
Caro parroco,
Sento di dover fare alcune osservazioni su come viene celebrata la Messa da alcuni sacerdoti.
Tutti abbiamo persone care per cui pregare, tutte le chiese accettano offerte e celebrano con queste intenzioni, ma rimangono solo intenzioni, perché salvo qualche rara eccezione il celebrante si limita a dire prima di incominciare che siamo invitati a pregare per tizio. Poi più niente, né alla preghiera dei fedeli né al memento dei morti. È vero che il Signore conosce intenzioni e nomi, ma forse che il Signore non conosce il nome del nostro Papa? Eppure glielo ricordiamo in ogni celebrazione. Così chi offre ha la sensazione che nessuno abbia veramente pregato per le proprie intenzioni.
(Lettera firmata)
Gentile Signora,
ricevere dei rilievi critici dai fedeli fa bene, costringe a riflettere, a esaminare i propri gesti, le parole, lo stile, il portamento. Perciò mi sento di ringraziarla. Cercherò altresì di informarmi per sapere come si agisce in altre comunità parrocchiali riguardo alle messe per i defunti, all’offerta conseguente, al mondo di coinvolgere la comunità dei fedeli, tenendo presente, tuttavia, che la messa, pur applicata secondo l’intenzione dell’offerente, ha valore universale, quindi non è opportuno che si forzi riguardo a un nome in un rito di sì grande portata.
Per quanto riguarda la menzione del Santo Padre durante tutte le messe, è cosa che riguarda le rubriche: si tratta di una preghiera perché Dio illumini il successore di Pietro, che è vivo non defunto e ha il dovere di dirigere il popolo di Dio di tutti i continenti verso l’approdo della salvezza, secondo il comando del Signore Gesù. Non si ricorda un morto ma un vivo in piena azione pastorale e si tratta del supremo pastore. Il paragone con un defunto mi sembra dunque del tutto fuori luogo.