Giovanni 2, 13-25: 13 Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». 18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tré giorni lo farai risorgere?». 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24 Ma lui. Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 2, 13-25
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c`è in ogni uomo.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
I quattro evangelisti raccontano il segno del tempio (Mt 21, 12-13: Mc 11, 15-17; Lc 19, 45-46); e questo è un segno della sua importanza nella Chiesa apostolica. I fatti riportati sono gli stessi, quanto alla cacciata dei mercanti e dei cambiavalute e l’insegnamento è comune: il culto antico è scaduto. Ma ci sono anche differenze, la più importante riguarda il tempo in cui la purificazione è avvenuta: all’inizio della vita pubblica per Giovanni, alla fine per i sinottici. Probabilmente è Giovanni che ha voluto spostare l’avvenimento per sottolineare fin dall’inizio della vita pubblica di Gesù la rottura con il giudaismo.
LA PASQUA DEI GIUDEI (13)
E’ la prima delle tre Pasqua di cui parla Giovanni. Le altre due sono quelle della moltiplicazione dei pani (6, 4) e della Passione (11, 55,; 13, 1). I sinottici invece parlano di una sola Pasqua, alla fine della vita di Gesù.
DEI GIUDEI (13)
Con questa indicazione, che ricorre in caso di feste, Giovanni prende le distanze di fronte al culto giudaico e a coloro che vi restano attaccati.
SALI’ A GERUSALEMME (13)
Da Cafarnao, che si trovava sotto livello del mare e Gerusalemme situata a circa 800 metri sopra si doveva salire.
TROVO’ NEL TEMPIO (13)
Più che del tempio vero e proprio, si tratta del recinto del Tempio (hieron, dice il greco), che comprendeva anche il cortile dei gentili.
VENDITORI…E I CAMBIAVALUTE (14)
Nel cortile dei gentili si trovava gente che vendeva animali per il sacrificio e cambiava le monete romane con effigi dell’imperatore nella valuta non impura prescritta per la tassa annuale del tempio e per le offerte. Un mercato di animali per il sacrificio esisteva lungo il Cedron o sul monte degli ulivi; sembra che l’apertura di un altro mercato nell’atrio del tempio fosse un fatto recente, ma questa circostanza non è rilevante, perché Gesù fa un gesto per rivelare una grande verità.
FATTA..UNA SFERZA (15)
Giovanni si sofferma sui vari particolari dell’intervento di Gesù per sottolinearne la valenza profetica. Gesù infatti agisce come i profeti, che annunziavano verità con segni. Isaia, ad esempio, per tre anni si fece vedere in giro col solo mantello, senza sandali e senza sacco per dire agli Israeliti che gli Egiziani, con cui volevano allearsi, sarebbero finiti prigionieri degli Assiri. (Is 20). Gesù col segno della purificazione dichiara che la funzione del vecchio Tempio è finita e che Lui stesso sarà il nuovo Tempio.
NON FATE DELLA CASA DEL PADRE (16)
Una prima pista per la comprensione del segno la troviamo in questa esclamazione di Gesù che fa chiara allusione al giorno del Signore preannunziato da Zaccaria 14, 21, in cui nessun mercante (= cananeo) avrebbe avuto dimora nel tempio del Signore e quindi il vecchio culto unito al mercato sarebbe stato superato.
LO ZELO PER LA TUA CASA (17)
Altra indicazione ci viene dall’abbinamento che gli apostoli fanno tra il gesto di Gesù e il versetto del salmo 69 che diceva: “ Mi divora lo zelo per la tua casa”. Gesù ha purificato il tempio a costo della sua vita.
QUALE SEGNO (18)
I giudei capiscono che Gesù sta facendo un gesto profetico e gli chiedono che dia un segno della provenienza divina del suo mandato. E’ la classica posizione di chi non vuol credere e pretende sempre miracoli. Gesù li rifiuta, ma rimanda alla sua risurrezione
DISTRUGGETE (17)
Gesù, sotto forma di una sfida lanciata ai suoi avversari parla ora della sua morte e risurrezione e chiarisce sempre meglio il senso del suo gesto profetico. Asserisce: se distruggete questo tempio in tre giorni lo farà risorgere.
