Luca 9, 28-36: 28 In quel tempo. Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e sali sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e La sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34 Mentre parlava cosi, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube usci una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36 Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 9, 28- 36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d`aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all`entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l`eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La scena della trasfigurazione si trova al termine del ministero di Gesù in Galilea e prima della partenza per Gerusalemme (9, 51) e fa seguito alla confessione di fede di Pietro e all’annunzio della passione (9, 18-27). Sconvolti dalle strane dichiarazioni di Gesù, i discepoli scoprono la sua gloria e la sua identità: egli è Figlio e Parola di Dio. Luca descrive la trasfigurazione sullo schema delle teofanie antiche (nube, splendore), ma la novità evangelica si staglia su questo sfondo coreografico e la scena è di significato cristologico. Questa è una delle pagine più importanti dell’opera lucana. Come gli altri sinottici, Luca riporta l’esperienza anticipata della gloria, prima del viaggio a Gerusalemme.
PIETRO, GIACOMO E GIOVANNI (28)
I fatti qui descritti avvengono “circa otto giorni dopo” la professione di fede di Pietro e l’annunzio della passione. (9, 18-27)
SUL MONTE A PREGARE (28)
Monte e preghiera, note caratteristiche di Luca, introducono nella rivelazione. Luca è l’unico evangelista che parla qui di preghiera. Il terzo evangelista spesso coglie Gesù in preghiera (: 3, 21; 5, 16;6,12;11, 1; 22, 32; 23, 34.). La manifestazione seguente è la risposta di Dio alla preghiera. Quando il giusto si aggrappa a Dio, Dio risponde. (Sl 9, 1416)
MENTRE PREGAVA IL SUO VOLTO (26)
Luca situa la trasfigurazione in rapporto alla vita interiore di Gesù. E’ a questo livello che si decide in primo luogo la sua missione. Mentre prega la verità del suo intimo risplende: Dio lo riempie dal di dentro, il suo volto cambia d’aspetto, le sue vesti rifulgono. Luca non definisce il fatto “trasfigurazione”, che poteva recare confusione con le mitologie pagane e non si ferma a fare paragoni come Marco e Matteo.
DUE UOMINI (30)
Col termine “uomini”, Luca presenta anche gli angeli della risurrezione (24, 4) e i due angeli dell’Ascensione (At 1, 10).
MOSE’ ED ELIA (30)
Due testimoni garantiscono la veridicità del fatto (Dt 19,15). Questi due uomini rappresentano la Legge e i profeti (24, 27-44). Elia è già stato ricordato (9, 8-19), Mosè era sullo sfondo del miracolo del pane (manna., deserto). I due hanno in comune l’esser saliti sulla montagna per pregare e cercare il Signore e l’essere associati alla gloria diDio, Mosè quando discese dal monte (Es 34, 29 ss), Elia quando fu rapito su un carro di fuoco (2 Re 2, 11-12). Anche la tradizione giudaica li associava: ambedue erano legati al monte (Carmelo e Sinai) ambedue rifiutati dal popolo, ambedue profeti, ambedue scomparsi misteriosamente. Luca e la tradizione cristiana li considerano tipi di Gesù.
DELLA SUA DIPARTITA (31)
Dipartita è letteralmente “ esodo” che è tutto il mistero pasquale. La presenza di Mosè ed Elia attesta la conformità dell’esodo di Gesù con le Scritture (vedi anche 24, 44)
COMPIERSI A GERUSALEMME (32)
Per Luca Gerusalemme è il centro di tutto, sia nel Vangelo che negli Atti degli Apostoli.
OPPRESSI DAL SONNO (32)
Come nel racconto dell’agonia (22, 45), Luca tende a scusare gli Apostoli, ma questo sonno contrasta con la veglia di Gesù nella preghiera. Traspare nel racconto anche un certo invito alla vigilanza, che nel Getsemani è esplicita. Il sonno degli apostoli si può spiegare se si pensa che è possibile che Gesù e i suoi abbiano trascorso la notte sul monte.
