Matteo 2, 13-15.19-23: 13 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». 19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 2, 13-15.19-23
(I Magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall`Egitto ho chiamato il mio figlio. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d`Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d`Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Il racconto, che viene dopo l’episodio del Magi, è dominato dal motivo della persecuzione e del ritorno di Gesù dall’Egitto Erode vuole la morte del bambino; Gesù fugge in Egitto e, passato il pericolo, torna in Israele. La stessa cosa era capitata a Mosè: “ Il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di metterlo a morte. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian” (Es 2, 15). Quanto a Mosè inoltre, in un midrash tardo giudaico, il padre riceve in sogno l’annunzio della nascita e della missione del figlio; anche il Faraone ne viene a conoscenza tramite i maghi. Il Faraone decide di uccidere tutti i bambini cui la profezia potrebbe riferirsi. Il bambino viene salvato secondo il piano di Dio. (Antichità giudaiche II, 9,3-7) L’interesse dell’evangelista più che sull’aspetto aneddotico cade sul realizzarsi della Scrittura. In Gesù, nuovo Mosè, perseguitato e salvato, è comparso il salvatore del suo popolo, la cui salvezza abbraccia anche i pagani; nel suo ritorno dall’Egitto, è riflesso l’Esodo d’Israele verso la terra promessa e acquista tutto il suo senso e noi (Ebrei e pagani) siamo salvati dall’esilio e dalla prigionia di questo mondo.
I MAGI ERANO APPENA PARTITI (13)
Mentre i magi seguono l’avvertimento avuto nel sogno, anche Giuseppe, che ha qui un ruolo di primo piano, riceve in sogno da Dio, tramite un angelo, l’incarico di fuggire con Gesù e Maria in Egitto. L’angelo lo invita ad alzarsi (svegliati): è un invito che chiede più di uno svegliarsi dal sonno.
IL BAMBINO E SUA MADRE (13)
Il binomio “bambino e sua madre”, anziché quello più ovvio di “madre e bambino”, ricorre ben cinque volte in questo vangelo dell’infanzia (2,11.13.14.20.21). Matteo intende mettere al giusto posto i personaggi. In Gesù agisce e opera Dio. Le persone che intervengono al suo fianco servono il piano salvifico divino.
EGITTO (13)
L’Egitto era da poco diventato prefettura romana, ospitava una potente e numerosa colonia giudaica di oltre 250 mila emigrati; lungo il corso della storia biblica appare più volte come il sicuro rifugio di perseguitati politici. (1 Re 11, 40; 2 Re 26, 26)
GIUSEPPE DESTATOSI (14)
All’incarico divino risponde Giuseppe con obbedienza pronta e raggiunge col bambino e la sposa la terra d’esilio. Gesù era fuggito in Egitto per salvare la sua vita, ma la fuga è avvenuta in vista del ritorno. L’Evangelista non intende tanto parlare della fuga, quanto della volontà divina del ritorno dall’Egitto.
DALL’EGITTO HO CHIAMATO (15)
La frase citata si trova nel seguente contesto: “Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Osea 11, 1). Il profeta parlava del popolo che Dio ha liberato dalla schiavitù dall’Egitto; il popolo è il “figlio di Dio”. La citazione è fatta non secondo il senso letterale, ma per applicazione; l’evangelista ravvisa analogia tra il ritorno di Gesù, che ha scampato il pericolo delle trame di Erode, e la partenza del popolo dall’Egitto, che fugge dalla schiavitù del faraone. Israele e Gesù fanno l’Esodo verso la terra d’Israele.
MIO FIGLIO (15)
Le parole del profeta sono attribuite direttamente a Dio, che chiama Gesù “mio figlio”. Inizia qui a rivelarsi quella relazione che unisce Gesù a Colui che egli stesso chiamerà Padre. Gesù è il Figlio di Dio e trascende tutte le figure più gloriose d’Israele, come Mosè e con lui la storia del popolo eletto giunge al traguardo.
