Giovanni 11, 1-45: 1 In quel tempo, un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4 All’udire questo, 5 Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6 Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea’». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? 10 Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui ». 16 Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». 17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18 Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24 Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 28 Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «II Maestro è qui e ti chiama». 29 Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 32 Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: 34 «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37 Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 38 Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta. La sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43 Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto usci, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». 45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 11, 1-45
Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». All`udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand`ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s`è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s`è addormentato, guarirà». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell`ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». Maria, dunque, quando giunse dov`era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l`avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l`ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La risurrezione di Lazzaro, è il settimo e più grandioso dei segni tramandatici da Giovanni, e, da parecchi punti di vista, uno dei più importanti racconti del quarto Vangelo.
Nel Vangelo di Giovanni il miracolo è segno che Gesù è la risurrezione e la vita. Del tema della vita l’Evangelista tratta quando parla della rinascita (Nicodemo), dell’acqua viva (Samaritana), del Verbo datore di vita, del pane che dona la vita, della luce della vita (8, 12), di Gesù che dona la vita in abbondanza (10, 10). La vita è possesso di Dio e sigillo della salvezza messianica, quando sarà sconfitta la morte, che è stata sigillo della maledizione. La risurrezione di Lazzaro è anche segno, come la trasfigurazione nei sinottici, della vittoria gloriosa di Gesù.
LAZZARO DI BETANIA (1)
Lazzaro o Eleazar, che significa “Dio aiuta”, era nome abbastanza conosciuto; non era invece molto noto questo Lazzaro che è indicato come fratello di Maria e di Marta evidentemente più conosciute. Non è il Lazzaro della parabola di Luca (16, 20), anche perché qui è specificato il paese, Betania (= casa dell’afflizione o della misericordia), villaggio situato a circa tre chilometri da Gerusalemme; dove attualmente esiste una località denominata El-Azarije (= posto di Lazzaro) che la tradizione indica come il luogo della tomba di Lazzaro.
MARIA.. OLIO PROFUMATO (2)
Questa versetto è stato aggiunto in un secondo tempo dagli editori del Vangelo e fa riferimento ad un fatto allora conosciuto e che noi troviamo in Gv 12, 1-8 e anche in Mc 14, 3-9 e Mt 26, 6-13.
IL TUO AMICO E’ MALATO (3)
L’affetto di Gesù per Lazzaro è sottolineato quattro volte nel racconto: 11, 3; 11, 5: 11, 11; 11, 36. Le due sorelle, come già Maria a Cana (2, 3), non fanno nessuna richiesta, ma dimostrano fiducia in Gesù.
NON E’ PER LA MORTE (4)
Gesù non dice che Lazzaro non morirà, ma che questa malattia mira alla gloria di Dio, come la malattia del cieco nato (9, 3): sarà occasione per compiere un miracolo, che ridonderà a gloria del Padre e anche del Figlio, perché la gloria del Figlio è la gloria del Padre e il miracolo manifesterà a tutti come il Padre ami il Figlio.
MARTA…SORELLA..LAZZARO (5)
Il Vangelo ci informa che nella casa di Betania Gesù era accolto come un amico. Si tratta di una famiglia particolare composta di soli fratelli e sorelle che, fa pensare alla Chiesa, comunità di fratelli e sorelle.
SI TRATTENNE DUE GIORNI (6)
La permanenza in Trasgiordania, che distava da Betania una buona giornata di strada, non mostra uno scarso amore per gli amici, ma evidenzia la libertà di Gesù di fronte alle situazioni umane e la sua dipendenza unica dal Padre nel determinare i tempi della sua azione.
I DISCEPOLI GLI DISSERO (8)
Gli apostoli ricordano il pericolo da poco corso (10, 31), ma dimenticano l’assicurazione di Gesù che la sua vita avrà termine solo quando Dio vorrà e che i nemici non potranno abbreviarla.
DODICI LE ORE DEL GIORNO (9)
Gesù paragona la sua vita ad una giornata, che in Palestina era in media di 12 ore, dice che per lui è ancora giorno anche se avanzato e che finché la giornata lavorativa fissatagli dal Padre non è terminata i suoi nemici non possono fargli nulla.
