Matteo 17, 1-9: 1 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 4 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8 Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9 Mentre scendevano dal monte. Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 17, 1-9
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All`udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell`uomo non sia risorto dai morti»
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La trasfigurazione è l’evento straordinario in cui il velo dell’umanità di Cristo si solleva per un momento e lascia intravedere lo splendore della natura divina ed ha lo scopo principale di accreditare presso i discepoli la missione salvifica di Gesù. Pietro nella seconda lettera ricorda: “ Egli ricevette da Dio onore e gloria quando dalla magnifica Gloria fu recata a lui questa voce: “ Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”. E noi udimmo questa voce portata dal cielo, mentre eravamo con lui sul monte santo“ (1,6-8).
SEI GIORNO DOPO (1)
L’indicazione del tempo, che la pericope liturgica non include, sostituendola con “in quel tempo” pone la trasfigurazione dopo un avvenimento imprecisato, che è forse la confessione di Pietro, (16, 12-16) o la prima predicazione della passione (16, 21).
PIETRO, GIACOMO E GIOVANNI (1)
Sono i tre testimoni privilegiati di particolari eventi: risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 37), l’agonia nell’orto (Mt 26, 18), L’alto monte non viene nominato; la tradizione cristiana, già dal tempo di Cirillo da Gerusalemme indicava come monte della trasfigurazione il Tabor. Il monte è luogo della vicinanza dell’incontro e della rivelazione di Dio (Vedi Monte Sinai).
FU TRASFIGURATO (2)
Non si trattò di una visione, ma di una vera teofania, ossia di una manifestazione di Dio. La trasfigurazione è un’anticipazione temporanea dello stato glorioso di Gesù dopo la risurrezione.
IL SUO VOLTO BRILLO’ (2)
La descrizione di quanto avvenne viene fatta col linguaggio apocalittico corrente.(Dn 10, 1 ss; Ap 1, 16). Anche il volto di Mosè era splendente per il riflesso della Gloria di Javhé (Es 34, 29), e dell’angelo al sepolcro è detto: “Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve”. Nel regno di Dio i beati sono “irraggiati” dalla “gloria” divina. Nella trasfigurazione di Gesù “ il suo volto brillò come il sole e le vesti divennero bianche come neve.
MOSE’ ED ELIA (3)
La loro simbologia è chiara: essi rappresentano rispettivamente la Legge e i Profeti, cioè l’Antico Testamento, la cui testimonianza al Cristo è fondamentale. Inoltre Mosè ed Elia sono figure degli ultimi tempi.
CONVERSAVANO CON LUI (3)
L’argomento del colloquio non è qui indicato, ma Luca precisa che parlavano “della sua dipartita”, cioè della sua morte imminente. Ciò indica che la trasfigurazione ha un nesso strettissimo con la morte di Gesù e deve servire a sorreggerà la fede dei discepoli nel momento della crisi.
FARO’ QUI TRE TENDE (4)
La “tenda” rievoca le tende della festa dei Tabernacoli, le tende degli ultimi tempi nell’esodo definitivo, quando ci si sarebbe accampati nelle tende di Dio (“Ti farò di nuovo abitare sotto le tende, come ai giorni del convegno” (Os 12, 10) e la sacra Tenda dell’Antica alleanza, simbolo della presenza divina in mezzo al popolo. Pietro si dimostra ingenuo: pensa che la trasfigurazione sia l’inizio della gloria messianica e che sia arrivato il tempo della pienezza finale. Il capo degli apostoli chiama Gesù, col titolo cultuale di“ “Signore” (Kirios), invece che col titolo di Rabbi.
UNA NUBE LUMINOSA (5)
La nube è segno della presenza di Dio. Essa era comparsa sul Sinai (La gloria (=presenza) di Javhé si posò sul monte Sinai e la nube lo ricoprì per sei giorni; (Es 24, 16), al tempo della peregrinazione nel deserto (Es 40, 34 ss) e al momento della consacrazione del Tempio di Salomone (1 Re 8, 10).
UNA VOCE DICEVA
La voce che parla è letteralmente identica alla voce del cielo udita nel Battesimo. Viene solo aggiunto: “Ascoltatelo”.
