
Giovanni 9, 1-41: 1 In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4 Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5 Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6 Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9 Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10 Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11 Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Siloe e lavati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». 13 Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 18 Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20 I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». 24 Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! 25 Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26 Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27 Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28 Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30 Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 33 Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. 35 Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38 Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. 39 Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 9, 1-41
Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l`elemosina?». Alcuni dicevano: «E` lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell`uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov`è questo tale?». Rispose: «Non lo so». Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest`uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c`era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «E` un profeta!». Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «E` questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l`età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l`età, chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l`uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dá gloria a Dio! Noi sappiamo che quest`uomo è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l`ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell`uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s`è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l`avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell`uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l`hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»
(Bibbia Cei: versione1971)
Esegesi
Dopo l’austerità dei capitoli 7 e 8 abbiamo un racconto pieno di movimento e di vita, costruito con una struttura scenica e con dialoghi brillanti. I personaggi del racconto sono a turno pietosi, confusi, forti, prepotenti, deboli; spicca la figura di un cieco dalla nascita coraggioso e intelligente, cui Gesù ridona la vista. Nel racconto, che fu utilizzato nella catechesi battesimale, Gesù viene presentato con i suoi titoli: uomo che si chiama Gesù, un profeta, il Cristo, colui che viene da Dio, il Figlio dell’uomo, il Signore in cui credere e i vari personaggi assumono atteggiamenti diversi nei suoi confronti. La gente non prende posizione: la folla è indecisa, i parenti fanno la scelta della paura. I Farisei fanno un cammino di ostilità: prima sono divisi, poi prevalgono i contrari, in seguito negano che sia avvenuto un miracolo, poi assumono un atteggiamento del tutto ostile, infine scomunicano il cieco guarito: Gesù commenta: “ Il vostro peccato rimane”. Il cieco fa un cammino di fede: all’inizio ammette di esser cieco, in seguito progressivamente riconosce Gesù come un uomo, un profeta, un inviato da Dio, il Messia, il Signore; la conclusione di Gesù: “Quelli che non vedono vedranno”.
PASSANDO VIDE (1)
L’indicazione con cui il racconto si apre non serve di raccordo con quanto precede, ma dice solo che un giorno Gesù si imbatte in un mendicante cieco e prende come sempre l’iniziativa: guarisce e conduce alla fede.
UN CIECO DALLA NASCITA (1)
Anche gli altri evangelisti raccontano miracoli di guarigioni di ciechi per esteso e in modo sommario. Il miracolo più vicino a Giovanni 1-8 è quello del cieco di Betsaida, narrato in Mc 8, 22-26. In Giovanni la guarigione di questo cieco è il sesto dei segni fatti da Gesù.
CHI HA PECCATO (2)
La domanda dei discepoli riflette il pensiero del tempo. Secondo i rabbini ogni malattia e ogni difetto fisico erano il castigo di qualche peccato o di una vita peccaminosa.
PERCHE’ SI MANIFESTASSERO (3)
Gesù esclude che nel caso presente ci sia di mezzo una qualsiasi connessione tra peccato e infermità, ma non intende escludere che una tale connessione possa esserci in qualche caso. La risposta di Gesù non è un principio generale (vedi 5, 14) ma una interpretazione di questo caso specifico. Nel disegno di Dio questa malattia è ordinata a manifestare le sue opere mediante l’intervento di Gesù. L’opera che in questo caso si manifesta è il miracolo della guarigione, che è una rivelazione di Gesù, luce del mondo.
FINCHE’ E’ GIORNO (5)
Gesù e i discepoli devono compiere in fretta le opere volute dal Padre, perché il tempo di vita che resta a Gesù è breve. Bisogna pertanto operare anche di sabato. Lo scopo dell’agire di Gesù è di recare la luce spirituale e soprannaturale al mondo, cioè agli uomini; in pari tempo la sua parola è anche un avvertimento al mondo che si lasci illuminare, come è detto più chiaramente in 12, 35.