QUESTO TEMPIO (20)
Parlare di distruzione del tempio era per i Giudei come bestemmiare. Dire poi che quel tempio, la cui costruzione era durata 46 anni (dal 20 avanti Cristo al 27 dell’era cristiana), potesse essere ricostruito in tre giorni era un’asserzione assurda. Ma “egli parlava del tempio del suo corpo”, sottolinea Giovanni.
DEL SUO CORPO (21)
Sta qui il motivo del gesto di Gesù. Egli asserisce che non è più il tempio di Gerusalemme così spesso profanato, ma Gesù stesso il vero punto d’incontro “puro” con Dio. Il corpo di Gesù risuscitato sarà il nuovo tempio che sostituirà quello vecchio, il centro del culto in spirito e verità (4, 21-22), che Dio gradisce.
QUANDO FU RISUSCITATO DAI MORTI (23)
Dopo la risurrezione i discepoli compresero il senso del detto di Gesù in riferimento alla propria persona: i Giudei distruggeranno il suo corpo, ma egli risusciterà.
CREDETTERO ALLA SCRITTURA (22)
Credettero alle profezie della Scrittura su Gesù, come il sopra citato salmo 69, 10 “ Mi divora lo zelo della tua casa”.
MENTRE ERA A GERUSALEMME (23)
Questi tre versetti sembrano solo versetti di transizione, ma sono importanti in particolare come introduzione al colloquio con Nicodemo.
VEDENDO I SEGNI CREDETTERO (23)
I miracoli che fa Gesù fanno riflettere e portano molti a credergli. Ma questa fede è ancora assai imperfetta, dal momento che ha bisogno di appoggi. La moltitudine non penetra nel mistero di Gesù.
NON SI CONFIDAVA CON LORO (24)
I miracoli hanno tutt’al più svegliato una fede fragile. Ma la fede che dipende troppo dai segni e li reclama è soggetta a ricadute e questa continua esigenza di miracoli è contraria alla vera fede. Gesù, che conosce tutti e a fondo è al corrente dell’immaturità di chi ha una fede così limitata.
NON AVEVA BISOGNO (24)
Gesù possiede la capacità di conoscere l’uomo fino al fondo dell’anima, cosa che la Scrittura attribuisce solo a Dio.
OGNI UOMO (25)
Tra tutti coloro che Gesù conosce fino in fondo e in cui la fede non è forte abbastanza appartiene anche Nicodemo, un uomo attratto dai segni, ma che comprende poco ciò che essi significano.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
MIRACOLI-SEGNI
Il rapporto tra i miracoli-segni e la fede è un tema fondamentale del IV vangelo. I “molti» che a Gerusalemme credono in Gesù a motivo dei «segni» (2, 23), diventano più tardi una folla: «Una grande folla lo seguiva. vedendo i segni che egli operava sugli infermi» (Gv 6,2). E Gesù risponde a quella gente: «In verità, in verità vi dico: voi mi cercate “non perché avete visto dei segni”, ma perché “avete mangiato” di quei pani e vi siete saziati» (6,26). Oggi l’evangelista usando lo stesso verbo greco pistèuein con significato differente: “credere» e «fidarsi» trasforma il sottile gioco di parole in un sorprendente avvertimento al lettore sulla possibilità di una fede sospetta. I miracoli-prodigi di Gesù sono segni; quindi invitano a non fermarsi alla meraviglia suscitata dal taumaturgo, bensì a leggere al di là di essi e ad accoglierli come gesti del divino Rivelatore e Salvatore. La fede che si ferma al dato immediato è una fede sospetta e incostante, come dimostrano le vistose «ondulazioni» della folla attorno a Gesù (cf. Gv 6,2.24.26.28.30.34; 7,12-13.31.40-42), tanto care al narratore del IV vangelo. E Gesù «non si fida» (2, 24) di una fede superficiale e fragile, pur ricca di facile entusiasmo, «perché conosce bene tutti», «perché sa bene che cosa c’è nell’uomo». Di lui l’evangelista dice ciò che il profeta Geremia diceva di Dio stesso: «Ingannevole più di ogni cosa al mondo / è il cuore umano, e pure incurabile! / Chi lo può conoscere? / Io, il Signore, scruto il cuore e sondo la mente» (Ger 17,9-10). Dunque, anche la purificazione – per ciò che essa significa al di là del fatto – è per Giovanni un «segno», anzi il segno più grande, perché quel gesto prefigura la passione morte e risurrezione di Gesù, oggetto della narrazione della seconda parte del IV vangelo (2,13-20),la quale si conclude con un epilogo che richiama un’altra volta i «segni» operati da Gesù (Gv 20,30-31). (V. Mannucci)
