Padre,
mi dice qualcosa sul “cielo” che voi chiamate paradiso? […] Le dirò che la cosa mi incuriosisce non poco […]
(anonima)
Caro Signore,
come ben sa, cielo è il firmamento che abbiamo sopra la nostra testa. Per l’uomo, non sappiamo bene perché né quando ma probabilmente da sempre, il cielo è assurto a simbolo della realtà divina. “Lassù”, per dire “Paradiso”, non va ovviamente inteso in senso spaziale, ma come la pura trascendenza, quella cosa cioè che è al di sopra di ogni nostro calcolo, o pensiero. Una realtà, spiega un teologo, che possiamo con verità chiamare “ultraterrestre” o “transterrestre”, che in ultima analisi appartiene a Dio. Cielo/Paradiso, perciò, simboleggia la piena e incancellabile realizzazione dell’uomo. Insomma, tanto per capirci e non batter l’aria, Gesù con la sua ascensione al cielo non s’infilò tra le stelle o tra gli spazi vuoti del cosmo, oltre i buchi neri, ecc. ma raggiunse la sua pienezza completa e immarcescibile, conquistò il punto più alto di penetrazione – precisa il teologo Leonardo Boff – nel mistero di Dio. Perciò il Cielo/Paradiso non è uno spazio, un luogo in cui andremo, è invece la situazione di quelli che si trovano nell’amore di Dio e del suo Cristo. Il Cielo/Paradiso insomma realizza l’uomo in tutte le dimensioni. Proprio per questo la morte nella realtà della fede non è la scomparsa di una persona cara è invece il passaggio verso la dimensione divina, quindi non morte, ma Pasqua/passaggio.
Molto interessante!