Giovanni 12, 20-33: 20 In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Gallica, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? 28 Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29 La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 12, 20-33
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c`erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «E` giunta l`ora che sia glorificato il Figlio dell`uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l`anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest`ora? Ma per questo sono giunto a quest`ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L`ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nella pericope 12, 20-36 di Giovanni abbiamo l’annunzio della venuta dell’”ora”. La parola “ora” indica il tempo particolarmente favorevole nel quale si compie la salvezza. Durante la prima parte del Vangelo quest’ora non è ancora arrivata. La madre di Gesù, volendo far intervenire suo Figlio, si sente rispondere: “ Non è ancora venuta la mia ora” (2.4). L’arresto di Gesù è impossibile per la stessa ragione (7, 30; 8, 20). Ripetute volte Gesù predice l’imminenza di un’ora a partire dalla quale tutto diventerà chiaro (16, 25): il culto allora sarà spirituale (4, 21-23), la vita prevarrà sulla morte. (5, 25). Ora, davanti ai pagani che vogliono vederlo, Gesù annunzia che è venuta l’ora (12, 23). L’ora è il momento della crocifissione e della glorificazione di Gesù.
ALCUNI GRECI (20)
Sono alcuni pagani di lingua greca, divenuti proseliti, simpatizzanti del Giudaismo, ma non circoncisi (proselito = colui che si accosta); nei loro villaggi frequentavano la sinagoga ed erano venuti a Gerusalemme per le feste, erano dei “timorati di Dio”. (Atti 13,43).
FILIPPO… ANDREA (22)
Probabilmente si rivolgono a Filippo, perché solo lui e Andrea tra gli apostoli hanno un nome greco (Filippo = amante dei cavalli; Andrea = virile), o perché provenienti anche loro da Betsaida, cittadina situata oltre il Giordano e fuori della Galilea, patria di questi due apostoli e di Pietro.
VEDERE GESU’ (21)
Si verifica quanto hanno ammesso i farisei: “ Il mondo gli è andato dietro”. Questi proseliti non vogliono solo soddisfare una curiosità ma “vedere” nel senso forte, cioè conosce personalmente Gesù, per credere in lui.
GESU’ RISPOSE (23)
Gesù risponde alla richiesta facendosi conoscere, rivelando se stesso e quale è la strada per seguirlo, credendo in lui.
GIUNTA L’ORA (23)
L’ora ritardata fino a questo momento, è giunta. La solennità della rivelazione è sottolineata dalle parole: “ In verità, in verità vi dico”. L’ora è nello stesso tempo il momento della morte, della glorificazione, del passaggio al Padre, della salvezza, il momento centrale del mondo e della creazione.
CHICCO DI GRANO (24)
E’ un secondo modo di rispondere ai Greci. La vicenda di Gesù si può paragonare al grano seminato: come il chicco muore sotto terra e riappare moltiplicato, così Gesù morendo darò molto frutto: la glorificazione, la salvezza del mondo, il giudizio, il raduno dei seguaci.
CHI AMA LA SUA VITA (25)
I detti successivi riguardano coloro che vogliono essere seguaci di Gesù. Per i discepoli vale la stessa legge di morte e vita. Chi considera la vita terrena un assoluto, perde la sua autentica esistenza; chi invece relativizza la vita terrena e privilegia quella eterna, conserva la sua vera esistenza.
SE UNO MI VUOL SERVIRE (26)
Colui che serve Gesù deve seguirlo fino alla morte. Ricompensa a questo servizio è l’essere dove è lui col Padre (13, 32). L’imitazione nella morte è anche imitazione nella gloria.
IL PADRE LO ONORERA’ (26)
Come Gesù non ricerca la sua gloria, ma è il Padre che lo onora (8, 50-54), così il discepolo non deve preoccuparsi del suo onore, perché questo gli viene dal Padre che gli dona la gloria celeste e la piena rivelazione dell’amore (17, 24-26).
LA MIA ANIMA E’ TURBATA (27)
L’ora che sta per venire, con la sottomissione alla morte, presuppone un passaggio doloroso, carico di turbamento e di angoscia. Giovanni non riferisce nel suo Vangelo l’agonia terribile del Getsemani, ma qui fa cenno al turbamento di Gesù in previsione del dramma della morte.
