” (Sal 58,6; 138,24); e se trovi in me una “via di menzogna” che io ignoro, “allontanala” e avendo misericordia di me, con la tua legge guidami sulla via eterna (cf.Sal 138,24) cioè Cristo, che è la via per la quale si va e l`eternità alla quale si perviene, la via immacolata, la beata dimora. (Guerric d`Igny, III serm. 1-2)
VIGILATE
Dio viene: nella nostra esistenza quotidiana s’inserisce un avvenimento sconvolgente, che butta all’aria tutte le nostre sicurezze, i nostri progetti. All’improvviso egli cammina accanto a noi, e fa parte della nostra storia: lo riconosce presente chi tiene gli occhi aperti, chi aspetta e prepara un mondo nuovo. L’annuncio profetico (prima lettura) parte da una realtà piuttosto deludente: un piccolo popolo senza importanza per nessuno sarà il centro religioso e spirituale di tutti i popoli finalmente in pace. Questo non può che essere opera di Dio, divenuto lui stesso ispiratore, norma e termine del cammino dell’umanità. E solo allo sguardo della fede è possibile scorgere il disegno che si va formando all’interno di avvenimenti banali, oscuri, poco significativi; un disegno che Dio rivela come una sua proposta per la crescita e il bene dei suoi figli, una realizzazione di cui non è dato sapere l’ora del compimento, ma che certo l’avrà un giorno. (Mess. LDC)
ASPETTARE CRISTO
I ritmi della vita attuale sempre più convulsi, gli ingranaggi di un sistema che mira a pianificare ogni momento, anche il più privato, dell’uomo riducono sempre più il margine dell’imprevisto: tutto deve essere «computerizzato», classificato, neutralizzato, assicurato. Ma per il cristiano Cristo continua ad essere un avvenimento sconvolgente: quando irrompe nella sua vita impone un radicale cambiamento che spezza e trasforma la «routine» quotidiana. Cristo non può essere programmato: deve essere atteso, lasciando che nella nostra vita ci sia uno spazio anche per la sua presenza. La vigilanza cristiana permette di leggere in profondità i fatti per scoprirvi la «venuta» del Signore. Esige un cuore sufficientemente missionario per vedere, negli incontri con gli altri, tale venuta.
SIGNORE DI PACE
Il Signore non viene nel rumore, il Signore non trova posto nella frenesia e nello stordimento. E’ venuto nella pace e per la pace. E’ una parola questa così usata da diventare banale: è chiamato «pace» un equilibrio di paura; si parla di pace in una società intessuta di violenza e di oppressione dell’uomo sull’uomo. Si dissolve oggi anche la pace più semplice, quella della famiglia. Solo Cristo può riunire gli uomini dispersi dall’egoismo e fare di tutti un unico popolo pacifico in cammino verso il monte del suo Tempio. L’ora di Dio giunge a noi perché ogni istante della nostra vita contiene l’eternità di Dio. Non bisogna basarsi unicamente sulla saggezza umana, e neppure aspettarsi un intervento massiccio da parte di Dio. E’ al presente che viene donata la salvezza. Ogni scelta che si fa nel presente fra la luce e le tenebre è un segno della venuta del Figlio dell’uomo. L’assemblea eucaristica è la Chiesa in stato di attesa e di vigilanza, che impara a leggere, nell’«oggi» della propria storia, la venuta del Signore come momento di salvezza. (Messale LDC)
ATTENDERE CON SAPIENZA
La venuta del Signore è una realtà che non posiamo programmare: sappiamo che verrà, ma non quando e come. E’ una venuta che giudica. In realtà non è un giudizio esterno. Siamo noi che poniamo gli elementi del giudizio: Dio riconosce, ratifica e rende eterne le nostre scelte. La conseguenza è evidente: non si può vivere il presente nella spensieratezza, nell’incoscienza, nell’indifferenza, nel disinteresse (Giovanni Nervo). C’è chi vive come se Gesù non fosse mai venuto: procede a testa bassa, tutto preso della preoccupazioni materiali, dall’egoismo, dal tornaconto….. Altri hanno attese non proprio così basse ed egoistiche; vedono tante cose nella società che non vanno e vorrebbero raddrizzarle, ma i loro orizzonti sono ancora limitati, spaziano solo dai tetti in giù…. Altre persone sono vigilanti e con inquietudini spirituali, si interrogano sul senso della vita, ma non trovano risposta.. Altre ancora vivono nell’attesa che ci propone il Vangelo…. E noi come attendiamo la venuta del Signore? (Enzo Bianco)
ATTESA VIGILANTE
Tutto il brano evangelico odierno è un’esortazione alla vigilanza. Vigilanza non è semplicemente “stare attenti”, ma in Matteo equivale a “mettere in pratica” la parola di Gesù. Vigilare non è l’agitazione o la paura della morte, non è la febbrile e disordinata attesa del futuro, ma la quieta e tranquilla speranza di chi lavora giorno dopo giorno con fedeltà al Vangelo. (A.Bonora)
Molta gente della nostra generazione non ha nulla da invidiare per la leggerezza e la sconcertante dissolutezza, alla generazione del diluvio. Non è detto che la giustizia divina si eserciti solo nell’aldilà. Il VT e la storia sono molto eloquenti al riguardo. Il cristiano ascolterà l’ammonimento di Cristo di vivere vigilante e preparato. Ciò sarà la sua arca di salvezza come lo fu quella di Noè per lui e per i suoi. (Vincenzo Raffa)
L’uomo dal cuore sveglio e attento si qualifica per un’attesa colmata dalla preghiera e dalla santità di vita, quasi a voler affrettare la venuta del suo Signore e del regno di Dio, che è “pace, giustizia e gioia nello Spirito” (Rm 14, 17).