SPUTO’ PER TERRA (5)
Gesù compie un gesto usuale tra i Giudei del tempo, che attribuivano alla saliva proprietà curative, ma non è detto perché lo fa. Si può supporre che sia per adattarsi alla mentalità popolare o per dimostrare la sua libertà nei confronti del sabato in cui questo gesto era espressamente proibito. Da quanto segue appare comunque lontano ogni senso di magia.
NELLA PISCINA DI SILOE (5)
Il cieco non è inviato alla piscina perché questa abbia un potere curativo, ma per una prova di fede. Un comando simile troviamo in 2 Re 5, 10-13, nell’episodio di Naaman il Siro. La piscina di Siloe è situata allo sbocco del canale, scavato dal re Ezechia (2 Cr 32, 30), che portava l’acqua dalla fonte di Ghjion all’interno della Città, sud di Gerusalemme. Da questa piscina veniva attinta l’acqua per la cerimonia della festa delle Capanne. Giovanni interpreta il nome Siloe come Inviato, in riferimento a Gesù, l’Inviato del Padre, che invia il cieco alla fontana dell’Inviato. In realtà “Siloe” ha in significato di “mandante,” cioè canale che manda l’acqua.
TORNO’ CHE CI VEDEVA (7)
Il miracolo è ormai avvenuto. Il cieco vede per la prima volta la luce naturale, ma non solo.
DISSERO (8)
La guarigione provoca una profonda impressione. Tanto il miracolo sembra impossibile che alcuni credono che il cieco guarito sia una persona diversa da colui che conoscevano; ma la sua identità viene confermata.
ALLORA GLI CHIESERO (11)
Segue una piccola inchiesta su come sia avvenuto il miracolo e su chi lo abbia operato. Il cieco nato sa chi è il suo guaritore ma non sa dove si trova.
DAI FARISEI (13)
Il miracolato viene condotto dall’autorità competente per le cause che avevano un aspetto religioso, cioè dai Farisei sinedriti. Qui l’aspetto religioso è determinato dalla violazione del sabato.
ANCHE I FARISEI (16)
Il racconto mette in grave imbarazzo gli interpellati, perché il prodigio sembra accreditare chi lo ha compiuto. Tra loro nasce un dissenso: per alcuni Gesù non può essere un inviato da Dio, perché viola il sabato, per altri non può essere un peccatore dal momento che compie prodigi.
DISSERO DI NUOVO (17)
Nell’imbarazzo i farisei chiedono al mendicante la sua opinione su chi lo ha guarito; questi dichiara apertamente che è un profeta, dal momento che fa prodigi. La risposta non piace agli inquirenti che mettono in dubbio la realtà stessa del miracolo.
CHIAMARONO I GENITORI (19)
I Farisei non restano soddisfatti nemmeno dall’esito dell’interrogatorio fatto ai genitori; questi riconoscono come loro figlio il cieco guarito, ma sulle modalità del miracolo danno una risposta evasiva, per timore dei Giudei, che avevano deciso di espellere dalla sinagoga chiunque avesse confessato che Gesù era il Messia. L’usanza di espellere dalla sinagoga era invalsa dopo il ritorno dall’esilio (Esdr 10, 8) e mirava a ricondurre le persone ad una maggiore obbedienza. Secondo alcuni studiosi esistevano tre tipi di scomunica: quella minima, che durava una settimana, il “niddui”, che durava un mese e il “herem”, una solenne maledizione che escludeva per sempre dalla Sinagoga; ma forse questa divisione riflette solo un costume tardivo del primo secolo.
CHIAMARONO DI NUOVO (24)
A questo punto il fatto della guarigione miracolosa appare certo, ma i Farisei non si rassegnano e vorrebbero chiudere la faccenda dichiarando Gesù peccatore, con la testimonianza del cieco guarito. Dicendogli “dà gloria a Dio”, lo invitano a confermare quasi sotto giuramento le loro conclusioni.
SE E’ UN PECCATORE (24)
Il miracolato non accede alla pretesa, non si lascia impaurire dagli insulti e intraprende con i Giudei un dialogo, che diventa una lezione religiosa. Incapaci di ridurlo al silenzio, i Farisei chiudono la conversazione cacciandolo dalla sinagoga.
