Matteo 16, 21-27: 21 In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22 Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». 24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27 Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 16, 21-27
Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l`uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l`uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell`uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il brano scelto per la liturgia di questa domenica viene dopo la prima predizione della passione e lo scandalo di Pietro (Mt 16, 20-23).
COMINCIO’ A DIRE (21)
Si apre una nuova fase dell’attività di Gesù, quella dell’insegnamento chiaro del messianismo doloroso. D’ora in poi Gesù orienterà gli apostoli verso la meta di Gerusalemme.
CHE DOVEVA (21)
Gesù doveva (dei). Il suo destino doloroso non è frutto di una scelta ma dell’accettazione di un piano già fissato dal Padre. (cf 26, 39)
DA PARTE DEGLI ANZIANI (21)
Anziani, sommi sacerdoti e scribi sono le tre classi di cui si componeva il Sinedrio, che poi condannò a morte Gesù.
RISUSCITARE IL TERZO GIORNO (21)
L’annunzio della risurrezione avrebbe dovuto servire agli Apostoli da antidoto al dolore della morte annunziata, ma ebbe poca risonanza nei loro animi.
LUNGI DA ME, SATANA (23)
Pietro svolge ora il ruolo di satana che “tentò di portare Gesù sulla via del messianismo terreno (cf 4, 10). Ora Pietro non segue le ispirazioni del Padre, ma ragiona “secondo gli uomini”.
SE QUALCUNO VUOL VENIRE (24)
Anche gli Apostoli dovranno percorrere la stessa strada di Gesù: essi dovranno essere disporsi a perdere tutto, persino la vita, se vorrano far parte del regno.
CHI VORRA’ SALVARE (25)
Quanto dicono i versetti 25-26 si trova già in Matteo 10, 38-39. Vita in greco è psiche, termine che traduce l’ebraico nefes, che significa “vita- anima- persona”. Così “perdere la vita” può anche significare trovare sbarrato l’accesso alla vita eterna, o come si dice oggi “perdere l’anima”.
VERRA’ NELLA GLORIA (27)
E’ una chiara allusione alla “parusia”, ossia alla seconda venuta di Gesù, non più nella povertà della carne, ma nella gloria della divinità.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
SEGUIRE GESU’ E’ OPERA LIBERA DI AMORE
Nel Vangelo di Giovanni si legge: “Se il chicco di grano cadendo in terra non muore, resta solo; ma se muore dà grande frutto” (Gv 12,24). Qui, trattando con maggior ricchezza di argomenti questa verità, Gesú aggiunge che non solo lui stesso deve morire, ma che pure i suoi discepoli debbono essere pronti a patire e a morire. Vi sono – egli fa capire – talmente tanti vantaggi in queste passeggere sofferenze che sarebbe un danno e una disgrazia per voi il non voler morire; mentre sarebbe un bene e una grazia se foste disposti al supremo sacrificio. Ma ciò è reso manifesto con evidenza dalle parole che seguono: per ora Cristo tratta solo una parte di tale verità. Notate come non mette costrizioni nelle sue parole. Non dice, ad esempio: Sia che lo vogliate, sia che non lo vogliate, è necessario che affrontiate gravi sofferenze. Dice soltanto: “Chi vuol venire dietro a me…” (Mt 16,24), cioè: Io non costringo né obbligo alcuno a seguirmi, ma lascio ciascuno padrone della propria scelta; perciò dico «chi vuole». Io infatti vi invito ai beni, non vi chiamo ai mali e alle pene, né al castigo e al supplizio, perché io debba costringervi. La stessa natura di questo bene ha forza sufficiente per trascinarvi. Parlando in tal modo il Signore li attira ancor piú fortemente. Chi usa violenza, invece, chi costringe con la forza, finisce spesso con l`allontanare. Al contrario, chi lascia alla volontà dell`ascoltatore la libertà di accettare o di respingere una cosa, l`attira a sé piú sicuramente. Il rispetto e l`ossequio della libertà è piú forte