VIDERO LA GLORIA DI DIO (32)
La gloria (doxa) della trasfigurazione è superiore a quando appare a Mosè dopo la permanenza al Sinai: per Mosè è un riflesso provocato dal contatto col mondo celeste, in Gesù è la rivelazione della gloria che egli possiede durevolmente, per quanto non in forma manifesta.
PIETRO DISSE A GESU’ (33)
Pietro parla anche a nome degli altri. Gli apostoli non riescono a comprendere, e finiscono per equiparare Gesù a Mosè ed Elia. E’ ancora grande la loro ignoranza..
VENNE UNA NUBE (34)
E’ un’altra forma della manifestazione divina: la nube nasconde e rivela la presenza di Dio. Una colonna di nubi tenebrosa e luminosa, accompagnava gli Ebrei nell’Esodo (Es 13,. 21-22) e la nube coprì la montagna per sei giorni (Es 19, 16). La potenza dell’Altissimo copre Maria con la sua ombra. (Lc 1, 35)
ENTRARE IN QUELLA NUBE (34)
La presenza di Dio li coinvolge. Vengono resi partecipi del mistero che accade. L’accedere nella nube può significare che gli Apostoli formano con Gesù una comunità di vita e di destino; se l’ascoltano, condivideranno un giorno la sua gloria (Gv 17, 10 9). A questo punto li coglie la paura, che coglie tutti coloro che entrano in contatto col divino (Is 6, 1-5)
USCI’ UNA VOCE (35)
Mentre nel Battesimo la voce si fa sentire a Gesù come conferma della sua messianicità (3, 22) qui si rivolge agli apostoli. Essi scoprono, sentendola, un nuovo aspetto di Gesù e, allo stesso tempo, l’importanza per loro di dargli fiducia.
FIGLIO MIO L’ELETTO (35)
“Figlio mio l’eletto” è la terminologia che designa il Messia (Is 4, 1). Gesù è il Figlio che nel suo compito unico sostituisce gli antichi progetti. La parola di Dio rivela il mistero: colui che all’apparenza è solo un uomo, che andrà alla morte, è la verità definitiva, la presenza (il Figlio) di Dio sulla terra. Per un momento è sollevato il velo e si vede la parte vera di Gesù.
ASCOLTATELO (35)
Tutto converge in quest’ordine. Gesù ha posto tali condizioni per seguirlo (9, 2326), ha parlato di passione, e i discepoli potrebbero esitare ad ascoltarlo. Perciò Dio dà a loro l’appoggio della sua testimonianza e l’ordine di ascoltare e seguire Gesù
GESU’ RESTO’ SOLO (36)
Mosè ed Elia hanno compiuto la loro missione di testimoniare, il Padre ha ordinato di ascoltarlo e Gesù resta ora con i discepoli, che non debbono cercare maestri altrove: devono ascoltare e seguire solo Gesù.
TACQUERO (36)
Matteo e Marco dicono che è Gesù stesso che dice loro di tacere. Il silenzio è opportuno, perché bisognerà che Gesù sia risuscitato per riconoscere nella trasfigurazione un anticipo della Risurrezione e dell’entrata di Gesù nella gloria.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
CONOSCENZA TEOLOGICA
Nei Vangeli trovi un Gesú conosciuto, si potrebbe dire, secondo la carne, da quelli che non salgono il monte attraverso i suoi miracoli e i suoi sermoni, e un Gesú conosciuto teologicamente, attraverso tutti i Vangeli, e visto, attraverso la loro conoscenza, in forma divina; innanzi a questi Gesú si trasfigura, non innanzi a quelli che sono a piè del monte, in basso. Dopo che il suo volto trasfigurato sarà diventato simile al sole, per rivelarsi ai figli della luce, che si saranno spogliati delle opere delle tenebre e si saranno rivestiti delle armi della luce (Rm 13,12) e non saranno piú figli delle tenebre e della notte, ma del giorno (1Ts 5,5) e cammineranno nello splendore del giorno (1Ts 4,12), allora egli si manifesterà ai loro occhi, non solo come un sole, ma come il sole di giustizia (Rm 13,13). (Origene, Comment. in Matth., 12, 37 s.)
