LA CHIESA
Dio è ovunque e non è legato ad alcun luogo. Tuttavia, si può parlare di una particolare dimora in rapporto all’azione divina o alle persone. Così Dio è presente in maniera specialissima nell’Eucaristia, in modo particolare nel battezzato, sempre quando due o più sono uniti nel nome di Gesù.
Dove si raduna la comunità dei credenti vengono celebrati i sacramenti, si prega con maggior facilità, Dio è presente e il luogo si può, a ragione, considerare sacro, “casa di Dio”, simbolo del Regno e della nuova alleanza. Anche la struttura nella Chiesa rimanda a Dio. Essa, attualmente, comprende tre parti: l’atrio per disporsi ad andare verso Dio, la navata, in cui l’assemblea è quasi in “navigazione” verso il Signore, il presbiterio, dove è situato l’altare, simbolo di Cristo.
L’ATRIO
L’atrio è il luogo dove i fedeli si dispongono ad entrare in Chiesa.
Davanti alla Basilica San Giovanni Bosco si trova una zona semicircolare, che degrada verso la Piazza, attraverso la quale si entra nel portico che è parte dell’edificio ed è aperto davanti e ai due lati con archi. In esso c’è spazio sufficiente per il passaggio dei fedeli, per esposizioni o iniziative varie, per affiggere avvisi nelle numerose bacheche.
Verso l’interno del portico si aprono cinque grandi ingressi. Sull’architrave della porta centrale è scolpito in latino il motto: “Dammi le anime, prenditi il resto”. I giganteschi battenti allineano a metà altezza i simboli dei 4 evangelisti e 4 pannelli figurativi, opera di Federico Papi, che fissano quattro momenti della vita di Don Bosco: Pio IX benedice l’opera del Santo, Leone XIII gli affida la costruzione della Basilica del Sacro Cuore di Roma, Messa di S. Giovanni Bosco nella stessa Basilica, apostolato giovanile a Roma. Le altre porte recano appropriate scritte al di sopra degli architravi ad arco. Le due estreme accolgono due poderose statue in bronzo di Attilio Selva: Cristo risorto e S. Giovanni Battista. L’ingresso mediano è alto 10 metri, mentre i 4 laterali sono tagliati a metà da un architrave, che separa i battenti metallici dalle vetrate ad arco in alto. I due mediani, poi, sono chiusi da due bussole sormontate da balconcini. Contro i parapetti sono posati due angeli, opera in bronzo di Eugenio De Courten, del quale sono pure i 4 gruppi angelici librati sui 4 confessionali addossati alla parete di fondo.
LE NAVATE
La navata è il luogo dell’assemblea. Il termine viene da “nave”. Indica un popolo peregrinante, navigante verso il cielo. Nelle chiese c’è una navata principale; alcune chiese ne hanno tre, altre anche cinque.
La Basilica San G. Bosco è una chiesa a tre navate. Quella centrale, al primo colpo d’occhio, appare un ambiente arioso ed accogliente. E’ larga 29 metri; dodici pilastri la dividono dalle due laterali che sono come due corridoi di quasi tre metri di larghezza. La copertura della Chiesa si stende come una lamina traforata da due cupole. La cupola grande apre sulla navata mediana. Sopra un grande fascione ricoperto da una splendida policromia musiva si innalzano i loggiati: quello inferiore, alto m. 10,50, è chiuso all’esterno da ampie vetrate e con i suoi pilastri si prospetta verso l’interno; quello superiore di m. 6,65, è chiuso all’interno da finestre e lascia all’esterno la fitta pilastratura circolare. Quasi tutta la superficie della Chiesa è rivestita di marmi a macchia aperta, senza cornici, zoccoli e fregi. Grande è la ricchezza dei marmi di toni vari ma sempre caldi. Predomina giallo di Siena e rosso orobico, il pavimento è del vanvitelliano Mondragone.
