Lo statunitense William Damon, docente universitario, in una documentata ricerca individua la radice dei mali della nostra società nella cosiddetta cultura dell’indulgenza, nella cultura, cioè, che iperprotegge i bambini, togliendo loro ogni senso di limite di responsabilità delle proprie azioni. In una parola, la radice del male dell’attuale società sarebbe da individuare nel bambinocentrismo. Che ne dite?
Svitare e rimontare la testa ai genitori?
Che ne pensate dell’opinione che lo scrittore Luca Goldoni esprimeva già fin dal 1980? «Bisognerebbe svitare e rimontare la testa ai genitori: non molto tempo fa smaniarono per i concorsi di bellezza e Luchino Visconti fece il film “Bellissima”. Adesso sognano la figlia sul podio. Visconti non ha fatto in tempo a girare “Fortissima”. Bisogna spiegare a questi genitori che se i danesi sono famosi perché hanno inventato il suino-spider, cioè lungo il doppio di quelli normali, così fanno più cotechini, è meno lecito fabbricare bambine polpose. Fomenterò l’insurrezione delle fanciulle-attrezzo, le istigherò a scrivere nella lettera di Natale che si mette sotto il piatto: “Se sarò buona, non mi manderete più in palestra?”. Lasciamo che almeno i bambini si inventino la vita come piace loro; capriole e salti mortali siamo già costretti a farne da adulti!».
Piccolo apprendista tiranno?
È un fatto che mai come oggi i bambini hanno avuto così tanto potere: costringono famiglie e società ad adattarsi ad essi. Sono loro che decidono cosa mangiare, cosa comprare; sono loro che condizionano il tipo di vacanza, la scelta dell’auto nuova di papà… La sociologa Marina D’Amato nota che “È una peculiarità tutta italiana di comprare qualsiasi cosa in funzione del figlio”.
Quali le conseguenze di tanto strapotere? Per tagliar corto ci limitiamo a due per nulla simpatiche. Il bambino sovrano può diventare un dittatore, un ricattatore, un egoista. Vi sono bambini che rifiutano categoricamente il fratellino: se ne stanno troppo bene da soli! Avendo tutto a disposizione, poi, il bambino rimanda sempre più la sua maturazione. Negli Stati Uniti i piccoli portano ancora il pannolino a quattro anni, in Italia ci avviciniamo a questa età. Finalmente, avendo tutto a disposizione, il bambino non è irrobustito. Non ci stanchiamo di ricordarlo: sono gli ostacoli che svegliano la volontà, che stimolano la grinta per salire. Insomma, non è arrivato il tempo di dire stop al bambino sovrano? Stop al piccolo signorino sempre soddisfatto?
Ormai tutti i competenti sono d’accordo. Il sociologo Francesco Alberoni afferma: “Basta con i vizi ai figli, se la cavino da soli!”. La presidente dell’Associazione Italiana Genitori, Angela Crivelli, aggiunge: “Rimettiamo i figli a sparecchiare, ad esser d’aiuto in casa!”. D’accordo è anche lo psichiatra Giovanni Bollea: “È il momento di guarire dalla sindrome dell’abbondanza!”. Tutti d’accordo. Che ne dite? Possiamo essere d’accordo anche noi?
Non essere genitori-chiocce
Una volta una mamma mi ha detto: “Mio figlio non ha mai preoccupazioni. Tra me e lui, sono io a crearmene a sufficienza per entrambi”. Che il figlio abbia pochi mesi o che sia già adolescente, è naturale per i genitori desiderare di dargli una mano nei momenti di difficoltà. Ma spesso noi genitori siamo così intenti a impedire ai nostri figli di sperimentare le conseguenze di un lavoro trascurato, di un compito dimenticato o di un atto irriflessivo, che ronziamo attorno a loro come chiocce, pronti a trarli in salvo al primo segnale di pericolo. È allettante per i genitori fare al posto del figlio quello che farebbero per se stessi. Quando interveniamo in aiuto ai nostri figli, alleviamo temporaneamente il nostro senso di ansia; ma il nostro gesto altruista, a lungo andare, non li rende più forti o più autosufficienti. Per un genitore, imparare a mettersi in disparte quando muore dalla voglia di entrare in azione può richiedere enorme autocontrollo, ma può essere l’ultima forma di generosità e amore nei confronti del figlio. Quindi prima di precipitarvi in aiuto al vostro bambino, fermatevi un momento e chiedetevi: “È davvero necessario che io intervenga? Che cosa succederà se non gli ricordo di riportare a casa il libro di storia?” Lasciate che sperimentino le conseguenze. Non tormentate i bambini con continui rimbrotti, richiami all’ordine e paternali. Accettare in vostro figlio una dimenticanza o un errore ne favorisce la crescita. La maggior parte di noi ha appreso molto di più dalle conseguenze subite che da tutte le prediche dei nostri genitori.
La madre iperprotettiva
Quando la mamma di Jody era venuta a sapere che la figlia della vicina aveva preso in giro la sua bambina, provò una tale irritazione da trovarsi quasi sul punto di sollevare la cornetta e chiamare la vicina per dirgliene quattro. Fortunatamente gli altri genitori presenti al seminario la dissuasero dal farlo, sapendo che la cosa migliore era lasciare che fossero le due bambine a sistemare le cose tra loro. Talvolta il ricordo delle offese e dell’emarginazione sofferte da noi genitori durante l’infanzia ci porta a volere intervenire tempestivamente per evitare ai nostri figli simili sofferenze. Ricordi simili possono indurci ad andare ben oltre la comprensione e l’empatia. È tuttavia necessario rendersi conto che le persone giovani sono molto volubili e meno inclini a tenere rancore. La bambina che oggi affibbia un soprannome poco gradevole a vostra figlia può essere proprio quella alla quale domani vostra figlia racconterà i suoi segreti.