PAROLE DEI VANGELI, VESTITI DI GESU
Ma non è solo il suo volto che si trasforma innanzi a tali discepoli; i suoi vestiti diventano bianchi come la luce, agli occhi di coloro che egli condusse con sé sul monte. Ma i vestiti di Gesú sono le parole e le lettere dei Vangeli, di cui egli è vestito. Anche le lettere degli apostoli, che espongono le cose che riguardano Gesú, penso che siano quelle vesti di Gesú fatte bianche agli occhi di coloro che salirono con Gesú sul monte… Quando, dunque, incontrerai uno che cerca non solo la teologia di Gesú, ma che studia anche il testo dei Vangeli, puoi dire che per lui i vestiti di Gesú son diventati bianchi come la luce. (Origene, Comment. in Matth., 12, 37 s.)
CONDIZIONI PER VEDERE IL SIGNORE
[Il Salvatore] insegnò che coloro che avessero in mente di seguirlo debbono rinunciare a se stessi e tenere in poco conto la perdita dei beni materiali in vista di quelli eterni; infatti, salverà sicuramente la propria anima chi non avrà avuto paura di perderla per Cristo (cf. Mt 16,25). Era per altro necessario che gli apostoli concepissero davvero nel loro cuore quella forte e beata fermezza, e non tremassero di fronte alla rudezza della croce che dovevano assumersi occorreva che non arrossissero minimamente del supplizio di Cristo, né che stimassero vergogna per lui la pazienza con la quale doveva subire gli strazi della sua Passione senza perdere la gloria della sua potestà. Cosi, Gesú prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello (cf. Mt 17,1), e, dopo aver salito con essi l`erta di un monte appartato, si manifestò loro nello splendore della sua gloria….(Leone Magno, Sermo 38 [51], 2-3.5)
PERCHE’ LA TRASFIGURAZIONE
Senza dubbio, la Trasfigurazione aveva soprattutto lo scopo di rimuovere dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce, affinché l`umiltà della Passione volontariamente subita non turbasse la fede di coloro ai quali sarebbe stata rivelata l`eccellenza della dignità nascosta. Con eguale previdenza, egli dava però nel contempo un fondamento alla speranza della santa Chiesa.) Pietro era come rapito in estasi nel desiderio dei beni eterni; pieno di gioia per quella visione, si augurava di abitare con Gesú in quel luogo in cui la sua gloria si era cosí manifestata, costituendo tutta la sua gioia; cosí disse: “Signore è bello per noi restar qui; se vuoi facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4). Ma il Signore non rispose a quella proposta, volendo dimostrare non certo che quel desiderio fosse cattivo, bensì che era fuori posto il mondo, infatti, non poteva essere salvato se non dalla morte di Cristo e l`esempio del Signore invitava la fede dei credenti a comprendere che, senza arrivare a dubitare della felicità promessa, dobbiamo tuttavia, in mezzo alle tentazioni di questa vita, chiedere la pazienza prima della gloria; la felicità del Regno non può, in effetti, precedere il tempo della sofferenza. (Leone Magno, Sermo 38 [51], 2-3.5)
RIMOSSA LA NUBE APPARE IL SOLE
Che meraviglia che la sua faccia sia diventata come il sole, se egli è il Sole? Che c`è di strano che la faccia del Sole diventi come il sole? Era il Sole, ma nascosto sotto una nube; rimossa la nube, ecco che splende. Che cosa è questa nube che viene rimossa? Non proprio la carne, ma la debolezza della carne, che viene rimossa per un istante. E` la nube della quale il Profeta disse: “Ecco il Signore sale sopra una nube leggera” (Is 19,1). La nube-carne che cela la divinità; leggera, perché non appesantita da colpe…., perché è la carne dell`Agnello che porta via i peccati del mondo. (Pietro il Vener., Sermo 1, passim)