SEGNO DELLA SAPIENZA DIVINA
Segno della sapienza divina è la croce di Gesù, la quale si scontra necessariamente con la mentalità dei greci e le attese dei giudei. Infatti il mondo giudaico è teso al culto della potenza, di cui sono simbolo i prodigi miracolosi, e quello greco si affida alle risorse del pensiero umano. Invece l’annuncio cristiano presenta un Messia crocifisso che è «scandalo» per gli uni e «stoltezza» per gli altri (cf. Gal 5,11): invece all’occhio illuminato della fede si tratta di un Messia che, secondo il progetto misterioso e sapiente di Dio, si rivela portatore di salvezza per l’umanità peccatrice. Anche al mondo attuale da una parte incredulo e indifferente, materialistico e ateo, e dall’altra paradossalmente assetato del magico, del miracolistico, del sensazionale e del superstizioso la fede cristiana continua ad annunciare che solo Gesù Cristo, il Crocifisso, è la salvezza di Dio data agli uomini; anche di fronte ad una sapienza scientifica e razionale che ha la pretesa di spiegare e di risolvere tutto, la parola di Dio annuncia Cristo morto e risorto come il vero liberatore dell’uomo dal peccato. (Luigi Maggiali)
CUORE DELLA FEDE CRISTIANA
Il cuore della fede cristiana è Gesù stesso con la sua morte e risurrezione, e non i miracoli. L’aspetto prodigioso, cioè insolito e straordinario del miracolo, sta alla superficie del miracolo: suo compito è solo di attirare l’attenzione e di indicare la vera direzione. Il miracolo non conta per se stesso, ma per quello che significa; lungi dal fermarsi alla meraviglia che esso suscita, occorre quindi accoglierlo come segno di Cristo rivelatore del Padre e salvatore degli uomini. La fede cristiana, pertanto, risulta essere certamente difficile, in quanto accoglie il mistero della croce che non cessa di essere scandalo e stoltezza per la sapienza umana. Una tale fede, ancorata all’evento della croce, non potrà mai essere frutto del solo sforzo umano, ma soltanto dono dello Spirito. Questo costituisce una conferma della verità della nostra fede. La fede cristiana è difficile. Cristo, infatti, non è un personaggio comodo; il Cristo della croce rimarrà sempre un segno di contraddizione. Si sa che il progetto di Dio è sempre diverso dai nostri progetti e che Dio non si comporta secondo i nostri parametri umani. La fede cristiana è difficile perché non consente facili entusiasmi in quanto non dimentica mai il cammino della croce, accogliendo l’invito di Gesù: “Chi vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). La fede cristiana è difficile in quanto, accogliendo l’evento paradossale della Pasqua, diventa fonte di liberazione e di conversione. La fede cristiana è difficile perché esige che siamo “creature nuove” e che viviamo da risorti in Cristo, eliminando tutto ciò che sa di «vecchio».Tale fede non potrà mai essere frutto di sforzi umani, ma rimarrà sempre dono e frutto dello Spirito del Signore risorto; essa viene dall’alto! E dunque è un dono da chiedere continuamente e da verificare nell’ascolto della parola del Signore. (Luigi Maggiali)
LA SOFFERENZA E LA MORTE
Ogni giorno siamo spettatori della sofferenza e della morte di tanti innocenti; ciò pone interrogativi a non finire. Siamo di fronte a qualcosa di indecifrabile e di scandaloso, come un giorno davanti alla morte di Gesù di Nazaret, l’innocente per eccellenza. Non possiamo azzardare delle spiegazioni quasi per ricondurre tutto su un piano di logica. Tuttavia possiamo affermare che la morte di Gesù illumina un tale dramma. Gesù con la sua passione, morte e risurrezione dà senso alla stessa passione e morte degli altri innocenti.