SE CAMMINA DI NOTTE (10)
Il detto ha il seguente significato: come l’occhio, dal cui interno secondo gli antichi proveniva la luce, non può illuminare se fuori è buio, così l’uomo che rimane nella notte dell’incredulità inciampa, perché non ha la luce della fede.
S’ E’ ADDORMENTATO (11)
Il sonno in varie lingue indica la morte; anche la parola “cimitero” ha origine dal verbo dormire. Gesù dice che Lazzaro dal sonno della morte si risveglierà. Dal momento che la sua asserzione non è compresa, Gesù dice chiaramente che Lazzaro è morto.
SONO CONTENTO PER VOI (15)
La contentezza non è per la morte, ma per il progresso che farà compiere alla fede dei discepoli.
DIDIMO (18)
Tommaso Didimo, cioè “Gemello”, ha un’importanza particolare nel 4 Vangelo, segno di una sua venerazione nell’Asia Minore.
QUATTRO GIORNI (17)
Era morto subito dopo che era stata portata la notizia della malattia a Gesù. Una tradizione rabbinica tardiva sosteneva che l’anima vagava per tre giorni attorno al corpo e dopo quel periodo non c’era più speranza di tornare in vita.
MENO DI DUE MIGLIA (18)
Il testo greco dice: “circa 15 stadi” e, dato che lo stadio corrispondeva a 184 metri, la distanza era di circa tre chilometri. Betania, situata sul versante ovest del Monte degli Ulivi, era vicina a Gerusalemme.
PER CONSOLARLE (19)
Il cerimoniale per consolare i superstiti era piuttosto complicato e durava sette giorni, durante i quali sempre nuovi visitatori si succedevano presso i parenti.
MARTA (20)
Maria, seduta in casa in senso di cordoglio, riceva le condoglianze, Marta, secondo il sua carattere, che appare anche in Luca 10, 38-42, si mostra più intraprendente e va incontro a Gesù.
SE TU FOSSI STATO QUI (21)
Marta prima esprime la certezza che Gesù ha potere sulla malattie e sulla morte.
RISUSCITERA’ NELL’ULTIMO GIORNO (23)
Poi, fraintendendo l’assicurazione di Gesù, professa la fede giudaica nella risurrezione finale. A questa convinzione si opponevano solo i Sadducei.
IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA (25)
Gesù rivela il senso del segno che sta per compiere. Con la solenne affermazione “Io sono” dichiara di essere fonte di risurrezione e di vita. Aver fede in Lui è la condizione per avere vita e risurrezione.
ANCHE SE MORTO, VIVRA’ (25-26)
Il credente, che sarà soggetto alla morte corporale come ogni persona umana, non perderà mai quella vita vera che non viene mai distrutta. Anche la morte fisica sarà un fatto passeggero e alla fine Gesù risusciterà i morti alla vita corporea.
CREDO CHE TU SEI IL CRISTO (27)
Marta non risponde direttamente alla domanda, ma fa una solenne professione di fede in Gesù inviato dal Padre per la salvezza del mondo, Messia e Figlio di Dio. Il dialogo ha portato a uno dei culmini del Vangelo e alla professione di fede di ogni cristiano.
MARIA SUA SORELLA (28)
Il colloquio con Maria è parallelo a quello di Marta e non aggiunge nulla di particolare. Nel colloquio vengono espressi i sentimenti umani per la morte di un congiunto e la partecipazione di Gesù. I Giudei seguono Maria, perché credono che vada a piangere sulla tomba, come si faceva usualmente per parecchi giorni di seguito.
SI COMMOSSE PROFONDAMENTE (33)
Il verbo “fremette” è usato ordinariamente per esprimere ira e alcuni commentatori dicono che Gesù si sarebbe adirato per il male della morte di Lazzaro o per le lamentazioni che esprimevano scarsa fede, ma la cosa più logica è che il verbo esprima una profonda commozione di Gesù per la morte dell’amico, che gli strappa le lacrima.
DISSERO I GIUDEI (37)
La commozione di Gesù provoca reazioni diverse nei presenti.
