
Buonasera Parroco,
Da un anno io e mia sorella siamo rimaste orfane di entrambi i genitori. Lo scorso anno è stato il primo Natale senza di loro e pensavamo che quest’anno andasse meglio, invece il dolore si è fatto più intenso […] Non ci aspettavamo che i genitori morissero così presto. Invidiamo molto chi ha i genitori anziani anche da assistere ma ancora vivi. Le feste le passiamo da sole mentre gli altri festeggiano in famiglia scambiandosi i doni. Cominciamo a pensare che le feste non fanno proprio per noi orfane e capiamo chi fugge in vacanza per vivere con il cuore trafitto e una pesantezza che non sai con chi prendertela.
S e F
Comprendo la vostra amarezza, la vostra solitudine. Ciò che mi sento di dirvi con cuore aperto è di lasciar vincere la vita, non la morte. Pensateli vivi i vostri genitori.
Oggi per qualificare certi stati d’animo, certi mestieri, ecc. si usano espressioni che a volte fanno sorridere, ma spesso sono azzeccate. Personalmente sono tra i pochi che accetta alcune locuzioni moderne, perché più rispondenti alla verità profonda di quello che indicano o definiscono. Mi spiego: è più rispondente a verità chiamare i portatori di handicap “diversamente abili” che non handicappati. In effetti, basta immaginare uno dei più grandi cosmologi del mondo, immobilizzato da 30 anni in una carrozzella, che può comunicare solo con lo sguardo e muovere con un dito un sofisticatissimo computer, perché affetto da atrofia muscolare progressiva, Stephen Hawking, per rendersi conto di quanto sia vera la locuzione di “diversamente abili”.
Perciò, pensare che i vostri genitori siano “diversamente viventi” non è un pensare consolatorio, un “pensare per non pensare”, per sfuggire alla tristezza che accompagna ogni perdita, no; è la pura e semplice verità. Siamo senza speranza e senza futuro solo se la fede non ci sorregge. Ecco perché sono convinto, anzi convintissimo che occorra sempre sforzarsi di pensare positivo, di sentire coloro che abbiamo amato e che ci hanno lasciato… di sentirli vicini, “diversamente viventi”. È un invito ad accettare la vita corroborata alla fede, l’unico modo per sfuggire alla solitudine e all’angoscia del presente. Vi sono vicino. Vi ricordo al Signore.