ERODE ACCORTOSI (16)
La pericope liturgica salta qui i versetti 16-18 che parlano del massacro degli innocenti, da parte di Erode.
MORTO ERODE (19)
Dagli storici sappiamo che Erode morì nel 4 a. C. e che Archelao, figlio di Erode, regnò fino al 6 d. C. Il nostro modo di contare gli anni da Gesù in poi è segnato da un errore iniziale di calcolo e la data della sua nascita è da porre nel 6 a. C..
UN ANGELO (19)
La scena è ricalcata sulla precedente: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d’Israele; perché sono morti quanti insidiavano la tua vita. Egli alzatosi, prese con sé…”. Qui appare di nuovo nello sfondo la storia di Mosè: “ Il Signore disse a Mosè: “Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita”, Mosè prese la moglie e il figlio… e tornò nel paese d’Egitto” (Es 19 ss).
NEL PAESE D’ISRAELE.. PERCHE’ SONO MORTI (19)
“Terra d’Israele” era il nome che veniva dato alla Palestina, con una certa sfumatura religiosa. L’asserzione“ sono morti” e non “è morto Erode”, ci riporta ancora alla storia di Mosè, che torna in Egitto per preparare l’Esodo dopo che “sono morti” quanti insidiavano” la sua vita (Es 19 ss) Gesù è il nuovo Mosè, Egli ritorna in Israele per preparare l’esodo del suo popolo; il suo esodo è figura di quello della Chiesa, che uscirà da Israele per diventare universale.
ARCHELAO (22)
Erode aveva lasciato la Giudea e la Samaria ad Archelao, mentre ad Erode Antipa aveva lasciato la Galilea con la Perea (Trasgiordania). Archelao si dimostrò non meno crudele e tirannico del padre, tanto che Augusto nel 6 d. C. fu costretto a deporlo e a mandarlo in esilio in Gallia.
AVVERTITO POI IN SOGNO (22)
Giuseppe affronta gli avvenimenti affidandosi alla volontà di Dio. Forse vuole stabilirsi a Betlemme, ma ha paura del tiranno Archelao. Di nuovo avvertito in sogno si stabilisce in Galilea, nel villaggio sconosciuto di Nazaret. Perché Nazaret? Luca dice che Nazaret era la città di Maria e di Giuseppe. Matteo non offre altre spiegazioni.
PERCHE’ SI ADEMPISSE (23)
L’espressione così vaga non si riferisce ad una profezia determinata e la citazione non è documentabile in nessun passo dell’AT. E’ difficile dire a quale profezia si riferisca Matteo. Un passo in cui troviamo un possibile accenno è Isaia 11, 1: “ spunterà un virgulto dal tronco di Jesse e un pollone germoglierà dalle sua radici”; l’ebraico per “pollone” ha “neser”, termine che si avvicina a Nazzareno. Ma più che vedere un riferimento ad una profezia specifica, Matteo, dicendo “ dai profeti” e non “dal profeta” vede fondato nel piano salvifico di Dio quel che gli era noto circa il luogo del soggiorno di Gesù. Di sicuro si sa che l’uso che il NT fa del nome “nazzareno” è in rapporto con Nazaret.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
DIO PROTAGONISTA
I protagonisti del racconto evangelico oggi proposto dalla liturgia sono cinque: Erode, che vuole uccidere il bambino perché lo teme come concorrente, come futuro re di Israele e usa in un modo terribilmente crudele il suo potere a questo scopo; Giuseppe che, avvertito dal Signore, nottetempo prende il bambino e sua madre e parte per l’Egitto; la cosa fu drammatica, perché significò lasciare tutto, partire con niente, per un lungo viaggio a piedi, con l’angoscia del tiranno che può sopraggiungere; Maria e il bambino, avvolti nel silenzio, e non è difficile immaginare la preoccupazione di una madre che scappa perché gli si vuole uccidere il figlio, e lei sa chi è il suo bambino. Ma il protagonista principale è il Signore che guida la santa famiglia, che dice a Giuseppe ciò che deve fare: prima la fuga da Betlemme, dove già Giuseppe aveva trovato casa per Maria e il bambino, poi il rifugio in Egitto, poi il ritorno in terra di Israele, ma per prudenza a Nazaret, in Galilea. La famiglia di Gesù visse il dramma che oggi stanno vivendo milioni di profughi nelle varie parti del mondo. (Giovanni Negro)