della violenza. Ecco perché Gesú dice qui: «Chi vuole». I beni che offro – egli fa intendere – sono cosí grandi ed eccezionali, che dovreste correre spontaneamente verso di essi. Se qualcuno vi offrisse dell`oro e vi mettesse davanti un tesoro, non userebbe certo vioienza nel proporvi di accettarlo. Ebbene, se andiamo verso quei doni senza esser spinti da nessuna costrizione, tanto piú spontaneamente dovremmo correre ai beni del cielo. Se, da sola, la natura di questi beni non vi convince ad accorrere per ottenerli, vuol dire che siete indegni di riceverli: e qualora li riceviate ugualmente, non sarete in grado di apprezzarne a fondo il valore. Ecco perché Cristo non costringe, ma con indulgenza ci esorta. Siccome Gesú nota che i discepoli sussurrano tra di loro, sono turbati per le sue parole, aggiunge: Non occorre agitarsi cosí. Se non siete convinti che quanto vi propongo, qualora si compia non solo in me, ma anche in voi, sia causa di infiniti beni, io non vi forzo, né vi costringo, ma chiamo soltanto chi vuol seguirmi. E non crediate che «seguirmi» significhi ciò che voi avete fatto sinora, accompagnandomi nelle mie peregrinazioni. E` necessario che voi sopportiate molte fatiche, innumerevoli pericoli, se volete davvero venire dietro a me. Tu, o Pietro, che mi hai riconosciuto Figlio di Dio, non devi certo pretendere di ottenere la corona soltanto perché hai fatto questa professione di fede, né devi credere che essa sia sufficiente per assicurarti la salvezza, e che tu puoi vivere d`ora in avanti tranquillamente come se già avessi compiuto tutto. Io potrei sicuramente, in quanto sono Figlio di Dio, esimerti dal subire sciagure e prevenire tutti i pericoli cui sarai esposto, ma non voglio farlo nel tuo stesso interesse, perché tu possa portare qualcosa di tuo, contribuendo alla tua salvezza e procurandoti cosí maggior gloria. Se qualcuno di coloro che presiedono ai giochi olimpici ha un amico atleta, non vorrà certo proclamarlo vincitore solo per pura grazia e amicizia, ma piuttosto per i suoi sforzi personali: e proprio per questo motivo si comporterà cosí, in quanto è suo amico e gli vuol bene. Nello stesso modo agisce Cristo: quanto piú ama un`anima, tanto piú vuole che essa contribuisca con le sue forze alla propria gloria e non solo che l`ottenga grazie al suo aiuto. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 55, 1)
IL RITORNO SULLA VIA DELLA GIUSTIZIA
Voi sapete, fratelli, che il nostro pellegrinaggio in questa carne, su questo mondo, è breve e dura pochi giorni; la promessa di Cristo, invece, è grande, meravigliosa, come grande e meraviglioso è il riposo nella vita eterna. Che cos`altro dovremo compiere, allora, per conseguire questi beni, se non perseverare a vivere nella santità e nella giustizia, tenendo ben presente che tutti i valori riconosciuti tali da parte di questo mondo sono estranei a noi cristiani? Poiché è quando desideriamo possedere tali beni che disertiamo la via della giustizia. Ammonisce, infatti, il Signore: “Nessuno può servire due padroni” (Mt 6,24; Lc 16,13). Se noi, pertanto, avremo la pretesa di servire sia Dio che Mammona, ne riceveremo un grave danno: “Che cosa giova”, infatti, “guadagnare tutto il mondo, se, poi, si perde la propria anima?” (Mt 16,26; Mc 8,36; Lc 9,25).(Pseudo-Clemente, Sec. Epist. ad Corinth. 5)
LIBERTA’ DAL MONDO NELLA SOLITUDINE
Assomiglio a quelli che, per la poca abitudine a navigare, sul mare si sentono male e son presi dalla nausea: non sopportando la grandezza della nave col suo forte rollio, trasbordano su un canotto o una scialuppa, ma anche ivi soffrono il mal di mare, perché la nausea e la bile viaggia con loro. Tale è dunque la nostra situazione. Portiamo con noi i nostri mali interni e ovunque siamo tribolati allo stesso modo. Ecco dunque ciò che si deve fare e come ci è possibile seguire le orme di colui che ci è guida alla salvezza: “Se qualcuno vuol venire dietro a me”, dice, “rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). (Basilio di Cesarea, Epist. 2, 1)