GESU’ SEPPE (35)
Gesù era scomparso dalla scena e aveva lasciato che il cieco guarito
proseguisse il suo cammino di fede. Ora è venuto il momento in cui questa fede può essere pubblicamente professata e Gesù, proprio quando il cieco guarito è cacciato, gli va incontro e per la seconda volta prende l’iniziativa.
TU CREDI (35)
E’ arrivata l’ultima tappa del cammino di fede, quella che sarà richiesta anche ai canditati al Battesimo: la fede in Gesù Figlio dell’uomo e Signore, uomo e Dio. La professione di fede a questo punto è piena: “Io credo, Signore. E gli si prostrò innanzi”.
VENUTO PER GIUDICARE (39)
Dopo la confessione del miracolato Gesù mette in chiaro il simbolismo del prodigio compito. Dice di essere venuto per una discriminazione. Prima di lui il mondo era nelle tenebre, con lui è venuta la luce della rivelazione e gli uomini devono decidere se vogliono restare nelle tenebre o se desiderano farsi rischiarare dalla luce. Chi si riconosce cieco in un mondo di tenebre, acquista la vista alla luce di Cristo, mentre chi si considera superbamente veggente e si rinserra nella pretesa luce della sua ragione, chiude ancor più gli occhi alla luce di Gesù, rifiuta di essere illuminato e resta nelle tenebre.
ALCUNI FARISEI (40)
Il cieco da una parte e i farisei dall’altra sono un esempio concreto di questo atteggiamento nei confronti della luce. Il cieco è uno che aveva riconosciuto di non vedere e adesso vede. Ai farisei, che erano stati protagonisti negativi nel processo, Gesù dice che la superba convinzione di vedere, di essere giusti li indurisce nel confronto con la luce, il loro peccato, ora che non accettano la luce, diventa più grave e rimane.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ILLUMINATI
Per la catechesi battesimale di questa Quaresima, oggi è il turno della luce. Guarendo il cieco nato Gesù si rivela come colui che apre i nostri occhi alla vera luce: ci permette cioè di guardare le cose con gli occhi nuovi della fede. (Vangelo). “Illuminati” da Cristo, dobbiamo dunque comportarci come figli della luce (2 Lettura). Questo esige una conversione di mentalità, una capacità di giudicare secondo una nuova scala di valori, che viene da Dio: lui “non guarda alle apparenze, ma legge nel cuore”. (1 Lettura)
FORMO’ DEL FANGO
«Egli formò del fango con la saliva», e guarí il difetto che esisteva dalla nascita, per mostrare che lui, la cui mano completava ciò che mancava alla natura, era proprio colui la cui mano aveva modellato la creazione al principio. E siccome rifiutavano di crederlo anteriore ad Abramo, egli provò loro con quest`opera che era il Figlio di colui che, con la sua mano, “formò” il primo “Adamo con la terra” (Gen 2,7): in effetti, egli guarí la tara del cieco con i gesti del proprio corpo. Fece ciò a utilità di coloro che cercavano i miracoli per credere: “I Giudei cercano i miracoli” (1Cor 1,22). Non fu la píscina di Siloe che aprí gli occhi del cieco (cf.Gv 9,7.11), come non furono le acque del Giordano che purificarono Naaman; è il comando del Signore che compie tutto. Ben piú, non è l`acqua del nostro Battesimo, ma i nomi che si pronunciano su di essa, che ci purificano. “Unse i suoi occhi con il fango” (Gv 9,6), perché i Giudei ripulissero l`accecamento del loro cuore. (Efrem, Diatessaron, 16, 28-32)
GUARITI DALLA CECITA’ DEL CUORE
Quando il cieco se ne andò tra la folla e chiese: «Dov`è Siloe?», si vide il fango cosparso sui suoi occhi. Le persone lo interrogarono, egli le informò, ed esse lo seguirono, per vedere se i suoi occhi si fossero aperti. Coloro che vedevano la luce materiale erano guidati da un cieco che vedeva la luce dello spirito, e, nella sua notte, il cieco era guidato da coloro che vedevano esteriormente, ma che erano spiritualmente ciechi. Il cieco lavò il fango dai suoi occhi, e vide se stesso; gli altri lavarono la cecità del loro cuore ed esaminarono se stessi. Nostro Signore apriva segretamente gli occhi di molti altri ciechi. Quel cieco fu una bella e inattesa fortuna per Nostro Signore; per suo tramite, acquistò numerosi ciechi, che egli guarí dalla cecità del cuore.(Efrem Diatessaron,16, 28-32)