CHE DEVO DIRE (27)
Quale deve essere in questa situazione la preghiera di Gesù? Chiedere al Padre che lo liberi dal dramma dell’ora? Egli rifugge da questa preghiera e ne fa un’altra:“ Dal momento che la tua gloria, che sta nel compimento dell’opera della redenzione, lo richiede, sono pronto a morire”.
VOCE DAL CIELO (28)
Il Padre dichiara che il suo Nome è stato glorificato con l’incarnazione del Figlio e con tutta la vita di Gesù e che sarà ancora glorificato con la sua morte e con la diffusione del Vangelo.
TUONO…ANGELO (29)
Come al solito la folla, che non afferra le parole, si divide di fronte alla rivelazione. Alcuni pensano a un “tuono”, che nel Vecchio Testamento era considerato voce di Dio, altri pensano che abbia parlato un angelo.
RISPOSE (30)
Gesù precisa che la voce è venuta per testimoniare alla folla che la glorificazione del Padre avviene attraverso la morte, la risurrezione e l’esaltazione del Figlio.
ORA… ORA (31)
L’ora della glorificazione è anche l’ora del giudizio del mondo contrario a Cristo, è l’ora in cui satana sarà cacciato dal mondo in cui ha fino ad ora dominato come un re; la morte di Cristo sarà un colpo mortale alla signoria di satana.
PRINCIPE DI QUESTO MONDO (31)
Con questo nome è indicato colui che ostacola l’opera di Gesù e che Giovanni chiama anche satana (13, 27), diavolo,(6, 70: 8, 44), maligno (1 Gv 2, 13). Questa denominazione, propria del quarto vangelo, ricorre anche in alcuni testi apocrifi del 1 secolo d. C..
ELEVATO DA TERRA (32)
L’espressione richiama l’elevazione della croce, ma anche la glorificazione di Gesù. Gesù innalzato e glorificato diventa centro di salvezza universale.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VOGLIAMO CONOSCERE GESU’
A Gerusalemme, in occasione della pasqua ebraica, alcuni greci di religione pagana, mossi da un vivo desiderio, chiedono all’apostolo Filippo: «Vogliamo vedere Gesù». Questa è la domanda che, attraverso i secoli, hanno posto molti degli uomini che hanno sentito parlare di Gesù di Nazaret. Poiché nel linguaggio giovanneo il «vedere» è sulla linea del «credere», la domanda può essere parafrasata così: «Desideriamo conoscere Gesù e crederà in lui». Anche nel nostro tempo molti continuano ad esprimere in modo esplicito o velato lo stesso desiderio: «Vogliamo vedere Gesù», «vogliamo conoscere chi è veramente Gesù», con la speranza di trovare in lui una proposta di vita e la liberazione dalle varie schiavitù. La parola di Dio della liturgia odierna ci guida in tale ricerca. La quale è tanto più necessaria in quantosi corre spesso il rischio di costruire un Gesù secondo i gusti e la mentalità della gente, fatto a nostra immagine e somiglianza, in tal modo non rispettando la novità e l’originalità di Gesù, Figlio unigenito del Padre. (Valerio Mannucci)
CHI E’ GESU’
«I razionalisti descrivono Gesù come un predicatore di murale, gli idealisti come sinonimo di umanità, gli altri lo celebrano come un artefice geniale del linguaggio, i socialisti come amico dei poveri e riformatore sociale, mentre innumerevoli scienziati lo riducono ad una figura da romanzo». (Jeremias)
LA CROCE RIVELA GESU’
A prima vista, Gesù sembra ignorare la domanda dei greci; in realtà egli va al cuore della domanda stessa parlando della sua “ora” cioè «l’ora» della passione, morte e risurrezione. L’evento della croce ci rivela il vero volto di Gesù nel suo rapporto singolare di Figlio con il Padre. Gesù stesso, dunque, invita gli interlocutori a fermarsi non tanto sui suoi discorsi o sui suoi miracoli, quanto a guardare alla croce, momento fondamentale per capire tutta la sua vicenda storica e la sua missione salvifica. Per farci conoscere il suo mistero più profondo, Gesù parla dell’evento ultimo della sua vita: la croce. Com’è proprio della terminologia e della teologia del IV vangelo, «l’ora» è quella della passione e morte, è l’evento della glorificazione del Figlio da parte del Padre e del suo ritorno in seno alla Trinità. (Valerio Mannucci)
La croce è «l’ora» verso la quale la vita di Gesù è orientata fin dall’inizio e rappresenta il compimento di tutta la vicenda terrena di Gesù; frutto di una consapevole decisione e atto di donazione liberamente accettata, “ora” significa anche la glorificazione del Figlio, il rivelarsi della sua divinità. L’evangelista Giovanni non usa mai la parola «crocifissione», come invece fanno i Sinottici, ma parla di «innalzamento» di Gesù sulla croce; esso designa anzi tutto l’innalzamento di Gesù sulla croce, ma indica anche che Gesù è vittorioso sul principe di questo mondo e attira tutti a sé, realizzando il raduno del popolo messianico. «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me»: in tale affermazione viene espressa la fecondità del dono totale di Cristo.((Valerio Mannucci)
«Gesù attira a sé rivelando se stesso; l’uomo si lascia attirare a Gesù, accogliendo la sua verità». (De la Potterie).
