Marco 15,14-40: 14 Pilato diceva loro:«Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifìggilo!». 15 Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17 Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18 Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20 Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 21 Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. 22 Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23 e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25 Erano le nove del mattino quando lo crocifìssero. 26 La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «II re dei Giudei». 27 Con lui crocifìssero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 29 Quelli che passavano di là Lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30 salva te stesso scendendo dalla croce!». 31 Cosi anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32 Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. 33 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34 Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36 Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 38 Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39 Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». 40 Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di loses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, 41 lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 15,14-40
Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l`iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d`Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall`alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest`uomo era Figlio di Dio!». C`erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
(Bibbia Cei: versione1971)
Esegesi
La Domenica di Passione dell’anno B la Chiesa riflette sulla passione e morte di Gesù come ci è stato tramandato da Marco 14, 1-15, 41. La pericope ha inizio con l’unzione del capo di Gesù da parte di una donna e con il tradimento di Giuda (14, 1-10), segue la preparazione alla Pasqua e la cena pasquale (14, 14-25), l’agonia nell’orto (14, 2642) la cattura di Gesù (14, 43-52); il processo di Gesù davanti al Sinedrio (14, 43-52) e davanti a Pilato (15, 1-15). La nostra riflessione si concentra ora sul viaggio verso la croce, la crocifissione, la morte e la sepoltura di Gesù (15, 16-47). Il racconto della passione di Marco non ha bisogno di commenti. Parla da sé. Dobbiamo ascoltarlo in spirito di preghiera, lasciando penetrare in noi il messaggio che ci presenta. E’ un messaggio d’amore. Solo l’amore intatti può spiegare il dramma della passione: amore verso il Padre che rende il Figlio obbediente fino alla morte di croce; amore verso gli uomini suoi fratelli, per i quali Egli affronta i più terribili tormenti.
CONSEGNO’ (14)
Tutti gli evangelisti usano il verbo “consegnare” per indicare l’atto finale con cui Pilato cede alle folle; ma è da supporre che questo lui facesse con una sentenza regolare, come esigeva il diritto romano.
DOPO AVER FATTO FLAGELLARE (15)
La flagellazione era l’inizio del supplizio che d’ordinario precedeva la crocifissione, ma poteva anche essere praticato indipendentemente da essa. Si praticava con un mazzo di strisce di cuoio, alle cui estremità erano legati corpi contundenti, come ossicini o palline di piombo. Presso gli Ebrei non si potevano superare i 40 colpi, per cui ci si fermava a 39; presso i Romani non c’era limitazione di colpi, ma solo di persone, perché tanto la flagellazione, quanto la crocifissione non potevano essere inflitte ai cittadini romani.
NEL PRETORIO (16)
“Pretorium”, è il termine che Marco usa per farci capire meglio il luogo, ma a noi non dice molto. Pretorio era nell’antichità il luogo dove il pretore o il comandante supremo fissavano la loro dimora, ma qui è usato come sinonimo di cortile interno attorno al quale si aprivano le camerate dei soldati.
TUTTA LA COORTE (16)
Una coorte era composta da 200 a 600 soldati. La coorte romana di Gerusalemme aveva la sua residenza nella Torre Antonia, grande fortezza fatta erigere da Erode il Grande, che le diede il nome del triumviro Marco Antonio suo amico ed era situata nell’angolo nordest della grande spianata del Tempio. Anche se in occasioni delle feste venivano da Cesarea altro coorti, è probabile che la coorte di cui qui si parla sia quella di Gerusalemme e il pretorio si trovasse nella Torre Antonia, dove è stato trovato un lastricato, che potrebbe essere il “lithostratos” (= lastricato), di cui parla Giovanni 19, 13.
DI PORPORA (17)
La scena dovrebbe essere quella di Gesù seduto su uno sgabello, che raffigura il trono; con i soldati che imitano il cerimoniale di corte, genuflettendo e salutando, e deridono con le battiture e gli sputi.