Come la sofferenza e la morte di Gesù, anche la sofferenza e la morte di tante vittime innocenti, completando la stessa sofferenza di Cristo, sono per la redenzione del mondo, sono per la risurrezione e la vita. (Luigi Magnali)
GESU TEMPIO DI DIO
Anche noi abbiamo il tempio, le nostre chiese, che sono casa del Padre e luogo di incontro del popolo di Dio per la preghiera. Ma il centro della vita cristiana non è il tempio: è Gesù Cristo realmente presente nel tempio, in modo eminente nell’Eucaristia, ma presente anche nella sua Parola, nei sacramenti, nei cristiani riuniti nel suo nome, nei poveri. C’è il pericolo che dimentichiamo queste presenze di Cristo e che finiamo col mettere al centro il tempio e i suoi arredi, non Gesù Cristo. Il banco di prova sono i poveri. San Giovanni Crisostomo richiamava con forza i suoi cristiani su questo problema, mettendo a confronto il modo con cui trattavano Cristo nel tempio e come lo trattavano nei poveri.
(Giovanni Nervo)
«Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri… Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità… Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Dio non ha bisogno di vasi d’oro, ma di anime d’oro… Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le colonne e i muri dell’edificio sacro?… Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio perché questo sia fatto prima di quello». (S. G. Crisostomo: IV Secolo)
PERCHE’ GESU’ SCACCIA I VENDITORI
Quel tempio era ancora una figura, e pur tuttavia da esso il Signore cacciò tutti coloro che eran venuti a fare i loro interessi, come a un mercato. Che cosa vendevano costoro? Le vittime di cui gli uomini avevano bisogno per i sacrifici di quel tempo. Sapete bene che i sacrifici rituali dati a quel popolo, e per la sua mentalità carnale e per il suo cuore ancora di pietra, erano tali che lo trattenessero dal precipitare nell`idolatria; e nel tempio questo popolo immolava i suoi sacrifici, buoi, pecore e colombe. Lo sapete bene, perché lo avete letto. Non era, quindi, un gran peccato vendere nel tempio ciò che si acquistava per essere offerto nel tempio stesso; eppure, Gesú li cacciò. Che avrebbe fatto, il Signore, qualora avesse trovato nel tempio degli ubriachi, se cacciò coloro che vendevano ciò che era lecito e non era contro giustizia (infatti, è lecito vendere ciò che è lecito comprare), e se non tollerò che la casa della preghiera si trasformasse in un mercato? Se la casa di Dio non deve diventare un mercato, può diventare una taverna?… Chi sono, poi, quelli che nel tempio vendono i buoi? Cerchiamo di capire nella figura il mistero racchiuso in questo fatto. Chi sono quelli che vendono le pecore e le colombe? Sono coloro che nella Chiesa cercano i loro interessi e non quelli di Cristo (cf. Fil 2,21). Quelli che non vogliono essere redenti, considerano ogni cosa come roba d`acquisto: non vogliono essere acquistati, quel che vogliono è vendere. Eppure, niente di meglio, per loro, che essere redenti dal sangue di Cristo e giungere cosí alla pace di Cristo. Del resto, a che serve acquistare, in questo mondo, beni temporali e transitori, siano il denaro siano i piaceri del ventre e della gola siano gli onori della lode umana? Che altro sono, tutte queste cose, se non fumo e vento? e passano tutte, corrono via. Guai a chi si sarà attaccato alle cose che passano, perché insieme passerà anche lui. Non sono, tutte queste cose, un fiume precipite che corre al mare? Guai a chi vi cade dentro, perché sarà trascinato nel mare. Insomma, dobbiamo trattenere i nostri affetti da simili concupiscenze. (Agostino, Comment. in Ioan., 10, 4.6)