GESU’, COME IL CHICCO DI GRANO
Gesù è come il chicco di grano che va sotto terra e muore, ma proprio per questo porta molto frutto: il Figlio dell’uomo viene glorificato, attua il giudizio di questo mondo e attira tutti a sé. L’”ora” di Gesù è il tempo dell’umiliazione e dell’esaltazione, della sconfitta e del trionfo. Inviterei a vederla prima nella chiesa. La situazione attuale della chiesa è collocata tra due estremi: l’umiltà dei giorni della carne di Gesù (il Getsemani e la croce) e lo splendore della «parusìa» (la venuta definitiva del Risorto); partecipa cioè al grano che muore altrimenti non porta frutto e partecipa alla vittoria della vita È insomma un insieme, una mescolanza di riuscite e di insuccessi. Una doppia legge la governa: da una parte, Dio assicura la riuscita e quindi gli apostoli (e i loro collaboratori) devono avere una grande fiducia e una grande audacia; dall’altra, l’umiltà è il segno di Dio. Ci vuole il cuore nuovo della nuova alleanza per non gloriarsi di quello che è solo dono di Dio e per non abbattersi degli insuccessi.. Mi pare che sia bene vedere la legge del «grano di frumento» anche nell’attività educativa. Vorrei saperla spiegare ai genitori che soffrono per la complessità dei problemi educativi nel nostro mondo e dire loro: Non abbandonate il vostro compito, non disertate, abbiate fiducia. Perché comprendiamo questa strana legge del perdere per trovare, dobbiamo come i greci del vangelo, voler «vedere Gesù», cioè contemplarlo ascoltandolo con il cuore e cercare di ascoltare la sua parola mentre seguiamo la via della croce. Pensiamoci quando si affaccia il pensiero della nostra morte; pensiamoci quando invochiamo Maria santissima per «l’ora della nostra morte». Ma pensiamo anche a quelli che per età o malattie la sentono più vicina e cercano forse chi li consoli come Gesù nel Getsemani. I malati e i vecchi con le loro debolezze ci sono stati affidati da Gesù perché credano che i loro giorni non sono inutili. Proponiamoci tutti i modi possibili di essere vicini a loro. (Carlo Aliprandi)
UNO STILE COSTANTE DI VITA
La metafora del chicco di grano che deve morire per portare frutto, per sprigionare l’energia vitale che porta dentro di sé, indica che le energie di vita che Gesù porta con sé saranno effettivamente fatte valere e porteranno frutto con la sua morte. Ma la morte non è un gesto isolato, bensì è l’ultimo atto di una catena ininterrotta di donazioni costanti e totali di sé. Il chicco che non muore «rimane solo». Ma Gesù non rimarrà solo: egli porterà frutto, in quanto molti verranno a lui, anzi egli attirerà tutti a sé. Nella morte di Gesù, il Padre manifesterà la sua gloria, ossia farà vedere la sua presenza: «L’ho glorificato e lo glorificherò». La morte e risurrezione è «l’ora» di Gesù, il suo momento! Egli realizza allora perfettamente la sua capacità di amare fino alla fine e di superare la debolezza umana; nell’«ora» il Padre accoglierà il dono di amore del Figlio per la realizzazione del suo piano salvifico a favore dell’umanità. Gesù levato in alto è dunque la grande manifestazione dell’amore di Dio, che da il suo Figlio per salvare l’umanità (Gv 3,16ss). La nuova alleanza di Gesù è frutto della sua morte vissuta con amore, consiste nella misteriosa attrazione che Gesù esercita su ogni cuore, si concretizza nella dedizione totale di Dio per la vita dell’uomo e chiede all’uomo di lasciarsi attrarre dalla potenza dell’amore di Gesù e di aderire alla sua dedizione totale di sé. (Antonio Bonora)
TRASFORMAZIONE