LO SPOGLIARONO (20)
Terminato il gioco, i soldati rimettono ogni cosa a posto. Non sembra quindi che sia stato condotto alla croce con la corona di spine, anche se una certa iconografia così lo raffigura.
LO CONDUSSERO (20)
Con estrema sobrietà Marco con “lo condussero” ci dice tutto ciò che avvenne nella via della croce. Gesù è condotto “fuori”, perché l’uso romano, che coincideva in questo con quello ebraico, esigeva che l’esecuzione avvenisse fuori delle mura della città, anche se in luogo accessibile. Il tragitto era compiuto in corteo e il condannato doveva portare con sé il patibulum, o palo trasversale, che poi veniva applicato alla sommità di un palo, già conficcato nel terreno.
UN TALE CHE PASSAVA (21)
Anche l’episodio del Cireneo è trattato con grande sobrietà, che esprime molto bene la realtà della passione. Il fatto fa comprendere la spossatezza di Gesù per il duplice processo e la flagellazione. Quanto al personaggio che porta la croce, Marco conviene con gli altri evangelisti che era un certo Simone, originario di Cirene, che tornava dalla compagna o dove stava lavorando o dove aveva la casa e che era padre di due giovani di nome Alessandro e Rufo. Quest’ultimo particolare fa pensare che i due fossero conosciuti dalla comunità cristiana, forse per qualche benemerenza.
GOLGOTA (22)
Ad ovest di Gerusalemme, a quell’epoca fuori delle mura della città. Costituiva una leggera elevazione del terreno a forma di cranio e questo è il senso della parola aramaica “golgota”, in latino “calvario”. Nell’antichità l’origine d i questo nome era collegato alla leggenda, secondo la quale nella roccia sulla quale venne rizzata la croce diCcristo era stato sepolto Adamo. Il teschio che delle volte si trova in certe effigi del crocifisso non simboleggia la morte, ma il monte “cranio”.
VINO MESCOLATO (3)
L’atto umanitario di offrire del vino aromatizzato e inebriante è attestato sia nella Bibbia che in scritti classici. Rifiutando di berlo, Gesù si dimostra deciso a bere in fondo il calice amaro che il Padre gli offre. (Gv18, 11)
POI LO CROCIFISSERO (24)
Così semplicemente, senza una parola di più, trasmettono la notizia tutti quattro gli evangelisti. Sappiamo che nel mondo romano il supplizio della croce era stato mutuato dai Cartaginesi, che, a loro volta lo aveva appreso dagli Assiri, dagli Sciti e da altri popoli orientali. Era considerato come il più crudele dei sistemi usati per le esecuzioni capitali e non poteva essere usato per i cittadini romani. In genere il condannato veniva inchiodato al patibolum che aveva portato. Quindi veniva innalzato e fissato al palo, mentre il corpo veniva fatto poggiare a cavalcioni su un piolo nel palo verticale. La crocifissione era un tormento estremamente straziante.
SI DIVISERO LE SUE VESTI (24)
Giovanni precisa (19, 23-24) che tirarono a sorte solo la tunica, tessuta tutta d’un pezzo e cita espressamente come profezia le parole del salmo 22, 19, cui Marco e gli altri Sinottici si riferiscono implicitamente.
ERANO LE NOVE DEL MATTINO (25)
Quest’ora (ora terza = nove) è segnalata solo da Marco, ma non è un’indicazione precisa e non si concilia bene con Giovanni che dice che all’ora sesta Pilato stava pronunziando la sentenza (Gv 19, 14). Forse Marco segnala due orari (ora terza (ore 9) e ora nona (ore 15) che erano quelli delle due preghiere ufficiali del tempio per indicare il carattere di intercessione della Passione di Gesù.