IL PRESBITERIO
La navata centrale e tutto l’edificio sacro convergono sul presbiterio, che ha al centro l’altare, rivolto verso il popolo, l’ambone e la sede. Con questa centralità la comunità proclama l’importanza fondamentale dell’Eucaristia. II presbiterio è lo spazio riservato ai presbiteri (anziani-sacerdoti) e ai ministri e ministranti dell’altare. Per quanto è possibile, i vari elementi del presbiterio devono essere artistici, perché la bellezza è prerogativa divina.
Nella Basilica S. Giovanni Bosco, il presbiterio si trova al centro del transetto, che si apre oltre le navate, separato dalla Chiesa da 4 pilastri ed ha, ai lati in alto, due larghe tribune, una per il grande organo con 5.000 canne della Ditta Tamburini, l’altra a destra con gradinata di banchi. Sopra il presbiterio si eleva in forma analoga alla grande cupola il tamburo della cupola minore che sopra il fascione ornato a mosaici, presenta solo un ordine di snelle vetrate a colori e insiste sul presbiterio come un elegante baldacchino.
L’attuale presbiterio, che sta al centro del transetto, non è quello originale che era delimitato da una balaustrata e, nei bracci laterali, era costituita da una sequenza di fitti pilastrini. Tre cancelletti di bronzo, di cui quello sulla navata centrale era particolarmente curato, si aprivano verso il luogo dell’assemblea. Erano opera di Luigi Venturini. Il pavimento era di pregiata macchia verde con caldi colori. L’attuale presbiterio è del 1992 ed è opera dell’architetto Costantino Ruggeri. Al fondo sono situate le sedi, al centro l’altare, a fianco l’ambone e sul gradone il battistero. Ai bordi dell’attuale presbiterio, che appare senza delimitazione, sono stati posti i pannelli di bronzo forato che erano situati nella balaustrata. Sono del Venturini e raffigurano angeli e simboli eucaristici. Al fondo sono posti quattro gruppi angelici. I due esterni, che prima erano situati ai lati della balaustra, sono di Lyda Preti; in piccole urne gli angeli ostentano due insigni reliquie, la seconda vertebra cervicale di S. G. Bosco e una rotula di S. Domenico Savio. Gli altri due gruppi di angeli sono di Francesco Messina e portano le lampade del Santissimo.
L’ALTARE
L’altare è un elemento sacro alla religiosità degli uomini di ogni religione, il suo nome proviene dal latino (alta res = cosa alta), e indica l’elevazione, la tensione verso il cielo, verso Dio. Nelle Chiese cristiane è il punto focale di tutto l’edificio ed ha la forma di una mensa che fa riferimento alla mensa dell’ultima cena dove Gesù ha anticipato, nel rito, il sacrificio della croce che è attualizzato ogni volta che si celebra la Messa. E’ concepito come simbolo di Cristo “pietra angolare” su cui sta tutto l’edificio della Chiesa; e, questo simbolo, ha una pregnanza particolare dato che Cristo è nello stesso tempo, l’altare su cui si sacrifica la vittima che viene offerta e il sacerdote che la immola. L’altare è preferibilmente di pietra e rimanda all’acqua sgorgata dalla roccia nella peregrinazione del deserto e a Dio che è sempre stato considerato la “roccia” del popolo eletto. Perché sia segno, l’altare deve essere sobrio. Si deve fare attenzione a non ridurre l’altare a supporto di oggetti che nulla hanno a che fare con la liturgia eucaristica. Anche i candelieri e i fiori devono essere sobri come numero e dimensione.
Nella Basilica S.G. Bosco l’altare è costituito da un maestoso blocco unico di marmo bianco di 10 tonnellate delle Alpi Apuane. Alla base il blocco sembra spezzarsi, per simboleggiare quanto avvenne sul Calvario e quanto sempre avviene nello spezzare del Pane. Il precedente altare maggiore viene ora a trovarsi dietro le sedi. E’ un grande blocco rosa aurora del Portogallo, nella cui parte superiore Luigi Venturini ha ricavato un motivo decorativo con foglie e cherubini. Anche i 4 candelieri minori sono del Venturini. Il palliotto è di lapislazzuli.