ERA SABATO
Egli ha formato il fango durante il sabato (cf. Gv 9,14). Omisero il fatto della guarigione e gli rimproverarono di aver formato del fango. Lo stesso dissero a colui “che era malato da trentotto anni: Chi ti ha detto di portare il tuo lettuccio?” (Gv 5,5.12), e non: Chi ti ha guarito? Qui, analogamente: «Ha fatto del fango durante il sabato». E cosí, anzi per molto meno, non si ingelosirono di lui e non lo rinnegarono, quando guarí un idropico, con una sola parola, in giorno di sabato? (cf. Lc 14,1-6). Cosa gli fece dunque guarendolo? Egli fu purificato e guarito con la sola parola. Quindi, secondo le loro teorie, chiunque parla viola il sabato; ma allora – si dirà – chi ha maggiormente violato il sabato, il nostro Salvatore che guarisce, o coloro che ne parlano con gelosia? (Efrem, Diatessaron, 16, 28-32)
LAVORARE FINCHE’ E’ GIORNO
Lavorate finché dura il giorno, poiché “sopraggiunge la notte nella quale nessuno può piú lavorare” (Gv 9,4). Il giorno, è la vita presente; la notte, è la morte e il tempo dopo la morte. Se non vi è possibilità di lavorare dopo questa vita, come afferma la Verità, perché ciascuno non lavora finché ne ha il tempo, cioè finché vive in questo secolo? Temete, fratelli, questa notte della quale il Salvatore dice: “Sopraggiunge la notte nella quale nessuno può piú lavorare”. Coloro che compiono il male non temono questa notte, e per questo motivo, all`uscita da questa vita, essi trovano la notte, cioè la morte eterna. Lavorate finché vivete, ma in questi giorni soprattutto, privandovi di piatti delicati e astenendovi dai vizi in ogni tempo. Infatti coloro che si privano del cibo e non si astengono dal male sono simili al diavolo che non mangia e tuttavia non si allontana dal male. Sappiate infine che voi dovete far passare in cielo, dandolo ai poveri, quello di cui vi private con il digiuno. (Anonimo IX secolo, Hom. 9, 1-5).
LA LUCE
La luce è carica di un simbolismo di cui bisogna cogliere l’anima. Il tema attraversa tutta la rivelazione. Dio inizia l’azione creatrice separando le tenebre dalla luce (Gn 1, 3). Al termine della storia, i cieli nuovi e la terra nuova, che egli farà, avranno lui stesso come lucerna (Ap 21, 5.23). Le vicende che si situano tra i due termini assumono la forma di un conflitto in cui tenebre e luce si affrontano. La luce è connaturalmente legata alla vita. Le tenebre al contrario, che sembrano avvolgere tutti gli uomini in un manto funereo, si prestano a raffigurare la morte. La trasposizione sul piano morale va da sé: il peccato è tenebra, la grazia e la fede sono luce. “Era notte” annota Giovanni (13, 30) mentre Giuda esce dal cenacolo per consumare il tradimento. L’antico rito battesimale comportava un gesto di drammatica plasticità. Il candidato si volgeva prima verso occidente, la regione delle tenebre, e alzando il braccio per un giuramento solenne, esclamava: “ Io rinunzio a te, o Satana “. Poi si volgeva a oriente, la regione della luce, e gridava: “Io aderisco a te, o Cristo”. (Mariano Magrassi)
CAMMINARE NELLA LUCE
Il battesimo è un gesto della bontà di Dio che strappa dalle tenebre e ci trasferisce nel Regno del suo Figlio, perché abbiamo parte alla sorte dei santi nella luce (Col 1, 12-13). Ma non lascia l’uomo passivo: esige da lui una contropartita, una scelta netta e decisiva. Il battesimo è un impegno, Pone il battezzato in una situazione nuova, introduce nella vita divina il cui dinamismo trascina. Pone nel battezzato una “natura” nuova che non potrà mai più svestire: quella di Dio. Diventa suo figlio e come tale deve vivere. Camminare nella luce è vivere in coerenza con questa nuova situazione con uno sguardo nuovo sulla vita e sul mondo. Un modo nuovo da vivere il rapporto con gli altri: è l’amore fraterno, distintivo infallibile dei “figli della luce”, un orientamento di fondo che fa dell’esistenza un cammino verso la luce della gloria. (Mariano Magrassi)
