Dall’Enciclica Fratelli tutti, di papa Francesco (84-86)
Infine, ricordo che in un altro passo del Vangelo Gesù dice: «Ero straniero e mi
avete accolto» (Mt 25,35). Gesù poteva dire queste parole perché aveva un cuore
aperto che faceva propri i drammi degli altri. San Paolo esortava: «Rallegratevi
con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto» (Rm 12,15). Quando il cuore assume tale atteggiamento, è capace di identificarsi con l’altro senza badare a dove è nato o da dove viene. Entrando in questa dinamica, in
definitiva sperimenta che gli altri sono “sua stessa carne” (cfr Is 58,7).
Per i cristiani, le parole di Gesù hanno anche un’altra dimensione, trascendente.
Implicano il riconoscere Cristo stesso in ogni fratello abbandonato o escluso
(cfr Mt 25,40.45). In realtà, la fede colma di motivazioni inaudite il riconoscimento dell’altro, perché chi crede può arrivare a riconoscere che Dio ama ogni essere umano con un amore infinito e che «gli conferisce con ciò una dignità infinita». A ciò si aggiunge che crediamo che Cristo ha versato il suo sangue per tutti e per ciascuno, e quindi nessuno resta fuori dal suo amore universale. E se andiamo alla fonte ultima, che è la vita intima di Dio, ci incontriamo con una comunità di tre Persone, origine e modello perfetto di ogni vita in comune. La teologia continua ad arricchirsi grazie alla riflessione su questa grande verità.
A volte mi rattrista il fatto che, pur dotata di tali motivazioni, la Chiesa ha avuto bisogno di tanto tempo per condannare con forza la schiavitù e diverse forme di violenza. Oggi, con lo sviluppo della spiritualità e della teologia, non abbiamo scuse. Tuttavia, ci sono ancora coloro che ritengono di sentirsi incoraggiati o almeno autorizzati dalla loro fede a sostenere varie forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi.
La fede, con l’umanesimo che ispira, deve mantenere vivo un senso critico davanti a queste tendenze e aiutare a reagire rapidamente quando cominciano a insinuarsi. Perciò è importante che la catechesi e la predicazione includano in modo più diretto e chiaro il senso sociale dell’esistenza, la dimensione fraterna della spiritualità, la convinzione sull’inalienabile dignità di ogni persona e le motivazioni per amare e accogliere tutti.
Preghiera di intercessione
Signore versa su di noi l’olio della misericordia.
E insegnaci a fare lo stesso.
Certe volte noi diamo alla gente, più che la misericordia,
la nostra chiarezza concettuale,
le idee chiare e distinte che abbiamo in fatto di morale.
La misericordia è la capacità cioè di comprensione,
la capacità di entrare nel mondo degli altri,
la capacità di capire i bisogni del cuore.
Ma anche il vino della fortezza,
simbolo non di una Chiesa blanda,
non di una Chiesa annacquata,
non di una Chiesa che approva tutto,
ma di una Chiesa audace, di una Chiesa profetica.
Amen.