Matteo 5, 1-12: 1 In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»
(Bibbia Cei : versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 5, 1-12
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
(Bibbia Cei : versione 1971)
Esegesi
Nel Vangelo di Matteo troviamo cinque discorsi: della montagna (5-7), apostolico o della missione (10), in parabole (13), ecclesiastico o della comunità (18), escatologico (24-25). Matteo li ha composti raccogliendo detti sparsi, collegando parole indipendenti, strutturando materiale tradizionale proveniente da Gesù stesso. Ciò vale soprattutto per il discorso della montagna, che è una raccolta più o meno organica di brani di varia natura e provenienza, residui o “saggi” dell’attività didattica del Salvatore svolta un po’ dovunque, durante tutto il ministero pubblico. Il confronto con la redazione di Luca (6, 20-49), in cui appare come “discorso del piano”, ci dà un’ulteriore conferma del lavoro redazionale, che hanno subito i discorsi originali di Gesù in questa composizione di Matteo. Nel discorso che vuol essere la “magna charta” del regno, tema centrale è la “giustizia superiore”, che sarà la tessera di riconoscimento dei cittadini del regno messianico. La parte iniziale del discorso della montagna contiene una delle pagine più belle della letteratura cristiana e una di quelle che meglio caratterizzano e distinguono il messaggio cristiano tra i messaggi di tutte le religioni. Matteo presenta otto beatitudini: le prime tre descrivono l’atteggiamento spirituale di quelli che fanno parte del regno, perché praticano la giustizia; nelle altre si tratta del contenuto della giustizia: misericordia, rettitudine di cuore, amore per la pace. Chi agisce così si attira addosso le persecuzioni. Le beatitudini possono considerarsi come il proclama che in otto punti stabilisce le condizioni per accedere e per rimanere nel regno messianico. Anche Luca presenta tre beatitudini (6, 20-26). Ma il terzo evangelista descrive uno stato sociale di cui Gesù promette il rovesciamento, Matteo invece dipinge il quadro spirituale di quelli che già si trovano nel regno annunziato.
VEDENDO LE FOLLE (1)
In poche righe Matteo ci dà il quadro esterno del discorso: due cerchie di ascoltatori, le folle dietro e in primo piano i discepoli, il monte da cui scende la parola, l’atteggiamento di Gesù, la qualifica di insegnamento al suo parlare.
I discepoli sono i dodici, ma rappresentano anche i credenti della chiesa; la folla sta sullo sfondo, presente come uditrice e pronta alla fine a stupirsi (7, 28-29), essa costituisce la moltitudine dei potenziali discepoli, ai quali la chiesa è mandata in missione; il monte significa il luogo della rivelazione divina, come lo era stato il Sinai per Israele; Gesù parla stando seduto: è la posizione del maestro e la sua parola ha un timbro autorevole; il suo è un insegnamento, un’interpretazione della parola normativa di Dio fatta da Gesù, che ne è l’interprete autorizzato.
BEATI (3)
Beati (macàrios) è la parola chiave del brano. Essa ricorre all’inizio dei nove periodi che stabiliscono le beatitudini ed ha il senso di un’esclamazione di gioia. Il brano ripete per ben nove volte l’invito a gioire e a congratularsi per ciò che accade a nove gruppi o categorie di persone che sono stati finora oggetto del disprezzo o di commiserazione e compianto. L’avvenimento che ha sconvolto la situazione finora esistente è che con Gesù Cristo è stato instaurato il regno di Dio. E Dio non sta dalla parte dei prepotenti, ma dalla parte dei deboli e dei poveri.