CHIESA TEMPIO DELLA TRINITA
L`esatto ordine della professione di fede voleva che dopo la Trinità venisse la Chiesa, come la casa segue colui che vi abita, il tempio segue Dio e la città il suo fondatore. E la Chiesa qui va presa nella sua interezza, non solo quella parte, che è pellegrina sulla terra e loda il nome del Signore da oriente a occidente (Sal 112,3) e, uscita di schiavitú, canta un cantico nuovo, ma anche quella parte che, da quando è stata fondata, in cielo, ha sempre aderito a Dio e non ha sperimentato alcun male. Questa è la Chiesa dei santi Angeli ed è quella che assiste l`altra parte, che è ancora pellegrina; l`una e l`altra saranno una sola nella felicità eterna ma già ora sono unite dal vincolo della carità, tanto piú che l`una e l`altra servono lo stesso e solo Dio. Perciò né tutta né alcuna sua parte vuol essere venerata al posto di Dio, né Dio vuole essere possesso esclusivo di nessuno, che appartiene al tempio di Dio, tempio che viene edificato di dèi, che son fatti da Dio increato. Perciò se lo Spirito Santo fosse una creatura e non il Creatore, certo sarebbe una creatura ragionevole, perché questa è la piú eccellente creatura. E quindi nel simbolo della fede non sarebbe posto prima della Chiesa, perché anch`esso appartiene alla Chiesa, relativamente a quella parte che è in cielo. Né avrebbe un tempio, sarebbe lui stesso un tempio. Invece ha un tempio, quello di cui dice l`Apostolo: “Non sapete che i vostri corpi son tempio dello Spirito Santo, che è in voi, che voi avete da Dio?” E ancora: “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?” (1Cor 6,19.15). Come, dunque, non è Dio, se ha un tempio? o forse è inferiore a Cristo, il cui tempio ha delle membra? Né si può dire che una cosa sia il suo tempio e un`altra cosa sia il tempio di Dio, poiché lo stesso Apostolo dice: “Non sapete che siete tempio di Dio” e per provarlo aggiunge: “E lo Spirito di Dio abita in voi?” (1Cor 3,16). Dio, dunque, abita nel suo tempio, non solo lo Spirito Santo, ma anche il Padre e il Figlio, il quale dice anche del suo corpo, per mezzo del quale è stato fatto capo della Chiesa, che è negli uomini, “perché sia lui a tenere il primato di tutte le cose” (Col 1,18): “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo rifarò” (Gv 2,19). Dunque il tempio di Dio, cioè di tutta la somma Trinità, è la santa Chiesa, naturalmente tutta intera, quella del cielo e quella della terra. (Agostino, Enchirid., 56, 15)
L’UOMO: CORPO, ANIMA, SPIRITO SANTO
Dio sarà glorificato nella sua creatura, conformata e modellata sul proprio Figlio, poiché per le mani del Padre – che sono il Figlio e lo Spirito – l`uomo nella sua interezza, e non in una sua parte sola, diventa simile a Dio. L`anima e lo Spirito costituiscono una parte dell`uomo, e non tutto l`uomo: l`uomo perfetto infatti risulta dalla compenetrazione e dall`unione dell`anima che accoglie lo Spirito del Padre, con la carne, creata anch`essa ad immagine di Dio… La carne strutturata, da sola, non è l`uomo completo, ma solo il corpo dell`uomo, cioè una parte dell`uomo. Ma neppure l`anima da sola costituisce tutto l`uomo: è l`anima dell`uomo, cioè una sua parte. E neppure lo Spirito è l`uomo: si tratta appunto dello Spirito, non di tutto l`uomo. Solo la fusione, l`unione e l`integrazione di questi elementi costituisce l`uomo perfetto. Per questo l`Apostolo, spiegando il suo pensiero, parlò dell`uomo redento, perfetto e spirituale, con queste parole, nella prima lettera ai Tessalonicesi: “Il Dio della pace santifichi voi