SI RECO’ AL SEPOLCRO (38)
Il sepolcro di Lazzaro era probabilmente una piccola grotta scavata in una parete rocciosa, con una pietra rotolata avanti e collocata sopra. I morti prima della sepoltura venivano lavati, cosparsi di aromi e avvolti in un lenzuolo con le mani e i piedi fasciati da bende, col viso coperto da un panno o sudario.
TOGLIETE (39)
Al comando di Gesù, Marta ha un momento di esitazione, perché la morte di Lazzaro è già avvenuta da giorni, Con tono di cortese rimprovero Gesù le ricorda di averle promesso la risurrezione del fratello (22) e che se crede vedrà la “gloria di Dio”, cioè la rivelazione della potenza di Dio (24-26).
PADRE, TI RINGRAZIO (41)
Giovanni riferisce le parole di ringraziamento e di lode che Gesù rivolge al Padre.. La volontà del Figlio è talmente unita a quella del Padre che ogni sua richiesta viene ascoltata. Gesù prega ad alta voce perché i circostanti credano che è l’inviato del Padre per la salvezza del mondo.
GRIDO’ AL ALTA VOCE (43)
E’ il grido solenne e autoritario del Salvatore. Gesù comanda e il morto torna in vita. Solo Giovanni ci tramanda questo miracolo, come solo Luca quello del figlio della vedova di Naim (Lc 7, 11-17) Gesù ha risuscitato parecchi morti e ogni evangelista ha scelto il miracolo che riteneva più significativo.
MOLTI CREDETTERO.. MA ALCUNI (45)
La risurrezione di Lazzaro ha gravi conseguenze per Gesù. Mentre molti credono in lui, altri si recano dai Farisei per informarli del fatto inaudito.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA VITA
Il tema che risalta nel brano evangelico è la vita. Quale tema più appassionante per l’uomo d’oggi sempre dominato da un’insaziabile frenesia di vivere? Non ci si rassegna alla sua caducità, eppure lo spettro della morte ogni tanto s’impone prepotente. Viene poi il momento in cui si avverte che la vita sfugge inesorabilmente: allora sorge più prepotente l’anelito ad una vita più piena e senza declino. E’ proprio questo anelito che Cristo è venuto a colmare. Il Vangelo ci presenta una dichiarazione e un fatto di Gesù. La dichiarazione: “Io sono la risurrezione e la vita”. Il fatto: al suo comando, Lazzaro, morto da vari giorni balza vivo dal sepolcro. Gesù si rivela come il Signore della vita, qualcuno che comanda anche alla morte. (Mariano Magrassi)
IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA
Al comando di Gesù, Lazzaro, morto da vari giorni, balza vivo dal sepolcro e Gesù si rivela come Signore della vita, che comanda anche alla morte. (Vangelo). La visione di Ezechiele che vede le “ossa aride” rianimarsi è una profezia che anticipa la risurrezione finale, di cui Cristo è la garanzia. (1° lettura). Paolo mostra che questa realtà è già parzialmente in atto: siamo già animati dallo Spirito (2° Lettura). Cristo ci fa passare da morte a vita ed è venuto per dare la vita, ad immolare la sua per noi e a farci vivere di “vita nuova”. Ma già anteriormente tutta l’azione di Gesù si muove su questa linea. Passando per le strade degli uomini egli costantemente guarisce e restituisce alla vita, come se non potesse tollerare la presenza della morte. Dove lui è presente non c’è posto per la morte. “ Se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”, gli dice giustamente Marta. Questa convinzione era profondamente radicata nella comunità primitiva. Quel Gesù che annuncia è il “Principe della vita”. (At 3, 15) (M. Magrassi)
LA VITA NUOVA
Nel prefazio della quinta domenica di Quaresima proclamiamo: “Cristo ci fa passare dalla morte alla vita”. “Il figlio dell’uomo è venuto per dare la vita”. In questa espressione si possono cogliere due sensi complementare: è venuto a immolare la vita nel dono supremo; è venuto a farci vivere, a immettere nel fragile essere umano la forza e lo splendore della vita di Dio. Questo secondo senso passa per il primo: è immolando la sua vita che egli ce la comunica. La vita nuova ha la sua fonte proprio nel Mistero pasquale. (Mariano Magrassi)