ACCOGLIERE CRISTO LUCE
La situazione del cieco nato rappresenta la condizione di tutto il genere umano. La mancanza di luce fa rimanere nelle tenebre del peccato, dell’errore e della menzogna, nell’opacità di un’esistenza senza ideali e grandi desideri, nella tristezza di chi non sa scorgere la novità di vita e di ciò che il Signore può compiere qui e ora. Proprio la nostra indifferenza e povertà suscitano la misericordia di Dio: noi siamo i poveri che lui viene a illuminare e salvare. Presumere di non essere ciechi, ma di vedere, come dicono i farisei, è l’errore che ci toglie ogni possibilità di salvezza, di apertura al dono della fede. Anche noi come il cieco nato, dobbiamo farci mendicanti per ottenere l’umiltà del cuore e la disponibilità ad accogliere Cristo Gesù. La luce è un simbolo fondamentale della nostra esistenza: chi nasce vede la luce. Quindi essa è sinonimo di vita. Dio che creò il primo mattino, continua la sua opera di salvezza partecipando ai suoi figli la vita che è in Gesù. Il Dio che disse: “Rifulga la luce nelle tenebre”, rifulse nei nostri occhi, per far risplendere la conoscenza della gloria, che rifulge sul volto di Cristo. Gesù è il sole di giustizia, che è “venuto a cercare chi era perduto”, a “rischiarare coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 19, 10; 1, 79). (Riflessioni di Monache Trappiste)
APRIRE GLI OCCHI ALLA LUCE
Al termine dell’episodio del cieco nato, il cieco “vede”, mentre quelli che si credono sani non vedono e non capiscono più nulla fino a coprirsi di ridicolo: “ Se foste ciechi non avreste nessun peccato, ma siccome dite di vedere, il vostro peccato rimane.” Il giudizio di Cristo chiaro e molto pesante cade anche su tutti noi quando non abbiamo il coraggio di aprire i nostri occhi, pensando di sapere già tutto, di avere fatto già la scelta giusta, di non aver più nulla da cambiare. E’ molto facile diventare impermeabili alla parola di Dio, alla sua grazia, a quei doni che ci vengono dalle situazioni in cui viviamo, dalle persone che incontriamo, e persino dagli insegnamenti della Chiesa: troviamo sempre scuse per rifiutare quanto ci viene proposto, cerchiamo di scaricare su altri le nostre stesse colpe, e così non cambia più nulla nella vita. La conversione di cui abbiamo bisogno è sentirci in stato di ricerca, desiderosi di un più e di un meglio, senza accontentarci di quello che già sappiamo: voler conoscere meglio la parola di Dio per metterci in questione e adeguare il vivere al credere. (Giorgio Basadonna)
DALLA CECITA’ ALLA LUCE
Nel miracolo della guarigione del cieco l’affermazione centrale è: “ Io sono la luce del mondo”. Di fronte a Gesù luce si disegnano due movimenti opposti: un cieco passa dalle tenebre alla luce, i Giudei che presumevano di vedere sono condannati alle tenebre. Da una parte c’è dunque un cammino di fede, dall’altra parte c’è un indurimento del cuore e quindi una cecità spirituale di fronte al mistero di Gesù. E’ evidente che “luce” e “cecità” assumono qui un valore simbolico; non si tratta soltanto delle cecità fisica e della luce del sole, ma di luce e cecità spirituali. Dal fatto della guarigione, Gesù conduce i suoi uditori a riflettere su una vicenda interiore e spirituale. Il cieco scopre progressivamente chi è Gesù: dapprima dice che è un uomo chiamato Gesù, poi lo definisce profeta, poi un inviato da Dio e alla fine fa la completa