QUESTI E’ (5)
Gesù è il Figlio. L’attributo “prediletto” significa “ unico”, è infatti la traduzione usuale dei LXX dell’espressione ebraica “ ben jahid” = “figlio unico” (Gn 22, 2). “Ascoltatelo” si riferisce alla promessa di Mosè “ Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me, a lui darete ascolto” (Dt 18, 15). Gesù è il nuovo Mosè incaricato di portare al popolo la nuova legge, i divini precetti che danno la vita; a lui perciò si deve l’obbedienza della fede (Rm 1, 5).
CON LA FACCIA A TERRA (6)
E’ la tipica reazione provocata nell’uomo dal manifestarsi improvviso del mondo celeste (cf 14, 26).
TOCCATILI (7)
Gesù li tocca, per liberarli dalla loro paralisi e li invita ad alzarsi e a non aver paura. Davanti alla manifestazione di Dio l’uomo nasconde la faccia nella polvere e solo Dio può sollevarla da là.
SOLO GESU’ (8)
La visione è finita e i discepoli non vedono che Gesù: è il Gesù terreno, che è identico al Messia escatologico, al Figlio di Dio trasfigurato. Mosè ed Elia non ci sono più e questo fatto ha anche un significato simbolico: la vecchia economia ha fatto il suo tempo, la salvezza è solo in Gesù, “ in nessun altro v’è salvezza” (At 4, 12).
NON PARLATE A NESSUNO (9)
Nel Vangelo di Marco spesso Gesù invita i suoi a non rivelare le grandi opere che compie, perché la gente non abbia un’idea distorto del Messia. Qui Gesù proibisce di parlare, perché la trasfigurazione è sulla stessa linea della risurrezione e gli apostoli si faranno testimoni della trasfigurazione quando saranno inviati al mondo ad annunziare la risurrezione.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LEZIONE DELLA TRASFIGURAZIONE
Il Signore svela. la sua gloria in presenza di testimoni scelti e illumina di tale splendore questa forma corporale che lui ha comune con tutti, che il suo volto diviene simile al fulgore del sole, e le sue vesti sono paragonabili al candore delle nevi (cf.Mt 17,2). Certamente questa trasfigurazione aveva soprattutto lo scopo di eliminare dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce, affinchè l`umiltà della passione volontariamente subita non turbasse la fede di coloro ai quali sarebbe stata rivelata la sublimità della dignità nascosta. Ma con eguale previdenza egli dava un fondamento alla speranza della santa Chiesa, di modo che tutto il corpo di Cristo venisse a conoscenza di quale trasformazione sarebbe stato gratificato, e le membra dessero a se stesse la promessa di partecipare all`onore che era rifulso nel capo. A questo proposito il Signore stesso, parlando della maestà della sua venuta, aveva detto: “Allora i giusti risplenderanno come sole nel regno del Padre loro” (Mt 13,43); e il beato apostolo Paolo afferma la stessa cosa, in questi termini: “Ritengo infatti che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18); e ancora: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3,3-4). (Leone Magno, Sermo 51, 1-3)
LA RIVELAZIONE DEL TABOR
Oggi sul monte Tabor Cristo ha ridato alle sue sembianze umane la beltà celeste. Perciò è cosa buona e giusta che io dica: “Quanto è terribile questo luogo! E` davvero la casa di Dio, è la porta dei cieli” (Gen 28,17)…. Oggi, infatti, il Signore è veramente apparso sul monte. Oggi, la natura umana, già creata a somiglianza di Dio, ma oscurata dalle deformi figure degli idoli, è stata trasfigurata nell`antica bellezza fatta a immagine e somiglianza di Dio (cf.Gen 1,26). Oggi, sul monte, la natura, fuorviata dall`idolatria, è stata trasformata, rimanendo tuttavia la stessa, e ha cominciato a risplendere nel fulgore della divinità. Oggi, sul monte colui che un tempo fu vestito di squallidi e tristi abiti di pelli, di cui parla il libro della Genesi (cf.Gen 3,21) , ha indossato la veste divina avvolgendosi di luce come di un manto (cf.Sal 103,2). Oggi, sul monte Tabor, in modo del tutto misterioso, si è visto come sarà la vita futura nel regno del gaudio. Oggi, in modo mirabile si sono adunati sul monte, attorno a Dio, gli antichi precursori della Vecchia e della Nuova Alleanza, recando un mistero pieno di straordinari prodigi. Oggi, sul monte Tabor, si delinea il legno della Croce che con la morte dà la vita: come Cristo fu crocifisso tra due uomini sul monte Calvario, così è apparso pieno di maestà tra Mosè ed Elia. E la festa odierna ci mostra ancora l`altro Sinai, monte quanto più prezioso del Sinai, grazie ai prodigi e agli eventi che vi si svolsero: lì l`apparizione della Divinità oltrepassa le visioni che per quanto divine erano ancora espresse in immagini. E così, come sul Sinai le immagini furono abbozzate mostrando il futuro, così sul Tabor splende ormai la verità. Lì regna l`oscurità, qui il sole; lì le tenebre, qui una nube luminosa. Da una parte il Decalogo, dall`altra il Verbo, eterno su ogni altra parola. La montagna del Sinai non aprì a Mosè la Terra Promessa, ma il Tabor l`ha condotto nella terra che costituisce la Promessa. (Anastasio Sinaita, Hom. de Transfigurat.)