CONTEMPLAZIONE DEL SOLE
Della contemplazione di questo Sole anche tu, Città beata, godrai in eterno, quando, discesa dal cielo, sarai ornata come sposa preparata da Dio per il suo sposo. Questo Sole non tramonterà piú per te, esso ti stende un eterno mattino sereno. Questo Sole non sarà piú coperto di nubi, ma rifulgendo sempre ti ravviva di luce incessante. Questo Sole non ti acceca, ma ti aiuta a vedere, t`invade di divino fulgore. Questo Sole non conosce eclissi, perché il suo fulgore non viene interrotto da nessun tuo dolore; perché “non ci sarà piú né morte, né lutto, né dolore, né grida” che possano oscurare lo splendore a te dato da Dio perché, come fu detto a Giovanni: “Queste cose ormai sono passate” (Ap 21,4). Questo è il Sole del quale il Profeta disse: “Non sarà il sole a farti luce di giorno, né la luna t`illuminerà di notte, ma il Signore tuo Dio sarà la tua luce eterna” (Is 60,19). Questa è la tua luce eterna, che viene dalla faccia del Signore. (Pietro il Vener., Sermo 1, passim)
TRASFIGURAZIONE, PROFEZIA
La Trasfigurazione di Gesù è un segno e una profezia di quello che sarà di noi un giorno nella « nostra patria ». Ciò che ha fatto il Capo deve completarsi nel corpo: non solo la passione, ma anche la trasfigurazione. A questo punto, noi potremmo ingannarci, proiettando il significato « per noi » della Trasfigurazione tutto quanto nella patria dei cieli, cioè dopo morte. E un inganno perché se la trasfigurazione in Cristo del nostro corpo avverrà in futuro, nella risurrezione della carne, quella del cuore deve avvenire già adesso! Senza questa, anzi, non ci sarà quella; noi dobbiamo assimilarci a Cristo nello spirito, nei pensieri, nella vita, perché un giorno, dopo la vittoria sull’« ultimo nemico », tutto ciò possa trascinare nella luce anche il nostro corpo. (Cantalamessa)
L’UOMO TRASFORMATO IN CRISTO
Chi è e come si presenta l’uomo trasformato in Cristo? E uno il cui cibo è fare la volontà del Padre; uno che si lascia condurre stabilmente e docilmente dallo Spirito sia che questi lo conduca nel deserto, sia che lo conduca sul Tabor, sia che lo conduca nel Getsemani. L’uomo trasformato in Cristo è uno che ama i fratelli fino a dare la vita per essi (la vita, non la morte!, cioè il proprio tempo, l’effetto, la competenza, i beni materiali); l’uomo trasformato in Cristo è uno che si è lasciato prendere e sedurre dalla passione per il Regno, che nulla più antepone ad esso; che per esso è disposto a dare tutto senza esigere nessuna ricompensa che non sia la pura e semplice amicizia di Gesù; uno che non è più, perciò, un mercenario che aspetta la paga per ogni piccolo servizio, ma un fratello per Gesù; uno che, nel Regno, lavora in proprio, in famiglia. (Cantalamessa)
PASSIONE NUOVA DI CONOSCERE GESU’
Dovremmo concepire una passione nuova di conoscere Gesù, una voglia ardente di sentire parlare di lui, giudicare – come diceva san Bernardo – tutto insipido ciò che non è condito di Gesù. Questo dovrebbe condurci ad una relazione personale viva e vera con il Maestro: Gesù non più memoria storica, o personaggio, ma persona per noi, amico, come noi siamo amici per lui. Dentro il cuore dovrebbe nascere la fierezza di essere riconosciuti, nel mondo d’oggi, come discepoli di Gesù di Nazareth. Ma come acquisire una tale conoscenza viva di Gesù? Un mezzo è la lettura e l’ascolto assiduo della testimonianza apostolica che risuona nella Chiesa (magistero dei vescovi, teologia); poi lo studio, soprattutto lo studio della Sacra Scrittura: la legge (cioè l’Antico Testamento), diceva sant’Agostino, è gravida di Cristo; a sua volta, Gesù è la chiave per capire tutta la Bibbia; senza di lui, essa rimane come coperta da un velo (cf. 2 Cor. 3, i.5ss.). (Cantalamessa)