POVERI DI SPIRITO (3)
Il povero (ptocòs) è colui che si trova nel bisogno e domanda aiuto, implora. Ma la povertà qui, a differenza del passo parallelo di Luca (6, 20), ha un senso profondamente religioso. Si tratta di una povertà che risiede nello spirito, è una condizione dell’animo, che rende l’uomo atto per il regno di Dio. Il povero di spirito è colui, che come gli anawe-ruah dell’Antico Testamento, mette la sua speranza non nelle ricchezze o nelle proprie capacità ma solo in Dio, apre a lui l’anima afflitta, a lui è spinto nella sua sete di bene, in lui confida nelle prove e nelle persecuzioni, è mite, misericordioso, semplice, schietto, operatore di pace e così è il beneficiario dei beni spirituali. E’ un ideale che ha il suo prototipo in Cristo stesso, “povero ed umile di cuore” (11, 29)
DI ESSI E’ IL REGNO (4)
Il regno fa da cornice alle beatitudini. E’ lo stato nuovo e definito delle relazioni degli uomini con Dio ed è aperto a uomini spiritualmente rivolti a Dio.
AFFLITTI (4)
Gli afflitti sono coloro che subiscono per esperienza il pianto e desiderano perciò la liberazione. Si tratta in modo particolare di coloro che non si lasciano mondanizzare e soffrono per la potenza del male nel mondo che opprime coloro che non vogliono traviare. La consolazione di tutti “coloro che piangono e si affliggono in Sion” (Is 61) era già nelle attese vive d’Israele. (Lc 2, 25)
I MITI (5)
La terza beatitudine amplia e rinvigorisce le prime due, ed è una citazione del salmo 37, 11: “i miti possederanno la terra”. I miti, a differenza dei violenti, sperimenteranno l’amore di Dio, così come gli afflitti. I miti non sono prepotenti, non usano violenza per farsi spazio tra gli altri, non calpestano nessuno per emergere. La “terra” è la Palestina, promessa ad Abramo, che già nel mondo ebraico era diventata simbolo dell’eredità celeste; è una figura del regno dei cieli, già promesso nella prima beatitudine. Del resto anche questa beatitudine da alcuni viene vista come una variante della prima.
FAME E SETE DI GIUSTIZIA (6)
“Giustizia” non è da intendersi come “equità nei rapporti umani”, ma come “compimento della volontà di Dio”. Hanno “fame e sete di giustizia” coloro che hanno un desiderio mai spento, sentito con la stessa intensità della fame e della sete, della realizzazione della volontà di Dio, e s’impegnano di attuare e di far attuare in sé e nel mondo il suo piano salvifico.
I MISERICORDIOSI (7)
Della “giustizia” parlano le seguenti beatitudini, che sembrano riferirsi al comportamento dei discepoli verso gli uomini. La misericordia è nell’Antico Testamento un attributo di Javhé, che si rivela come Dio di bontà e di misericordia (Es 34, 6). Cristo riceve l’appellativo di misericordioso (Eb 2, 17) e dice ai suoi discepoli di essere misericordiosi come il Padre che è nei cieli (Lc 6, 36). In questa beatitudine si fa cenno alla legge del perdono cristiano: perdonare per essere perdonati (6, 32), usare misericordia per trovare misericordia. (18, 23-35)
PURI DI CUORE (8)
Anche la beatitudine dei puri di cuore si rifà alla Scrittura: “Chi ha mani innocenti e cuore puro…otterrà benedizione dal Signore”. (Sl 51, 12) Hanno il cuore puro coloro che lo hanno semplice, non diviso, non doppio, non dicono una cosa macchinandone un’altra, chi è correttamente rivolto verso Dio. Essi vedranno Dio, cioè godranno della sua grazia, gusteranno la sua presenza.
OPERATORI DI PACE (9)
La pace, dono di Dio è legata alla giustizia, cioè alla pace con Dio. Per questo l’era messianica è presentata nei vaticini come l’era in cui fioriranno giustizia e pace (Sl 72, 7), lo stesso Messia sarà chiamato con il nome di “pace” (Mic 5, 3) e la “pace” è la sintesi dei beni promessi da Dio per i tempi messianico-escatologici. Gli operatori di pace sono quelli che costruiscono la pace in tutti gli ambiti della vita, da quelli più semplici (rapporti personali) a quelli più complessi (impegno politico). Lavorare quindi per la pace è farsi collaboratori di Dio, suoi imitatori, suoi “figli” (figli di Dio).