LUCE NEL CAMMINO
L’esperienza momentanea della trasfigurazione doveva aiutare i discepoli a camminare con Gesù verso la morte e la risurrezione. Questo “sprazzo” di gloria doveva far capire agli apostoli che la passione e morte di Gesù non era negatività, fallimento, sconfitta e perdita, ma in essa brillava e si attuava l’amore splendido e infinito di Dio per noi. La trasfigurazione è un lampo di luce che illumina il cammino di Gesù verso Gerusalemme e il suo traguardo di gloria, mostrato in anticipo per un istante. (Antonio Bonora)
ASCOLTATELO
L’evento della trasfigurazione ci mostra Gesù, vittorioso sulle tentazioni, riconosciuto dal Padre, “Figlio prediletto”, al quale è dovuta l’obbedienza della fede: “Ascoltatelo”. La Chiesa ci propone in successione il Vangelo delle tentazioni e quello della trasfigurazione: all’umiliazione succede la gloria della luce, alla prova l’approvazione del Padre, quasi anticipazione della morte e della risurrezione. Sul monte della trasfigurazione la voce del Padre dice: “ Ascoltatelo”. Perché Gesù è il Profeta, il Maestro, la Verità. E chi accoglie la sua parola diviene suo discepolo e “conosce la verità” (Gv 8, 31-32). Mettiamoci dunque all’ascolto di lui nella fede. Gesù narra ancora, “ giacché è lui che parla quando nella chiesa si leggono le Sacre Scritture”. (Cost. Liturgia) (A. Ambrosanio)
IL VOLTO DI CRISTO
Il volto di Cristo rappresenta per sempre l’icona vivente dell’amore. Questo volto dei volti, questo volto di un uomo sfigurato per amore che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi e, trasfigurato dall’amore, è sempre lo stesso volto di Dio. Non conduce ad altro che a se stesso, alla propria inesauribile profondità a qual segreto che svela senza eliminare il mistero. (O. Clement)
I profeti desiderano vedere il volto di Dio. Ma il volto di Dio spaventa l’uomo, perché l’uomo è peccatore, e quando è confrontato con Dio prende maggiore coscienza di sé, della distanza che lo supera da Dio, una distanza che incute paura. Emerge dunque nell’AT la convinzione che un uomo non può vedere il volto di Dio e vivere. Alcuni dei patriarchi e dei profeti videro, come Elia, non il volto di Dio, ma la gloria di Dio e solamente di spalle (1 Re 19, 9). La “nube” è segno della manifestazione di Dio. L’irrompere di Dio, nella nostra vita spesso fa paura, perché avviene lo scontro tra la sua trascendenza e la nostra realtà di miseria e di peccato. E’ il grande fatto della conversione. Entrare in comunione con Dio significa prendere coscienza della propria realtà e questa è un’avventura che ci scuote terribilmente, ci disarma, infrange e nello stesso tempo ci costruisce, anche se non più nello stesso modo. Si tratta sempre di lasciare qualcosa e qualcuno di certo per lasciarsi portare da un Altro. (Suore trappiste)
MOMENTO STRAORDINARIO
Lassù, sul monte, Pietro rimane folgorato dalla maestà di Dio che si presenta nella luce e vuole fissare quel momento. ma dopo l’istante di emozione, non si vede “più nessuno se non solo Gesù”. La vita cristiana si nutre di momenti straordinari, per realizzarsi nel quotidiano, quando si scende dal monte e si riprende la solita vita. E’ giusto mettere in programma dei tempi di silenzio, di contemplazione, di ritiro, di spiritualità, che sono necessari se si vuole realizzare una vita coerente. (G. Basadonna)
Pietro ha la tentazione di installarsi in un momento di estasi gioiosa: “ Signore è bello per noi restare qui”. E invece quella è un’esperienza fuggitiva. Bisogna scendere dal monte e calcare coraggiosamente le orme di Cristo. E’ quello che ognuno di noi è chiamato a fare: staccarsi continuamente da tutto, giacché quaggiù niente è definitivo, e la vita è un cammino. Soprattutto staccarsi da abitudini che ci attaccano alla mediocrità, e forse al peccato. (M Magrassi)