MOTIVO DELLA CONDANNA (26)
Anche questo particolare rientra nell’uso: la causa della condanna veniva portata al collo dal condannato o recata da un altro che procedeva davanti a lui, e, una volta eseguita la condanna la tavoletta veniva appesa alla sommità della croce. Il titolo “Il re dei Giudei” va compreso alla luce del processo davanti a Pilato (15, 1-15). Da Giovanni (19, 19-22) apprendiamo che era scritto in ebraico, greco e latino.
DUE LADRONI (27)
Il fatto è attestato dai quattro evangelisti. Gesù è annoverato tra i malfattori. La tradizione giudaica non ammetteva che fosse giustiziato più di un condannato al giorno, ma i Romani non tenevano in considerazione i costumi ebraici.
I PASSANTI (29)
Il calvario era fuori città, ma in un luogo di accesso. Il gesto dei passanti (scuotevano il capo) richiama il Salmo 22, 8; le parole di scherno (tu che distruggi il tempio) a loro volta riecheggiano le accuse fatte da alcuni davanti al sinedrio.
SALVA TE STESSO (31)
Questo invito a manifestarsi in modo abbagliante è per Gesù l’ultima tentazione. Egli, che aveva detto: “Chi vuol salvare la sua vita la perderà, chi invece perderà la sua vita la salverà”, (8, 35) resta fedele al Padre.
IL CRISTO RE D’ISRAELE (32)
Questo titolo era sinonimo di Messia o Cristo e Gesù aveva affermato davanti al Sinedrio di essere il Messia. I Sommi sacerdoti riconoscono che Gesù aveva fatto miracoli (ha salvato altri), ma non solo non gli credono ma gli rinfacciano quel titolo che i miracoli avevano confermato.
E ANCHE QUELLI (33)
Gesù non trova un minimo di comprensione nemmeno da coloro che soffrono lo stesso supplizio. Il suo isolamento è totale.
DIO MIO, DIO MIO (34)
La preghiera pronunziata in aramaico e poi tradotta in greco è un riferimento al Salmo 22. Nell’AT “essere abbandonato da Dio” esprime uno stato di grande angustia, senza però che con questo sia negato il legame con Dio; lo prova lo stesso Salmo 22 che inizia con questo grido e termina con parole di grande fiducia in Dio. Questa preghiera dice però che Dio non fa nulla per liberare il Figlio dalle mani nemiche. Lo abbandona all’angustia provocata dalla cattiva volontà degli uomini e sottolinea quanto di stupefacente c’è in questo Figlio “abbandonato” dal Padre.
CHIAMA ELIA (35)
La frase sembra indicare un fraintendimento delle parole pronunziate da Gesù. Ma bisogna tener presente che nella comune opinione del tempo Elia era il patrono dei sofferenti e che il suo ritorno sulla terra era atteso per i tempi messianici e può darsi che i Giudei abbiamo interpretato maliziosamente la preghiera di Gesù come un’invocazione ad Elia.
CORSE AD INZUPPARE (36)
Chi compie questo gesto umanitario non può essere che uno dei soldati, i soli ai quali era permesso accostarsi ai condannati. L’espressione: “ vediamo se viene Elia”, che Marco troppo concisamente attribuisce a questo soldato, Matteo, più logicamente, lo attribuisce ad “altri”(Mt 27, 49).
DANDO UN FORTE GRIDO (37)
L’emissione di un forte grido, ricordato anche da Matteo, appare inverosimile, ma si sa che la morte eccessivamente dolorosa provoca spesso di tali fenomeni. Marco riferisce solo il grido; Luca nota che Gesù aggiunse una frase: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46); Giovanni non riferisce il grido, ma asserisce che Gesù disse: “Tutto è compiuo” (Gv 19, 30).
SPIRO’ (37)
La morte è descritta con la massima semplicità: “spirò”. Riferendo quest’ultimo respiro in Matteo 27, 50 e Giovanni 19, 30 sottolineano la volontà di Gesù: “rese lo spirito” o “consegnò lo spirito”.