ASCOLTATELO
Secondo, l’imitazione di Cristo. La conoscenza di Gesu’ è in vista dell’imitazione di Gesù; il Padre stesso nel Vangelo di oggi ci mette alla sequela di Cristo dicendo: Ascoltatelo! La croce occupa un posto specialissimo in questo cammino di imitazione; è la chiave di tutto e c’è un rapporto diretto tra essa e la nostra trasfigurazione in Cristo: Sono stato crocifisso con Cristo: per questo, non sono piu’ io che vivo ma Cristo vive in me (GaI. 2, 20). Diventare « conforme a Gesù nella morte » è la via per « giungere alla risurrezione dai morti», cioè alla nostra trasfigurazione in lui (cf. FiI. 3, 10-11). (Cantalamessa)
COMUNIONE CON CRISTO
Terzo, la comunione con Cristo. Qual è il senso dello sforzo che facciamo per conoscere e imitare Gesù Cristo? Forse quello di procurarci, in tal modo, per merito nostro, la trasformazione in Cristo? Assolutamente no! “Mi sforzo di conquistarlo – dice Paolo – perché anch’io sono stato conquistato da Gesu’ Cristo: Fil. 3, 12). Il nostro sforzo è necessario perché Dio vuole costruire con la nostra libertà, non a dispetto di essa; non ci vuole salvare senza di noi, come invece ci ha creati senza di noi. Tuttavia, ciò che di fatto ci salva non è la nostra volontà di essere salvati da Dio, ma la volontà di Dio di salvarci; in altre parole, la sua grazia: Per grazia siete stati salvati e ciò non viene da voi ma è dono di Dio (Ef. 2, 8). Tale comunione di vita con Cristo trova il suo culmine in un sacramento: l’Eucaristia. Essa è il sacramento per eccellenza della nostra trasfigurazione in Cristo. Apparentemente, siamo noi che nell’Eucaristia, afferriamo Cristo e lo assimiliamo a noi; in realtà, è lui che assimila noi a sé. Dopo l’Eucaristia, viene la preghiera. Non basta una preghiera a pezzi e bocconi, sotto forma di semplici giaculatorie, fatta mentre si lavora o si cammina; occorre, almeno una volta al giorno, un po’ di preghiera distesa che permetta al nostro cuore di prendere contatto davvero con quello di Dio. (Cantalamessa)
ALLA RICERCA DEL VOLTO DI DIO
Tutto il salmo 26 è pervaso da un desiderio appassionato: contemplare il volto di Dio, soffuso di bontà, radioso di bellezza. I tre discepoli prediletti lo hanno contemplato sul monte, in sembianza umana: quella di Gesù trasfigurata (Vangelo). L’episodio è un segno che in Gesù Dio si è dato un volto visibile, ha mostrato quella faccia che nessuno ha mai visto (Gv 1, 18) è il volto di un uomo su cui risplende la gloria di Dio. Incantato dalla sua bellezza Pietro esclama: “ E’ bello per noi restare qui”. La vicenda di Abramo (prima lettura) è un modello di questa ricerca del Volto. Ci è presentato un momento forte di questa avventura della fede alla ricerca del Signore: la stipulazione dell’alleanza, che sigilla un rapporto personale d’amore tra Abramo e Dio. L’amore è la forza intima che alimenta e sospinge la ricerca. La scena si svolge in un paesaggio notturno: come a dire che l’incontro della fede è circondato da un alone di oscurità. Non si può quaggiù rimanere sempre sulla luce del Tabor. Non è ancora la patria, con la luce senza tramonto, quando non solo vedremo la gloria del Cristo, ma saremo noi tessi trasfigurati a sua immagine (2° lettura). E’ questo il traguardo finale dell’itinerario di fede.