LA PASQUA DEL SIGNORE
La trasfigurazione parla direttamente anche a noi che percorriamo il cammino della vita, come Gesù quello verso Gerusalemme. Prima o poi, lo vogliamo o no, la croce è presente nella vita nostra e nelle nostre famiglie. Ogni persona e ogni famiglia ha la sua croce. E ogni croce assomiglia un po’ a quella di Cristo, perché con quella ha in comune la sofferenza. Ma come per gli apostoli sul monte anche per noi c’è una finestra: è la Pasqua del Signore che celebriamo ogni settimana, della domenica, che proprio per questo si chiama giorno del Signore. Ma questa giornata va conosciuta e vissuta bene e quindi è necessario andare controcorrente. (Giovanni Nervo)
SALIRE
Il racconto evangelico indica la direzione del nostro “andare” e ci conduce sulla cima del monte della trasfigurazione. “Andare” significa “salire”, distaccarsi dalle piccole misure terrene e innalzarci verso le altezze dove Gesù si fa riconoscere come il “Figlio prediletto di Dio”. Se si ha il coraggio di salire, di sciogliere i legami, che trattengono e spingono verso il basso, se c’è una continua ricerca del meglio, si può riconoscere la verità su Gesù, la sua divinità, la sua presenza misteriosa in mezzo a noi. Se spesso la preghiera diventa arida e noiosa e il rapporto con Dio si vanifica, è perché non abbiamo il coraggio di salire superando i nostri limiti. (Mannucci)
ACCOGLIERE LA CROCE
Il credente sa che il suo cammino è segnato dalla sofferenza, dalla prova, dalla croce. Paolo lo dice chiaramente a Timoteo. E’ un passaggio obbligato, non eliminabile per giungere alla meta della luce, della vita, della risurrezione. “E’ possibile raggiungere l’alba solo seguendo il sentiero della notte”, dice Gibran Kahlil. Gesù giunge alla risurrezione passando per la Croce. E noi dobbiamo fare attenzione e respingere una sorta di cristianesimo senza croce che non di rado incontriamo sul nostro cammino. Del resto la stessa società consumistica ce lo propina. Ma Cristo non si dimezza e il Vangelo è senza sconti. Paolo diceva ai cristiani di Corinto: “ Io ritenni di non saper altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2, 2). Non si può svuotare il vangelo della croce (1 Cor 1, 17). (Ambrosanio)
LA GLORIA DEL REGNO
Rimasero incantati i discepoli sul Tabor della visione che pensavano duratura: “ Signore è bello per noi restare qui”. Così rimasero a guardare il cielo, mentre Egli se ne andava, quelli che lo videro assunto in cielo (At 1, 10). La trasfigurazione di Gesù fortifica gli Apostoli per affrontare la prova della passione e della croce. Anche noi confortati e illuminati dal vangelo della trasfigurazione, siamo aiutati ad andare avanti nel cammino. Abbiamo infatti la certezza della gloria del Regno: “ Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo “ (2° lettura). Questo vangelo della gloria e lo stesso della croce. E’ un solo vangelo. E’ il vangelo della salvezza totale che si realizza in ciascuno di noi e nelle nostre comunità. (Ambrosanio)
TRASFIGURAZIONE, SPIRAGLIO DI PARADISO
La trasfigurazione fu una prova della divinità di Cristo e un saggio della glorificazione futura non solo rispetto all’umanità del Verbo, ma anche di quanti avrebbero partecipato della sua redenzione. La trasfigurazione è un preludio ed un annunzio del paradiso. I beati splenderanno di quella gloria che si manifestò sul monte Tabor. (Raffa)
TRASFIGURAZIONE ED EUCARISTIA
La meta è anticipata nell’Eucaristia, che è già una trasfigurazione, perché ha la virtù di “trasformarci” a immagine di Cristo. “E noi ci accostiamo a questo sacramento perché l’effusione dello Spirito ci trasformi a immagine della sua gloria”, canta il prefazio eucaristico della festa. E un’orazione chiede: “ la comunione a questo sacramento sazi la nostra fame e sete di te, e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio”. San Leone Magno poi dice esplicitamente: “ La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo, a farci rivestire in tutto, nel corpo e nello spirito, di colui ne quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati”. (Vincenzo Raffa)