L’INVITO DI GESU E’ PER TUTTI
Guarda dunque a questa uscita, o discepolo, e che la tua sia come quella, e non tardare a rispondere alla voce vivente di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli chiamava solo Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita ad uscire dietro di lui tutti quelli che lo vogliono; ha infatti fatto sentire un appello generale a tutti gli uomini quando ha detto: “Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo. (Filosseno di Mabbug, Hom. 4, 76)
CIO’ CHE VERAMENTE E’ ESSENZIALE
Ecco perché tutto è pieno di confusione, di disordine e di turbamento: perché si trascura l`anima, si dimentica ciò che è necessario e fondamentale, per occuparsi con grande sollecitudine di ciò che è secondario e disprezzabile. Non sai che il piú grande favore che puoi fare a tuo figlio è di conservarlo immune dall`impurità della fornicazione? Nessuna cosa infatti è cosí preziosa quanto l`anima. “Che giova all`uomo” – dice Cristo -”guadagnare il mondo intero, se poi perde l`anima?” (Mt 16,26). Ma l`amore delle ricchezze ha pervertito e sovvertito tutto: come un tiranno s`impossessa della cittadella cosí l`avarizia occupa l`anima degli uomini e vi bandisce il giusto timor di Dio. Ecco perché trascuriamo la nostra salvezza e quella dei nostri figli, avendo come unica preoccupazione quella di arricchire sempre piú. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 59, 7)
LA VIA REGALE DELLA CROCE
1) A molti sembrano assai dure queste parole: «Sacrifica te stesso, prendi la tua croce e segui Gesú» (cf.Mt 16,24). Ma saranno assai piú aspre queste estreme parole: “Andate lontano da me, voi maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41). Quelli che adesso ascoltano e praticano le parole circa la croce, allora (al giudizio finale) non temeranno di sentirsi gridare quelle altre parole di eterna dannazione. Quando il Signore verrà all`ultimo giudizio, “allora comparirà nel cielo il segno del figlio dell`uomo (la croce)” (Mt 24,30). Allora tutti i servi della Croce, che in questa vita imitarono il Crocifisso, si avvicineranno a Cristo giudice con grande fiducia.
2) Perché dunque hai tanta paura di accostarti alla croce, per mezzo della quale si va al regno? Nella croce vi è la salvezza, nella croce la vita, nella croce la protezione dai nemici. Attraverso la croce viene infusa nelI`anima la celeste soavità, vien data la robustezza alla mente, gaudio allo spirito. Nella croce vi è il compendio delle virtù, nella croce la perfezione della santità. Non vi è salvezza per l`anima, né speranza di vita eterna se non nella croce. Prendi su dunque la tua croce e segui Gesú; e andrai alla vita eterna. Ti ha preceduto Lui portando la sua croce, ed è morto Lui prima in croce, affinché anche tu porti la tua croce e muoia volentieri sulla croce; ché se lo imiterai morendo come Lui, lo imiterai anche vivendo parimenti con Lui. E se gli sarai stato compagno nella pena, lo sarai anche nella gloria.
3) Tutto dunque si riduce alla croce e al morire sulla croce e per giungere alla vita e alla vera pace interna non vi è altra via che quella della santa croce e della quotidiana mortificazione. Va` pure dove vuoi, cerca pure quello che ti pare, ma non troverai lassú una via piú alta e quaggiú una via piú sicura che la via della croce. Disponi pure e comanda che tutto sia fatto secondo la tua volontà e il tuo parere, ma non potrai che fare questa costatazione: bisogna sempre soffrire qualche cosa o per amore o per forza: vedi dunque che sempre troverai la croce. Difatti: ora dovrai patire qualche dolore nelle membra, ora dovrai subire qualche tribolazione di spirito nell`anima.
