Si era già fatto buio all’Oratorio di Torino: era l’11 novembre 1873. Don Bosco aveva raccolto i suoi ragazzi per le preghiere della sera e stava dando la cosiddetta «buonanotte ». Quella sera raccontò un sogno che aveva fatto la notte precedente. La narrazione che ci è conservata è del suo segretario don Berto che lo trascrisse come al magnetofono, a mano a mano che Don Bosco lo raccontava. Eccolo: « Mi pareva di andare a visitare i dormitori. Trovai i ragazzi tutti seduti sul loro letto. A un tratto mi vidi di fronte un uomo sconosciuto, che mi prese la lucerna di mano e mi disse: “Vieni e vedrai”. Io lo seguii. Egli si avvicinava al letto di ogni ragazzo, alzava la lucerna verso la loro fronte e m’invitava a guardare attentamente. Guardai e sulla fronte di ognuno vedevo scritti i loro peccati. Lo sconosciuto mi raccomandò di annotarli; ma io pensando che me ne sarei senz’altro ricordato, tralasciai di farlo. Ma poco dopo mi accorsi che mi sarebbe stato impossibile ricordare tutte quelle cose e allora rifeci la sfilata e annotai ogni peccato sul mio taccuino. In un lungo dormitorio la mia giuda mi fece vedere un folto numero di ragazzi che avevano il volto e la fronte bianca e nitida come la neve. Ebbi un sobbalzo di gioia. Lui tirò avanti; poi mi indicò un ragazzo che aveva la laccia tutta coperta di macchie nere; e come lui ne vidi altri e poi altri ancora; io scrivevo tutto e fra me pensavo: “Così li potrò avvisare singolarmente”. Finito il giro di ispezione, sentii da un angolo salire il canto funebre del Miserere. Chiesi turbato chi fosse morto. E lo sconosciuto mi rispose: “È morto quel ragazzo che hai visto tutto coperto di macchie nere”. “Ma come? – gli osservai sbigottito; ieri sera era ancora vivo; l’ho visto passeggiare e giocare”. La mia guida aprì un calendarietto e mi invitò a leggervi una data: 5 dicembre 1873. In quel momento mi svegliai ».
Il racconto di Don Bosco fece sui ragazzi un’impressione indelebile. Mentre si avviavano a dormire, rimuginavano nel cuore propositi di vita migliore. L’indomani mattina ci fu un ‘irruzione di ragazzi a confessarsi da Don Bosco. Il ragazzo col volto coperto di macchie nere si confessò anche lui da Don Bosco. Effettivamente moriva il 5 dicembre, alle 11 di notte, fulminato da una violenta malattia, all’ospedale San Giovanni Vecchio di Torino.
Don Bosco sapeva bene che i ragazzi, soprattutto nell’adolescenza, tendono d’istinto a tenere nascoste agli occhi degli adulti le loro lotte morali, i loro crolli e i loro fallimenti. Occorre illuminarli con la lampada della comprensione, con la luce della Parola di Dio e della bontà, se si vuole aiutarli a liberarsi dai loro tormenti segreti.
L’adolescente tende all’autonomia e all’indipendenza. Ma gli adulti non possono rinunciare a esercitare il loro controllo e a guidarli con tutta bontà. Occorre essere comprensivi quando si tratta di analizzare o discutere i sentimenti e i desideri dei giovani; ma occorre essere irremovibili quando ci si trova di fronte a un comportamento morale che va contro la legge di Dio ed è inaccettabile. Occorre rispettare le opinioni e gli atteggiamenti dei ragazzi, occorre dare la giusta importanza ai loro sogni e ai loro desideri, ma bisogna riservarsi il diritto di bloccare e di indirizzare altrimenti alcune delle loro azioni. In quanto adulti, non vogliamo essere i loro deboli compagni di gioco; siamo invece i loro affettuosi custodi, solleciti e forti per fronteggiare la loro temporanea animosità quando si tratta di pericoli morali o, peggio, di peccati. « Ho vegliato su di loro e nessuno di loro è andato perduto », diceva Gesù nelle preghiera sacerdotale, a proposito dei discepoli che il Padre Celeste gli aveva affidato.
Se il ragazzo trova negli educatori e nei genitori fermezza e comprensione, è facile che si apra. Una ragazza raccontò, a riguardo di una sua dolorosa esperienza morale: «Mia madre mi fece notare che io dovevo aver confidenza in lei e che da tempo si era accorta che ero turbata e che non avevo il coraggio di guardarla negli occhi. Non seppi far altro che mettermi a piangere. Mamma era molto triste e mi pregò di raccontarle tutto, per quanto brutto potesse essere, ché essa era sempre la mia mamma. “Non posso dirtelo, mamma, perché ho vergogna. Ti do il mio diario”. Glielo diedi e mi chiusi in camera dove piansi. Ora mamma stava leggendo quella cosa spaventosa. Che cosa avrebbe detto? Poi, essa venne nella mia camera, mi abbracciò e mi disse: “Povera, cara bambina, hai dovuto provare così presto e in modo così avvilente ciò che doveva essere la cosa più bella della tua vita” ».
Con Don Bosco, i ragazzi si aprivano nel sacramento della riconciliazione.
(da EDUCHIAMO COME DON BOSCO – Carlo De Ambrogio)