ESCI DALLA TUA TERRA E VA (1° lettura)
La liturgia odierna ci presenta l’esperienza del nomade Abramo, per dirci che la vita cristiana è un cammino. E un cammino esige soprattutto tre cose:
1° Bisogna anzitutto avere il coraggio di partire. Non è facile. “Partire è un po’ morire”, dice un proverbio. E’ vero perché alla base della partenza c’è il distacco, e questo in genere fa sanguinare il cuore. Abramo deve staccarsi dal suo ambiente e uscire dalla sua parentela. Parte senza sapere ancora dove va, quanto tempo durerà il viaggio e che cosa precisamente va a fare. Eppure non ha un attimo di esitazione: si fida di Dio, gli basta la sua promessa, sulla sua parola gioca la vita senza esitazione.
2° Avere il coraggio di andare sempre avanti. La tentazione di fermarsi, di sedersi stanchi ai bordi della strada, o addirittura di tornare indietro, è sempre in agguato. La fede non è un’adesione data a Dio una volta per tutte: è sempre in rapporto con l’oggi, che è diverso da ieri.
3° Il cammino deve avere una meta, diversamente diventa un girovagare inutile. La meta è rivelata nella trasfigurazione: è la gloria del Risorto, lo splendore del Volto di Dio. Nella Patria quel Volto lo vedremo come è (1 Cor 13, 12). (Magrassi)
ANDARE (1° Lettura)
L’invito di Dio ad Abramo è chiaro e perentorio e presenta l’unico modo per trovare se stesso, capire il senso della vita e scoprire quelle linee di sviluppo che mai si sarebbe sognato. Così è per noi: l’obbedienza alla Parola di Dio rivela noi a noi stessi e ci conduce verso orizzonti impensati, ci fa vedere dove dobbiamo arrivare, superando ostacoli ed evitando scorciatoie ingannevoli. E’ l’itinerario di fede: troppo spesso la nostra fede si contamina con il “buon senso”, con le abitudini generali, con i gusti dominanti, mentre, in verità, segna nuove tappe e apre esperienze diverse proprio per condurre l’uomo alla sua verità più piena, alla sua dignità di figlio di Dio. (V. Mannucci)
FIGURA DELLA NOSTRA VOCAZIONE (1°lettura)
Abramo il “ padre di tutti i credenti” (Rm 4, 11). Fu l’oggetto delle promesse divine: “ Ti benedirò, farò grande il tuo nome e diventerai benedizione” (Gn 22, 16). Egli è il capostipite e il simbolo dell’antico e del nuovo popolo di Dio. Come Abramo anche gli uomini sono chiamati ad un destino di grandezza. Come Abramo debbono rispondere con la fede in Dio e la fedeltà ai suoi piani. Come lui allora saranno strumento di benedizione universale. (V.Raffa)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Noi sappiamo che la cosa più difficile è lasciarsi prendere da te, lasciarsi amare, Signore, essere disposti e disponibili, e poi salire insieme l’alta montagna; salire, allargare lo sguardo sul mondo, immergersi nella luce, fino a grondare tutti di luce. Signore anche per noi risplenda il monte della luce, pur nelle notti più nere che dobbiamo attraversare. (David Maria Turoldo)
•O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi la grazia di camminare alla luce del vangelo, aprici all’ascolto del tuo Figlio, perché accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno. (Colletta 2 Quaresima A)
•O Dio, in Gesù tu mi hai rivelato il tuo amore, tu nel mistero di fede a cui ci chiami mi fai partecipare della tua vita in Cristo Gesù, tuo Figlio diletto. Con Pietro, Giacomo e Giovanni anch’io sono chiamato a lasciare il mio mondo per salire il Tabor. Il cammino mi costa, devo lasciare ciò che mi è caro, delle cose. Dammi forza, Signore, perché non posso salire se tu non liberi le mie spalle da ogni peso inutile.