Il volto è immagine della persona. Trovarsi faccia a faccia con una persona è entrare con essa in comunione. Dire che Dio ha un volto è un’espressione figurata per affermare che egli è una persona, con cui è possibile stabilire un rapporto personale, Non un essere astratto, ma Qualcuno. Qualcuno che ha un volto, che ha una voce, che mi chiama per nome, che mi conosce, che vuole essere riconosciuto da me. Qualcuno che si rivolge a me a cui io mi posso rivolgere…. Egli è soprattutto presenza. Irrompe nella mia vita: se mi apro a Lui con disponibilità piena la mia esistenza ne è scossa, mutata. Si instaura con lui un rapporto vivo e la sua presenza trasforma tutto. L’esperienza di fede in fondo non è che questo. (M. Magrassi)
VIVERE NEL TEMPO RIVOLTI ALL’ETERNO
Il cammino della fede, segnato dalla croce, si trova costantemente a fare “memoria”, ad accogliere il “presente”, ad impegnarsi, e a guardare al “futuro”. Tre momenti intimamente uniti fra loro, per cui la memoria senza attualizzazione rischia di diventare semplice nostalgia; la proiezione verso il futuro, dimenticando il presente, si trasforma in evasione; il presente senza memoria e senza futuro perde il suo fondamento e il frutto della sua pienezza.
Sul monte Tabor Gesù rivela ai suoi l’interezza del suo volto e della sua vicenda storica, ma gli apostoli colgono solo uno scampolo di questa storia, e vorrebbero ritagliarselo per loro: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende…”. Fa parte invece del cammino della fede accogliere l’interezza del suo orizzonte e, conseguentemente, il suo percorso, con tutte le sue luci e le sue ombre. (Giovanni Volta)
RIFLESSIONE VARIE
La trasfigurazione di Gesù anticipazione della rivelazione del mistero pasquale di Gesù Cristo. La trasfigurazione stimola il cristiano a mettere al centro della propria risposta di fede la morte e la risurrezione di Gesù. La fede cristiana non è solo un’“accoglienza”, ma anche un “cammino”, che ha una sua logica paradossale agli occhi degli uomini. Al cuore di questa logica sta la croce. “Il mio Figlio diletto” è Gesù. Lui il credente deve ascoltare per volontà, per disposizione del Padre; la sua parola è la medesima parola del Padre.
E’ volere del Padre che prestiamo fede a Gesù, vale a dire che consegniamo la nostra vita a lui, diamo direzione e senso alla nostra esistenza dietro a lui. Solo a queste condizioni il Padre ci considera suoi.
Approfondite il significato della presenza accanto a Gesù, Mosè (Legge) ed Elia (Profeti). Vedere il racconto di Gesù con i discepoli di Emmaus (Lc 24, 13- 27) (“ E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture quanto si riferiva a lui” (Lc 24, 37).
Il cammino della fede si trova a fare costantemente “memoria” di Gesù morto e risorto, a vivere nel tempo secondo i suoi insegnamenti sempre in tensione verso il futuro. La trasfigurazione mette i discepoli di fronte al mistero di Gesù. Cosa dice a me concretamente? Divenuti figli col battesimo, siamo convinti che dobbiamo trasformarci a somiglianza del suo Figlio, se vogliamo un giorno partecipare alla sua gloria nel cielo? La speranza nella risurrezione e della nostra trasfigurazione in Cristo, deve sostenerci nelle lotte, nelle prove, nei nostri doveri quotidiani.
Abbiamo cura di trascinare anche gli altri sulla via che conduce al cielo, per mezzo della nostra fedeltà a Dio e con la luce della nostra carità?
PREGHIERA (pregare la parola)
•A tutti coloro che con ansia sono alla ricerca della verità risplenda la luce di Cristo nella loro notte e porti la pace e la gioia con la sicurezza della fede.