IL VELO DEL TEMPIO (38)
Tra i fenomeni avvenuti alla morte di Gesù, ricordati da Matteo 27, 51-53, Marco concisamente ricorda la lacerazione del velo del tempio. Si tratta del velo che separa il Santo dal Santo dei Santi, dove solo il sommo sacerdote entrava una volta all’anno. Il significato fu in qualche modo già indicato dalla Lettera agli Ebrei (9, 8; 10, 19-20): con la morte sacrificale Cristo ci ha riaperto l’accesso a Dio, riconciliandoci con lui.
ERA FIGLIO DI DIO (39)
Questo centurione è il comandante del drappello dei soldati incaricati dell’esecuzione. Il soldato fa sua un’espressione sentita poco prima e la fa sua per esprimere la sua ammirazione per il modo come è morto Gesù, per attestarne l’innocenza e glorificarne la persona. Quanto al valore dell’espressione, salvo che si ammetta un’ispirazione divina, è difficile immaginare che un pagano pensasse ad un uomo-dio. E’ certo però che così era intesa dalla prima comunità cristiana.
ALCUNE DONNE (40)
Le donne sono gli ultimi amichevoli testimoni ai piedi della croce e poi le prime al sepolcro. Qui stanno ad osservare in un atteggiamento attento e di silenziosa contemplazione. Questa presenza femminile fa risaltare l’assenza dei discepoli, ad eccezione di Giovanni (Gv 19, 26-27) e prepara quanto sarà poi detto della risurrezione. Marco ricorda solo tre donne: Maria di Magdala, un’altra Maria, madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, che era certamente conosciuto dalla comunità cristiana e Salome, madre di Giacomo e Giovanni. La Madre di Gesù è ricordata solo da Giovanni.(19, 25-27)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ALCUNE SOTTOLINEATURE SULLA PASSIONE
L’amore di Dio per l’umanità.:“ Dio ha tanto amato gli uomini da dare per loro il suo Figlio” (Gv 3, 16); “ Gesù Cristo mi ha tanto amato da dare se stesso per me” (Gal 2, 20). Fino alla fine dei tempi la croce continuerà a gridare agli uomini l’amore di Dio. I personaggi sotto la croce: popolo, capi, centurione, le donne. Il perdono totale di Gesù “ Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. L’assicurazione al ladrone pentito: “ Oggi sarai con me in paradiso”. Il dramma della sofferenza: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mt 27, 46) e della morte: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Il cammino per giungere alla risurrezione: passione e morte. Dal costato di Cristo: “Chi ha sete venga a me e beva… fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero dovuto ricevere i credenti in lui” (Gv 7, 37-39) Dal costato di Cristo sgorga l’acqua che è lo Spirito. Cosa dobbiamo fare noi: “anche noi dobbiamo mettere a disposizione la nostra vita per i fratelli” (1 Gv 3, 16); “Completo nelle mie membra quello che manca alla passione di Cristo a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa” (S.Paolo)
SOLITUDINE DI GESU
La solitudine di Gesù, ripetutamente sottolineata da Marco in tutto il racconto della passione, raggiunge il suo culmine nel momento della crocifissione e morte. Ora Gesù viene colto da quell’ultima tentazione, che in realtà lo ha accompagnato per tutta la vita. La voce di satana risuona sulla bocca dei passanti che “lo insultavano” e dei “sommi sacerdoti e scribi che si fanno beffe di lui”: “ salva te stesso, scendendo dalla croce…Ha salvato gli altri, non è capace di salvare se stesso”. (Valerio Mannucci)
DIO MIO, DIO MIO
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Quante volte un grido simile a questo del primo versetto iniziale del Salmo 21 prorompe nella storia degli uomini:“ Dio dove sei? Dove era Dio ad Auschwitz? Dov’è Dio quando i bambini soffrono, quando i popoli hanno fame, quando gli uomini sono oppressi e muoiono precocemente?” Mille risposte sono state balbettate a questa domanda. Dice l’ebreo Wiesel: “Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti. Dietro di me udii il solito uomo domandare: “ Dov’è dunque Dio?” E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: “Dov’è Dio: Eccolo: è appeso a quella forca.