professione di fede: “ Credo, Signore”. I giudei invece compiono un cammino inverso: si irrigidiscono sempre più nella loro opposizione a Gesù, accusando il cieco di bestemmia e coprendolo di ingiurie. Ciò che fa la cecità dei Giudei e la sicurezza e la pretesa di “sapere”, quasi non avessero bisogno di illuminazione. Nella vicenda del cieco nato è tratteggiata, in filigrana, la storia di ogni cristiano che viene al mondo spiritualmente cieco e nel battesimo viene illuminato dalla luce di Cristo. I Padri della Chiesa, per questo usavano chiamare il battesimo col termine “illuminazione”. La fede è un dono di Dio, ma è anche una sottomissione libera e un’obbedienza voluta e responsabile. La grazia divina non costringe l’uomo a dare il suo assenso, bensì potenzia e libera la sua libertà. Anche Gesù fa al cieco guarito una domanda: “Credi tu nel Figlio dell’uomo”? e cioè fa appello alla sua libera scelta. Decidendosi liberamente a favore di Gesù, il cieco comincia a vedere. (A Bonora)
LA RIVELAZIONE CHE SALVA
Gesù chiede al cieco guarito: “ Credi tu nel Figlio dell’uomo?”. E cioè: credi in colui che ti ha aperto gli occhi? credi che, attraverso di lui, è passata la forza stessa di Dio, “che dona la vista ai ciechi”? Sei disposto a lasciare che la tua vita sia illuminata e corretta da lui? Va notato che il cieco giunge ad una professione di fede completa solo dopo essere stato cacciato dalla sinagoga. “Cacciato dalla sinagoga” significa posto in una condizione di solitudine, di emarginazione. Il cieco ha pagato un prezzo elevato per proclamare la sua fedeltà a Gesù e proprio la sua disponibilità a pagare questo prezzo lo ha reso capace di professare la fede. Lo si vede bene dagli altri personaggi che fanno da contorno al brano ma che non sono senza importanza. Accanto al cieco si muovono anzitutto i vicini e quelli che lo avevano visto prima. Questi sono curiosi e si interessano di quello che è avvenuto. Ma non sono disposti a fare altro; quando andare avanti richiederebbe la disponibilità ad impegnarsi, allora si fermano e l’interesse che provavano svanisce. Sono il simbolo, questi vicini, dell’uomo che vive superficialmente, che magari può stupirsi e commuoversi, ma solo per un attimo, che non è capace di sostenere l’impegno della fede quando questa diventa coinvolgente. I genitori del cieco sono naturalmente interessati da quelli che è avvenuto al loro figlio. Ma quando si accorgono che procedere comporterebbe il rischio della scomunica, si tirano indietro. Sono come questi genitori coloro che si tirano indietro quando credere comincia a costare; non arriveranno mai ad una fede matura: Poi ci sono le autorità giudaiche: Dal punto di vista religioso sarebbero le persone più competenti: hanno le loro certezze, ma non sono aperti alla verità e non accettano un insegnamento da chi non appartiene al loro ceto. (S.Sibroni)
LUCE E BATTESIMO
Per cogliere la portata battesimale del tema della luce, bisogna riportarci alla notte pasquale. Essa inizia appunto con il rito della luce. Viene acceso il cero pasquale, simbolo del risorto, “fiamma viva della gloria del Padre”. Per tre volte viene presentato all’assemblea dal diacono che proclama: “ La luce di Cristo”. Alla sua fiamma vengono accesi i ceri dei partecipanti. Davanti ad esso con l’Exultet, il diacono innalza un inno trionfale a Cristo, luce venuta per illuminare gli uomini, immersi nelle tenebre del peccato e della morte. La luce è per noi legata alla vita e le tenebre si prestano a raffigurare la morte. La trasposizione sul piamo morale va da sé: il peccato è tenebra, la grazia e la fede sono la luce. La luce è la sfera di Dio e di Cristo e vi regna il bene; le tenebre sono il dominio di Satana e vi regna il male. Il battesimo è il gesto della bontà divina che ci strappa dalle tenebre e ci trasferisce nel Regno del suo Figlio, perché abbiamo parte alla sorte dei santi nella luce. (Mariano Magrassi)