PERSEGUITATI (10)
Il regno, che ha un programma di giustizia, si farà strada nell’umanità fra lotte e opposizioni di ogni genere. Per tale situazione si invocava una volta la vendetta divina. Gesù invece ai seguaci che soffriranno persecuzioni dà una risposta nuova, facendone una condizione di beatitudine. La promessa: “Di essi è il regno dei cieli” ci riporta al v. 3 e conclude le beatitudini, pertanto il versetto seguente è da considerarsi come un’applicazione dell’ottava beatitudine.
QUANDO VI INSULTERANNO (11–12)
Questa nona beatitudine va distinta e separata dalle altre otto, che da sole costituiscono un’unità letteraria completa: essa appare come una semplice aggiunta, che estende ed applica agli ascoltatori il contenuto dell’ottava beatitudine. E’ un’applicazione dell’ottava beatitudine ai discepoli, che dovranno sopportare persecuzioni per amore di Gesù. Si passa alla secondo persona plurale, e “per causa delle giustizia” diventa “ per causa mia”. I nuovi profeti non possono aspettarsi un trattamento diverso da quello toccato agli antichi, come per esempio Geremia, Zaccaria, ecc. La promessa della ricompensa (grande è la vostra ricompensa nei cieli) dà consolazione ai discepoli perseguitati.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
BEATITUDINI: UN ANNUNZIO
Con Gesù è venuto il Regno. E’ un Regno che non è di questo mondo. Però è già presente quaggiù, almeno in germe. E come ogni regno ha la sua costituzione, una “magna charta”, una legge fondamentale: le beatitudini. Capirle e viverle significa andare al cuore dell’identità cristiana. Le beatitudini sono un insegnamento per tutti, e non una legge per i perfetti. Si trova lì l’anima dei comandamenti. Certo non è facile quello che Cristo propone. Ti dice che devi andare il più lontano possibile, che devi impegnare tutte le tue forze se vuoi che la Signoria di Dio si realizzi in te. Le beatitudini prima che una legge morale sono un annunzio. Sono la proclamazione della bella notizia. Con Gesù è arrivato il tempo messianico, è arrivata la novità di Dio. Il Regno è ormai qui e si chiama Gesù. (Mariano Magrassi)
PROPOSTA DI UN NUOVO STILE DI VITA
La presenza del Regno in Gesù, propone un nuovo stile di vita. Se il Regno di Dio è per i poveri, tu devi essere povero. E questo prima che una virtù è un atteggiamento concreto, esige una nuova mentalità. Non a caso Matteo dice “poveri di spirito”. E si potrebbe tradurre meglio “quelli che hanno un’anima da povero”. Questa nuova mentalità si traduce in un atteggiamento di fondo che è la “povertà di spirito”. E’ l’atteggiamento di quelli che non hanno nulla e lo sanno, che non possono contare su nessuno e, non avendo nulla da aspettarsi dal mondo, aspettano tutto da Dio. Si presentano a lui con una mano vuota aperta al dono. Chi si apre a Dio si apre per il fatto stesso ai fratelli. Ne sgorgano due atteggiamenti fondamentali a cui si riconducano le singole beatitudini: spalancare il cuore per accogliere il dono di Dio, farsi tramite di questo dono agli altri. (Mariano Magrassi)
FARE LA VOLONTA DI DIO
La giustizia di Dio è la sua volontà quale si esprime nella legge, nella parola divina. “Aver fame e sete della giustizia” è prima di tutto, aver fame e sete della Parola, desiderare di conoscere e vivere la volontà del Signore. (P. G. Di Domenico) Nostra beatitudine è fare la volontà di Dio, realizzare quello che Dio vuole da noi. Non basta per ottenere questa beatitudine seguire la logica di una sapienza terreste. E’ necessaria una sapienza celeste. “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulle le cose che sono, perché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1, 27-29). Le beatitudini sono via della libertà e della gioia. A patto che si sia convinti che la libertà e la gioia non sono dei dati da mettere in tasca, ma faticose conquiste da pagare a caro prezzo. Sono il guadagno che viene dal vivere le situazioni che Gesù dichiara beate. (D.Pezzini)