Il grande trionfo dello Spirito è quello di aver trasformato in strumento di vita ciò che era strumento di annientamento. Cristo per vincere la morte, l’ha sfidata sul suo stesso campo di distruzione: per penetrare in noi, rifarci nuovi da capo, per assimilarci a lui, Dio deve quasi sbriciolare le molecole del nostro essere; lo ha fatto in Cristo e ha riportato vittoria; lo farà in noi e la storia non fallirà. La morte ha il compito di compiere in noi questa desiderata apertura verso spazi profondi. Essa compie la nostra attesa dissociazione molecolare per la trasformazione; essa cava fuori una spiga di frumento da un chicco marcito; essa realizza in noi le condizioni perché si possa essere pronti a ricevere il fuoco divino della trasfigurazione. E così il suo nefasto potere di decomporre e dissolvere si vede preso e impegnato per la più sublime delle operazioni della vita: la consumazione nel fuoco dello Spirito per una vita di unione senza fine in Dio. Infatti quest’esperienza di morte diviene luogo per un’unione che non finiamo mai di sognare: l’unione con Dio. (Ernesto Menichelli)
AMORE E CROCE
Il Signore ci esorta a seguire gli esempi che egli ci offre della sua passione: Chi ama la propria anima, la perderà (Gv 12,25). Queste parole si possono intendere in due modi: «Chi ama, perderà», cioè: se ami, non esitare a perdere, se desideri avere la vita in Cristo, non temere la morte per Cristo. E nel secondo modo: «Chi ama l`anima sua, la perderà», cioè: non amare in questa vita, se non vuoi perderti nella vita eterna. Questa seconda interpretazione ci sembra più conforme al senso del brano evangelico che leggiamo. Il seguito infatti dice: “E chi odia la propria anima in questo mondo, la serberà per la vita eterna” (“ibid.”). Quindi, la frase di prima: «Chi ama», sottintende: in questo mondo; cosi come poi dice: «Chi invece odia in questo mondo», la conserverà per la vita eterna. Grande e mirabile verità, nell`uomo c`è un amore per la sua anima che la perde, e un odio che la salva. Se hai amato smodatamente, hai odiato; se hai odiato gli eccessi, allora hai amato. Felici coloro che hanno odiato la loro anima salvandola, e non l`hanno perduta per averla amata troppo…….Quando dunque un uomo si trova nell`alternativa, e deve scegliere tra infrangere un comandamento divino, oppure abbandonare questa vita perchè il persecutore gli minaccia la morte, ebbene egli scelga la morte per amore di Dio, piuttosto che la vita offendendo Dio; così avrà giustamente odiato la sua anima in questo mondo per salvarla per la vita eterna. (Agostino, Comment. in Ioan., 51, 10)
CRISTO CI HA FATTO DONO DELLA SUA VITTORIA
Qual sacrificio fu mai più sacro di quello che il vero Pontefice posa sull`altare della croce immolando su di lei la propria carne?…Nostro Signore, unico tra i figli degli uomini, è stato il solo in cui tutti sono stati crocifissi, tutti sono morti, tutti sono stati sepolti, tutti del pari sono risuscitati; ed è di loro che egli stesso diceva: “Quando sarò levato in alto attirerò tutto a me” (Gv 12,32). In effetti, la vera fede che giustifica gli empi (cf. Rm 4,5) e crea i giusti (cf. Ef 2,10; 4,24), attratta a colui che condivide la sua natura, acquista in lui la salvezza, in lui nel quale essa si è ritrovata innocente; e poiché “non vi è che un unico mediatore tra Dio e gli uomini, l`uomo Cristo Gesù”(1Tm 2,5) è per la comunione con la sua stirpe che l`uomo ha ritrovato la pace con Dio; può così, in tutta libertà, gloriarsi (cf. 1Cor 3,21; Fil 3,3; 2Cor 10,17) della potenza di colui che, nella infermità della nostra carne, ha affrontato un nemico superbo e ha fatto dono della sua vittoria a coloro nel cui corpo egli ha trionfato. (Leone Magno, Sermo, 51,3)
ATTIRERO TUTTO A ME