DIO PROTAGONISTA DELLA FAMIGLIA
Il vero protagonista di tutto il brano biblico è Dio: è lui che dà gli ordini, è a lui che Giuseppe obbedisce senza batter ciglio. Quando Dio manifesta il suo ordine, l’esecuzione è pronta e l’adesione di Giuseppe, come anche quella di Maria e di Gesù alla volontà di Dio è totale. Questo è il primo punto da mettere in conto quando si parla di famiglia cristiana. Quella di Gesù è una famiglia immersa nella storia di un popolo di cui condivide la cultura, le tradizioni, la fede. E’ una famiglia dove questa storia è trasmessa, accolta, continuata, dove il passato è ricordato per far luce sul presente e tener viva la speranza, che è di Dio, una famiglia che reagisce a ciò che accade tenendo l’occhio fisso, in mezzo al variare delle vicissitudini, alla parola di Dio. La famiglia cristiana, come la famiglia di Gesù, vive pienamente inserita nel mondo e nella storia. Non si può concepire una famiglia come un nucleo chiuso e autosufficiente. La posizione giusta è chiara: sta nella tensione tra apertura alla storia e ascolto della parola di Dio, in comunione con le altre famiglie cristiane. (Domenico Pezzini)
LA FAMIGLIA DI NAZARET
La famiglia di Nazaret è chiamata a rivivere anche materialmente il soggiorno in Egitto, la liberazione, l’entrata nella terra promessa. Protagonista dell’Esodo è Dio stesso. Egli, come ha scelto e riservato per sé, attraverso l’esodo e il dono della Legge al Sinai il popolo di Israele, si sceglie e riserva per sé il bambino Gesù: in lui si rivelerà la stessa potenza di Dio, che si è rivelata nell’esodo e al Sinai. “Quando Israele era un ragazzo, io l’ho amato” ; l’Evangelista, applicando a Gesù questo parole riferite ad Israele, sottolinea che nella vicenda del Bambino sono in azione la chiamata e l’amore di Dio stesso, che dà a lui il nome di figlio. Giuseppe, che obbedisce prontamente alle parole del Signore, ricalca la figura seguita dai patriarchi, in particolare di Abramo. Probabilmente Giuseppe non comprese il progetto di Dio, come non lo aveva capito Abramo. Ma come lui si fida ed esegue prontamente il comando. (Laura Cesarini Achille)
FAMIGLIA NORMALE
La famiglia di Nazaret presenta una normalità sconcertante. Un carpentiere come padre putativo, una casalinga come madre e un figlio che sorride, ubbidisce, gioca, lavora, va alla sinagoga e al tempio, studia, riflette, prega. E, a tratti, manifesta il segreto che tiene nel cuore. E tuttavia la famiglia di Nazaret, se osservata con gli occhi della grazia, offre una situazione paradossale che la rende unica e la erige come modello. In essa, l’autorità è svolta in modo strano, umanissimo e divino: il Verbo fatto carne sta sottomesso alla madre “piena di grazia” e a Giuseppe, l’umile e docile operaio che tutti credono padre e che custodisce, sotto la guida di Dio, la redenzione che sta germinando e che, nella sua “ora”, si manifesterà. In essa l’amore sponsale giunge a vette tali da non aver bisogno di esercizio della genitalità per esprimersi. Ed è amore autentico in un matrimonio autentico. In essa la fecondità è dono al punto da derivare immediatamente dallo Spirito in Maria. Certo, occorre riconoscere la singolarità della vita che si svolge a Nazaret. Occorrerebbe, però, anche non staccare troppo questa vita, così da renderla inimitabile. Essa si staglia almeno come ideale a cui tendere. (Sandro Maggiolini)