4) Talvolta ti sentirai oppresso per l`abbandono di Dio; talvolta sarai tormentato dal prossimo, e, quel che è piú, spesso tu stesso sarai di fastidio a te. E non potrai sollevarti un po` o liberarti dal male con qualche rimedio o con qualche conforto, ma ti toccherà sopportare finché a Dio piacerà; poiché Dio vuole che tu impari a soffrire il dolore senza consolazione e che tu ti sottometta a lui senza riserva e che soffrendo tu diventi piú umile. Nessuno partecipa con tanto cordoglio alla passione di Gesú, se non colui a cui sarà toccato di patire qualche cosa di simile a lui. La croce dunque è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Per quanto tu scappi via non potrai mai sfuggirle; anche perché, dovunque tu vada, per lo meno porterai appresso te e sempre troverai te stesso. Guarda pure in alto, guarda pure in basso, guarda pure fuori, guarda pure dentro… in ogni punto troverai sempre la croce. Ed è necessario che dappertutto tu porti pazienza se vuoi mantenere in te la pace e meritare l`immortale corona.
5) Ma se tu la porti volentieri, la croce porterà te; e ti condurrà alla desiderata mèta, ove, cioè, non c`è piú da soffrire, anche se questo non sarà certo quaggiú. Se invece tu la porti con ripugnanza, la troverai piú pesante e aggraverai di piú la tua pena, mentre poi non risolvi niente, perché già, tanto, non puoi fare a meno di portarla. Se poi getti via una croce, ne troverai senza dubbio un`altra, e forse piú gravosa.
6) Come puoi tu pensare di poter sfuggire a ciò che nessun uomo ha mai potuto evitare? Chi mai ci fu tra i Santi nel mondo che abbia vissuto senza croce? Nemmeno Nostro Signore Gesú Cristo, in tutto il tempo in cui visse sulla terra, fu mai un`ora sola senza croce e dolore. “Era necessario” – dice – “che il Cristo patisse tutto questo e risorgesse dai morti per entrare cosí nella sua gloria” (Lc 24,26.46). E allora come puoi tu pensare di cercare una via diversa da quella che è la via maestra, cioè la via della santa croce?
7) L`intera vita di Cristo non fu che croce e martirio, e tu cerchi per te ozio e piacere? T`inganni, t`inganni, se cerchi qualcos`altro all`infuori del patire dolori: perché l`intera nostra vita mortale è piena di sofferenze e limitata tutt`intorno da una fila di croci. E quanto piú in alto uno avrà progredito nella vita dello spirito, tanto piú pesanti croci troverà, perché quanto piú cresce in lui l`amore verso Dio, tanto piú penoso gli riuscirà l`esilio quaggiú.
8) Costui peraltro, anche se afflitto da tanti lati, non è del tutto privo di sollievo di qualche consolazione: perché, dal sopportare la sua croce, sente che gli viene un accrescimento di merito grandissimo; infatti siccome egli si sottopone alla croce con amore, tutta l`acerbità della pena gli si converte in fiducia di consolazione divina. E quanto piú la carne viene straziata dai dolori, tanto piú lo spirito si corrobora per l`interna grazia. Anzi talvolta si è talmente confortati nello stato di tribolazione e contrarietà causate dal desiderio della conformità con la croce di Cristo, che non si vorrebbe piú vivere senza dolori e avversità, perché si è convinti di essere tanto piú graditi a Dio quanto piú numerose e dolorose pene si saranno tollerate per suo amore. Certamente però una cosa simile non è virtù umana, ma è la grazia di Cristo che tali meraviglie opera nella debole carne, conducendola al punto di farle accettare ed amare col fervore dello spirito, ciò che, naturalmente, sempre aborre e fugge.