e vi renda perfetti, serbando intatti e senza biasimo il vostro Spirito, l`anima e il corpo, per la venuta del Signore Gesú Cristo” (1Ts 5,23). Che motivo aveva di augurare la perfetta conservazione, per la venuta del Signore, appunto dell`anima, del corpo e dello Spirito, se non avesse saputo che l`intima unione di questi tre elementi altro non è che la loro salvezza? E perfetti sono appunto coloro che presentano questi tre elementi uniti, senza meritare rimprovero alcuno. Perfetti sono quindi quelli che hanno costantemente in sé lo Spirito, e custodiscono, evitando ogni biasimo, l`anima e il corpo, conservando la fede in Dio e osservando la giustizia verso il prossimo. Perciò l`Apostolo ci dice anche che la creatura è tempio di Dio: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Chi profana il tempio di Dio sarà da lui sterminato: il tempio di Dio, che siete voi, è santo” (1Cor 3,16s). Evidentemente chiama tempio di Dio il corpo, in cui abita lo Spirito. Anche il Signore dice di se stesso: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò” (Gv 2,19). E non solo come templi, ma come templi di Cristo designa egli i nostri corpi, dicendo ai Corinti: “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di meretrice?” (1Cor 6,15)… Per questo ha detto: “Chi profana il tempio di Dio sarà sterminato da Dio” (1Cor 3,17). E` dunque certamente una bestemmia dire che il tempio di Dio in cui abita lo Spirito del Padre, che le membra di Cristo non possono sperare redenzione alcuna, ma andranno senz`altro in perdizione. Che poi i nostri corpi risusciteranno non per la loro natura, ma per la potenza di Dio, egli lo dice ai Corinti: “Il corpo non è per la fornicazione, ma per il Signore, e il Signore per il corpo. Dio ha risuscitato il Signore e risusciterà noi pure con la sua potenza” (1Cor 6,13s). (Ireneo di Lione, Adv. haer., 5, 6)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore, nostro Dio, santo è il tuo nome; piega i nostri cuori ai tuoi comandamenti e donaci la sapienza della croce, perché, liberati dal peccato, che ci chiude nel nostro egoismo, ci apriamo al dono dello Spirito, per diventare tempio vivo del tuo amore. (Coll.3 Quar. B)
•La legge del Signore è perfetta rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore. I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi. Il timore del Signore è puro, dura per sempre; i
giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fuso, più dolci del miele e di un favo stillante. (Dal Sl. 18)
•Signore, la croce che tu ci inviti a portare ci fa paura. Vieni a sostenerci nell’ora della sofferenza e della prova. Ricolmaci di un santo entusiasmo per seguirti sulla via del Calvario. Insegnaci a vivere, uniti a te, il mistero della passione, affinché noi siamo, agli occhi dei nostri fratelli, il segno della tua presenza e del tuo amore. (Charles Berthes)
•Gesù, luce delle genti, fa che la tua chiesa risplenda della tua stessa luce, che almeno la chiesa non ci deluda. Dio, è l’universo il tuo tempio, e il cuore dell’uomo il tuo santuario: che tutta l’umanità, composta nell’amore sia la tua chiesa. (David Maria Turoldo)
•Croce, albero alto sul monte, tu sei la sola speranza dell’uomo, di libertà, delle genti la promessa; sii delle chiese tu l’unico vanto. Nessuno scelga più altra bandiera, solo la croce sia il nostro vessillo: lo stesso corpo ha forma di croce, essere croci viventi è la gloria: essere segni credibili sempre, segno di lui, di «altro» dal mondo: con nelle membra incise le stigmate, per continuare con lui a salvare. (David Maria Turoldo).