FAMIGLIA CRISTIANA
La famiglia di Nazaret è modello per la famiglia cristiana anche nella sofferenza di Maria e Giuseppe per la natività di Gesù nella grotta, per l’emarginazione e la persecuzione di Erode, l’esilio in Egitto, le difficoltà del lavoro manuale a Nazaret, lo smarrimento del Signore all’età di dodici anni a Gerusalemme e il suo nascondimento umile ed operoso nel mestiere di Giuseppe. Molte famiglie oggi sono costrette alla povertà e all’emarginazione, altre ad espatriare in paesi stranieri. Né manca chi, come Erode “ cerca il bambino per ucciderlo”. Si legalizza l’aborto, si impedisce la nascita dei bambini o li si lascia morire di fame e di indigenza nei paesi sottosviluppati. Difficile trovare un rifugio fraterno in qualche Egitto e motivo di latenti razzismi, ideologie, disinteresse. Diffusa ovunque e la dissacrazione della famiglia. (Benvenuto Matteucci)
FAMIGLIA E POPOLO DI DIO
La famiglia di Gesù rivive l’Esodo dall’Egitto e realizza così la profezia di Osea 11, 2: “Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Giuseppe e Maria rappresentano l’Israele fedele che il Messia guida a compiere l’ultimo, definitivo esodo in vista della formazione della nuova comunità messianica. E’ chiaro che Matteo vede nella Santa Famiglia come una “concentrazione” delle sorti del popolo di Dio: essa è una “chiesa domestica”. Quelli che detengono il potere cambiano: Archelao succede ad Erode, ma si perpetua lo stile di crudeltà e di oppressione. Ai re umani si contrappone Gesù bambino, il re Messia, che apparentemente debole e indifeso, è più forte di ogni potere politico. La salvezza della famiglia di Gesù dal potere oppressore dei nuovi faraoni che la minacciano è l’inizio della salvezza del nuovo popolo di Dio che fugge dall’Egitto e va nel paese d’Israele. Dio fa trovare una casa e una dimora sicura al suo popolo che è radunato attorno a Gesù Messia, che è nazzareno, probabilmente per mettere in relazione con neser, “germoglio” messianico. La famiglia dove c’è Gesù diventa figura e inaugurazione del popolo messianico di Dio. Là dove è “di casa” si realizza, in maniera reale, il popolo di Dio, la Chiesa. (A. Bonora)
CHIESA DOMESTICA
La famiglia è una cellula fondamentale del corpo ecclesiale: “piccola chiesa” diceva Papa Giovanni; “Chiesa domestica” dice il Concilio: dunque una piccola isola di cristianesimo che deve irradiare quest’ottica di fede ci permette di cogliere l’anima cristiana della famiglia. Questa è urgente salvare se non si vuole evitare che anche i valori familiari si sfaldino. L’anima della famiglia è la carità che trasforma l’obbedienza in amore e il comando in servizio. E impedisce ai rapporti reciproci di trasformarsi in una contabilità di diritti e di doveri, per diventare invece dono di sé, generoso e paziente, nella trama ordinaria di ogni giorno. Questi sono valori umani che la fede prolunga. Ma la famiglia cristiana va più in là: mette Dio al primo posto. E questo diventa il chiodo a cui sono sospesi gli altri valori. Quando Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel Tempio, e rivendicano i loro diritti umani, Gesù rivendica il primato della sua dipendenza dal Padre. E Maria inizia allora un cammino di fede, doloroso per il suo istinto materno, imparando a ritirarsi e farsi “discepola”, a ricevere cioè, mentre l’impulso del suo cuore di madre era di dare. Quando si riconoscono i diritti di Dio, tutti gli altri diritti sono facilmente salvaguardati. (Mariano Magrassi)
LA NOVITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA
La famiglia deve essere il riflesso e il segno dell’amore di Cristo che si dona e si immola. Questo esige apertura al vangelo: la famiglia deve essere evangelizzata. Nella misura in cui è autenticamente evangelizzata diventa strumento di irradiazione del Vangelo ad altre famiglie. Da Chiesa domestica in senso statico diventa chiesa missionaria, aperta a tutta la comunità. Bisogna armonizzare il momento dell’intimità con quello dell’apertura al mondo. Come non si deve chiudere per cadere nell’individualismo di famiglia o di gruppo, così occorre che l’apertura agli altri non sopprima l’intimità. (Mariano Magrassi)
DOLORI E GIOIE
Noi dobbiamo aspettarci sin dai primi giorni della nostra vita tentazioni e pericoli. Considerate, infatti, che subito, sin dalla culla, è accaduto ciò a Gesù. Era appena nato, che già il furore del tiranno si scatenò contro di lui e lo costrinse a trasferirsi per cercare scampo in un luogo d`esilio, e sua madre, così pura e innocente, fu costretta con lui a fuggire in un paese di stranieri. Questo comportamento di Dio vi mostra che, quando avete l`onore di essere impegnati in qualche ministero o servizio spirituale e vi vedete circondati da infiniti pericoli e costretti a sopportare crudeli sventure, non dovete turbarvi, né dovete dire a voi stessi: Per quale ragione sono così maltrattato, io che mi aspettavo una corona, elogi, la gloria, brillanti ricompense, avendo compiuto la volontà di Dio? Questo esempio vi spinga, dunque, a sopportare fermamente le disgrazie e vi faccia conoscere che, di solito, è questa la sorte degli uomini spirituali: avere, cioè, come inseparabili compagne, le prove e le tribolazioni. Osservate appunto quanto capitò non soltanto alla madre di Gesù, ma anche ai Magi. Costoro si ritirano segretamente come dei fuggiaschi, e la Vergine, che non era solita uscire dalla sua casa, è costretta a fare un cammino quanto mai lungo e faticoso, a causa di quella straordinaria e sorprendente nascita spirituale……Dio, nella sua bontà, mescola, in queste circostanze, la gioia e il dolore. Così egli è solito agire con tutti i santi. Non li lascia sempre nel pericolo o sempre nella sicurezza, ma ordina la vita degli uomini giusti a mo` di una trama, in cui si intrecciano gioie e dolori. E proprio così si comportava con Giuseppe. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 8, 2 s.; 9, 2; 5, 1)
UN VILLAGGIO DI NESSUN CONTO
L`angelo ordina loro, al ritorno dall`Egitto, di andare a stabilirsi nel loro paese. Anche questo accade con un preciso disegno, cioè “affinché si adempisse” – dice il Vangelo – “ciò che era stato detto dai profeti: Egli sarà chiamato Nazareno” (Mt 2,23) Del resto, proprio perchè lo predissero i profeti, gli apostoli spesso chiamarono Cristo «Nazareno» (cf.Is 11,1). Questo fatto, allora, rendeva oscura e non facilmente comprensibile la profezia relativa a Betlemme? Niente affatto. Ché, proprio questo doveva, al contrario, stimolare la loro curiosità e spingerli a indagare su quanto era stato detto di lui nelle profezie. Come si sa, fu il nome di Nazaret che spinse Natanaele a informarsi su Gesù Cristo, da cui si recò dopo aver detto: “E può venire qualcosa di buono da Nazaret?” (Gv 1,46). Nazaret era, infatti, un villaggio di nessun conto, come del resto pochissima importanza aveva tutta la regione della Galilea. Per ciò i farisei dissero a Nicodemo: Ricerca bene e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea (cf.Gv 7,52). Tuttavia, Cristo non si vergognò di prender nome da questa patria, per mostrarci che non aveva affatto bisogno di ciò che gli uomini ritengono importante. Egli scelse i suoi apostoli proprio in Galilea, paese disprezzato dai Giudei, per togliere ogni scusa ai pigri e far loro vedere che non occorre niente