“E io, quando sarò levato in alto da terra, tutto attirerò a me” (Gv 12,32). Cos`è questo «tutto», se non tutto ciò da cui il diavolo è stato cacciato fuori? Egli non ha detto: tutti, ma «tutto», perchè la fede non è di tutti (cf. 2Ts 3,2). Questa parola non si riferisce quindi alla totalità degli uomini, ma alla integrità della creatura: spirito, anima e corpo; cioè, quel che ci fa intendere, quel che ci fa vivere, quel che ci fa visibili e sensibili. In altre parole, colui che ha detto: “non un capello del vostro capo andrà perduto” (Lc 21,18), tutto attira a sé. Se invece vogliamo interpretare «tutto» come riferito agli stessi uomini, allora si deve intendere che con quella parola si indicano tutti i predestinati alla salvezza. In questo senso il Signore dice che di tutti questi nessuno perirà, come prima aveva detto parlando delle sue pecore. Oppure egli ha voluto intendere tutte le specie di uomini, di tutte le lingue, di tutte le età, senza distinzione di grado o di onori, di ingegno o di talento, di professione o di arte, al di là di qualsiasi altra distinzione che, al di fuori del peccato, possa esser fatta tra gli uomini, dai più illustri ai più umili, dal re sino al mendico: «Tutto» – egli dice – «attirerò a me», in quanto io sono il loro capo ed essi le mie membra. (Agostino, Comment. in Ioann., 52, 11)
MORTE DEL SIGNORE, NOSTRA SOMMA GIOIA
Per conseguenza, ebbe con noi con una vicendevole partecipazione una meravigliosa relazione; era nostro, quello per cui è morto, suo sarà quello, per cui possiamo vivere. In effetti, egli diede la vita, che assunse da noi e per la quale morì, e dette la stessa vita, poiché egli era il Creatore; ma prese quella vita per la quale con Lui e per Lui saremo vittoriosi, non per opera nostra. E per questo, per quanto riguarda la vita nostra, per la quale siamo uomini, morì non per sé ma per noi; infatti, la natura di Lui, per la quale è Dio, non può morire completamente. Ma per quanto riguarda la natura umana di lui, che egli, come Dio, creò, è morto anche in essa: poiché anche la carne egli creò nella quale egli è morto. Non soltanto, quindi, non dobbiamo arrossire della morte del Signore, nostro Dio, ma ci dobbiamo grandemente confidare in essa e aver motivo di somma gloria: accettando infatti, la morte da noi, che egli trovò in noi, sposò nel modo più fedele la vita che ci avrebbe dato, che noi non possiamo avere da noi. In effetti, colui che ci amò tanto, che ciò che meritammo col peccato, egli, senza peccato, patì per noi peccatori, come colui che giustifica non ci darà ciò con giustizia? Come non ci restituirà, i premi dei santi, colui che promette con verità, colui che, innocente, sopportò la pena dei colpevoli? Confessiamo, dunque, fratelli, coraggiosamente, ed anche professiamo: Cristo è stato crocifisso per noi: non vi spaventate ma siate nella gioia; proclamiamolo non con vergogna ma con gioia. Osservò così il Cristo l`apostolo Paolo e raccomandò tale titolo di gloria. Ed egli, avendo molti titoli, grandi e divini, che egli ricordasse del Cristo, non disse di gloriarsi delle meraviglie del Cristo, poiché, essendo anche uomo, come siamo noi, ebbe il dominio nel mondo; ma disse: Per me di non altro voglio gloriarmi, che della croce del Nostro Signore Gesù Cristo (Gal
6,14). (Agostino, Sermo Guelf., 3, 1-2)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto obbediente fino alla morte di croce: fa che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla tua passione redentrice per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno dei cieli. (Colletta 5 Quaresima: B)
•Pietà di me, o Dio, nel tuo amore, nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da ogni mia colpa, mondami da ogni mio peccato. Rinnova in me, o Dio uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno (Dal Salmo 50)