TRIPLICE VENUTA DEL SIGNORE
Siamo a conoscenza di una triplice venuta del Signore. Infatti una terza venuta si pone in mezzo alle altre due. Le altre due sono note, ma non questa. Nella prima venuta il Verbo fu visto sulla terra e parlò con gli uomini, quando, come gli attesta, lo videro e lo odiarono. Nell’altra invece, “tutti gli uomini vedranno la salvezza del nostro Dio” e “vedranno Colui che hanno trafitto”. La venuta intermedia è nascosta. E in questa i soli eletti vedono Lui in se stessi e le loro anime ottengono la salvezza. Nella prima dunque venne nella carne e nella miseria, in questa intermedia viene in spirito e virtù, nell’ultima verrà nella gloria. Perciò questa venuta intermedia è una specie di via per mezzo della quale dalla prima si perviene all’ultima. Nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima sarà la nostra vita, in questa è nostro riposo e consolazione. (San Bernardo)
ATTESA NELLA SPERANZA
Il Signore Gesù tornerà presto solo se lo aspettiamo con speranza viva. La parusia deve essere fatta esplodere dall’accumularsi dei desideri. E noi cristiani, chiamati a mantenere sempre viva sulla terra la fiamma dei desideri, che cosa abbiamo fatto dell’attesa ?…
Abbiamo lasciato che il fuoco si spegnesse a poco a poco nei nostri occhi stanchi….. Quanti tra noi esultano davvero in fondo al cuore, alla folle speranza di un rifacimento totale della nostra terra? Quanti sono quelli che navigano, nel fitto della nostra notte, protesi verso le prime luci di un oriente reale? Quale è il cristiano in cui la nostalgia impaziente del Cristo giunge, non diciamo a sommergere (come dovrebbe), ma almeno a equilibrare le preoccupazioni dell’amore o degli interessi umani? Continuiamo a dire che vegliamo nell’attesa del Signore. Ma in verità, se vogliamo essere sinceri, saremo costretti ad ammettere che non attendiamo più niente. E’ assolutamente necessario ravvivare la fiamma. Dobbiamo ad ogni costo, rinnovare in noi stessi il desiderio e l’attesa del grande avvenimento. (Teillard de Chardin)
SPERANZA
L’Avvento si caratterizza in modo tutto speciale come simbolo di attesa fiduciosa, come segno di aspirazioni, di desideri, in una parola, di speranza. Esprime l’atteggiamento ottimistico fondamentale di chi ha assimilato e vive l’idea cristiana. Esso riflette lo stato del credente, che ha l’occhio del cuore fisso al futuro, mentre però cerca di vivere intensamente il presente. Per lui l’avvenire ultimo è l’evento più grandioso e bello che si possa immaginare. Lo guarda senza posa, lo accarezza con interesse e lo contempla con la certezza di poterlo e doverlo possedere. Lo considera un fatto tutto suo e come la stella che segna la sua rotta. Ma questa prospettiva gli è possibile perché guarda l’avvenire ultimo con l’ottica infallibile della rivelazione. (V. Raffa)
VIGILANZA
Chi spera è essenzialmente uno che aspetta: e cioè, se spera nella venuta del Signore deve aspettarla. Questo chiama in causa una fondamentale esigenza evangelica, quella della vigilanza. Essa si impone per il carattere assolutamente imprevedibile dell’ultimo ritorno, che sarà quello decisivo. Questo nel Vangelo è paragonato a quello di un ladro, o di un padrone che rientra nella notte senza preavviso. Bisogna stare all’erta. La vigilanza è un atteggiamento di attenzione impegnata, che si concretizza in una triplice consegna: vegliate, pregate, siete sobri. Il Signore ci vuole anzitutto desti e alacri. Il sonno è caratteristico della notte. Il cristiano è un figlio della luce: non può dormire come gli altri, svigorire cioè il fervore degli inizi (1 Tess 5, 1-7). La sua preghiera è come una lampada accesa: fede e amore che non illanguidiscono. Si stacca poi da tutti gli “eccessi” notturni, cioè dai piaceri e dai beni terrestri (Lc 21, 34). Tutta la vita è posta sotto il segno dell’attesa: è messa in tensione, protesa sempre verso il meglio, verso un mondo che sta maturando e un giorno sboccerà. Non si installa perciò in questo mondo. E neppure riesce ad accontentarsi della salvezza ancora incompleta. “Siamo stati salvati nella speranza” (Rm 8, 24) che già gli è offerta da Dio. La accoglie con riconoscenza, ma solo come una “caparra”, un germe che è orientato verso la pienezza del futuro. (M. Magrassi)
SPADE IN FALCI