9) Non è certo secondo natura portare la croce, amare la croce, castigare e ridurre in schiavitú il proprio corpo, fuggire gli onori, ricevere contumelie serenamente, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato, sopportare tranquillamente le cose piú avverse e dannose e non desiderare nessuna prosperità in questo mondo. Se tu riguardi solo a te stesso, vedi subito che con le sole tue forze, non saresti capace di nessuna di queste cose; ma se confidi in Dio, ti sarà data dal cielo la forza; e il mondo e la carne ti diverranno soggetti. Non solo, ma non temerai nemmeno il demonio, il tuo nemico, se sarai armato di fede e segnato col segno della croce di Cristo.
10) Mettiti dunque come uno scudiero fedele e coraggioso a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocifisso per tuo amore. Sii pronto ad affrontare molte avversità e molte angustie in questa misera vita: perché dappertutto cosí sarà per te; e cosí troveresti in realtà, dovunque tu
volessi fuggire. E` necessario che sia cosí; e non c`è altro rimedio per liberarsi dalla tribolazione, dai mali, dai dolori, che sopportarli. Bevi dunque con amore il calice del Signore se vuoi essere suo amico e se desideri aver parte con lui. Quanto alle consolazioni, affidale a Dio; ne disponga lui come piú gli piacerà. Tu, dal canto tuo, disponiti a sopportare le sofferenze e figurati che siano grandissime gioie; perché “le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura” (Rm 8,18) che dobbiamo meritarci, anche se un solo uomo li dovesse patire tutti!
11) Quando sarai giunto a questo punto, che cioè il soffrire ti sembrerà dolce e gustoso per amore di Cristo, allora puoi star sicuro che hai raggiunto la perfezione, perché hai già trovato il paradiso in terra. Ma finché il patire ti riuscirà odioso e cercherai di fuggirlo, sarai sempre oppresso dal male; e il patimento ti seguirà dovunque tu fugga.
12) Se al contrario ti decidi a vivere come devi, cioè a patire e a morire, tosto tutto andrà meglio per te e troverai la pace. Ricordati che, anche se tu fossi stato rapito fino al terzo cielo come Paolo, non saresti certo per questo assicurato dal patire! Gesú infatti disse a riguardo di lui: “Io gli mostrerò quante pene dovrà soffrire per il mio nome” (At 9,16). Se dunque vuoi amare Gesú e servirlo in perpetuo sappi che devi soffrire.
13) Ma del resto, magari tu fossi degno di patire qualche cosa per il nome di Gesú! Quale grande gloria sarebbe per te, quanta letizia per tutti i santi di Dio, e, anche, quale mirabile esempio per il prossimo! Infatti tutti ammirano la forza nel sostenere i dolori, anche se poi sono pochi quelli che vogliono farlo. A ragione poi dovresti soffrire qualche piccola cosa per amore di Cristo, dal momento che tanta gente soffre cose piú penose per il mondo.
14) Sii persuaso che tu devi vivere come chi sta per morire; e che quanto piú uno muore a se stesso, tanto piú comincia a vivere per Dio. Nessuno è atto a comprendere le cose di Dio, se non si sarà sottoposto a tollerare per Cristo le avversità. Nulla vi è di piú gradito a Dio, nulla vi è di piú salutare per te in questo mondo, che patire volentieri per Cristo. E se ti fosse lasciata libertà di scelta, ti converrebbe piuttosto desiderare di soffrire contrarietà per amore di Cristo, che esser deliziato da tante consolazioni; perché, cosí, saresti piú simile a Cristo e piú conforme ai santi; infatti il nostro merito e la perfezione del nostro stato non consiste nell`avere molte soavi consolazioni, ma piuttosto nel saper sostenere i grandi dolori e le avversità.