•Anche tu, Cristo, tentato di tornare indietro, di sottrarti alla tua missione: anche tu a chiedere nell’imminenza della notte orrenda: “che debbo fare? Fuggire? Tutto si può fare ma non fuggire dal proprio destino; solo che tutto si può compiere per amore, unica soluzione; è la grazia che ti chiediamo, Signore. (David Maria Turoldo)
•Signore Gesù, la tua croce è un mistero che la nostra ragione difficilmente comprende, e davanti alla quale la nostra sensibilità è sconvolta e si rifiuta. Illumina tu la nostra mente perché ne comprendiamo il senso, donaci la forza di accettarlo con tutte le sue esigenze, e la gioia di viverlo con te, per l’avvento del regno del Padre tuo in noi e su tutta la terra. (Charles Berthes)
•Signore nostro Dio, con la morte e risurrezione del tuo Figlio, un’alba nuova si leva all’orizzonte degli uomini e può giungere il giorno atteso. Allora la morte sarà vinta, la speranza sgorgherà dal cuore, la vita, più forte di ogni sofferenza, potrà sbocciare, allora i nostri volti saranno trasfigurati. Signore nostro Dio dilata il nostro spirito e apri il nostro cuore, per capire il senso della morte e della risurrezione di Gesù.. (Da “Alberi sul mare”)
•Cristo Gesù noi ti benediciamo. Per la croce che porta il fuoco in terra roveto ardente in cui l’amore di Dio si rivela. Per la croce piantata sul Calvario, ramo vivente che guarisce dal male. Per il legno che innalza in piena forza il Figlio d’uomo perché attiri l’universo, che canta l’amore di un Dio vivo per l’umanità. (Da “Alberi sul mare”)
•Eterno Dio, tu hai rivestito un uomo del tuo nome e della tua potenza, Gesù di Nazaret nostro fratello, ma in questa terra fu impotente. Tu gli hai dato il diritto di parlare, ma non venne ascoltato. Noi ti preghiamo per poter riconoscere in questi che patisce l’unico Salvatore, Dio con noi in tutti i giorni della nostra vita. (Oosterhuis)
•O Dio, noi vogliamo una vita tranquilla e sicura, non vogliamo rischi, abbiamo paura di perdere qualcosa di noi stessi; nella morte e risurrezione del tuo unico Figlio tu ci dimostri quanto sia sbagliato questo nostro modo di comportarci. Donaci la forza di donare la nostra vita, per ritrovarla nella pienezza delle risurrezione.
•Vieni in aiuto, o Maestro, ai tuoi discepoli: insegna a noi la via dell’obbedienza così da essere esauditi per la pietà e sperimentare la bontà di Dio. Concedi a noi di pregare ringraziando giorno e notte fino all’ultimo respiro, e di ringraziare pregando per mezzo tuo e nello Spirito l’unico Padre in cui tutto è buono, bello, sapiente e giusto.(Piergiorgio Di Domenico)
•O Padre, noi siamo in ricerca: vigila sui nostri passi e guidaci. Che possiamo «vedere» Gesù nel nostro intimo, che possiamo vederlo nei fratelli, negli eventi e in tutto il creato. Ti invoca, Signore, la nostra fede: quella che per tua grazia ci hai dato, quella che tu ci hai ispirato mediante il tuo Figlio fatto uomo, mediante la sua morte e la sua vittoria. (Piergiorgio Di Domenico)
•Beata sei tu, o Maria: il “si” che dicesti a Dio fa nascere in te il Cristo Gesù. O Madre di tutte le genti, l’amore che è in te, ti porta a donare amore, la fede che è in te, o Maria è intatta nel suo mistero, tu vedi Gesù e credi con noi che Cristo è il Figlio di Dio. L’angoscia che è in te, o Maria è grande come è il peccato, insieme a Gesù tu soffri per noi, o Madre di tutti i dolori. La gioia che è in te, o Maria il mondo non può vederla: risorto Gesù, tu ascendi con lui, nel cielo. tu preghi per noi. (Da un canto popolare)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Impariamo ad obbedire (“ab-audire”, stare in ascolto, essere attenti) alla Parola del Padre e a vivere secondo le sue indicazioni.