•I cristiani, vivendo la loro fede, siano la luce che dissipa le tenebre della terra nella nostra società, che con l’abbondanza delle comodità materiali sembra aver perduto il senso dei veri valori.
•Signore, nel tuo amore di Padre hai voluto che il volto trasfigurato del tuo Figlio illuminasse il nostro cammino e riconfortasse il nostro cuore. Egli è la luce che rischiara, è la vita che ridona forza e coraggio. Fa’ che sappiamo compiere con generosità gli sforzi e i sacrifici necessari per conformare la nostra vita ai suoi insegnamenti.
•Il battesimo ci assimila a Cristo e da quel momento portiamo in noi i germi della nostra trasfigurazione. Ti preghiamo, Signore di non dimenticarci che prima di conoscere la gloria, dobbiamo passare attraverso le sofferenze e le umiliazioni della croce. (C. Berthes)
•Quando il pregare ci fa paura, perché temiamo di dover fare i conti con te e con le tue ispirazioni che sconvolgono la nostra tranquillità. donaci, o Gesù, il conforto della tua presenza, e infondici il coraggio di continuare a seguirti.
•Quando la nostra preghiera cade nell’eccesso di parole, mandaci, o Gesù, una bella nube che oscuri il chiacchiericcio, e guarisca nel silenzio la nostra incapacità di ascoltarti.
•Quando il pregare diventa faticoso come il salire su una montagna, quando ci prende la sensazione che questo monte assomigli molto al Calvario, vieni a camminare con noi, o Gesù, perché la forza della tua testimonianza renda più deciso e sicuro il nostro passo. (D. Pezzini)
•Il Signore è mia luce e mia salvezza, il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme. Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. Di te ha detto il mio cuore: « Cercate il suo volto »; Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto. Non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. (Dal Salmo 26)
•Cristo del Tabor e del Calvario, fa’ che non separiamo mai le due montagne, e nell’oscurità della notte ci sia sempre almeno un lume acceso: così non ci esalteremo in stolti orgogli come non ci lasceremo abbattere in inutili disperazioni. (D. M. Turoldo)
•“Una sola cosa ho chiesto, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita “ (Sl 26,4).
•“Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. (Sl 24, 8-9)
•Mentre Gesù pregava la luce di Dio lo avvolge e trasfigura il suo volto. Fa, o Padre, che anche la nostra preghiera sia autentica e ci apra alla tua illuminazione.
•“Ascolta, o Padre, la preghiera del tuo popolo che celebra la passione del tuo Figlio; fa che dopo averlo acclamato nel giorno dell’esultanza, sappiamo seguirlo con la fedeltà dell’amore nell’ora oscura e vivificante della croce” (Orazione Domenica di Passione)
•Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la nostra fede nel mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nell’adesione alla tua volontà seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio”. (Colletta 2 Quaresima: C)
•Quando il cammino della fede diventa faticoso, come salire su una montagna, che ci sembra il Calvario, vieni a camminare con noi, Gesù, e donaci la certezza che quel monte è il Tabor della trasfigurazione.
•Signore, che hai voluto che il tuo Figlio si trasfigurasse, illuminasse il nostro cammino, confortasse il nostro cuore, fa che sappiamo compiere con generosità gli sforzi e i sacrifici necessari per conformare la nostra vita ai suoi insegnamenti.
•O mia Signora e Madre, Maria santissima, sicuro della tua fedeltà benedetta, io, ora e sempre e per l’ora della mia morte, affido alla singolare tua custodia e nel seno della tua misericordia la mia anima e il mio corpo. In te ripongo ogni mia speranza e consolazione, ogni afflizione e miseria, la vita e la fine di essa, affinché, per la tua efficacissima intercessione e per i tuoi meriti, tutte le mie azioni siano indirizzate e ordinale secondo la tua volontà e del tuo divin Figlio. (S. Luigi Gonzaga, 1568-1591)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Ascoltiamo sempre la parola di Gesù, figlio eletto del Padre.