
Fraternamente
don Giancarlo
Don Bosco ai suoi giovani ha parlato spesso di paradiso e inferno, due vocaboli che oggi stanno scomparendo dall’orizzonte giovanile e di cui si parla poco anche nella catechesi e nella predicazione.
Per lui era come parlare di gioia e tristezza: la gioia di chi vive la vita con la prospettiva cristiana della salvezza, come cammino verso Dio; la tristezza dell’allontanamento da Dio, dell’indifferenza verso di lui, della vita vissuta come se Dio non ci fosse…
Torna attuale la battuta “politicamente scorretta”, direbbero gli inglesi, ma fortemente provocatoria del baffuto umorista americano, Mark Twain: “Il paradiso lo preferisco per il clima, l’inferno per la compagnia!”.
Troppi oggi sembrano preferire l’inferno almeno quello in terra: la guerra, la droga, gli abusi, le truffe, le estorsioni, il turpiloquio… (si può continuare per pagine).
Don Bosco ha preferito dar credito alla gioia perché “Un pezzo di paradiso aggiusta tutto”, diceva.
Se avesse potuto leggere Chesterton, di certo avrebbe adottato la sua bella affermazione: “Noi cristiani dobbiamo svelare il gigantesco segreto di cui siamo i portatori, la gioia”.
Il parroco