L’AMBONE
L’ambone (da “anabaio = salgo) era, all’inizio, uno spazio elevato e nobile che, oltre al vantaggio pratico dell’ascolto, esprimeva soprattutto la centralità della parola di Dio. E’ il luogo, la “mensa” della Parola, che sta in stretta connessione con la mensa del Pane ma non deve interferire sulla priorità dell’altare. In certe chiese antiche, si costruivano amboni monumentali con distinti ripiani per l’Antico testamento e per il Vangelo, mentre il salmo era cantato sui gradini dell’ambone e perciò era chiamato “graduale”; questa complessità la si può ancora ammirare nella chiesa di S. Clemente a Roma, che risale al V secolo. I “pulpiti”, che troviamo nella parte centrale della navata di alcune chiese, non avevano la funzione dell’ambone ma servivano per il canto e per la predicazione e, solo in qualche periodo, per le letture della Messa. Le cantorie furono costruite per le corali.
Nella Basilica S. G. Bosco l’ambone è situato alla sinistra dell’altare (alla destra per l’assemblea). E’ un grande blocco di marmo bianco che da un lato assume quasi la forma delle zolle di un campo arato, per significare che alla luce della Parola di Dio la nostra anima deve aprirsi come la terra al seme.
LA SEDE
La sede della presidenza aveva nei tempi antichi una grande importanza, specialmente quella in cui presiedeva il Vescovo. Era, in questo caso, chiamata “Cattedra”. Cattedra veniva chiamata anche l’intera comunità cristiana sotto la guida del Vescovo e la Chiesa dove la comunità si riuniva. Tale Chiesa si chiama anche oggi “cattedrale”. Nel calendario liturgico celebriamo il 22 Febbraio la festa della “Cattedra di S. Pietro”. Poi, un segno tanto importante ha finito per evolversi e perdere il suo significato originale. La riforma del Vaticano II l’ha riportata in auge. Ora, la sede, è di nuovo uno dei poli della celebrazione e richiama una delle grandi presenze di Cristo nella Messa: Specie eucaristiche, Parola, Assemblea, Presidente. La sede è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l’Assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, capo e pastore, e nella persona della Chiesa suo corpo. La sede della presidenza è vista anche come segno dell’ultima convocazione alla fine dei tempi per celebrare la Pasqua eterna.
Nella Basilica San Giovanni Bosco, la sede del presidente sta al centro di due ampi emicicli, che sono le sedi riservate ai ministri. Tutto è di marmo bianco delle Alpi Apuane come l’altare, l’ambone e il battistero ed è stato progettato dall’architetto Costantino Ruggeri.
BATTISTERO
II Battistero è il luogo dove viene amministrato il Battesimo. Nella Basilica San Giovanni Bosco un Battistero di concezione originale si trova nella prima cappella a sinistra. Sorge su di un piano rialzato di macchia verde, come un grosso stelo, e si apre a coppa in un unico blocco semisferico di granito di Solberga. Dal centro della superficie rotonda del granito sorge una piramide di ottone scanalato con quattro angioletti alla base e uno sulla cuspide; ai due lati, quasi a custodia, due angeli. L’opera è di Emilio Greco. Anche il bassorilievo marmoreo in alto, con scene battesimali, è del Greco.
Ma nel 1992 l’architetto Ruggero Costantini, nel progetto del nuovo presbiterio, ha previsto un secondo grande battistero circolare di marmo bianco, che ha situato al lato destro dell’altare(alla sinistra per l’Assemblea), posandolo su un vasto gradone sottostante; il battistero si staglia come una conca aperta, roccia da cui zampilla l’acqua per il battesimo. A lato è ora situato il monumentale candeliere per il cero pasquale, che rispetta la stessa struttura degli altri candelieri. E’ opera della scultrice Lyda Preti.
CUSTODIA DELL’EUCARESTIA
Nei primi secoli, dopo la consacrazione, l’Eucaristia veniva custodita nelle case private. Durante quasi tutto il primo millennio, sacerdoti e monaci erano soliti portare nei lunghi viaggi il pane eucaristico in una teca appesa al collo. Fino al quindicesimo secolo l’Eucaristia veniva conservata nella vicinanza della Chiesa, in luoghi attigui separati e sicuri, soprattutto per portare il viatico ai moribondi. La comunione a chi non aveva partecipato alla Santa Messa e l’adorazione eucaristica non erano allora scopi principali.