ATTO DI NASCITA
Il Battesimo è il vero atto di nascita per il fedele. In esso la “Santa Madre Chiesa”, divinamente feconda, genera a Dio i nuovi figli. E’ un nuovo genere di nascita. Giovanni dice che viene “dall’alto”; ed è un’altezza che fa venire il capogiro. Il formulario liturgico dice che si ritorna alla vita attraverso un bagno celeste, si rinasce alla vera innocenza di una nuova infanzia. Si è sbalzati dal livello della “vita come natura” a quello vertiginoso della vita divina. Proprio come ha detto S. Pietro: “partecipi della natura divina”. Essere battezzati e tutt’altra cosa che essere registrati in un libro ed entrare in un’associazione: trasforma dalle radici l’essere. Noi siamo in Cristo, perciò “nuova creatura”. (Mariano Magrassi)
NUOVA VITA NUOVO MODO DI VIVERE
Un nuovo modo di essere appella un nuovo modo di vivere. Il battezzato deve “camminare in novità di vita” (Rm 6, 4). Come concretamente ? Ecco alcuni elementi emergenti: un anelito continuo al rinnovamento che spinge a ricominciare ogni giorno, una fede sempre fresca e viva che non si installa nell’abitudine ma cammina di scoperta in scoperta, un’indefinita capacità di donarsi che non dice mai “basta”, il coraggio di affrontare l’avventura della fede, abbandonandosi all’imprevisto di Dio, la freschezza evangelica con cui si vivono i valori… Siamo discepoli di colui che proclama sul suo trono di gloria: ”Io faccio nuove tutte le cose “. (Magrassi)
VENUTA PER DARE LA VITA
Il miracolo della risurrezione di Lazzaro è così grande per manifestare tutta la potenza di Gesù e lo scopo della sua venuta tra noi: Gesù è venuto per dare la vita, per vincere la morte, per offrire all’uomo la possibilità di una continua risurrezione. Ora non c’è più alcuna ragione per dubitare di lui, del suo amore, dell’interesse che ha verso questa creatura così grande e così misera; non c’è più nessuna ragione per ridursi
alla mediocrità di vita nella quale accontentarsi di gesti esteriori senza tendere ad una perfezione, i cui Gesù stesso dà garanzia. I giudei restano meravigliati: molto credono in lui, ma i capi si danno da fare per mettere fine a questa presenza che, appunto perché così forte, dà molto disturbo. Spesso la medesima reazione avviene in noi che abbiamo paura di proposte troppo impegnative, di testimonianze troppo esplicite, di realtà avvertite come taciti rimproveri alla nostra condotta rinunziataria e incoerente. Il gesto di Gesù mostra fin dove può arrivare la forza della sua grazia e quindi fin dove può arrivare la nostra conversione, il nostro cambiamento: non c’è più nessun limite alla possibilità di una santità offerta a tutti e per tutti possibile e necessaria. (Giorgio Basadonna)
APRIRE I SEPOLCRI
E’ il momento di aprire i sepolcri, di guardare con lealtà dentro noi stessi, di denunziare il male e la morte che abitano in noi: è il senso del peccato che va scoperto soprattutto in questi giorni, il senso concreto del nostro male che genera morte là dove noi siamo, il senso di una visione realistica del nostro essere cristiani, membri della chiesa, testimoni di Cristo. La voce di Gesù continua a gridare nell’intimo di noi, nella chiesa, nel mondo intero: è una voce che denunzia il male e chiama alla vita, al bene, alla verità, alla giustizia. Bisogna saper rispondere come ha fatto Lazzaro, uscire anche se bendati e legati dalle nostre catene abituali: bisogna non lasciar cadere a vuoto l’invito severo che chiama alla santità. (Giorgio Basadonna)
DUE ASPETTI DEL MIRACOLO