15) E, a onor del vero, se per la salvezza dell`umanità ci fosse stato qualche metodo migliore e piú utile che il soffrire, certamente Cristo ce lo avrebbe insegnato con la parola e con l`esempio! Ma invece Egli ai discepoli che lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirlo, non dà altra esortazione, ben chiara, che quella di portare la croce: “Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Dopo aver dunque letto attentamente e meditato tutte queste cose, ecco qual è la conclusione: “Si entra nel regno di Dio solo attraverso molte tribolazioni” (At 14,21). (Imitat. Christi, II, 12, 1-15)
UN MINISTERO SCOMODO
Il ministero profetico non è una vocazione alla tranquillità: è scomodo e scomodante. Geremia vorrebbe sottrarsi all’ingrato compito, ma la parola di Dio gli brucia dentro con tale urgenza che non può contenerla. La sua anima è terreno di battaglia dove si scontrano potenze difficilmente conciliabili tra loro: Dio, il mondo, la ricerca di se stesso. Al profeta non rimane che una possibilità: lasciarsi sedurre dal suo Signore. Diverso è l’atteggiamento di Gesù. Per lui la sofferenza, la passione e la morte non solo non sono uno scandalo, ma sono in certo qual modo una conseguenza della situazione di peccato dell’uomo. La morte è “la sua ora” che si avvicina. E’ necessario che egli si rechi a Gerusalemme e soffra molto da parte degli anziani e dei sommi sacerdoti. La sofferenza e la morte sono qualcosa che “deve” venire, un momento specifico e determinante già preannunziato dai profeti nel piano salvifico di Dio. (Messalino LDC)
PARADOSSO DELLA CROCE
Pietro ragiona esattamente come noi: il successo gli appare un segno confortante della benevolenza divina e viceversa il fallimento, la sofferenza, la morte si presentano come stigmate del giudizio di Dio. Non è forse, Dio, il Dio della vita? come pensare che egli possa manifestarsi nella morte? la sua volontà non è forse volontà di salvezza? come pensare che possa volere la sofferenza e rivelarsi in un fallimento? Eppure questa è la volontà di Dio che Gesù vuole abbracciare con dedizione piena. Già all’inizio del suo ministero si era sottomesso al battesimo di Giovanni. Era un battesimo per la remissione dei peccati e lui, innocente, non ne aveva bisogno; ma le legge della sua missione era la solidarietà proprio con i peccatori e per questo si era sottomesso al rito di purificazione. Più tardi a satana, che gli proponeva la strada del successo egli aveva decisamente opposto l’obbedienza senza riserve al Padre. Proprio questo parallelo è illuminante: se ora Gesù apostrofa Pietro, chiamandolo addirittura “satana”, il motivo è che Pietro, con tutte le migliori intenzioni. gli sta proponendo la strada del tentatore: una strada di successo, che corrisponde certo alle attese umane, ma non al progetto di Dio. (S. Sibroni)
MESSAGGI PER LA VITA
Dopo il rimprovero a Pietro, Gesù pronunzia alcune massime che dovranno accompagnare la vita dei discepoli:
1° le condizioni per essere discepolo di Cristo: rinunziare a vivere per se stesso, portare la propria croce, seguire Gesù sulla strada del Figlio dell’uomo sofferente;
2° in momenti di persecuzione è necessario essere disposti a perdere la vita per Gesù Cristo: è la condizione per salvarla;
3° la rinunzia ai beni di questo mondo quando portano l’uomo a perdere la comunione con Dio;
4° le radicali rinunce che Gesù richiede non sono una perdita: alla fine “retribuirà ciascuno secondo quello che ha fatto”. (Giovanni Nervo)
PRENDERE LA CROCE
Ognuno ha la sua, alle volte si vede, altre volte no; le croci che non si vedono spesso sono le più pesanti. Di fronte alla propria croce ci si può ribellare: non serve; si può trascinarla brontolando: è molto triste; si può guardare in faccia e trovare una ragione per poterla accettare e sopportarla con dignità e sufficiente serenità. San Paolo trovava questa ragione: “Completo con le mie sofferenze quello che manca alla passione di Cristo a vantaggio delle sua membra, che è la Chiesa”. Un motivo forse più accessibile a tutti: è Dio che le permette, che è mio Padre e mi ama e mi ha detto: “ Per coloro che amano Dio (che si affidano a Lui) tutto serve a costruire il loro bene”. Anche la croce. (Giovanni Nervo)