BEATI I MITI
Beati i miti perché avranno la terra in eredità (Mt 5,4), quella terra, credo, di cui si dice nei salmi: Tu sei la mia speranza, la parte di eredità nella terra dei viventi (Sal 141,6). Ha anche, infatti, il significato di una certa saldezza e stabilità, dell’eterna eredità, dove l’anima a causa di un buon sentimento riposa come nella sua patria, come il corpo sulla terra, ed ivi si nutre del cibo, adatto per lei come il corpo sulla terra. Essa stessa è il riposo e la vita dei santi. I miti, d’altra parte, sono coloro che cedono davanti alle iniquità e non sanno resistere al male, ma prevalgono sul male col bene. Siano, pure, rissosi e lottino i violenti per i beni terreni e temporali, ma, beati sono i miti perché avranno in eredità la terra dalla quale non possono essere cacciati. (Agostino: , De sermone C. in monte, 1, 2-10)
AFFLITTI
Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati (Mt 5,5). Il lutto è la tristezza per la scomparsa dei propri cari. Al contrario, indirizzati verso Dio perdono quelle cose che da loro venivano preferite come care in questo mondo; infatti, non si rallegrano di queste cose di cui prima gioivano, e finché in essi c’è l’attaccamento dei beni eterni, sono afflitti da non poca tristezza. Saranno consolati, quindi, dallo Spirito Santo, che, per eccellenza, è chiamato appunto il Paraclito, cioè il Consolatore, affinché, mentre perdono la gioia temporale, gioiscano del gaudio eterno. (Agostino: , De sermone C. in monte, 1, 2-10)
FAME E SETE DI GIUSTIZIA
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Mt 5,6). Già chiama questi affamati ed assetati, le vere ed autentiche persone probe. Essi saranno, dunque, saziati di quel cibo del quale lo stesso Signore dice: Il mio cibo consiste nel fare la volontà del mio Padre (Gv 4,34), poiché è la giustizia, e quella stessa acqua della quale chiunque berrà, come egli stesso dice, sorgerà in lui una fonte di acqua zampillante per la vita eterna (Gv 4,14). (Agostino: , De sermone C.)
MISERICORDIOSI E PURI DI CUORE
Beati i misericordiosi perché riceveranno misericordia (Mt 5,7). Dice che sono beati quelli che soccorrono i bisognosi, poiché saranno talmente compensati, da essere liberati dalla loro necessità. Beati quelli che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio (Mt 5,8). Quanto sono stolti, dunque, coloro che cercano Dio con questi occhi di carne, mentre vedono col cuore, come altrove è stato scritto: Con cuore semplice cercatelo! (Sap 1,1). Il cuore puro, infatti, è il cuore semplice. E allo stesso modo questa luce non si può vedere se non con occhi puri, cosí non si può vedere Dio, se non è limpido ciò col quale si può vedere. (Agostino: , De sermone C. in monte, 1, 2-10)
OPERATORI DI PACE
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Nella pace è la perfezione, dove nessuna cosa ripugna; e, pertanto, i figli di Dio sono operatori di pace, poiché niente resiste a Dio, e, senza dubbio, debbono avere la rassomiglianza col Padre. Operatori di pace, d’altra parte, sono in se stessi, tutti quelli che equilibrano i movimenti del proprio animo e lo sottomettono alla ragione, vale a dire all’intelligenza ed all’anima, e sottomettendo e domando i cattivi desideri della carne, diventano il regno di Dio, nel quale sono talmente ordinate tutte le cose, che ciò che vi è nell’uomo di importante e nobile, venga sottomesso alle rimanenti cose opposte che sono in noi e ci accomunano agli animali, e ciò che è piú nobile nell’uomo, cioè l’intelligenza e la ragione, siano sottomesse alla parte migliore, cioè alla stessa verità, l’unigenito Figlio di Dio. Né, infatti, si può comandare alle cose