Sicuramente sarò banale, ma in questi giorni la notizia che ha polarizzato la nostra attenzione è stata quella concernente le dimissioni di S.S. Benedetto XVI, ed io non posso fare a meno di esprimere le emozioni del mio cuore. Joseph Ratzinger è arrivato al soglio di Pietro nella scia del “turbine” Giovanni Paolo II, ne ha preso il posto con rispetto e umiltà, ha portato avanti il suo pontificato con amore e competenza lasciando nelle sue encicliche, chiare e profonde, la guida per procedere nel nostro mondo in cambiamento, infine ha preso la decisione “storica” di non essere più maestro ma testimone di coerenza, di servizio, di trasparenza, di adesione al Vangelo di Cristo. Il Papa ci ha dato l’esempio, come Cristo, ed è da qui che la Chiesa deve ripartire per essere quel “sale” e quel “lievito” che fa lievitare la massa, che può vincere l’indifferenza del mondo intriso di compromessi, di potere, di denaro, di onnipotenza scientifica. Nell’ultimo “Angelus” ci ha fornito anche lo strumento primario per vincere questa battaglia: “la preghiera”.
PREGHIERA, STRUMENTO PRIMARIO
Congiungendo le mani nella preghiera offriamo a Dio la nostra creaturalità e ci facciamo guidare da lui nella vita di ogni giorno, nella società; pregare non è isolarsi dal mondo ma riandare al mondo per agire con il cuore riempito di Spirito Santo; un salire al monte dell’incontro con Dio e poi ridiscenderlo per portare Dio ai fratelli. Benedetto ha specificato ”… questa parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me in questo momento della mia vita , il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi di più alla preghiera e alla meditazione ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi se Dio mi chiama in questo momento è … perché io possa aiutarla con tutte le mie forze …” Un modo diverso di servire la Chiesa. SERVIRE … da quanto tempo tanti pastori hanno dimenticato il significato di questa parola, fanno molte cose, ma si dimenticano di cingersi i fianchi per lavare i piedi ai discepoli, di ricercare le pecore smarrite, di curare le ferite, di r i c o n d u r l e all’ovile…Ho tra le mani un libro di meditazione scritto da Joseph Ratzinger raccogliendo brani di sue omelie e testi vari ”365 giorni con il Papa” -
Collaboratori della verità -.
CREDENTI CON RADICI PROFONDE
Nella meditazione del 23 gennaio (pag.43) tratta del futuro della Chiesa quasi profetizzando: ”il rinnofuturo della Chiesa può dipendere, anzi certamente dipenderà anche nel nostro tempo, dalla forza di quei credenti che hanno radici profonde, e vivono un’esistenza ricolma della luminosa pienezza della fede … Sarà certamente una Chiesa consavapevole della sua natura di realtà religiosa, che non si accrediterà sulla base della sua potenza politica e non amoreggerà ne’ con le “destre” ne’ con l e ” s i n i s t r e ”. Avrà un’esistenza faticosa, poiché la sua nuova configurazione e il suo rinnovamento le costeranno una purificazione nella quale si consumeranno anche molte delle sue forze migliori. Sarà una Chiesa che ha imboccato la strada della povertà, e sarà in particolare la Chiesa dei piccoli e dei deboli: un processo, questo, tanto più delicato e rischioso, in quanto dovrà guardarsi e dalla grettezza di parte e dalla testardaggine magniloquente….
SCELTA DI SILENZIO E DI PREGHIERA
Ma, dopo la prova di simili divisioni, da una Chiesa che ha riscoperto la sua intima essenza e si è levata di dosso le impalcature che la soffocavano, sgorgheranno sorgenti limpide e feconde ….. (Glaube und Zugunft, pp 120s e 123ss). Forse è proprio per ricercare queste sorgenti limpide e feconde che il nostro Papa ha deciso il grande passo del silenzio e della preghiera, il suo grande cuore ha rinunciato a tutto ciò che poteva portarlo lontano dalla contemplazione per essere più libero di amare i suoi figli di un amore sconfinato. Voglio conservare nel cuore l’immagine del suo saluto da Castel Gandolfo con il quale ci ha affidato ancora la richiesta della reciproca preghiera per accompagnarlo nel tratto finale del suo pellegrinaggio terreno, ce lo ha chiesto come uno di noi, con confidente serenità e noi dobbiamo essere il sostegno sicuro alla sua stanchezza. La salita al Tabor sia per Lei, santità, un cammino di luce, come è stata tutta la sua vita, ci sia di guida, di aiuto a ritrovare Cristo che è Via, Verità, Vita. Per molti anni ancora …
Paola Ferrazzani