
Sulla facciata del Tempio, campeggiano 2 pennoni a ricordo del Bicentenario della nascita di Don Bosco. Su quello di destra sottostante la scitta che riporta l’antifona introduttiva della Messa del Santo, fa bella mostra di sé una immagine di Don Bosco. E’ opera del pittore salesiano Beniamino Di Cicco, vissuto gli ultimi 30 anni presso questa opera di Cinecittà.
Beniamino era nato a Ortona dei Marsi (AQ) il 19 luglio 1909, da famiglia contadina, semplice.
E’ morto a Roma il 6 gennaio 2000, a 90 anni di età e 64 di professione religiosa salesiana (era un salesiano laico). Venne a Roma che aveva quasi vent’anni, spinto dal desiderio di diventare pittore. Si affiancò ad un “ottimo pittore di arte sacra, che viveva alla Garbatella”, il quale gli affinò i primi rudimenti
dell’arte.
Arrabattandosi alla ricerca di una soluzione di vita – l’arte, si sa, soprattutto agli inizi, non mantiene – capitò al Sacro Cuore dove conobbe i Salesiani, Don Bosco, il suo amore per la vita…
La possibilità di dare sviluppo alla sua tendenza artistica, impegnandosi anche a trasmettere i valori con l’insegnamento, lo persuasero a chiedere di diventare Figlio di Don Bosco.
Dopo un breve periodo a Genzano, passò al noviziato di Amelia. Divenne salesiano nell’agosto del 1936 e fece le sue prime esperienze di religioso presso le Catacombe di San Callisto.
Ottenuta l’abilitazione artistica, passò all’ispettoria romana. Fu per sempre insegnante, al Pio XI, a Frascati-Villa Sora, al Testaccio e dal ’70 definitivamente al Don Bosco.
Il suo pennello era sempre imbrattato: numerosissimi quadri testimoniano della sua attività artistica: ricerca di affinamento nella tecnica, ma anche espressione del suo impegno a non sprecare il tesoro del tempo.
Gli piaceva e riusciva bene nei ritratti.
Da Don Bosco a tutti i suoi successori, nessun Rettor Maggiore è sfuggito alla sua indagine ritrattistica.
Una sequenza di suoi quadri è stata immortalata da una carrellata di Fellini a Villa Sora, nel film Ottoemezzo.
Molti sono anche i quadri di Santi; e della Madonna: una serie lunghissima, quasi quanto la sua devozione per Lei, soprattutto Ausiliatrice e Immacolata.
Un numero grande delle sue opere è partito per le Missioni salesiane: in Madagascar, nelle case iniziate dall’ispettoria romana, e non solo, cappelle, refettori, corridoi e stanze sorridono con frequenza del volto delle sue azzurre Madonne dai soffusi colori pastello.
Amava le missioni, si interessava delle notizie che ne venivano, riteneva che quella solo fosse la sua possibilità nel sostenerle: offrendo anche quadri – e alcuni panorami meritavano davvero – per mostre-vendite a favore dei missionari.