Il Signore e Salvatore nostro Cristo Gesú ha certo manifestato la potenza della sua divinità con numerosi segni e con miracoli di ogni specie, ma particolarmente alla morte di Lazzaro, mostrando di essere colui del quale era stato scritto: “Il Signore della potenza è con noi, nostra rocca è il Dio di Giacobbe” (Sal 45,8). Questi miracoli, il Signore e Salvatore nostro li ha operati sotto due aspetti: materiale e spirituale, cioè producendo un effetto visibile e un altro invisibile, manifestando per mezzo dell`effetto visibile la sua invisibile potenza. Prima, con un`opera visibile, rese al cieco nato la vista della luce (cf.Gv 9,1-38) per illuminare con la luce della sua conoscenza, per mezzo della sua invisibile potenza, la cecità dei Giudei. Nella presente lettura, egli rese la vita a Lazzaro che era morto (cf.Gv 11,1-44), al fine di risuscitare dalla morte del peccato alla vita i cuori increduli dei Giudei. Di fatto molti Giudei credettero a Cristo Signore a causa di Lazzaro: riconobbero nella sua risurrezione una manifestazione della potenza del Figlio di Dio, poiché comandare alla morte in forza della propria potenza non rientra fra le capacità della condizione umana, ma è proprio della natura divina. (Cromazio di Aquileia, Sermo 27, 1-4)
GIOIA E PIANTO
Se il Signore qui afferma di rallegrarsi per la morte di Lazzaro in vista dei suoi discepoli, come si spiega che in seguito pianse sulla morte di Lazzaro? (cf.Gv 11,35). Occorre, al riguardo, badare al motivo della sua contentezza e delle sue lacrime. Il Signore si rallegrava per i discepoli, piangeva per i Giudei. Si rallegrava per i discepoli, perché con la risurrezione di Lazzaro egli sapeva di confermare la loro fede nel Cristo; ma piangeva per l`incredulità dei Giudei, perché neppure di fronte a Lazzaro risorto avrebbero creduto a Cristo Signore. O forse il Signore pianse per cancellare con le sue lacrime i peccati del mondo. (Cromazio di Aquileia, Sermo 27, 1-4)
LE LACRIME DEL SIGNORE
Egli andò per trarre fuori il morto dal sepolcro e interrogò: “Dove lo avete deposto?E comparvero le lacrime sugli occhi di Nostro Signore”(Gv 11,34-35), le sue lacrime furono come la pioggia e il sepolcro come la terra. Egli gridò con voce di tuono e la morte tremò alla sua voce; Lazzaro si erse come il grano, uscí fuori e adorò il Signore che lo aveva risuscitato. (Efrem, Diatessaron, 17, 7)
LA VOCE POTENTE DEL SIGNORE
Quando poi giunse presso il sepolcro, disse ai Giudei che stavano intorno: “Levate via la pietra” (Gv 11,39). Che dobbiamo dire? Forse che il Signore non poteva rimuovere la pietra dal sepolcro con un semplice comando, lui che, con la sua potenza, ha rimosso le sbarre degli inferi? Ma il Signore ha ordinato agli uomini di fare ciò che era nelle loro possibilità; ciò che invece appartiene alla virtù divina, lo ha manifestato con la propria potenza. Infatti rimuovere la pietra dal sepolcro è possibile alle forze umane, ma richiamare un`anima dagli inferi è solo in potere di Dio. Quand`ebbero dunque rimosso la pietra dal sepolcro, il Signore disse a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori”, dimostrando cosí di essere colui del quale era stato scritto: “La voce del Signore è potente, la voce del Signore è maestosa” (Sal 28,4), e ancora: “Ecco che darà una voce forte alla sua potenza” (Sal 67,34). Questa voce che ha subito richiamato Lazzaro dalla morte alla vita è veramente una voce potente e maestosa, e l`anima fu restituita al corpodi Lazzaro prima che il Signore avesse fatto uscire il suono della sua voce. (Cromazio di Aquileia, S. 27, 1-4)
VITA NUOVA
L’azione del Risorto continua nella Chiesa. Tutta ciò che la Chiesa fa, tutti gli strumenti soprannaturali di cui è dotata, sono polarizzati a questo: far vivere Cristo. Per chi crede infatti, “vivere è Cristo”. La pienezza di Gesù si estende alla Chiesa che è il sacramento primario rispetto agli altri sacramenti, ma secondario rispetto a Cristo. I gesti e le espressioni liturgiche compiute dalla Chiesa sono le bocche da cui zampilla per noi la linfa medicinale e corroborante che viene dal Signore risorto. Le azioni sacramentali aprono questo bacino misterioso dello Spirito e della grazia e li rendono disponibili ai fedeli. (Vincenzo Raffa) Tutto ha inizio col Battesimo, che dona la vita divina. E col tema della vita oggi la liturgia ci fa riflettere sul battesimo.