NEL MOMENTO DELLA MORTE
“Gesù, dando un forte grido spirò”. Quel grido di morte pose fine alla preghiera (salmo 21) del “giusto sofferente” che pur terminava con un grazie a Dio che “aveva esaudito il suo grido di aiuto”. L’evangelista Marco la misteriosa risposta di Dio al grido di Gesù in due fatti di portata simbolica: lo squarciarsi del velo del tempio e la professione di fede del centurione pagano. (Valerio Mannucci)
EGLI CI HA AMATI PER PRIMO
Gesù Cristo è quel giusto che ha amato con un amore che si dona senza riserve e ha rivelato e reso manifesto il mistero di Dio: “ Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama è nella morte… Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore…. In questo sta l’amore…. È lui che ha amato noi per primo e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati “ (1 Gv 3, 14; 4, 8-10).. In Gesù Cristo l’onnipotenza di Dio ha voluto abitare nella debolezza dell’amore, rivelandoci che “l’amore è più forte della morte”.
ALCUNE CONSEGUENZE DA TRARRE
“Io ritenni di non saper altro in mezzo a voi, se non Cristo e questi crocifisso” (1 Cor 2, 2) “Fratello in Cristo, segui il cammino indicato dal velo del tempio. Entra nel Santo dei santi delle sofferenze di Gesù Cristo. Là troverai l’amore santo e benedetto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per i peccatori e per gli iniqui (Filarete) “Finché non giunge a questo, l’esperienza cristiana è embrionale, in cammino”. (Cardinale Martini)
AD IMITAZIONE DI GESU’
Imitiamo attraverso le nostre passioni la Passione, col nostro sangue onoriamo il Sangue, saliamo con decisione la croce. I chiodi son dolci, anche se molto acerbi. E` meglio soffrir con Cristo, che accompagnarsi agli altri nel piacere. Se sei Simone Cireneo, prendi la croce e segui il Maestro. Se, come il ladro, sei appeso alla croce, da uomo onesto, riconosci Dio: se lui per te e per i tuoi peccati è stato aggregato agli empi, tu, per lui, fatti giusto. Adora colui che è stato per tua colpa sospeso a un legno; e, se tu stai appeso, ricava un vantaggio dalla tua malvagità, compra la salvezza con la morte, entra in Paradiso con Gesú, per capire da quale altezza eri caduto. Contempla quelle bellezze; lascia che il mormoratore muoia fuori con la sua bestemmia. Se sei Giuseppe d`Arimatea, chiedi il corpo a chi lo crocifisse, fai tuo il corpo che ha espiato i peccati del mondo. Se sei Nicodemo, quel notturno ammiratore di Dio, ungilo con funebri unguenti. Se sei una Maria, o altra Maria, o Salome, o Giovanna versa lagrime alla prima luce. Fa` in modo da poter vedere la tomba scoperchiata, o forse gli angeli, o perfino lo stesso Gesú. Di` qualche cosa, sta` a sentire. Se dirà: – “Non mi toccare”, tieniti lontana. Adora il Verbo, ma non piangere. Egli sa da chi dev`essere visto per primo. Celebra le primizie della risurrezione; va` incontro ad Eva, che cadde per prima e per prima vide Cristo e avvertí i discepoli. Imita Pietro o Giovanni, corri al sepolcro, insieme e a gara, in onesta emulazione. Se sarai primo, vinci in amore, non piegarti, guardando da fuori; entra. Se, come Tommaso sarai lontano dal gruppo dei discepoli che videro il Risorto, dopo che l`avrai visto anche tu, non rifiutar la tua fede. (Gregorio di Nazianzo, Oratio XLV, in Pascha, 23-25)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fà che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione per partecipare alla gloria della risurrezione. (Colletta Domenica di Passione)
•Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza. E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto e proclamiamo insieme la tua lode. (Prefazio Domenica di Passione)
•Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale.(Colletta Venerdì santo)
•Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome (Fil 2, 8-9)
•Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei nemici e a subire il supplizio della croce.(Orazione del Venerdì Santo)
•Dio onnipotente ed eterno che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l’opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero ci conservi per sempre al tuo servizio. (Orazione dopo la comunione del Venerdì Santo)
•O Trinità, il luogo in cui ti riveli a noi è la Croce. La ci è donato tutto l’amore del Padre; là il Figlio, nella maniera più radicale dice si al Padre…dice a noi e al Padre l’amore totale del suo infinito sì. O Trinità, incastonami nell’intima dinamica della Passione di Gesù per farmi entrare a far parte del circolo di vita del tuo amore. (Klaus Hemmerle)
•Padre che consegni il tuo unico Figlio per noi; Figlio che vivi il supremo abbandono della Croce, Paraclito, che unisci il Padre donante e accogliente al Figlio morente e in lui alla passione del mondo, Trinità del dolore, Dio nascosto del Venerdì santo, donaci di prendere ogni giorno la croce dell’abbandono e di offrirla con te in una comunione più grande. (Bruno Forte)
•O croce beata che apristi le braccia a Gesù redentore, bilancia del nostro riscatto, che tolse la preda all’inferno. Ave, o croce, unica speranza in questo tempo di passione, accresci ai fedeli la grazia, ottieni alle genti la pace. (Dall’Inno di Vespri Settimana Santa)
•O Gesù redentore, immagine del Padre, luce d’eterna luce, accogli il nostro canto. Per radunare i popoli nel patto dell’amore distendi le tue braccia sul legno della croce. Dal tuo fianco squarciato effondi sull’altare i misteri pasquali della nostra salvezza. (Dall’Inno di Lode della Settimana santa)
•Abbà, Padre, accogli la passione del tuo Figlio, passione che ha fame degli affamati, sete degli assetati, freddo degli ignudi, oscurità dei dubbiosi; ascolta il tuo figlio, riconciliato in Gesù Cristo; ascolta la tua chiesa che a te si rivolge con fiducia e speranza; ascolta il pianto del povero e dell’oppresso, addolcisci il cuore di ogni uomo, infondi in esso sentimenti di misericordia, di giustizia e di pace. (Piergiorgio Di Domenico)
•O Cristo che hai preso su di te i nostri patimenti, che sei stato abbandonato dai discepoli, rinnegato da un amico, sei stato flagellato, hai portato la croce, hai sofferto per i peccatori, hai finito la vita con un grande grido, abbi pietà della tristezza del mondo.
•O Spirito consolatore, tu che trasformi in amore il dolore del mondo: donaci la fede! Quella fede che è certezza di cose non dimostrabili, conoscenza riverente di misteri, che non si possono spiegare, adesione consapevole al tuo infinito amore, quella fede che sola può dare la forza di continuare il nostro cammino. (G Vannucci)
•Maria, Madre addolorata e che hai accettato la dura realtà della croce e sei stata attraversata più di ogni altra creatura dal drammatico evento della morte di Gesù tuo Figlio, che hai partecipato alla sua morte sapendo che era un misterioso prezzo e contributo al compiersi definitivo del regno di Dio, sii nostro aiuto nel momento del dolore e della morte, ottienici il coraggio nel sopportare la sofferenza, nell’affrontare e sopportare la morte, e la fede anche quando siamo oggetto di odio e di oppressione.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Facciamo nostra la conclusione di Paolo: “Io ritenni di non saper altro in mezzo a voi, se non Cristo e questi crocifisso”. (1 Cor 2, 2)