di tutto quanto è esteriore, se essi si applicano con zelo alla virtù. Sempre per questo motivo il Figlio di Dio non volle affatto una casa sua: “Il Figliolo dell`uomo non ha dove posare il capo”, egli dice (Lc 9,58). Per questa ragione fugge quando Erode vuole ucciderlo; appena nato viene deposto in una mangiatoia e rimane in una stalla; si sceglie anche una madre povera: ed ha fatto tutto ciò per abituarci a non arrossire di queste cose, per insegnarci, insomma, fin dal suo ingresso in questo mondo, a calpestare sotto i piedi il lusso e l`orgoglio del mondo e a non ricercare altro che la virtù. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 8, 2 s.; 9, 2; 5, 1)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima della creazione del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. (Colletta: Santa Famiglia: A)
•Quanto è grande il tuo amore, o Padre, per la vita dell’uomo e di ogni creatura! Tu ce l’hai rivelata nell’incarnazione del tuo Figlio. Noi ti chiediamo per l’adorabile umanità di Gesù, di difenderla, di promuoverla, di arricchirla, perché questa terra sia la casa ospitale dove l’uomo trovi accoglienza, sicurezza e pace.
•O Dio, difensore dei deboli, ti preghiamo per la vita dei bambini, degli anziani e degli ammalati: si sentano amati e rispettati, come in una vera famiglia che predilige i membri più bisognosi.
•Ritorni ad essere abbondante in tutte le nostre famiglie l’ascolto della tua Parola, o Signore. Sia la tua Parola a vivificare i nostri rapporti, così che, attraverso l’esempio della nostra vita pacificata, possiamo dare una mano al mondo sulla via della fraternità e del perdono reciproco. (Pier Giorgio Di Domenico)
•O Gesù, fa che il nostro vivere insieme sia sotto il segno della tua prima chiesa. Insieme nella preghiera e nel lavoro, insieme nel silenzio contemplativo e nella frazione del pane. Insieme nel dividere i frutti del nostro lavoro, insieme nel dividere i doni dello Spirito. Insieme nell’attesa del tuo ritorno, insieme nel pacifico lavoro che accelera la tua venuta. (G Vannucci)
•Fa, o Signore, che possiamo rispettarci l’un l’altro e nessuno guardi il suo prossimo con gli occhi della carne. Tra noi sia un’unica preghiera, un’unica supplica, un unico Spirito, un’unica speranza, nella carità e nella gioia profonda. Uno solo è Gesù Cristo: niente è migliore di lui. (Ignazio di Antiochia.)
•Signore Gesù, tu hai voluto nascere e vivere in seno ad una famiglia umana; tu hai conosciuto il calore di un focolare santo,di una casa tranquilla. Concedi che le nostre famiglie siano unite e pacifiche, disponibili e accoglienti per gli altri, specialmente per i più derelitti. (Charles Berhes)
•Tu che per paura dell`assassino dei bambini, di Erode che ha massacrato i piccoli, sei partito per il paese d`Egitto, seguendo l`oracolo del Profeta, contro notturno terror ti piaccia (premunirmi) del tiranno sanguinario, e fortificarmi con la tua destra contro i suoi colpi sferrati nel segreto. Tu che umile hai vissuto sulla terra, mentre infinitamente trascendi gli esseri celesti, innalzami dalla terra verso il cielo, io che son caduto nell`abisso del peccato. (Nerses Snorhalì, Jesus, 337-339)
•Padre, ti ringrazio per la famiglia in cui mi hai fatto nascere. Grazie per tutte le famiglie oneste, credenti, capaci del dono di sé fino all’eroismo nascosto dietro il sorriso. Sostienile tutte con il tuo aiuto e fa che un giorno, terminata la loro missione, ogni famiglia si ricomponga a Te per gustare per sempre la gioia del tuo amore. (Giuseppe Socino)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Chiamati ad essere famiglia cristiana, viviamola nella fede.