VITA E BATTESIMO
Il Battesimo è il dono della vita divina. Il peccato è l’ostacolo al flusso vitale che dalla Trinità scende all’uomo. Il Battesimo toglie questo impedimento e ristabilisce il collegamento con la sorgente. Il Battesimo dà un’esistenza nuova. I battezzati, pur conservando le differenze naturali quali quelle del sesso, della razza, dell’istruzione, vengono tutti ad identificarsi misteriosamente con Cristo. Il battesimo rende tutti “uomo nuovo”, “creatura nuova”, “ un solo Cristo” ad opera di “un unico Spirito”. Il Battesimo è un “lavacro di rigenerazione”. Gesù dice chiaramente a Nicodemo che il cristiano col battesimo “nasce di nuovo”. (Gv 3, 3-8) (V. Raffa)
VITA E PRIMI TRE SACRAMENTI
Il concetto di vita costituisce il filo conduttore dei primi tre sacramenti. Il battesimo è nascita alla vita, la cresima ne è la crescita, l’Eucaristia il nutrimento, la maturazione. Il battesimo rende membra viventi del Cristo, la cresima le vincola più strettamente, l’Eucaristia stabilisce il culmine di tale unione. Il battesimo dà lo Spirito Santo, primo dono ai credenti, la dignità profetica, il sacerdozio regale. La cresima conferisce un dono superiore di Spirito Santo. Nell’Eucaristia poi si riceve colui che ha e porta la pienezza dello Spirito, si esercita il sacerdozio mediante l’offerta del sacrificio e la celebrazione del memoriale. (V. Raffa)
VIVENTI PER DIO
La nostra situazione di battezzati è questa: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4). Risurrezione dunque è vita e cammino di una vita nuova. Questa vita che portiamo dentro e di cui lo Spirito è il principio. Dobbiamo allora venir fuori, risuscitati dal di dentro, a somiglianza di Lazzaro. A ciascuno di noi Gesù comanda: “ Vieni fuori”. Poi aggiunge: “ scioglietelo e lasciatelo andare”. E’ un pellegrino della risurrezione. Nati dallo Spirito a vita nuova, dobbiamo ritenerci totalmente di Dio, sempre e in qualsiasi situazione, perché’ “se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore” (Rm 14,7). Ma se “ qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene”. Potremmo infatti illuderci di essere di Cristo senza possedere il suo Spirito. In questo caso non saremmo i “viventi per Dio” ma il cumulo di ossa inaridite di cui parla la prima lettura. E’ questo il momento di far rivivere in noi lo Spirito di Cristo per appartenergli. E’ questo il momento di risvegliare la nostra fede. (Ambrosanio)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Tu, Signore, sei la vita di ogni uomo che si affida a te. Tu il pane vivo che alimenta la fame di ogni vivente. Tu la speranza della luce nuova che illumina ogni uomo che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. “In te hanno sperato i nostri padri: a te gridarono e furono salvati”. (Sl 22, 5)
•Anch’io, Signore, dal profondo della mia miseria grido a te. Vedi, Signore, la mia miseria e chiamami. Comanda a me, come a Lazzaro, di venire a te e di riprendere vita: tu sei la vita dell’uomo. Cercami nella mia oscurità e solleva la pietra che mi separa dalla luce, Dio di misericordia e di bontà, “luce dei viventi”.
•Tu sei, Signore, eterno, onnipotente, “luce dei defunti”, “beatitudine dei viventi”. La nostra fede ti adori. La tua presenza ci sostenga. La tua verità dissipi le tenebre profonde della morte. La tua luce ci mostri il cammino della vita. La tua parola sciolga i lacci della nostra schiavitù, perché, da te chiamati e redenti, possiamo portare nel mondo la gioia del tuo perdono e cantare in eterno le tue meraviglie.