Verso il secolo XI ha inizio, in seguito ad eresie sorte per influenza di Berengario, l’uso di conservare l’Eucaristia al centro dell’altare, ma è dopo il Concilio di Trento, soprattutto per opera di S. Carlo Borromeo, che l’Eucaristia è depositata in tabernacoli solenni al centro dell’altare. Dal XVI al XX secolo la spiritualità cattolica è profondamente segnata dal culto eucaristico fuori della Messa. Dopo il Concilio Vaticano II lentamente si sta tornando alla tradizione più antica e si tende a conservare il Santissimo Sacramento in luogo diverso dall’altare della Messa, possibilmente in una cappella separata.
In non poche Chiese la custodia resta nell’antico tabernacolo. Così è anche nella Basilica di S. Giovanni Bosco, dove il tabernacolo, con uno splendido crocifisso d’argento, spicca sulle venature dell’ametista, dietro l’antico altare. Nella sua porta d’argento è raffigurata la resurrezione. In alto, sopra il crocifisso, è posto il tronetto con grande movimento di angeli adoranti, raggiera con angioletti a corona, e angeli portaluce. Il tutto è in bronzo e ottone con brillio d’oro. Tabernacolo, crocifisso e tronetto sono del Fazzini.
PARETE DI FONDO
Il santo cui è dedicata la Chiesa è posto in evidenza nelle chiese o con una statua o con un quadro, che ne riproduce l’effigie e, talora, anche scene della sua vita.
La nostra Basilica è dedicata a San Giovanni Bosco e tutta la parete di fondo è segnata dalla sua figura e da scene della sua vita. Questa parete si presenta come un grandioso scenario innalzato fino all’anello della cupola minore e richiama l’attenzione dei fedeli da qualsiasi punto della chiesa. E’ una superficie di 220 metri quadrati, ove il grande mosaico di Giovanni Brancaccio è messo in risalto, per contrasto, dalle due candide quinte di bassorilievi che lo fiancheggiano. Il mosaico e di mq. 100 ed è formato da 15 milioni di tesserine. Raffigura la gloria di S. G. Bosco in paramenti sacerdotali, sollevato da un gruppo di angeli e atteso in alto dalla Vergine Maria. Ai fianchi del Santo appaiono, alla sinistra di chi guarda, il Beato Michele Rua, primo successore di D.Bosco, D. Andrea Beltrami e il principe Beato Augusto Czartorisky; alla destra, San Domenico Savio con altri due giovani. Nella zona mediana sono rappresentate le missioni d’Occidente con Mons. Cagliero, poi Cardinale, e alcuni indigeni patagoni col beato Zeffirino Namuncurà, figlio di un gran cacico. Dal lato opposto, le missioni d’Oriente con i santi martiri Mons. Luigi Versiglia e D. Callisto Caravario. Una suora di Maria Ausiliatrice e la beata Laura Vicina rappresentano l’ordine femminile fondato da D. Bosco. Due larghe lesene di bassorilievi marmorei, a guisa di grandiose quinte, delimitano ai due lati il mosaico. Entrambe sono divise simmetricamente in quattro pannelli da strisce orizzontali, su cui una scritta fa da didascalia a quanto è scolpito nel pannello stesso. Sono otto bassorilievi di circa 14 metri quadrati ciascuno, opera di 4 scultori. I primi due, in basso, sono di Alessandro Monteleone: rappresentano il sogno dei nove anni e la morte del Santo. Seguono due bassorilievi di Luigi Venturini che raffigurano da un lato, Giovannino giocoliere e apostolo, e dall’altro, l’opera missionaria salesiana. Gli altri due riquadri sono di F. Nagni: presentano la prima Messa di D. Bosco e la fondazione dell’Ordine femminile. Gli ultimi due, in alto, sono di Lodovico Consorti e rappresentano la prima dimora dell’Oratorio e la fondazione della Società Salesiana.