•O mio liberatore, tu che sei santo e grande, accogli con benevolenza la mia lode. Ecco il mio amore, Maestro; io spero soltanto di esserti gradito. Il tuo fianco trafitto dalla lancia e la passione che hai sopportato per me mi dicono tutto il tuo amore. Tu mi hai ricondotto nella casa paterna da cui ero fuggito. Hai pregato per me povero, mi hai procurato del vino, hai mitigato con olio le mie ferite, hai spezzato il tuo pane per me. Solo Cristo si dona in cibo agli eletti, e versa il suo sangue per i figli della chiesa. La sua croce è un trionfo, vittoria di salvezza per gli eletti. O Amato, ricevi l’eterna lode, tu che col tuo proprio sangue hai chiesto la mano della sposa! (S. Efrem il Siro)
•Tua è la sofferenza, tua la profondità della saggezza. Accettando di soffrire hai salvato gli uomini. Ti sei caricato dei nostri peccati, come un mite agnello, e, annullandoli con la tua immolazione, ci hai salvato. Tu esisti, quando muori e quando vivi; ma morendo ci salvi. (Romano da Melode)
•Benedetto tu, eterno Dio, re dell’universo, che liberi dalla schiavitù e rendi la libertà ai prigionieri. Che sollevi gli umili e raddrizzi i ricurvi, che rivesti chi è privo del necessario. Che distendi la terra al di sopra delle acque e guidi la vita dell’uomo. Che provvedi alle nostre necessità e hai dato al tuo popolo una grande forza di resistenza. Che ci hai creati uomini liberi: hai sciolto i lacci del sonno dai nostri occhi e la pesantezza delle palpebre. (Dal Rituale ebraico)
•Ti lodiamo, Padre invisibile. Tu sei la sorgente della vita, la sorgente della luce, la sorgente di ogni grazia e verità. Amico degli uomini, amico dei poveri, benigno verso tutti, li attiri tutti a te con la venuta del tuo Figlio diletto. Ti preghiamo, fa’ di noi degli uomini vivi. Dacci lo spirito di luce, affinché conosciamo te, il Vero, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Dacci lo Spirito Santo, affinché possiamo dire e raccontare i tuoi misteri ineffabili. (Dall’anafora di Serapione: IV secolo)
•Parli in noi il Signore Gesù con lo Spirito Santo; Ti celebri per mezzo di noi. Signore delle potenze, riempi questo sacrificio con la tua possente partecipazione. Perché a te offriamo questo sacrificio vivente, questa oblazione incruenta, a te offriamo questo pane, figura del corpo del tuo Figlio unico. E come questo pane, una volta disseminato sui monti, è stato raccolto per divenire uno, cosi riunisci la tua santa chiesa da ogni razza, da ogni paese, da ogni città, da ogni casa, e fa di essa la chiesa una, vivente, cattolica. E noi offriamo questo calice, figura del sangue. Dio di verità, venga il tuo santo Verbo su questo pane perché il pane diventi il corpo del Verbo, e su questo calice, perché il calice diventi il sangue della Verità. (Anafora di Serapione IV secolo)
•Vergine, fanciulla regale, in cui il dolce Gesù, il dolce gioiello glorioso fu concepito e nutrito, b en fu il tuo cuore ripieno della sua grazia e del suo amore, finché lo Spirito Santo in te ebbe posto il Figlio di Dio. Dolce Signora imperiale, meraviglioso fiore di giglio, giardino di ogni bellezza, in cui fu colto il frutto santo. Sovrano roseto dischiuso, tu portasti il fiore, il profumo da cui il paradiso ci fu promesso e aperto. (Canto dei trovievi: XIII secolo)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Prodighiamoci a far diventare nostra storia vissuta la vita di Cristo, avendo il senso della sua croce.