•Io credo, Signore, che tu sei la risurrezione e la vita. Io credo che le tue parole sono spirito e vita. Credo che il cadavere del mio corpo di peccato risorgerà. Non solo nell’ultimo giorno, ma fin d’ora, mediante il tuo spirito, perché “ tu solo hai parole di vita eterna “.
•“Dove andare lontano da te (Sl 139,7). Se mi addormento nella mia corruzione, tu piangi su di me; tu ti turbi nel tuo spirito e mi richiami alla luce di te che sei la vita.
•Tu che nel battesimo hai pronunziato il mio nome, concedimi di ascoltare la tua voce durante il giorno di questa vita perché, sorpreso dalle tenebre, non inciampi nell’ombra della morte e non mi sia preclusa la luce del tuo giorno senza tramonto.
•Tu hai detto: “Rifulga nelle tenebre la luce” (2 Cor 4, 6), fremi davanti alla mia oscurità. Chiama alla vita il mio gelido, immobile nulla, perché, vedendo risplendere la tua luce tutti posano lodarti e rendere grazie al tuo nome: Dio della vita, che chiami alla luce.
•Tu che chiami all’esistenza le cose che non sono; tu che, senza differenza, fai balzare dal nulla la carne ridotta nel nulla e richiami all’inizio la materia dissolta; Tu, Signore della vita, che la principio, quando hai voluto, hai creato gli esseri che non esistevano; quando vuoi, al cenno della tua parola, ristabilisci nella tua intimità coloro che hai creato a lode della tua gloria, nella vita piena che tu stesso hai donato. (Preghiere di monache Trappiste)
•La roccia sei tu, Signore, tu che sconfiggi la morte, scendi per noi nella tomba, per risalire alla luce, tu, nuovo principio del mondo. (Inno di Quaresima)
•Nel nostro nulla solo in te speriamo, in te la vita è nella sua pienezza: la doni a noi per sempre nel tuo Figlio, che nel tuo grande amore si è immolato. (Inno di Quaresima)
•O Dio, che per la potenza del tuo Spirito, ci comandi di uscire dalla tomba della nostra schiavitù per risalire alla luce della tua vita eterna, chiamaci per nome; ci commuovano le viscere della tua misericordia, perché, nel riconoscerti, possiamo ritrovare l’amicizia distrutta dalla nostra tomba di peccato. Nuovo principio del mondo, rupe del nostro riparo, fonte del nostro perdono, tenda del nostro riposo, Cristo, a te gloria in eterno. (Inno di Quaresima)
•Noi ti chiediamo, Signore, di risuscitare i nostri morti, ti chiediamo di capire la morte e di credere che tu sei il Risorto: questo ci basta per sapere che, pure se morti, viviamo e non soggiaceremo alla morte per sempre. (David Maria Turoldo)
•Eterno Padre, la tua gloria è l’uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro, guarda oggi l’afflizione della tua Chiesa, che piange e prega per i suoi figli, morti a causa del peccato e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova. (Colletta 5 Quaresima A)
•Come Lazzaro, (tuo) amico, io morto fui messo nella tomba; ed è non da quattro giorni ma da lunghi anni che l`anima mia morta giace nel mio corpo. Fa` risuonare in me la voce tua celeste e fammi intendere la (tua) Parola; scioglimi dai vincoli infernali, ritraimi dalla mia casa tenebrosa. (Nerses Snorhalí, Jesus, 666-667)
•Maria Regina del mio cuore, il tuo sguardo materno mi liberi dai timori, a piangere m’insegni a gioire. Tu non disprezzi i nostri giorni lieti, ma li benedici e con noi li condividi. Tu che mi sorridesti all’alba della vita, vieni di nuovo a sorridermi, o Maria, ora che le ombre della sera sono vicine. Con te ho sofferto, Vergine Santa, ora nel tuo cuore voglio cantare e dirti in eterno: sono tua figlia, ti amo. (Santa Teresa del Bambino Gesù)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Ciascuno di noi deve essere “un testimone della risurrezione e della vita nel Signore Gesù e segno del Dio vivo al cospetto del mondo”. (LG 38)