COMPORTATEVI COME FIGLI DELLA LUCE
Eletti da Dio in modo assolutamente gratuito, i battezzati ricevono la consacrazione regale dello Spirito che permea tutto l’essere e conferisce l’illuminazione della fede Ma l’uomo non deve restare passivo Deve essere disposto ad una contropartita, una scelta netta decisiva. Non per nulla, i Padri parlavano di “contratto”: un atto che impegna ad un tempo Dio e l’uomo. Impegna per tutta la vita, determinando una linea di condotta: vivere da figli della luce. Essere luce nel Signore significa anche essere fonte di luce, produrre quei frutti che Paolo identifica “in bontà, giustizia e verità”. (2 lettura)
QUALE PRESENZA
In un mondo in cui violenza, conflitto, rivalità e menzogna sembrano avere il sopravvento, la presenza dei cristiani pone una forza di segno contrario che diventa accusa di queste opere di morte. La bontà è vita di amore, accoglienza, disponibilità, perdono; la giustizia è onestà, rettitudine, apertura alla volontà del Signore; la verità è adesione al Vangelo e ai suoi criteri, possibilità di essere liberi dalla menzogna del peccato e della sua schiavitù. Le tenebre sono incapaci di produrre, possono soltanto operare, ma la loro opera è sterile. I cristiani sono chiamati a dimostrare che sono figli della luce. La famiglie e la comunità cristiana devono essere luoghi in cui si manifesta la luce, in cui si educa alla fede e ai suoi valori. (Messalino LDC)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore, non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo Colui che hai mandato ad illuminare il mondo e crediamo in lui solo Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. (4 Quaresima A)
•Risplenda, Signore, su di noi il tuo volto e anche le nostre facce saranno luminose. Sei tu la luce, e la luce è la vita; illumina, Signore, ogni uomo, e sia la tua luce lo splendore delle nostre vite.
•Se uno non crede alla Parola, non crede nemmeno ai morti che risorgono, che hai detto, Signore: anche il miracolo può renderci ciechi! Signore, ti chiediamo la luce del cuore per non negare mai almeno l’evidenza delle cose: pur esperti che tu sei sempre un Dio che si vela anche quando ti riveli. (David Maria Turoldo)
•Signore dà luce ai miei occhi perché non mi addormenti nella notte, perché il mio avversario non dica: sono più forte di lui. Tu che hai aperto gli occhi al cieco nato, con la tua luce illumina il mio cuore perché io sappia vedere le tue opere e custodisca fedelmente ogni tua parola. (Quando pregate: EDB)
•Signore, tu ci chiami nella tua bontà alla conversione per liberarci da ogni smarrimento ed aprirci al mistero della nostra salvezza; e noi, ritrovata con gioia la luce, esultiamo sentendoci rinnovati. Tu che ami l’innocenza e la ridoni a noi, lega per sempre a te i nostri cuori e poiché ci hai liberato dalle tenebre dello spirito, non lasciarci allontanare più dalla tua luce. (Quando pregate EDB)
•Dio Padre di Gesù e nostro Padre, noi ti ringraziamo perché la tua luce è giunta fino a noi, uomini creati da te, ma accecati dell’odio e dalla ribellione verso di te. Noi ti ringraziamo perché lo splendore di Cristo risorto ha vinto le tenebre che avvolgevano il mondo ed il nostro cuore, e ha spalancato i nostri occhi per contemplare il tuo volto di Padre.
•Padre della luce, tu che nel Battesimo hai aperto i nostri occhi, non permettere che li chiudiamo di fronte a chi soffre ed è triste. Rendici capaci di comunicare loro la tua fiducia e il tuo amore. Vogliamo essere, o Padre, uomini di luce, portatori della tua fiducia per chi non crede in se stesso, portatori del tuo sorriso per chi cammina triste e rassegnato, portatori della tua amicizia a che è solo e abbandonato.