IL SACRIFICIO SPIRITUALE
Il sacrificio è il rito essenziale di ogni religione. In un primo tempo Dio ha accettato sacrifici offerti alla maniera dei pagani, in cui però la vittima doveva avere un valore “vicario” e doveva esprimere l’atteggiamento religioso dell’offerente. Ma questo scopo non era sempre raggiunto. La tendenza al formalismo finiva per esaurire tutto nel rito esteriore. Di qui la reazione violenta dei profeti che denunziavano il formalismo di questi riti in cui la vita personale dell’offerente non era minimamente coinvolta. Ciò che Dio vuole non è il sangue degli animali, ma il cuore dell’uomo. “ Odio le vostre feste e i vostri noviluni”. Più che atti esteriori di culto, Dio vuole atteggiamenti interiori di lode o di conversione, di pentimento e di obbedienza. Gesù ha trasformato il sacrificio cruento in oblazione spirituale; con ciò ha aperto orizzonti nuovi alla religiosità. Egli è morto vittima, ma il suo sacrificio non ha il suo elemento essenziale nell’immolazione, che pure è stata consumata con tanto realismo sulla croce, ma nell’amore e nell’obbedienza di cui quel sangue era segno. Sulla croce c’è un cuore infiammato d’amore, che si abbandona alla volontà del Padre, fino al dono totale di sé. La passione è introdotta da Giovanni con queste parole: “ Avendo amato i suoi….li amò fino alla fine “, cioè fino all’estremo limite. (M. Magrassi)
IL SACRIFICIO SPIRITUALE DEL CRISTIANO
Il cristiano partecipa al sacrificio di Cristo. Tutto ciò che presentiamo a Dio ha valore vicario: vale nella misura in cui implica un’opzione personale, in cui impegna la vita. Diversamente si ritorna al culto della sinagoga e le invettive dei profeti tornano di attualità. “Sacrificio spirituale” significa riconoscere che la mia vita è di Dio, ed è fatta per essere presentata a Lui in gesto d’amore. E’ questo un atto straordinario che dà unità a tutta l’esistenza e la trasforma in una specie di liturgia permanente. Si offre tutto: dalle attività più nobili, fino ai propri svaghi. Tutto è assunto in un sacrificio in cui ciascuno è il sacerdote insostituibile. E nella Messa, unito a quello di Cristo come l’acqua al vino nel calice, assume valore di redenzione, per sé e per gli altri. Lì la morte genera la vita, la sofferenza diventa feconda e l’obbedienza ci rende liberi. Senza questo culto spirituale che si consuma nella vita, quello liturgico si riduce a una “bella cerimonia”: è un corpo senz’anima. (M. Magrassi)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu penetri da lontano i miei pensieri; ti siano note tutte le mie vie: Tu mi conosci fino in fondo. (dal Sl 138)
•Gesù “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo… Apparso in forma umana umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.(Fil 2, 6-8)
•Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca, rinsalda la nostra fede nel mistero della croce e donaci un cuore docile perché nell’adesione amorosa alla tua volontà seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio”. (II di Quaresima C)
•Signore Gesù, non sappiamo quale sia l’ora più dolce e pura dell’amore: se quella che ci raduna insieme confidenti e riposati sul tuo petto o quella che ci disperde nella notte, perduti e accasciati di tristezza. (Benedettine Mater Ecclesiae)
•Signore, dalla tua lontananza di condannati a morte, ti volgi un istante a guardarci, cogliamo nella luce dei tuoi occhi una scintilla dell’insondabile mistero che oggi ci pesa sul cuore e che domani contempleremo, svelato, sul volto dell’Amore. (Benedettine M.E)
•Rinnovaci con il tuo spirito di verità, o Padre, perché non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ciò che è buono e ciò che è gradito, per portare ogni giorno la croce. (Colletta 22 pa A)
•Concedi a noi, o Padre, di seguire Gesù sulla via della croce, per essere suoi compagni nella gloria della risurrezione.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Se vogliamo andare dietro Gesù prediamo la nostra croce e seguiamolo.