inferiori se non si sottomette, egli stesso, alle cose superiori. E questa è la pace che è concessa in terra agli uomini di buona volontà, questa è la vita del sapiente costante che ha raggiunto la perfezione. Da questo particolare regno, molto tranquillo ed ordinato, fu espulso il principe di questo mondo, che ha il dominio sugli uomini perversi e smodati. Internamente con questa pace costituita e salda, qualsiasi persecuzione scatenerà dal di fuori colui che ne fu espulso, aumenterà la gloria che è secondo Dio, non turbando alcunché in quell’edificio, ma con le sue arti, a quelli che ne sono privi, quanta saldezza nell’interno sia stata edificata. (Agostino: De sermone C. in monte, 1, 2-10)
PERSEGUITATI
Per questo segue: Beati quelli che soffrono persecuzioni a causa della giustizia, perché proprio ad essi, appartiene il Regno dei Cieli. (Mt 5,10) (Agostino, De sermone Christi in monte, 1, 2-10)
PREGHIERA (pregare la parola)
•“Beati i poveri in spirito”, gli umili che confidano unicamente nel tuo nome, o Signore, e in te hanno la forza di vivere e di sperare: dona alla tua chiesa di indicare al mondo dove si trovino la vera ricchezza e l’autentica gioia.
“Beati gli afflitti”, per i quali la vita è un peso e le lacrime pane quotidiano. Trovino in te consolazione e aiuto. E in noi un cuore aperto a condividerne la sofferenza e il pianto.
•“Beati i miti”, gli inermi, i non violenti, ai quali è promesso la terra felice per la tua presenza e le tue benedizioni: i cristiani siano nel mondo come il loro Maestro, mite e umile di cuore.
•“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”, della tua Parola santa, della tua volontà; dona alla tua chiesa questo desiderio inesausto di te, perché trasformi il mondo con la forza della tua Parola.
•“Beati i misericordiosi”, che hanno pensieri di pace e non di vendetta. Possiamo portare gli uni i pesi degli altri, accogliendoci e perdonandoci come tu continui a fare, o Signore.
•“Beati i puri di cuore” che vedono Dio dovunque. O Dio, togli da noi ogni doppiezza, e la trasparenza del nostro intimo rinsaldi i rapporti tra noi e i popoli.
•O Signore, insegnaci che nell’oscurità e nei limiti della nostra piccola vita è possibile incontrare te, scoprire tutta la tua perfezione e la santità che il nostro cuore desidera. E trovare la grandezza e la dignità del vivere umano. (Preghiere di P. Giorgio di Domenico)
•Il Vangelo delle beatitudini rimanga sempre per noi “bella notizia” che ci porti a vedere il mondo e la vita con i tuoi occhi, o Signore, e a trovare nelle proposte di Gesù la via della libertà e della gioia.
•Signore illuminaci, perché l’esperienza della povertà e del dolore ci aiuti a scoprire l’immensa e indefettibile tua tenerezza. (D. Pezzini)
•O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili la gioia del tuo regno, fa che la Chiesa non si lasci sedurre dalle potenze del mondo, ma a somiglianza dei piccoli del tuo Vangelo, segua con fiducia il suo sposo e Signore, per sperimentare la forza del tuo Spirito. (4 perannunm A)
•Signore, tu sei venuto al mondo per indicare agli uomini la via che conduce alla felicità: la via delle beatitudini. Donaci un cuore amante della povertà, perché possiamo impegnarci al tuo seguito. Aiutaci a rifiutare ogni orgoglio e ogni ingiustizia. (Charles Brethes)
•Effondí, o Padre, la grazia del tuo Spirito sulla Chiesa, che celebra il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto col Redentore e con lui sono stati glorificati, perché tutti i tuoi figli raggiungano la salvezza, e tu sia lodato in eterno. (Messale Ambrosiano, Milano 1976)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Lasciamoci plasmare dallo Spirito Santo, il quale che ci rende conformi all’immagine del Figlio di Dio per essere capaci di rivelare in noi il volto del Padre.