•Tu, o Signore, non ci hai abbandonato alla nostra cecità; noi che eravamo immersi nell’oscurità abbiamo visto una grande luce, la tua luce, Signore Gesù, ti sei fatto uomo per abitare in mezzo a noi e per essere la nostra luce. Beati noi che abbiamo vinto le tenebre del peccato e camminiamo nella luce! (Ragazzi in preghiera)
•Il Signore è il mio pastore non manco di nulla. Ad acque tranquille mi conduce. Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore? Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi. Il Signore ridona la vista ai ciechi. Il Signore rialza chi è caduto. (Dai salmi 23; 27;146)
•Il Signore Gesù metta le mani sui nostri occhi affinché anche noi cominciamo a scorgere non tutte le cose che si vedono, ma quelle che non si vedono; ci apra quegli occhi che scorgono non il presente ma il futuro; tolga il velo dello sguardo del nostro cuore affinché esso veda Dio in spirito, per mezzo del Signore stesso Gesù Cristo, al quale è la gloria e la potenza per i secoli dei secoli. (Origene)
•Noi stavamo smarrendoci nel buio e lui ci ha dato la luce. Come un padre ci ha chiamato suoi figli. Noi eravamo ciechi nella mente, ci eravamo venduti ad opere umane. Niente altro che morte era la nostra vita. Lui si è accorto di noi e, mosso a pietà, ci ha salvati. Lui ha visto che non avevamo nessuna speranza. Ci ha chiamati quando noi non eravamo niente, e da niente ha voluto farci esistere. (S.Clemente)
•Signore, perdonami, io, povera umanità dolente, cerco di uscire dalle tenebre, ma le acque del peccato mi hanno sommerso, l’abisso della superbia mi ha avvolto, l’alga sottile di una sapienza solo umana si è avvinta al mio capo. Tu sei la luce del mondo, salvami, Signore!
•Sono sceso alle radici del mondo per capire il segreto della vita, ma la terra ha chiuso le sue spranghe (Gen 2, 7), dietro di me per sempre, perché la creazione resiste agli ingiusti (Sp 16, 24). Tu sei la luce del mondo, salvami, Signore.
•Grazie Signore, perché ti sei chinato sulla nostra umanità. Grazie perché hai fatto risplendere la tua potenza e hai rinnovato la tua creatura. Grazie perché hai tolto dal suo cuore l’amarezza di sentirsi “un rifiuto del suo popolo”. (Preghiere di Monache Trappiste)
•O Gesú, redentore del genere umano, restauratore eterno della luce: concedi a noi tuoi servi che, come siamo stati lavati dal peccato originale per l`immersione del Battesimo – e in ciò consiste il significato di quella piscina che restituí la vista agli occhi dei ciechi- cosí pure siamo da te purificati dalle nostre colpe mediante il secondo battesimo delle lacrime; e possiamo meritare di essere divulgatori delle tue lodi, come quel cieco divenne nunzio della grazia. E come quello fu riempito di fede per confessare te vero Dio, cosí noi pure possiamo essere corroborati dalla testimonianza delle buone opere. Possa tu subito venire incontro pietoso, per la tua smisurata pietà, a noi che t`invochiamo, affinché, per questo sacrificio che ti offriamo, se vivi otteniamo la medicina che salva, se defunti meritiamo di conseguire l`eterno gaudio senza fine. Amen. (Sacramentario Mozarabico, 392 Post Nomina)
•O Tempio della luce senza ombra e senza macchia intercedi per noi presso il tuo Figlio unigenito, mediatore della nostra riconciliazione con il Padre, perché egli ci illumini della sua luce, perdoni le nostre debolezze, allontani da noi ogni discordia, e conceda alle nostre anime la gioia di amare i fratelli.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Divenuti nel battesimo “luce” e “figli della luce”, comportiamoci come “figli della luce”, gettando via “le opere delle tenebre” e indossando “le armi della luce”.