La storia sembra dar ragione al proverbio: “la guerra è la madre di tutte le cose”. Si sarebbe tentati di credere a una “necessità naturale” della guerra. Isaia invece presenta una sua utopia costruttiva (1 lettura): “un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo”, e indica la strada per la pace: le singole azioni per la pace devono cominciare e proseguire eseguendo gli insegnamenti della parola di Dio. Perché essa venga non occorre che sparisca la molteplicità dei popoli, ma si richiede il ritorno di tutti al bene, ossia a Dio. (Erich Zenner)
Bisogna dire senza frasi smorzate, che pace, giustizia e salvaguardia del creato sono il compito primordiale della comunità cristiana. Che attingere a piene mani alla riserva utopica del Vangelo è l’unico realismo che oggi ci venga consentito. Che osare la pace per fede, sfidando il buon senso della carne e del sangue, è la prova del nove sul credito che dobbiamo esprimere a favore della parola del Signore. Che la non violenza attiva deve divenire criterio irrinunciabile che regola tutti i rapporti personali e comunitari. La prima lettura non tollera interpretazioni di comodo. Se noi cristiani permetteremo l’ingrandirsi degli arsenali delle spade e delle lance a danno dei depositi dei vomeri e delle falci, non risponderemo alle attese di Dio. (Antonio Bello)
AVVENTO
Avvento è attesa di ciò che hanno preannunciato i patriarchi, i profeti, tutto Israele e che inconsciamente hanno desiderato i pagani e i non credenti: una realtà diversa e migliore. E’ uno spiraglio aperto sul panorama del progetto di Dio. E’ lieta e amorosa speranza di un mondo più giusto, più sano, più nobile, tutto fondato sulla pace, fatto di amore, di convivenza, di rispetto reciproco, di fraternità. Non è sogno o utopia, ma certezza, proveniente dalla fede, che con Gesù è iniziato il Regno, che appare in modo meraviglioso in Maria, in parte già ora è presente e si realizzerà in pienezza per tutti i figli di Dio alla fine dei tempi. Avvento è in primo luogo attesa di tutte le venute di Gesù Salvatore, artefice del Regno: della prima a Natale, dell’ultima alla fine dei tempi e della venuta continua nella nostra vita, col Padre e lo Spirito Santo.
PREGHIERA (pregare la parola)
•Tu vieni oggi, Signore, come sei venuto, e vieni domani, come ai tempi di Noè, come ai tempi che verranno, noi viviamo del tempo del Cristo che viene. Come ai tempi di Noè noi non ci accorgiamo di nulla, travolti come siamo dalle cose effimere. C’è buio in noi e attorno a noi, c’è un correre frenetico, un affanno senza sosta, un fuggire nel senso opposto da te. Non siamo capaci di fermare la nostra pazza corsa, o Cristo che vieni, cuore del mondo, nostra sosta e riposo. (Suore carmelitane scalze)
•Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo Regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria. (Colletta 1 Avvento A)
•Le cose passano, tu solo resti, Signore, perché tu solo sei colui che ad ogni istante vieni. Signore, aumenta la nostra fede in te che vieni, perché solo credendo potremo attenderti nel silenzio e nella calma, con la forza paziente di chi sa che la sua speranza non sarà delusa. (Suore carmelitane scalze)
•Rafforza, Signore, la nostra vigilanza nell’attesa del tuo Figlio, perché, illuminati dalla tua parola di salvezza, andiamo incontro a lui, con la lampada accesa.
•Il tuo aiuto, o Padre, ci renda perseveranti nel bene, in attesa del Cristo tuo Figlio; quando verrà e busserà alla porta, ci trovi vigilanti nella preghiera, operosi nella carità fraterna, ed esultanti nella lode.
•O Dio nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria per possedere il regno dei cieli.
•Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Dio onnipotente; la venuta del tuo unico Figlio, che attendiamo con intenso desiderio, ci ottenga la salvezza per la vita presente e per la futura. (Dalla liturgia)
•Abbiamo conosciuto diluvio di fuoco e di sangue, ma non abbiamo imparato nulla, Signore. E più ora destini segnati e imprevedibili ci attraversano: Signore, sola certezza dell’universo, liberaci dalla false sicurezze e questa nostra incoscienza non ci accechi fino all’ultimo giorno. (David Maria Turoldo)
•Vergine santa, prega Dio per noi, perché ci conceda di perseverare, ci dia la forza di sopportare, perché ci consoli la pace e cresca l’amore; affinché quando verrà il giorno della calamità e della tristezza ti degni di presentarci al tuo Figlio, che solo è Dio. (Eleuterio di Tournai)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Il Signore attende l’uomo per salvarlo. Attendiamo la sua venuta con vigilanza e speranza.