•Sulla cima del monte mi manifesti la gloria del tuo Figlio. Il tuo splendore mi invade, e vorrei trattenerlo, e rapire il cielo sulla terra. La fede di cui mi hai fatto dono mi dice che non è assurdo sperare il cielo sulla terra, e la partecipazione alla tua gloria: proprio per questo ti sei manifestato. Fa che io obbedisca alla tua voce che dice: “ Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”.
•Ascoltare tuo Figlio Gesù, è cercare di divenire figli come lui: Dio fatto uomo che posso sentire e toccare senza paura; anzi è proprio lui che mi dice di non temere. Tendo l’orecchio per ascoltare. Forte è la Parola e parla di vita e di morte. Difficile è capire, ma il desiderio di conversione e la vita di ogni giorno parlano al mio cuore. Donami, o Padre, la volontà di ascoltare. Unito a Cristo risorgo, e in me si effonde la nuova Pentecoste, tempo di grazia in cui annunziare con gioia la tua gloria e vivere il dono di fede. (Suore trappiste)
•Signore, tu non hai ceduto al desiderio di Pietro che voleva restare sulla montagna: ha dovuto discendere con te. Dopo aver condiviso la gioia degli Apostoli, illuminati dalla stessa luce, dacci la forza di ritornare alla nostra vita quotidiana e di mostrare ai fratelli la tua presenza con la testimonianza della nostra fede e della nostra serenità. (Charles Brethes
•Volto adorabile di Gesù, sola bellezza che rapisce il mio cuore, imprimi in me la tua divina somiglianza, perché tu non possa guardare la mia anima, senza contemplare te stesso. (Teresa di Lisieux)
•Possa il Signore illuminare gli occhi del nostro cuore, per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. (Paolo: Efesini).
•Possa il Signore Gesù porre le sue mani sui nostri occhi, perché iniziamo a volgere lo sguardo non alle cose che si vedono, ma a ciò che non si vede, apra a noi quegli occhi che non scrutano le cose presenti, ma quelle future, e sveli a noi quello sguardo del cuore mediante il quale si vede Dio in spirito. (Origene)
•Tu che hai manifestato la tua Divinità ai discepoli tuoi sulla montagna, e del Padre hai mostrato l`ineffabil gloria sfolgorante ai loro occhi, purifica così il mio oscuro spirito e i sensi miei sì tenebrosi, perché chiaramente al luogo della Parusia saziarmi lo possa di tua divina Gloria! (Nerses Snorhalì, Jesus, 492-493)
•Salve, Astro che mai tramonti e che hai introdotto nel mondo il gran Sole; salve o pura che hai aperto l’Eden già chiuso; salve, colonna di fuoco, che guidi l’umanità alla via del cielo. Salve, o regina del mondo, salve, o Maria, di noi tutti sovrana; salve, o sola Immacolata e sola bella fra tutte le donne. Salve, o Signora, perché per tuo mezzo siamo inondati di gloria ed ereditiamo la vita. (Liturgia orientale)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Non esiste un cristianesimo senza croce, come vorrebbe la cultura attuale, e non esiste un cristianesimo senza gloria. Questo vangelo della gloria è quello stesso della croce. Guardiamo alla trasfigurazione di Gesù per poter affrontare la prova della croce.